Perù. Impazza la repressione: 17 morti a Puno

lantidiplomatico.it

In Perù infuria la repressione più brutale delle proteste scatenate dalla destituzione e il successivo arresto del presidente Pedro Castillo. Il sud del paese è in rivolta. La repressione governativa ha causato 17 morti e 30 feriti.

Secondo quanto riferito dall’Ufficio del difensore civico, la maggior parte dei manifestanti è morta negli scontri avvenuti nei pressi dell’aeroporto di Juliaca, nel dipartimento di Puno, nel sud-est del Paese, epicentro delle proteste che chiedevano elezioni anticipate, le dimissioni dalla presidenza di Dina Boluarte e il rilascio di Pedro Castillo.

Con queste morti, il numero di caduti durante le proteste scatenate in Perù dalla destituzione e dall’arresto di Castillo è salito a 45.

La presidente del Perù, Dina Boluarte, facendo riferimento alle proteste avvenute a Puno ha però incredibilmente affermato – sfidando il ridicolo – di non comprendere le ragioni di queste rivolte.

“Non si capisce bene cosa stiano chiedendo (…) È un pretesto per continuare a creare caos nelle città”, ha detto la presidente durante un incontro con i membri del cosiddetto Accordo Nazionale.

I manifestanti chiedono incessantemente le dimissioni del governo provvisorio di Boluarte, elezioni anticipate e la liberazione di Pedro Castillo. La presidente ha affermato: “I quattro punti politici non sono nelle mie mani. L’unica cosa che avevo in mano era anticipare le elezioni, e l’abbiamo già proposto al Congresso”.

Intanto la Defensoría del Pueblo del Perù ha invitato le forze dell’ordine a “fare un uso legale, necessario e proporzionale della forza” e ha sollecitato la Procura a condurre una rapida indagine per chiarire i fatti relativi alla repressione brutale delle proteste.

Secondo i media locali, una delle vittime è stata identificata come Gabriel Omar López, 35 anni, morto dopo essere stato colpito da una pallottola alla testa durante uno scontro tra manifestanti e polizia a Juliaca. La moglie della giovane vittima ha denunciato che il marito non partecipava alle proteste, ma rientrando a casa terminata la sua attività di venditore di gelati, si è ritrovato nel mezzo degli scontri.

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