Vertice CELAC: la spada del Libertador Bolivar contro la Dottrina Monroe

Fabrizio Verde

L’America Latina si trova in una nuova fase dove quasi tutti i governi della regione, caduti a uno a uno tutti i neoliberisti asserviti a Washington, aspirano a un rilancio dell’integrazione per una maggiore autonomia dal tracotante vicino nordamericano. Per poi porre le basi per la costruzione di quella Patria Grande da tempo anelata.

Sono diversi gli strumenti a disposizione dei governi latinoamericani per rilanciare l’integrazione. Tra questi la CELAC. Blocco regionale di nazioni creato nel 2010 al “Vertice sull’unità dell’America Latina e dei Caraibi” tenuto a Playa del Carmen, in Messico, che unisce nella diversità America Latina e Caraibi.

Questo organismo era stato fortemente indebolito dall’ascesa al potere di governi neoliberisti e contrari all’indipendenza da Washington come quelli di Macri in Argentina e Bolsonaro in Brasile, ossia i due pesi massimi della regione.

Proprio da questi paesi, affiancati da quelle nazioni che lavorano incessantemente per affrancare l’America Latina dal giogo statunitense come Cuba, Venezuela e Nicaragua, riparte adesso con grande vigore il processo di integrazione regionale.

Il VII Vertice del Capi di Stato della CELAC – la cui apertura è prevista martedì – sarà ospitato dall’Argentina e la presenza del presidente brasiliano Lula, atterrato in queste ore in Argentina, segna il ritorno del gigante sudamericano nel meccanismo di integrazione regionale.

A margine del nuovo vertice CELAC, il presidente brasiliano terrà un incontro con il suo omologo Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández. Il governo argentino ha dichiarato che i due leader intendono fare progressi nelle discussioni su una moneta comune sudamericana.

“Abbiamo deciso di portare avanti le discussioni su una moneta comune sudamericana che possa essere utilizzata sia per i flussi finanziari che per quelli commerciali, riducendo i costi operativi e la nostra vulnerabilità esterna”, si legge in un comunicato del governo peronista di Alberto Fernández.

Esprimeranno inoltre la loro condanna di tutte le forme di estremismo antidemocratico e di violenza politica e sosterranno il consolidamento della pace e della democrazia nella regione.

Si prevede che durante l’incontro si riattiveranno gli spazi di cooperazione e dialogo sospesi dall’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Nel testo si legge che Lula da Silva e Alberto Fernández lavoreranno su questioni legate alla lotta contro la fame e la povertà, alla salute, all’istruzione, allo sviluppo sostenibile, alla lotta contro il cambiamento climatico e alla riduzione delle disuguaglianze.

Quello di lunedì sarà il primo incontro presidenziale tra Brasile e Argentina in più di tre anni.

Il sociologo e politologo argentino Atilio Boron in un’intervista ha spiegato quali sono le maggiori sfide che si trova ad affrontare la regione nel contesto del VII vertice CELAC: “L’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), come sappiamo, come ha detto Fidel, come ha detto El Che, come ha detto Hugo Chávez, come hanno detto molti, è un ministero delle colonie e per questo deve essere sostituito da un’altra istituzione. Questa istituzione è la Celac.

“Naturalmente è molto difficile che possa prosperare perché il veto nordamericano è molto forte. Non dobbiamo dimenticare che dei trentatré Paesi che compongono la CELAC, almeno quindici sono estremamente dipendenti dagli Stati Uniti. Si tratta di Paesi in cui risiedono popolazioni di immigrati. Pertanto, se Washington dice che le rimesse destinate, ad esempio, alla Giamaica, a Santa Lucia, a Saint Vincent e Grenadine, all’Honduras o a El Salvador, pagheranno una sovrattassa o ci saranno delle limitazioni, per questi Paesi sarà estremamente difficile opporsi ai disegni degli statunitensi. Ma questo non vale solo per i Paesi più piccoli della regione. Ci sono Paesi che hanno una dimensione diversa, come l’Argentina.

L’Argentina non può restituire l’aereo che è stato dirottato qui, un aereo cargo venezuelano che era essenziale per il trasporto di medicinali, farmaci e vaccini al momento della pandemia, solo perché c’è un ordine di un giudice o di un procuratore – non è chiaro chi – del sistema giudiziario degli Stati Uniti che dice che l’aereo è stato utilizzato per trasportare terroristi, il che è un grande oltraggio!

Queste sono le difficoltà che i Paesi latinoamericani incontrano nel raggiungere un’effettiva indipendenza.

La Celac è un meccanismo che, se riesce a prendere forma, se riesce ad articolarsi, può diventare istituzionale. Perché qui il rischio è che prevalga la tesi sostenuta da Sebastián Piñera, rispetto a quella di Raúl Castro, quando ha detto che la Celac dovrebbe essere un forum in cui i presidenti si incontrano ogni due anni per parlare, mentre Raúl Castro ha detto che dovrebbe essere un’istituzione come l’OSA, ma senza gli Stati Uniti e senza il Canada.

Perché senza gli Stati Uniti e il Canada? Perché gli Stati Uniti sono l’oppressore numero uno al mondo, perché sono a capo dell’impero e perché vogliono impadronirsi delle enormi ricchezze di cui dispongono tutti i territori a sud del Rio Bravo. E il Canada perché, come sappiamo, è una semplice appendice, priva di qualsiasi tipo di autonomia in relazione agli affari dell’America Latina e dei Caraibi”.

D’altronde le mire statunitensi sull’America Latina sono ben chiare. Washington non ha intenzione di mollare la presa su quello che viene ancora ritenuto il proprio cortile di casa.

Il capo del Comando meridionale degli Stati Uniti, Laura Richardson, ha dichiarato in una recente intervista che gli Stati Uniti devono “intensificare il loro gioco” in America Latina.

“Voglio dire, è fuori dall’ordinario. Abbiamo molto da fare. Questa regione è importante. Ha molto a che fare con la sicurezza nazionale e dobbiamo fare un passo avanti”, ha detto Richardson.

La funzionaria imperiale ha fatto poi riferimento alle “ricche risorse e agli elementi di terre rare” della regione.

“Ma perché questa regione è importante? C’è il triangolo del litio, necessario per la tecnologia di oggi. Il 60% del litio mondiale si trova nel triangolo del litio: Argentina, Bolivia e Cile.

Insomma, nulla di nuovo, gli Stati Uniti hanno intenzione di continuare a saccheggiare la regione delle proprie risorse e sfruttarle nel tentativo di perpetuare il loro dominio egemonico mondiale, in una fase declinante dove sotto la spinta di Russia e Cina la configurazione mondiale diventa sempre più multipolare.

Questa nuova configurazione mondiale è particolarmente evidente in America Latina. Ormai la Cina è il maggiore partner commerciale dei principali paesi latinoamericani come Argentina e Brasile. Come dimostrato dall’aumento delle riserve monetarie estere in Yuan a scapito del Dollaro statunitense.

Il Brasile – la più grande economia dell’America Latina – ha più che quadruplicato le sue riserve estere in yuan nel 2021, raggiungendo il 4,99% delle disponibilità della sua banca centrale, mentre ha ridotto le disponibilità in dollari USA e in euro, secondo i dati pubblici.

Secondo Goldman Sachs, le disponibilità di yuan in quattro Paesi dell’America Latina – Brasile, Cile, Messico e Perù – sfiorano i 30 miliardi di dollari, con un incremento di circa 10 volte rispetto alla fine del 2018.

In prospettiva, si prevede che sempre più Paesi dell’America Latina utilizzeranno lo yuan, grazie all’aumento degli investimenti e del commercio con la Cina, ha dichiarato al Global Times Zhou Zhiwei, esperto di studi sull’America Latina presso l’Accademia cinese delle scienze sociali.

Nei primi 11 mesi del 2022, il commercio bilaterale tra Cina e Paesi dell’America Latina ha raggiunto i 2,97 trilioni di yuan, con un aumento dell’11,9% rispetto all’anno precedente, secondo i dati delle dogane cinesi.

Il commercio tra la Cina e l’America Latina si è completamente ripreso e ha superato i livelli pre-pandemia, dimostrando una forte capacità di recupero e uno slancio di sviluppo, ha dichiarato a novembre Shu Jueting, portavoce del Ministero del Commercio.

Shu ha dichiarato che le economie della Cina e dell’America Latina sono altamente complementari e che esiste un enorme potenziale di cooperazione, poiché la regione latinoamericana è una naturale estensione della Via della Seta marittima del XXI secolo e 21 Paesi hanno firmato accordi di cooperazione con la Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI).

“I Paesi latinoamericani devono inoltre mantenere la stabilità finanziaria diversificando le loro riserve valutarie, poiché le politiche monetarie irresponsabili di alcuni Paesi sviluppati hanno inferto un duro colpo a queste economie in via di sviluppo”, ha dichiarato Zhou.

Oltre alle considerazioni politiche, la stabilità e la natura di bene rifugio dello yuan ne rafforzano l’impronta nel continente, secondo Zhou.

La Cina ha fatto progressivamente avanzare l’internazionalizzazione dello yuan. Gli incassi e i pagamenti transfrontalieri in yuan nei settori non bancari hanno raggiunto i 36,6 trilioni di yuan nel 2021, con un aumento del 29% rispetto all’anno precedente, secondo il Rapporto sull’internazionalizzazione del RMB 2022 pubblicato dalla banca centrale cinese a settembre.

Alla fine del 2021, la banca centrale aveva firmato accordi bilaterali di swap in valuta locale con 22 banche centrali o autorità monetarie che partecipano alla BRI e aveva stabilito accordi di compensazione dello yuan in otto Paesi.

Non possiamo infine dimenticare che i paesi della regione latinoamericana hanno rigettato la richiesta statunitense di aderire alle sanzioni anti-russe adottate contro Mosca con l’avvio dell’operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev. Mostrando plasticamente come ormai l’egemonia statunitense sulla regione sia uno sbiadito ricordo. Finanche il Brasile guidato dal fascio-liberista Bolsonaro ha rifiutato di tagliare i ponti con Mosca. Il gigante sudamericano resta un perno dei BRICS – paese fondatore sotto la presidenza Lula – e altri paesi della regione come l’Argentina scalpitano per entrare in un’alleanza che avanza configurandosi come la base del nascente ordine multipolare.

In America Latina torna ad avanzare la spada del Libertador Simon Bolivar contro quella ‘Dottrina Monroe’ che gli Stati Uniti utilizzano come pretesto per intervenire economicamente e militarmente sugli affari degli Stati latinoamericani per tutelare esclusivamente i propri interessi economici, strategici e geopolitici.

In ultima analisi, come afferma Atilio Boron: “C’è grande aspettativa che la Celac possa trovare in questo vertice di Buenos Aires un punto di rilancio assolutamente necessario e fondamentale per il futuro emancipatorio della Nuestra America”.

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