Panorama delle opposizioni venezuelane di fronte al 2023

misionverdad.com

Nel mezzo dell’evidente incrinatura dell’antichavismo, i partiti che lo compongono affrontano la sfida di sopravvivere e riprendersi in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Tra squalifiche, ego, sfiducia e autoumiliazione, prosegue un riassetto del blocco nel quale la distanza tra le loro fazioni e la Casa Bianca saranno determinanti. Non così il radicamento tra le maggioranze dell’elettorato, che è sempre stato in posizione subordinata per i suoi dirigenti.

Un breve profilo delle frange politiche che compongono l’opposizione e le loro interfacce permette di stabilire relazioni tra le forze che configurano il suo agire attuale e le proiezioni della sua incidenza politica.

G4 MENO UNO (G4-1)

 

La Piattaforma Unitaria Democratica (PUD) è il gruppo dei partiti attorno al G4, cioè quelli maggiormente sostenuti dagli USA e da alcuni paesi dell’Unione Europea, ovvero: Primero Justicia (PJ), Un Nuevo Tiempo (UNT), un frazione di Voluntad Popular (VP) che segue Leopoldo López e un’altra di Acción Democrática (AD) guidata dall’ex deputato Henry Ramos Allup.

Attualmente il PUD sta vivendo un punto di svolta a partire dall’annuncio realizzato da Alfonso Marquina, il 21 dicembre scorso. L’ex deputato e coordinatore generale di PJ, ha annunciato che il suo partito, insieme a UNT, AD e Movimento per il Venezuela (MPV), avevano deciso di porre fine alla “presidenza ad interim” di Juan Guaidó (ma non al governo ad interim) e la decisione è stata approvata dalla maggioranza dell’Assemblea Nazionale illegittima (AN) eletta nel 2015.

La mozione, respinta da VP, conservava alcune delle commissioni ad hoc istituite “per amministrare i beni della Repubblica” all’estero, adducendo l’argomento che esse erano mantenute “per ragioni pratiche”. Ciò si traduce nel mantenere il controllo sui fondi della Repubblica che sono stati sequestrati dai governi che hanno sostenuto l’interim, ma lontani dalle mani di Guaidó.

Questo è stato uno shock di grande impatto nel PUD. Con la scomparsa della guida dell’ex deputato e il minor protagonismo di VP, sembra che si stia cercando un reset del gioco di fronte alle presidenziali del 2024. Questo garantirebbe il confronto del candidato del chavismo come un fronte unito, e non come un arcipelago di partiti e individualità, che è quanto si verifica.

I quattro partiti sono coinvolti nell’approfittare dei finanziamenti di Washington, tramite USAID, per progetti di “rafforzamento della democrazia” e “aiuti umanitari” per sviluppare tattiche come:

-Il dispiegamento mediatico contro il governo nazionale per ingrossare la storia di uno Stato fallito.

-La proliferazione di ONG che reclutano e formano attivisti di destra o progressisti antichavisti.

-Alcune operazioni militari golpiste come Gideon o il Cucutazo.

Politicamente, hanno fatto poco per stabilire una propria identità al di là della virulenza discorsiva e pratica con cui hanno cercato di rovesciare il chavismo dal governo.

Con i vetri dell’interim non ancora raccolti, sono andati a incontrare, il 13 gennaio, l’operatore che Washington mantiene come presunto ambasciatore in Venezuela (ma opera da Bogotá), James Story, e con il Sottosegretario di Stato per gli Affari dell’Emisfero Occidentale degli USA, Brian A. Nichols. Il risultato è stata la ratifica del sostegno ai “negoziati” (tavolo di dialogo in Messico) da parte dell’amministrazione Biden.

Anche se gli USA hanno dichiarato che rispetteranno qualsiasi decisione presa dall’AN illegale in merito alla tutela di Guaidó, il saldo, positivo o negativo che sia, è schizzato all’interno. Sia i repubblicani che i democratici hanno approvato al Senato la cosiddetta Legge Bolívar, motivo per cui condividono la necessità di alzare la testa dopo aver fallito con ogni tentativo di dissociare il presidente Maduro dal potere politico.

LA NUOVA RIBELLIONE DI MARÍA CORINA MACHADO

 

Da parte sua, María Corina Machado pretende consolidare la sua popolarità sopra le macerie dell’establishment antichavista, prendendo le distanze da una traiettoria che ha convalidato frontalmente. Sebbene abbia accompagnato iniziative fallite come il golpe dell’11 aprile 2022 e il tentativo del 30 aprile 2019 (Operazione Libertad), la sua chiave discorsiva si basa sul tentativo di dimostrare che il G4 è ciò che lei ha sempre avvertito che fosse. Vuole travestirsi da quella di outsider (fuori dai giochi ndt) quando, chiaramente, non soddisfa i requisiti per esserlo.

Lo scorso aprile ha dichiarato: “Voglio misurarmi, l’ho detto, mi misuro con chiunque sia”, ha detto. “In altre parole, senza il CNE, senza il TSJ, senza il Piano Repubblica, senza macchine, perché evidentemente sono una scatola nera…”.

Il suo movimento, Vente Venezuela (VV, che non è un partito formale), ha annunciato, dopo tre mesi, il suo ripensamento e ha dichiarato che si candiderà alle presidenziali, aggiungendo che, per sconfiggere il chavismo, “prima bisogna sconfiggere la falsa e complice opposizione”.

Lei stessa ha iniziato, da tempo, una campagna in cui si mostra un’outsider della dirigenza del G4, al fine di accumulare capitale politico di fronte alla debacle politica ed elettorale della Tavola Rotonda di Unità Democratica (MUD) e alle sue successive mutazioni.

Gli analisti dell’antichavismo riesaminano il carattere bipolare dell’identità quasi libertaria che mostra, mescolato a tratti conservatori. Quando ha creato VV, nel 2012, ha detto: “Noi siamo un partito centro-liberale”, e lo ha confermato nel 2018. Altri portavoce sottolineano il movimento come “l’unica organizzazione politica libertaria di destra (sic) nel Paese”. Tuttavia, le sue alleanze nell’arena internazionale si sono allineate con l’estrema destra in Cile, Spagna e Italia.

L’ex presidentessa dell’Associazione Civile Súmate, finanziata dalle agenzie USA, ha partecipato, nel 2021, al vertice EuroLat, organizzato dal blocco del Parlamento Europeo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che attualmente raggruppa 61 membri di ideologia conservatrice, euroscettica e anti-federalista. L’evento è stato organizzato per combattere “la minaccia del comunismo e per affrontare il Forum di San Paolo” e partecipanti come Giorgia Meloni (Italia), José Antonio Kast (Cile) e Santiago Abascal (Spagna) sostengono posizioni di estrema destra.

Alcuni analisti politici paragonano María Corina alla Meloni; infatti, Omar González, membro della dirigenza nazionale di VV, ha evidenziato al PanAm Post che “dal punto di vista politico, potremmo dire che la Meloni è una conservatrice nel senso più stretto del termine, mentre María Corina Machado si definisce come liberale”, aggiungendo che “sono due donne che lavorano nella sfera politica ed entrambe lottano contro il socialismo nelle sue diverse modalità”.

Poiché questi movimenti sono riemersi in Europa, c’è la possibilità che i circuiti finanziari che li alimentano finanzino “l’ondata di popolarità” di cui parlano alcuni media a proposito di Machado. Secondo WikiLeaks, il finanziamento del partito Vox di Abascal è stato attribuito a politici del Partito Popolare spagnolo (PP) e alti dirigenti di grandi società transnazionali come Nestlé, immobiliare e altre come El Corte Inglés.

Meloni, che ha co-fondato (2012) e guida (2014) il partito con radici neofasciste Fratelli d’Italia, è la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro italiano dal 2022. Lei ha usato lo slogan “Dio, patria e famiglia”, già usato da Benito Mussolini, e ha elogiato Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI) nel 1946 insieme ai seguaci dell’ex dittatore italiano.

IL PERCORSO DI ALLEANZA DEMOCRATICA

 

Nel settembre 2020, cinque organizzazioni politiche guidate dai partiti AD (la fazione che segue Bernabé Gutiérrez), Copei, MAS, Avanzada Progresista, Cambiemos e Primero Venezuela, hanno formalizzato la creazione di una nuova piattaforma antichavista denominata “Alleanza Democratica” che ha dichiarato di essere impegnata nel dialogo e nel processo elettorale come soluzione pacifica al conflitto politico venezuelano.

In quell’occasione hanno presentato un percorso elettorale democratico dopo aver dichiarato che “le scorciatoie dei violenti sono fallite”, quindi hanno partecipato ai diversi processi elettorali legislativi, regionali e comunali.

Dopo che è stata nominata una “Commissione Primaria” e sono stati annunciati i regolamenti per dette elezioni, diversi portavoce dell’Alleanza hanno ritenuto che il processo fosse escludente e che il problema della loro partecipazione stia nel fatto che marcia “seguendo gli interessi della G4”.

Un requisito richiesto dall’articolo 8 del regolamento predisposto da tale commissione per gli aspiranti candidati è “l’aver dimostrato un impegno inequivocabile per la lotta per la libertà, il salvataggio della democrazia, il rispetto dei diritti umani, la libertà dei detenuti politici e il ritorno degli esiliati”. Per cui il deputato Miguel Ponente, segretario generale nazionale di Primero Venezuela, ha dichiarato che: “Purtroppo, rimane nella discrezionalità di un settore politico il dire chi è oppositore e chi no (…) noi potremmo dire che la mancanza di impegno è presente in coloro che hanno preso le speranze dei venezuelani di costruire un governo ad interim che quello che ha fatto è stato cercare di arricchire i suoi membri”.

Nel dicembre 2022, questo settore ha richiesto un incontro con il presidente Maduro in cui ha espresso il desiderio di promuovere un “nuovo processo di dialogo nel territorio nazionale”. All’uscita dall’incontro, hanno denunciato che i settori che si incontrano in Messico stanno negoziando un “agenda nascosta con Maduro”.

Questo blocco di opposizione non è rappresentato al Tavolo di Dialogo e dei Negoziati. Tale alleanza si mantiene in AN e in altri spazi del Potere Pubblico esercitando le sue attività politiche come settore antichavista. Hanno affermato che il dialogo dà luogo a continuare con gli sforzi in favore della negoziazione e comprensione per risolvere i problemi del Paese.

QUELLI CHE ORBITANO

 

Altri settori e singoli, che cercano di utilizzare il jolly dell’outsider, mostrano segnali di prudente distanza dal G4-1 e dall’Alleanza democratica. È il caso di Fuerza Vecinal (FV) che, pur appoggiando pubblicamente il PUD, ha anche colto l’occasione per far capire che risponde solo al proprio progetto.

Il partito nasce come tessera per unire gli oppositori in vista delle elezioni regionali del 2021 nel caso in cui il G4 e le altre organizzazioni politiche che lo hanno sostenuto avessero deciso di non partecipare a dette elezioni. Di conseguenza, ha presentato candidati a sindaci, consigli legislativi e governatori, e dopo che il G4 ha annunciato la sua partecipazione, FV e questo hanno iniziato una lotta per le candidature antichaviste che ha infranto la speranza di avere candidati unitari in tutti gli stati.

Oltre a ricoprire le cariche per le quali sono stati eletti, nei giorni scorsi i loro portavoce hanno concentrato il loro lavoro politico su temi come il fabbisogno salariale nel settore pubblico. Lo scorso dicembre, dopo un incontro con il presidente Nicolás Maduro, hanno chiesto di “consentire il voto ai migranti” alle elezioni presidenziali, previste per il 2024.

Anche il comico e uomo d’affari Benjamín Rausseo (Er Conde del Guácharo) ha insinuato il desiderio di posizionarsi come una proposta seria, come un outsider svincolato dalla tormentosa traiettoria dei partiti di maggioranza. Anche se era già candidato alla presidenza nel 2006, contro la rielezione del presidente Hugo Chávez.

Di recente, media antichavista hanno esaminato uno studio della società di sondaggi Datanálisis che gli ha dato il 36,8% di consensi. Rimane il dubbio sulla sua volontà di misurarsi nelle primarie e costruire alleanze per promuovere una macchina di respiro nazionale.

Un altro che è emerso come possibile outsider, meno noto di quelli già citati, è Andrés Caleca, che è stato presidente del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) dal 1997 al 1999, e prima ancora deputato della Repubblica. Infobae ha cercato di elevare il suo profilo con un’intervista, in cui lo descrivono così: “(…) ha attirato l’attenzione di vari settori del Paese quando è stata quasi una voce solitaria nell’opposizione che esortava a prepararsi per le elezioni, facendo giri in tutto il paese, incontrando i dirigenti di base, esprimendo pareri su questioni politiche”.

Lui stesso riferisce nell’intervista che questa opposizione elettorale “deve essere convertita in una maggioranza politica capace di sconfiggerlo, e noi non lo stiamo facendo. I partiti assorti nei loro problemi interni, che tutti sommati non raggiungono il 20% di consensi, allora c’è un pareggio catastrofico lì, con un 60% del Paese che non si interessa al tema politico, perché non vede vie d’uscita”.

Diverse sono state le cause di questa frattura esposta, dalla perdita di popolarità incubata nelle “sanzioni” che hanno colpito la vita quotidiana dei cittadini. I suoi effetti negativi gli hanno rivoltato contro il suo elettorato, anche quando i suoi media e i suoi portavoce cercano di incolpare il governo.

Ancora più gravi sono i diversi scandali di corruzione scaturiti dal finto governo Guaidó, riconosciuti e testimoniati dalla stessa stampa che ha promosso quella figura di fabbricazione USA. Tra la distribuzione di quote di potere e la mancanza di trasparenza nella gestione degli asset venezuelani, come la società Monómeros, e la consegna di altri asset come CITGO, la sua immagine è offuscata.

Di fronte alla crisi di senso sofferta dalle opposizioni venezuelane, sono ricorsi alla guerra interna, per rafforzare il protagonismo individuale e compiere svolte improvvisate che hanno minato la fiducia tra coloro che li seguono e tra chi li avversano.


PANORAMA DE LAS OPOSICIONES VENEZOLANAS DE CARA A 2023

 

En medio del evidente resquebrajamiento del antichavismo, los partidos que lo conforman enfrentan el reto de sobrevivir y reponerse de cara a las elecciones presidenciales de 2024. Entre descalificaciones, egos, falta de confianza y humillación autoinflingida, prosigue un reacomodo del bloque en el cual la distancia entre sus facciones y la Casa Blanca serán determinantes. No así el arraigo entre las mayorías del electorado, que siempre ha estado en un lugar subalterno para sus dirigentes.

Un breve perfil de las franjas políticas que conforman a la oposición y de sus interfases permite establecer relaciones entre las fuerzas que configuran su quehacer actual y las proyecciones de su incidencia política.

G4 MENOS UNO (G4-1)

La Plataforma Unitaria Democrática (PUD) es el grupo de partidos en torno al G4, es decir, los mayormente apoyados por Estados Unidos y algunos países de la Unión Europea, a saber: Primero Justicia (PJ), Un Nuevo Tiempo (UNT), una fracción de Voluntad Popular (VP) que sigue a Leopoldo López y otra de Acción Democrática (AD) encabezada por el exdiputado Henry Ramos Allup.

En la actualidad, la PUD experimenta un punto de inflexión a partir del anuncio realizado por Alfonso Marquina el pasado 21 de diciembre. El también exdiputado y coordinador general de PJ, anunció que su partido, junto con UNT, AD y Movimiento por Venezuela (MPV), habían decidido poner fin a la “presidencia interina” de Juan Guaidó (pero no al gobierno interino) y la decisión fue aprobada por la mayoría de la Asamblea Nacional (AN) ilegítima elegida en 2015.

La moción, que fue rechazada por VP, preservó algunas de las comisiones ad hoc creadas “para administrar los bienes de la República” en el exterior bajo el argumento de que se mantienen “por razones prácticas”. Esto se traduce en mantener el control sobre los fondos de la República que han sido incautados por gobiernos que apoyaron al interinato, pero lejos de las manos de Guaidó.

Esto supuso un sacudón de alto impacto en la PUD. Al desaparecer el liderazgo del exdiputado y restar protagonismo a VP, pareciera buscarse un reseteo del juego de cara a las elecciones presidenciales de 2024. Ello garantizaría el enfrentamiento al candidato del chavismo como un frente unido, y no como un archipiélago de partidos e individualidades, que es lo que hay.

Los cuatro partidos están envueltos en el aprovechamiento del financiamiento proveniente de Washington, vía USAID, a proyectos de “fortalecimiento de la democracia” y “ayuda humanitaria” para desarrollar tácticas como:

El despliegue mediático contra el gobierno nacional para engrosar el relato de un Estado fallido.

La proliferación de ONG que captan y forman activistas de derecha o progresistas antichavistas.

Algunas operaciones militares golpistas como Gedeón o el Cucutazo.

En lo político, han hecho poco para establecer alguna identidad propia más allá de la virulencia discursiva y práctica con la que han buscado derrocar al chavismo del gobierno.

Con los vidrios del interinato sin recoger, fueron a reunirse el pasado 13 de enero con el operador que Washington mantiene como supuesto embajador en Venezuela (pero despacha desde Bogotá), James Story, y con el Subsecretario de Estado para Asuntos del Hemisferio Occidental de Estados Unidos, Brian A. Nichols. El resultado fue la ratificación del apoyo a “las negociaciones” (mesa de diálogo en México) por parte de la administración Biden.

Aun cuando Estados Unidos manifestó que respetaría cualquier decisión que tomara la AN ilegal con respecto a la tutela de Guaidó, el saldo, sea positivo o negativo, le salpica a lo interno. Tanto republicanos como demócratas aprobaron la llamada Ley Bolívar en el Senado, por lo que comparten la necesidad de levantar cabeza luego de haber fracasado en todos los intentos de desvincular al presidente Maduro del poder político.

LA NUEVA REBELIÓN DE MARÍA CORINA MACHADO

Por su parte, María Corina Machado pretende cimentar su popularidad por encima de los escombros del estamento antichavista, desmarcándose de una trayectoria que ha validado de manera frontal. Aunque acompañó iniciativas fracasadas como el golpe del 11 de abril de 2022 y la intentona del 30 de abril de 2019 (Operación Libertad), su clave discursiva se basa en buscar demostrar que el G4 es tal cual lo que ella siempre advirtió que eran. Quiere disfrazarse de outsider cuando claramente no cumple con los requisitos para serlo.

En abril pasado indicó: “Me quiero medir, lo he dicho, me mido con quien sea”, dijo. “O sea, sin CNE, sin TSJ, sin Plan República, sin máquinas, porque obviamente son una caja negra…”.

Su movimiento, Vente Venezuela (VV, que no es un partido formal), anunció luego de tres meses su cambio de opinión y manifestó que se candidatearía a unas elecciones presidenciales agregando que, para derrotar al chavismo, “primero hay que derrot ar a la falsa y cómplice oposición”.

Ella misma inició hace tiempo una campaña en la que se muestra como una outsider de las cúpulas del G4, en vistas de acumular capital político ante la debacle política y electoral de la Mesa de Unidad Democrática (MUD) y sus mutaciones posteriores.

Analistas del antichavismo reseñan el carácter bipolar de la identidad casi libertariana que muestra, mezclada con rasgos conservadores. Cuando creó VV en el año 2012, dijo: “Nosotros somos un partido centro liberal”, y así lo confirmó en 2018. Otros voceros destacan al movimiento como la “única organización política de derecha libertaria (sic) en el país”. Sin embargo, sus alianzas en el ámbito internacional se han alineado con las extremas derechas de Chile, España e Italia.

La expresidenta de la Asociación Civil Súmate, financiada por agencias estadounidenses, participó en 2021 en la cumbre del EuroLat, organizada por el bloque del Parlamento Europeo de los Conservadores y Reformistas Europeos (ECR), que agrupa actualmente a 61 miembros de ideología conservadora, euroescéptica y antifederalista. El evento se organizó para luchar contra “la amenaza del comunismo y para enfrentar al Foro de Sao Paulo” y participantes como Giorgia Meloni (Italia), José Antonio Kast (Chile) y Santiago Abascal (España) sostienen posturas extremistas de derecha.

Algunos analistas políticos comparan a María Corina con Meloni; de hecho, Omar González, miembro de la dirección nacional de VV, resaltó a PanAm Post que “desde el punto de vista político, de Meloni podríamos decir que es conservadora en el más estricto sentido de la palabra, mientras que María Corina Machado se define como liberal”, agregando que “son dos mujeres que se desempeñan en el ámbito político y ambas luchan contra el socialismo en sus diversas modalidades”.

Debido a que estos movimientos han resurgido en Europa, existe la posibilidad de que los circuitos financieros que los nutren financien la “ola de popularidad” de la que algunos medios hablan respecto a Machado. Según WikiLeaks, el financiamiento al partido Vox, de Abascal, ha sido atribuido a políticos del Partido Popular (PP) español y altos ejecutivos de grandes empresas transnacionales como Nestlé, inmobiliarias y otras como El Corte Inglés.

Meloni, quien cofundó (2012) y dirige (2014–) el partido de raíces neofascistas Los Hermanos de Italia (Fratelli d’Italia), es la primera mujer en ocupar el cargo de primera ministra de Italia desde 2022. Ha utilizado el lema “Dios, patria y familia”, empleado previamente por Benito Mussolini, y ha elogiado a Giorgio Almirante, fundador del Movimiento Social Italiano (MSI) en 1946 junto a seguidores del exdictador italiano.

LA VEREDA DE ALIANZA DEMOCRÁTICA

En septiembre de 2020, cinco organizaciones políticas lideradas por los partidos AD (la facción que sigue a Bernabé Gutiérrez), Copei, MAS, Avanzada Progresista, Cambiemos y Primero Venezuela, formalizaron la creación de una nueva plataforma antichavista llamada “Alianza Democrática” que se manifestó comprometida con el diálogo y la vía electoral como salida pacífica al conflicto político venezolano.

Durante aquella oportunidad presentaron una ruta electoral democrática tras declarar que “los atajos de los violentos fracasaron”, de allí que participaron en los distintos procesos electorales legislativos, regionales y municipales.

Luego de que se designara una “Comisión de Primaria” y se anunciara el reglamento de dichos comicios, varios voceros de la Alianza consideraron que el proceso era excluyente y que el problema sobre su participación en aquel radica en que marcha “siguiendo los intereses del G4”.

Un requisito que exige el artículo 8 del reglamento elaborado por dicha comisión para los aspirantes a candidato es “haber demostrado un compromiso inequívoco con la lucha por la libertad, el rescate de la democracia, el respeto de los derechos humanos, la libertad de los presos políticos y el regreso de los exiliados”. A lo que el diputado Miguel Ponente, secretario general nacional de Primero Venezuela, expresó que: lamentablemente, ahí queda a discreción de un sector político el decir quién es opositor y quién no (…) nosotros pudiéramos decir que la falta de compromiso está presente en aquellos que tomaron las esperanzas de los venezolanos para constituir un gobierno interino que lo que hizo fue buscar enriquecer a sus miembros”.

En diciembre de 2022, este sector pidió una reunión con el presidente Maduro en la que manifestaron su deseo de que se impulse un “nuevo proceso de diálogo en el territorio nacional”. Al salir del encuentro denunciaron que los sectores que se reúnen en México están negociando una “agenda oculta con Maduro”.

Este bloque opositor no está representado en la Mesa de Diálogo y Negociaciones. Dicha alianza se mantiene en la AN y otros espacios del Poder Público ejerciendo sus actividades políticas como sector antichavista. Han manifestado que el diálogo da pie para continuar con esfuerzos en fav or de la negociación y el entendimiento para resolver los problemas del país.

LOS QUE ORBITAN

Otros sectores e individualidades, que buscan usar el comodín del outsider, dan señales de mantener distancia prudente del G4-1 y la Alianza Democrática. Tal es el caso de Fuerza Vecinal (FV) que, aunque apoya públicamente a la PUD, también ha aprovechado para dejar en claro que solo responden a su propio proyecto.

El partido fue creado como tarjeta para unir a los opositores de cara a las elecciones regionales de 2021 en caso de que el G4 y demás organizaciones políticos que lo apoyaban decidieran no participar en dichos comicios. En consecuenci,a postuló a candidatos a alcaldes, consejos legislativos y gobernadores, y luego de que el G4 anunciara su participación, FV y aquellos iniciaron una lucha por las candidaturas antichavistas que hizo tambalear la esperanza de tener candidatos unitarios en todos los estados.

Además del ejercicio de los cargos para los que fueron electos, en días recientes sus voceros han enfocado su trabajo político en temas como las necesidades salariales en el sector público. En diciembre pasado, tras un encuentro con el presidente Nicolás Maduro, solicitaron “permitir el voto a los migrantes” en las elecciones presidenciales, previstas para 2024.

También el comediante y empresario Benjamín Rausseo (Er Conde del Guácharo) ha insinuado el deseo de posicionarse como una propuesta seria, como un outsider desvinculado de la tormentosa trayectoria de los partidos mayoritarios. Aun cuando ya haya sido candidato presidencial en 2006, contra la reelección del presidente Hugo Chávez.

Recientemente, medios antichavistas han reseñado un estudio de la encuestadora Datanálisis que le atribuyó 36,8% aprobación. Queda la duda respecto a su voluntad a favor de medirse en primarias y construir alianzas para impulsar una maquinaria de alcance nivel nacional.

Otro que ha emergido como un posible outsider, menos conocido que los ya mencionados, es Andrés Caleca, quien fuera presidente del Consejo Nacional Electoral (CNE) de 1997 a 1999, y antes congresista de la República. Infobae ha intentado elevar su perfil con una entrevista, en la que lo describen así: “(…) ha llamado la atención de varios sectores del país cuando ha sido casi una voz solitaria en la oposición instando a prepararse para las elecciones, haciendo giras por todo el país, reuniéndose con dirigentes de base, emitiendo opinión sobre temas políticos”.

Él mismo refiere en la entrevista que esa oposición electoral “hay que convertirla en una mayoría política capaz de derrotarlo, y no lo estamos haciendo. Los partidos ensimismados en sus problemas internos, que todos sumados no alcanzan un apoyo del 20%, entonces hay un empate catastrófico allí, con un 60% del país que no se interesa en el tema político, porque no ve salida”.

Varias han sido las causas de dicha fractura expuesta, desde la pérdida de popularidad incubada en las “sanciones” que han afectado la vida cotidiana de la ciudadanía. Sus efectos negativos han volcado a su electorado en contra, aun cuando sus medios y vocerías buscan culpar al gobierno.

Aun más graves son los distintos escándalos de corrupción que surgieron desde el gobierno fake de Guaidó, reconocidos y evidenciados por la misma prensa que promovió esa figura de factoría estadounidense. Entre el reparto de cuotas de poder y la falta de transparencia en el manejo de activos venezolanos, como la empresa Monómeros, y la entrega de otros activos como CITGO, su imagen se desdibuja.

Ante la crisis de sentido que padecen las oposiciones venezolanas han recurrido a la guerra interna, a reforzar los protagonismos individuales y a realizar giros improvisados que han minado la confianza entre quienes les siguen y entre quienes les adversan.

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