Argentina: campagna mediatica e persecuzione giudiziaria contro il Presidente Maduro

misionverdad.com

Una delle strategie ricorrenti dell’antichavismo per attaccare il Governo bolivariano del Venezuela consiste nel criminalizzare il presidente Nicolás Maduro, realizzando dossier con informazioni false o distorte, con l’intento di creare un clima di opinione negativa che si intensifichi a livello internazionale, in modo che ci sia un sostegno ad intentare un’azione legale (a sfondo politico) contro il capo dello Stato.

Tale arsenale di accuse infondate su presunte violazioni dei diritti umani nel nostro Paese viene ora utilizzato per sabotare la partecipazione del Presidente Maduro al VII Vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), che si terrà a Buenos Aires, Argentina, il 24 gennaio.

Tra i partecipanti a questa nuova campagna contro il presidente e le legittime istituzioni venezuelane ci sono sia i portavoce dei settori più estremisti dell’opposizione che i politici argentini affiliati al macrismo. C’è molta celerità nella vicenda, oltre al supporto illimitato dei media privati ​​argentini, e probabilmente ha a che fare con il fatto che la partecipazione del presidente Maduro a Buenos Aires può innescare scenari favorevoli all’integrazione regionale e alla cooperazione con le nazioni che costruiscono un nuovo ordine multipolare.

Non dimentichiamo che nella presentazione della sua Memoria y Cuenta 2023, il presidente ha annunciato di aver conversato con i suoi pari di Argentina, Colombia e Brasile per formare un blocco di forze politiche e stringere alleanze con quelli che ha definito come “fratelli maggiori”: i presidenti cinese, Xi Jinping, e russo, Vladimir Putin.

ENTRANO IN SCENA L’ANTICHAVISMO VENEZUELANO ED ARGENTINO

 

Il 19 gennaio, la piattaforma illegale che cerca di usurpare le funzioni dell’Assemblea Nazionale venezuelana, la cosiddetta “Commissione Delegata”, ha tenuto una “plenaria” online che ha avuto come centro del dibattito la partecipazione che il Presidente Nicolás Maduro avrà nel prossimo Vertice CELAC.

L’oppositore Richard Blanco, che si autoproclama “esiliato politico”, ha tenuto il suo intervento descrivendo il presidente Maduro come un “dittatore” e, seguendo quella linea narrativa, traendo la conclusione che la sua presenza in Argentina sarebbe una minaccia per la democrazia. L’ex deputato Freddy Guevara si è unito a quell’accusa ed ha affermato che il falso parlamento di cui fa parte “rifiuta la visita di Nicolás Maduro nella Repubblica argentina”.

In precedenza, ha dichiarato in un’intervista di essere preoccupato per l’incontro che avranno i presidenti Nicolás Maduro e Alberto Fernández.

“Verrà ad offrire quello che può, che è il prodotto di ciò che si sta vedendo in Venezuela riguardo al narcotraffico e ai gruppi terroristici, tra altre cose (…) Non vogliamo vedere l’Argentina soffrire come soffriamo noi. Veniamo dal futuro e noi sappiamo come vanno le cose dall’uso di risorse come gas e petrolio”, ha affermato.

All’incontro virtuale ha partecipato Alberto Asseff, deputato argentino di Juntos por el Cambio (coalizione di partiti che ha sostenuto Mauricio Macri nella sua corsa alla presidenza argentina). Ha incolpato la dirigenza del chavismo di aver trasformato il Venezuela “in un paese marginale e paria” ed ha rafforzato l’idea della “dittatura” per cui, secondo la sua visione, “la presenza di Maduro in Argentina non è gradita”.

Juntos por el Cambio è a capo di un’altra iniziativa in funzione di incamminare la stessa matrice di opinione. Un gruppo della coalizione ha presentato un progetto per chiedere alla Camera dei Deputati argentina di dichiarare il presidente Maduro persona non grata.

“Dichiarare ‘persona non grata’ il Signor Nicolás Maduro prima della sua prossima visita in Argentina nel quadro della riunione della CELAC -Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi- per la sua responsabilità nelle violazioni dei diritti umani contro il popolo venezuelano”, si legge nel testo.

L’iniziativa porta le firme del capo del blocco PRO (partito di cui Mauricio Macri è il fondatore), Cristian Ritondo, e Adriana Ruarte, Gustavo Santos, Fernando Iglesias, Hernán Lombardi, Sofía Brambilla e Alejandro Finocchiaro.

I deputati argentini difendono la loro richiesta sulla base inesatta che “l’ONU va segnalando la responsabilità del governo venezuelano nella commissione di violazioni dei diritti umani dal 2014”.

In realtà si tratta di una “missione indipendente” che ha emesso rapporti con false accuse, irregolarità nelle indagini e “testimonianze” che non sono state verificate sulla base dei fatti. L’ultimo di questi rapporti è opportunamente apparso quando, dagli uffici dell’Amministrazione Biden, è stata attivata una nuova agenda di “intervento umanitario” contro il Venezuela.

Le azioni che mirano a danneggiare l’immagine del Paese nella CELAC hanno precedenti immediati da parte di altri gruppi, e si estendono contro altri Paesi che pure si oppongono all’ingerenza USA nella regione latinoamericana e caraibica. Infine, il tipo di modello di “democrazia” che difendono gli attori che realizzano la campagna mediatica è quello che segue i dettami della Casa Bianca.

Uno di questi è il Forum Argentino per la Democrazia nella Regione (FADER), composto da dirigenti politici dell’opposizione argentina e venezuelana; allo stesso modo, ci sono operatori dei “diritti umani”, intellettuali e giornalisti. Il 17 gennaio, il blocco ha denunciato i presidenti Nicolás Maduro, Daniel Ortega e Miguel Díaz-Canel davanti alla Giustizia argentina, incriminandoli per “crimini di lesa umanità”.

Il testo espone “le violazioni del diritto internazionale” che i presidenti latinoamericani avrebbero commesso, ma non spiega gli obiettivi che si propone la denuncia né dice quali basi legali potrebbero presumibilmente impedire il loro ingresso sul suolo argentino.

Il media argentino Página/12, in un’analisi che fa delle motivazioni dei politici argentini dietro la denuncia penale, afferma che questi si sono abituati a negare i blocchi di integrazione regionale come Mercosur e UNASUR, mentre alimentano forum regionali neoliberali. La differenza con occasioni precedenti è che ora si cerca di “perseguire giudizialmente le relazioni internazionali con denunce contro capi di altri Stati nell’ambito di un forum regionale”.

Più avanti, Página/12 informa che: “(…) dalla Cancelleria sostengono che la denuncia non ha fondamento giuridico, né potrebbero prosperare le richieste di impedire l’ingresso dei Presidenti o di trattenerli nel Paese. I voli ufficiali solitamente servono da ambasciate aeree in termini di immunità”.

Anche così, e in mezzo allo scenario di conflitto con la Magistratura, nessuno sembra tranquillo: “Tutti gli uffici dello Stato stanno seguendo il tema con attenzione -hanno spiegato- il ministero della Giustizia, Difesa, Relazioni Estere e la Procura Generale”.

UN’ALTRA CAMPAGNA POLITICA CONTRO IL PRESIDENTE MADURO

 

La campagna diffamatoria e il tentativo di persecuzione giudiziaria sono accompagnati da minacce e intimidazioni. Nello specifico, stanno facendo pressione per l’idea di trattenere gli aerei dei presidenti Nicolás Maduro e Miguel Díaz-Canel una volta atterrati in Argentina. A tal fine si allude alle misure coercitive unilaterali che gravano sulla compagnia statale venezuelana Conviasa.

Il quotidiano Clarín ha diffuso la bufala secondo cui l’ambasciatore cubano a Buenos Aires, Pedro Pablo Prada Quintero, e l’ambasciatrice venezuelana, Stella Lugo, avrebbero fatto sapere ai funzionari argentini di “temere” per la sicurezza degli aerei che trasporteranno i capi di Stato dei loro paesi, per l’appartenenza alla flotta Conviasa.

In ogni caso, sarebbe una preoccupazione del tutto razionale tenuto conto dell’episodio, abbastanza recente ed imbarazzante per il governo Alberto Fernández, in cui settori della politica argentina sono riusciti a ottemperare agli ordini di Washington trattenendo l’aereo Emtrasur e il suo equipaggio, senza alcuna giustificazione legale.

Il reportage di Clarín afferma che “un settore del Governo afferma che tutti gli aerei che arrivano a Buenos Aires con una delegazione ufficiale godano di immunità così come i capi di stato”. Un altro settore, invece, ha fatto notare che in Argentina “c’è indipendenza dei poteri”.

L’ultima frase è piuttosto critica come minaccia. Clarín lo sottolinea ricordando la ricompensa di 15 milioni di dollari che il governo USA ha offerto per la cattura del presidente Maduro nel 2019, e che, in sincronia con gli eventi, è recentemente venuta alla luce la notizia che la taglia si mantiene in vigore.

La presidentessa di PRO, Patricia Bullrich, punta verso la narrativa dell’incarcerazione. Il 19 gennaio ha dichiarato: “Se Nicolás Maduro viene in Argentina, deve essere immediatamente arrestato per aver commesso crimini contro l’umanità. Come è successo con Pinochet a Londra, nel 1998”.

Pochi giorni fa, il media argentino La Nación ha promosso la creazione di un clima di intrighi attorno a un aereo della Conviasa che ha portato funzionari diplomatici venezuelani che avrebbero messo a punto i dettagli per la partecipazione del Venezuela al VII Vertice CELAC. Il media argentino ha intervistato Elisa Trotta Gamus, rappresentante dell’ormai chiuso (governo ndt) “interinato” falso di Juan Guaidó, che si chiedeva retoricamente: “Ha portato un’avanguardia di agenti dell’intelligence per una possibile visita di Maduro al vertice del CELAC?” per rispondersi: “L’ONU ha identificato il Servizio di Intelligence Bolivariano (SEBIN) e la Direzione Generale del Controspionaggio Militare (DGCIM) come due organismi che costituiscono la ‘macchina’ da tortura responsabile di crimini contro l’umanità in Venezuela. L’arrivo di agenti del SEBIN o della DGCIM, facendosi passare per diplomatici, rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza dell’Argentina e uno schiaffo in faccia a migliaia di venezuelani vittime di queste task force!

È noto che la posizione dell’amministrazione Fernández riguardo le vessazioni verso il Venezuela manca di sicurezza e fermezza.

Quando la portavoce dell’amministrazione Fernández, Gabriela Cerruti, è stata interrogata sull’imminente accoglienza del presidente Maduro in Argentina, ha sostenuto che la Repubblica Bolivariana è stata destabilizzata dagli USA e dall’opposizione venezuelana, negli ultimi tempi, per tentare di attuare un golpe, ma quando le è stato chiesto cosa pensasse dei diritti umani in Venezuela, ha risposto in modo ambiguo: “Non è che ci sembra tutto buono ciò che sta accadendo, ma tanto meno ci sembra tutto cattivo”.

Nonostante le intimidazioni, né la ricompensa né le iniziative dei settori politici argentini possono prendersi come un mandato d’arresto legale. Il presidente Maduro ha viaggiato in più occasioni da quando sono iniziate le minacce internazionali contro di lui senza che si abbia avuto alcuna azione legale contro di lui per la sua permanenza in altri paesi.

BOICOTTARE L’INTEGRAZIONE REGIONALE

 

Come accennato all’inizio di questa nota, l’agenda del presidente Maduro nella CELAC è orientata al consolidamento dei meccanismi di integrazione regionale, con un occhio ai movimenti geopolitici che annunciano un nuovo equilibrio di poteri.

A prima vista, le attuali circostanze nella regione (con l’ascesa di governi progressisti) sembrano più favorevoli di quelle di altri anni in cui, ad esempio, il Gruppo di Lima ha riunito decine di governi contro il Venezuela. Tuttavia, e come possiamo verificare con i fatti riportati, non cessa di essere impegnativa.

Gli USA non si tireranno indietro dal dividere il mondo in due: coloro che sono a loro favore e coloro che sono contro. E il Venezuela è al centro di quell’agenda nella regione, essendo un perno logico e necessario per qualsiasi tentativo sovrano di integrazione.


LA CAMPAÑA MEDIÁTICA DE PRESIÓN Y JUDICIALIZACIÓN CONTRA EL PRESIDENTE MADURO EN ARGENTINA

Una de las estrategias recurrentes del antichavismo para atacar al Gobierno Bolivariano de Venezuela consiste en criminalizar al presidente Nicolás Maduro, armando expedientes con información falsa o tergiversada, con la intención de crear un clima de opinión negativo que escale a nivel internacional, de manera que exista un apoyo a la toma de acciones judiciales (con trasfondo político) contra el jefe de Estado.

Dicho arsenal de acusaciones sin fundamento sobre supuestas violaciones a los derechos humanos en nuestro país está siendo desplegado ahora para sabotear la participación del presidente Maduro en la VII Cumbre de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y del Caribe (CELAC), que será celebrada en Buenos Aires, Argentina, el 24 de enero.

Los participantes de esta nueva campaña en contra del presidente y las instituciones venezolanas legítimas incluyen tanto a voceros de los sectores más extremistas de la oposición como políticos argentinos afiliados al macrismo. Hay mucha celeridad en el asunto, además del apoyo irrestricto de los medios de comunicación privados argentinos, y probablemente tenga que ver con el hecho de que la participación del presidente Maduro en Buenos Aires puede desencadenar escenarios favorables para la integración regional y la cooperación con las naciones que construyen un nuevo orden multipolar.

No olvidemos que en la presentación de su Memoria y Cuenta 2023, el primer mandatario adelantó que había conversado con sus pares de Argentina, Colombia y Brasil para conformar un bloque de fuerzas políticas y hacer alianzas con quienes calificó de “hermanos mayores”: los presidentes chino, Xi Jinping, y ruso, Vladímir Putin.

ANTICHAVISMO VENEZOLANO Y ARGENTINO ENTRAN EN ESCENA

El pasado 19 de enero, la plataforma ilegal que intenta usurpar las funciones de la Asamblea Nacional venezolana, la llamada “Comisión Delegada”, realizó una “plenaria” en línea que tuvo como centro de debate la participación que tendrá el presidente Nicolás Maduro en la venidera Cumbre de la CELAC.

El opositor Richard Blanco, que se autodenomina a sí mismo como un “exiliado político”, hizo su intervención retratando al presidente Maduro como “dictador” y, bajo esa línea narrativa, sacando la conclusión de que su presencia en Argentina sería una amenaza para la democracia. El exdiputado Freddy Guevara se afilió a esa acusación y dijo que el falso parlamento del que él forma parte “rechaza la visita de Nicolás Maduro a la República Argentina”.

Antes dijo en una entrevista que le preocupaba la reunión que tendrán los presidentes Nicolás Maduro y Alberto Fernández.

“Vendrá a ofrecer lo que pueda, que es producto de lo que se viene viendo en Venezuela del narcotráfico y los grupos terroristas, entre otras cosas (…) No queremos ver sufrir a Argentina como sufrimos nosotros. Venimos del futuro y nosotros sabemos cómo ocurren las cosas desde la utilización de los recursos como el gas y el petróleo”, acotó.

En la reunión virtual participó Alberto Asseff, diputado argentino de Juntos por el Cambio (coalición de partidos que apoyó a Mauricio Macri en su carrera a la presidencia argentina). Culpó a la dirigencia del chavismo de transformar a Venezuela “en un país marginal, paria” y reforzó la idea de la “dictadura”, por lo que, según su visión, “la presencia de Maduro en Argentina no es bienvenida”.

Juntos por el Cambio está al frente de otra iniciativa en función de encaminar la misma matriz de opinión. Un grupo de la coalición presentó un proyecto para pedirle a la Cámara de Diputados argentina que declare persona non grata al presidente Maduro.

“Declarar ‘persona non grata’ al Señor Nicolás Maduro ante su próxima visita a la Argentina en el marco de la reunión de la CELAC -Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños- por su responsabilidad en las violaciones de derechos humanos contra el pueblo venezolano”, apunta el texto.

La iniciativa lleva las firmas del jefe del bloque PRO (partido del que Mauricio Macri es fundador), Cristian Ritondo, y de Adriana Ruarte, Gustavo Santos, Fernando Iglesias, Hernán Lombardi, Sofía Brambilla y Alejandro Finocchiaro.

Los diputados argentinos defienden su solicitud con el fundamento inexacto de que “la ONU viene señalando la responsabilidad del gobierno venezolano en la comisión de violaciones de los derechos humanos desde 2014”.

En realidad, se trata de una “misión independiente” que ha emitido informes con falsa acusaciones, irregularidades en las investigaciones y “testimonios” que no fueron constatados en el terreno de los hechos. El último de estos informes apareció convenientemente cuando, desde las oficinas de la Administración Biden, se activó una nueva agenda de “intervención humanitaria” contra Venezuela.

Las acciones que buscan dañar la imagen del país en la CELAC tienen precedentes inmediatos de otros grupos, y se extiende contra otros países que también se oponen a la injerencia de Estados Unidos en la región latinoamericana y del Caribe. Finalmente, el tipo de modelo de “democracia” que defienden los actores que llevan a cabo la campaña mediática es aquel que siga los dictámenes de la Casa Blanca.

Uno de aquellos es el Foro Argentino por la Democracia en la Región (FADER), que lo integran dirigentes políticos opositores tanto argentinos como venezolanos; de igual modo, hay operadores de “derechos humanos”, intelectuales y periodistas. El 17 de enero, el bloque denunció ante la Justicia argentina a los presidentes Nicolás Maduro, Daniel Ortega y Miguel Díaz-Canel, incriminándolos por “crímenes de lesa humanidad”.

El texto expone “las violaciones del derecho internacional” que aparentemente habrían cometido los presidentes latinoamericanos, pero no explica los objetivos que se propone la denuncia ni tampoco dice cuáles fundamentos jurídicos podrían supuestamente impedir el ingreso de ellos a suelo argentino.

El medio argentino Página/12, en un análisis que hace de las motivaciones de los políticos argentinos detrás de la denuncia penal, refiere que éstos se han acostumbrado a renegar de los bloques de integración regional como Mercosur y UNASUR, mientras que alimentan los foros regionales neoliberales. La diferencia con ocasiones anteriores, es que ahora se busca “judicializar las relaciones internacionales con denuncias contra jefes de otros Estados en el marco de un foro regional”.

Más adelante, Página/12 informa que: “(…) desde Cancillería sostienen que la denuncia no tiene ningún sustento jurídico, ni podrían prosperar pedidos para impedir el ingreso de los Presidentes o retenerlos en el país. Los vuelos oficiales suelen servir como embajadas en el aire en términos de inmunidad”.

Aún así y en medio del escenario de pugna con el Poder Judicial, nadie parece tranquilo: “Todas las oficinas del Estado están siguiendo el tema de cerca -explicaron-, el ministerio de Justicia, Defensa, Relaciones Exteriores y la Procuración”.

OTRA CAMPAÑA POLÍTICA CONTRA EL PRESIDENTE MADURO

A la campaña de desprestigio e intento de judicialización le acompañan la formulación de amenazas e intimidaciones. En específico, están presionando por la idea de retener los aviones de los presidentes Nicolás Maduro y Miguel Díaz-Canel, una vez que aterricen en Argentina. Para ello, se alude a las medidas coercitivas unilaterales que pesan sobre la empresa estatal venezolana Conviasa.

El diario Clarín difundió el bulo de que el embajador de Cuba en Buenos Aires, Pedro Pablo Prada Quintero, y la embajadora de Venezuela, Stella Lugo, le hicieron saber a los funcionarios argentinos que “temen” por la seguridad de los aviones que trasladarán a los jefes de Estado de sus países, por pertenecer a la flota de Conviasa.

En todo caso, sería una preocupación completamente racional, teniendo en cuenta el episodio, bastante reciente y bochornoso para el gobierno de Alberto Fernández, en el que sectores de la política argentina consiguieron complacer las órdenes de Washington reteniendo durante meses al avión de Emtrasur y su tripulación, sin ninguna justificación legal.

El reporte de Clarín dice que “un sector del Gobierno afirma que todas las aeronaves que vengan a Buenos Aires con delegación oficial gozan de inmunidades como también las tendrán los jefes de Estado”. Por otro lado, un sector distinto señaló que en Argentina “hay independencia de poderes”.

La última frase resulta bastante crítica como amenaza. Clarín lo subraya recordando la recompensa de 15 millones de dólares que el gobierno de Estados Unidos ofreció por la captura del presidente Maduro en 2019, y que, en sincronía con los acontecimientos, salió hace poco a relucir la noticia de que se mantiene vigente.

La presidenta de PRO, Patricia Bullrich, apunta hacia la narrativa del encarcelamiento. El 19 de enero declaró: “Si Nicolás Maduro viene a la Argentina debe ser detenido de manera inmediata por haber cometido crímenes de lesa humanidad. Tal como ocurrió con Pinochet en Londres, en 1998″.

Hace días, el medio argentino La Nación dio impulso a la creación de un clima de intriga alrededor de un avión de Conviasa que traía funcionarios diplomáticos venezolanos que iban a afinar detalles para la participación de Venezuela en la VII Cumbre de la CELAC. El medio argentino entrevistó a Elisa Trotta Gamus, representante del clausurado “interinato” falso de Juan Guaidó, quien se preguntaba retóricamente: “¿Trajo una avanzada de agentes de inteligencia para una posible visita de Maduro para la cumbre de la CELAC?”, para responderse:

“La ONU ha identificado al Servicio Bolivariano de Inteligencia (SEBIN) y a la Dirección General de Contrainteligencia Militar (DGCIM) como dos organismos que conforman la ‘maquinaria’ torturadora responsable de crímenes de lesa humanidad en Venezuela. La llegada de agentes del SEBIN o la DGCIM haciéndose pasar por diplomáticos representaría una amenaza a la seguridad de la Argentina y una bofetada a miles de venezolanos víctimas de estos grupos de tarea!.

Es notorio que la posición de la Administración Fernández ante el hostigamiento hacia Venezuela carece de seguridad y firmeza.

Cuando la portavoz de la administración Fernández, Gabriela Cerruti, fue cuestionada por el próximo recibimiento del presidente Maduro en Argentina, argumentó que la República Bolivariana ha sido desestabilizada por Estados Unidos y la oposición venezolana en los últimos tiempos para intentar concretar un golpe, pero cuando le preguntaron qué opinaba sobre los derechos humanos en Venezuela, respondió de manera ambigua: “No es que nos parece todo bien lo que está sucediendo, pero mucho menos nos parece todo mal”.

A pesar de la intimidación, ni la recompensa ni las iniciativas de sectores políticos de Argentina pueden tomarse como una orden de captura legal. El presidente Maduro ha viajado en múltiples ocasiones desde que empezaron las amenazas internacionales en su contra sin que haya ocurrido ningún movimiento legal en su contra por la estadía en otros países.

BOICOTEAR LA INTEGRACIÓN REGIONAL

Como se mencionó al inicio de esta nota, la agenda del presidente Maduro en la CELAC está orientada hacia la consolidación de mecanismos de integración regional, con la vista puesta en los movimientos geopolíticos que anuncian un nuevo equilibrio de poderes.

A simple vista, las circunstancias actuales de la región (con el ascenso de gobiernos progresistas) parecen más favorables que las que hubo en otros años en los que, por ejemplo, el Grupo de Lima juntó a decenas de gobiernos en contra de Venezuela. Sin embargo, y como podemos constatar con los hechos relatados, no deja de ser desafiante.

Estados Unidos no dará su brazo a torcer en la tarea de dividir el mundo en dos: quienes están a su favor y quienes están en su contra. Y Venezuela está en el centro de esa agenda en la región, siendo un pivote lógico y necesario para cualquier intento soberano de integración.

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