Cos’è e cosa non è una ONG

(misionverdad.com)

In tutto il mondo esistono gruppi e organizzazioni che si presentano come indipendenti e senza scopo di lucro, a cui lo Stato non partecipa e che cercano di influenzare la vita pubblica attraverso la gestione indipendente degli affari sociali, dello sviluppo economico o in relazione ai diritti umani. Così vengono definite le cosiddette Organizzazioni Non Governative (ONG). Vale la pena rivisitare le luci e le ombre di queste istituzioni per così caratterizzarle e fornire un quadro di comprensione per comprenderle, quali sono i loro scopi, strutture e limiti.

COSA SONO

Si tratta di soggetti privati ​​che lavorano in sinergia con progetti comunemente chiamati “di cooperazione” e sono finanziate da governi e corporazioni, anche se il loro nome cerca di riflettere qualcos’altro. Quando parla di cooperazione, si riferiscono a un interesse a “garantire il benessere pubblico”; così lo definisce l’ONG Oxfam.

Il formato attuale con cui sono conosciute è nato nei primi anni ’60 a partire da vari gruppi di esperti e volontari, con preoccupazioni sociali, economiche, ambientali, culturali e di altro tipo, specialmente nelle regioni del mondo con maggioranze emarginate. Tuttavia, giornalisti e analisti come Aram Aharonian, che hanno seguito le tracce di questo tipo di organizzazioni, sostengono che fanno parte di strategie  controinsurrezionali non militari.

Riguardo a loro, l’articolo 71 della Carta dell’ONU dice: “Il Consiglio economico e sociale può prendere opportuni accordi per consultare le organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrino nella sua competenza. Tali accordi possono essere presi con organizzazioni internazionali e, se del caso, con organizzazioni nazionali, previa consultazione con il Membro delle Nazioni Unite interessato.”.

A differenza delle istituzioni governative, hanno relativa autonomia e libertà perché possono definire i propri metodi e ritmi di lavoro. Molte di loro risponde a più interessi, tendenze, mode e miti che alle esigenze dei gruppi sociali che ricevono il loro sostegno. Così giustificano l’utilizzo dei fondi e ottengono risultati immediati e spettacolari.

Alcuni delle loro limitazioni:

-Progetti per promuovere tecniche (come l’energia verde o l’agricoltura climaticamente intelligente). Si realizzano con un approccio di marketing, senza realmente considerare se corrispondono ai bisogni dei gruppi o alle loro nozioni di sovranità.

-Progetti assistenzialistici. Tipici di alcuni organismi di cooperazione privata che effettuano donazioni e favoriscono una mentalità di sussidi tra i destinatari e che, invece, tendono a competere slealmente con la produzione locale.

-Progetti di “sviluppo aziendale”. Riprendono la logica produttivista dei grandi apparati di cooperazione, costituendo aziende che non tengono conto, ad esempio, della logica dei sistemi produttivi dei contadini locali.

Hanno una grande influenza nelle diverse istanze di governo e sono ascese, insieme alle élite transnazionali, ad associazioni di molteplici parti interessate (multistakeholder partnerships, MSP mirante al coinvolgimento di più soggetti interessati a un’attività ndt) che sono spazi di mediazione e partecipazione in cui esercitano la rappresentanza dei diversi settori della società.

COSA NON SONO

Non si tratta solo di entità focalizzate ad “arricchire i processi democratici e soddisfare i bisogni dei cittadini”, come pontificato dall’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID). Dal suo auge negli anni ’80 e ’90, durante l’amministrazione di Ronald Reagan e la fine della guerra fredda, i suoi campi di intervento si sono diversificati: emergenze umanitarie, alimentazione, diritti umani e ambiente. Ciò consente loro di coinvolgersi nelle varie sfaccettature della politica interna dei paesi.

Un arsenale di organizzazioni ha sistematicamente ricevuto finanziamenti dall’USAID, dal National Endowment for Democracy (NED) e dai suoi satelliti, Freedom House e Open George Soros’s Society Foundations, tutti direttamente collegati all’apparato governativo USA.

Parte del loro metabolismo narrativo consiste nell’affermare che non sono organizzazioni che si propongono di “salvare” nessuno. Oxfam afferma che è tutto il contrario, si suppone che i suoi “progetti di aiuto allo sviluppo” cercano di sradicare le cause che fanno sì che migliaia di persone stiano sprofondare nella povertà. Da qui termini come “emancipazione”, “incidenza pubblica” e “società civile” siano monete a corso legale quando si parla di strategia.

Sebbene il discorso con cui si concepiscono si mostri plurale, sul piano reale molti di loro non sostengono un approccio neutrale al modello economico che propugnano. Aharonian spiega: “(…) non fanno parte della resistenza sindacale, né delle lotte di quartiere, né delle organizzazioni classiste contadine, né dai settori del pensiero e dell’intellighenzia organica a un progetto nazionale, popolare e antimperialista. Al contrario, concentrano la loro attività su progetti privati ​​locali, promuovendo il discorso dell’impresa privata nelle comunità locali attraverso le microimprese”.

Così l’USAID propone la sua associazione con le ONG, all’interno del modello neoliberale e globalizzante che gli USA cercano di imporre al mondo. I problemi che affrontano, e che fanno parte delle agende della cooperazione, sono sempre legati ad una determinata concezione unilaterale dell’organizzazione socio-economica auspicabile e dell’inserimento dei paesi che la ricevono.

Molti donatori hanno politiche che dettano le circostanze sotto cui può avvenire la cooperazione. Ad esempio, quattro anni dopo il terremoto di Haiti del 2010, una parte sostanziale dei fondi USA per lo sviluppo nel paese era ancora incanalata attraverso società USA, piuttosto che società haitiane. Sebbene il motivo possa essere stato la corruzione locale, c’è stato uno scandalo di fondi “sviati” intorno alla Fondazione Clinton.

Neppure il modello di partecipazione civica basato sulle ONG è neutrale, né lo sono i governi che più lo promuovono. Nel 2001, l’ordine esecutivo 13.224 (Patriot Act ratificato nel 2004) del governo USA ha stabilito il divieto di transazioni con persone e organizzazioni che il Potere Esecutivo, e non quello Giudiziario, considerasse associate al terrorismo. Ciò ha consentito al governo di congelare i beni controllati o posseduti da queste entità e da coloro che le sostengono.

Al contrario, l’USAID ha finanziato il “sostegno alla democrazia” con 248 milioni di dollari, nella seconda metà del 2022, nei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), composta dagli ex stati sovietici Russia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan e Uzbekistan. L’amministratrice della suddetta agenzia, Samantha Power, ha chiarito che hanno investito solo 243 milioni in tutto il 2021.

Gli USA hanno lottato a lungo per espandere la propria influenza e il soft power (potere blando) nella CSI, perciò l’USAID ha aumentato significativamente i propri investimenti nella regione, in particolare negli stati periferici della CSI Armenia, Georgia e Moldavia, dove i maggiori beneficiari delle nuove sovvenzioni sono state ONG e i mezzi di comunicazione.

LIBERE?

Anche se le leggi dell’Europa e degli USA sono piene di norme che dicono garantire la libertà di associazione, le ONG non operano a loro discrezione. Nel 2007, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha emanato la Raccomandazione 14 agli Stati membri sullo status giuridico delle ONG in Europa e ha stabilito come causa di cessazione della loro personalità giuridica che “abbia commesso mancanza grave nel senso di partecipare volontariamente ad attività che siano incompatibili con gli scopi per i quali la ONG è stata fondata (anche essendo un organismo essenzialmente senza scopo di lucro)” (Lett. 89).

Le norme internazionali relazionate ai requisititi di informazione e divulgazione per le ONG, emanati dal Consiglio d’Europa nel 2018, stabiliscono i doveri dei funzionari pubblici di comunicare a qualsiasi autorità di controllo la loro appartenenza a determinati tipi di ONG; inoltre li obbliga a presentare relazioni annuali di attività, oltre ai rendiconti finanziari.

Attraverso il Patriot Act, un funzionario del governo USApuò stabilire multe e pene detentive fino a 15 anni per coloro che forniscono supporto materiale o risorse utilizzate in atti classificati come terroristici. La pena può essere a vita se il funzionario ritiene che l’atto causi la morte di una persona.

La regolamentazione legale delle attività delle ONG nel Nord Globale cerca di creare registri che obblighino alla dichiarazione della loro esistenza, delle loro attività e delle loro fonti di finanziamento, nonché dei rapporti che possano intrattenere con altri soggetti, nazionali o internazionali. Inoltre, per l’Europa il finanziamento di queste organizzazioni è limitato da leggi “relative al finanziamento delle elezioni e dei partiti politici”, come analizza uno studio sullo status giuridico delle ONG.

CAROSELLO DI DENARO

La cosiddetta cooperazione internazionale si basa sul fatto che i Paesi del Nord Globale dispongano di una massa di risorse economiche, finanziarie, umane, tecniche e militari che possono essere trasferite al Sud Globale, affinché ciascun Paese “sviluppi capacità e adotti azioni politiche per risolvere determinati problemi”. La facciata altruistica e umanitaria di quei paesi nasconde il fatto che questi fondi provengono dal profitto accumulato che i paesi del nord hanno conseguito utilizzando le risorse dei paesi del Sud.

Lo dimostra uno studio condotto da Jason Hickel, ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologia  Ambientali dell’Università Autonoma di Barcellona (ICTA-UAB), in Spagna, che ha analizzato l’impronta ambientale per calcolare la portata e il valore dell’accaparramento delle risorse del Sud tra il 1990 e il 2015.

Non esiste parità di condizioni nel mondo oenegero (persona usualmente proveniente dalle scienze sociali che lavora in organizzazioni non lucrative ndt). Uno studio condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha rivelato che il 20% delle ONG concentrano l’80-90% di tutte le risorse disponibili. Ciò porta a una furiosa competizione tra di loro per ottenere i fondi da parte dei donatori.

In Venezuela sono stati rivelati aspetti chiave di come influenzano la politica nazionale e la trasparenza delle loro azioni. Martedì scorso, 31 gennaio, Jorge Barragán, portavoce per gli affari Internazionali del partito Alianza del Lápiz, ha denunciato la destinazione del miliardo di dollari di presunti aiuti umanitari rivelata dall’ex Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, nella sua ultima libro ‘Mai cedere un pollice’: “Noi abbiamo esaminato i rapporti dell’USAID in cui rivelano che questo organismo di cooperazione mostra che, del 100% delle risorse assegnate per gli aiuti umanitari, solo il 2% ha raggiunto le persone che realmente ne avevano bisogno. Cioè, solo il 2% del miliardo che Mike Pompeo ha detto nel libro, ha avuto la capacità di raggiungere la gente. L’altro 98% non è verificabile, si è perso lungo la strada”.

Il nuovo avamposto delle ONG in Venezuela non solo privilegia il tema dei diritti umani, ma ha iniziato ad ampliare lo spettro in altre aree come ambiente, salute,  sindacati, genere, assistenza sociale, attivismo LGBTIQ+, tra  altri. Questa piattaforma ha analizzato come si sia cercato di esercitare una pressione sociale convertendo in “campo di lotta” gli effetti socioeconomici sofferti dalla popolazione lavoratrice a seguito delle 502 misure coercitive unilaterali applicate dagli USA e dall’Unione Europea contro il Venezuela in favore di un’agenda che potrebbe ritornare alla destituzione, o almeno verso la creazione di una massa critica nei confronti della gestione governativa degli effetti della continua guerra.

Dietro i circuiti finanziari stabiliti per il funzionamento delle ONG, vive la visione di un Sud che ha bisogno di essere “civilizzato”; Questa visione legittima l’interventismo e l’ingerenza.

È già consuetudine che molte di queste organizzazioni facciano parte delle offensive delle élite globali contro governi, organizzazioni e personalità politiche per cercare di assicurare l’unipolarità dell’ordine globale. Sebbene un tale ordine presuma di essere “basato su regole”, rimane la domanda su chi le impone e come le fa applicare.


QUÉ ES Y QUÉ NO ES UNA ONG

En todo el mundo hay grupos y organizaciones que se presentan como independientes y sin ánimo de lucro, en las que no participa el Estado y que pretenden incidir en la vida pública a través de la gestión independiente de asuntos sociales, de desarrollo económico o en relación con los derechos humanos. Así son definidas las llamadas Organizaciones No Gubernamentales (ONG). Vale la pena revisitar las luces y las sombras de estas instituciones para así poder caracterizarlas y dar un marco de comprensión para entenderlas, cuáles son sus propósitos, sus estructuras y sus límites.

QUÉ SON

Se trata de entidades de carácter privado que hacen sinergia con proyectos comúnmente llamados “de cooperación” y son financiadas por gobiernos y corporaciones, aunque su nombre intente reflejar otra cosa. Cuando se habla de cooperación, se refieren a un interés por “garantizar el bienestar público”; así lo define la ONG Oxfam.

El formato actual con que se conocen surgieron a inicios de la década de 1960 a partir de diversos grupos de expertos y voluntarios con preocupaciones sociales, económicas, ambientales, culturales y de diversa índole, especialmente en regiones del mundo con mayorías marginadas. Sin embargo, periodistas y analistas como Aram Aharonian, que han seguido la pista a este tipo de organizaciones, plantean que forman parte de estrategias contrainsurgentes no militares.

Respecto a ellas, dice el artículo 71 de la Carta de la Organización de Naciones Unidas: “El Consejo Económico y Social podrá hacer arreglos adecuados para celebrar consultas con organizaciones no gubernamentales que se ocupen en asuntos de la competencia del Consejo. Podrán hacerse dichos arreglos con organizaciones internacionales y, si a ello hubiere lugar, con organizaciones nacionales, previa consulta con el respectivo Miembro de las Naciones Unidas”.

A diferencia de las instituciones gubernamentales, cuentan con relativa autonomía y libertad porque pueden definir sus métodos y ritmos de trabajo. Buena parte de ellas responde más a intereses, tendencias, modas y mitos que a las necesidades de los grupos sociales que reciben su apoyo. Así justifican el empleo de los fondos y obtienen resultados inmediatos y espectaculares.

Algunas de sus limitaciones:

Proyectos de promoción de técnicas (como energías verdes o agricultura climáticamente inteligente). Se realizan con un enfoque de mercadeo, sin considerar realmente si corresponden a la necesidad de los grupos o sus nociones de soberanía.

Proyectos asistencialistas. Típicos de algunos organismos de cooperación privada que hacen donativos y fomentan una mentalidad de subsidiados entre los destinatarios y que, por otro lado, suelen competir deslealmente con la producción local.

Proyectos de “desarrollo corporativo”. Retoman la lógica productivista de los grandes aparatos de cooperación, instalando empresas que no toman en cuenta, por ejemplo, la lógica de los sistemas productivos del campesinado local

Poseen gran influencia en las distintas instancias de gobierno y han escalado, junto a las élites transnacionales, a las asociaciones de múltiples partes interesadas (multistakeholder partnerships, MSP) que son espacios de mediación y participación en los que ejercen la representación de los distintos sectores de la sociedad.

QUÉ NO SON

No se trata solo de entidades enfocadas en “enriquecer los procesos democráticos y satisfacer las necesidades de los ciudadanos” como lo pontifica la Agencia de los Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (USAID). Desde su auge en los años 1980 y 1990, durante la administración de Ronald Reagan y el fin de la guerra fría, sus campos de intervención se han diversificado: emergencia humanitaria, alimentación, derechos humanos o medio ambiente. Ello les permite imbricarse en las diversas facetas de la política interna de los países.

Un arsenal de organizaciones ha recibido sistemáticamente financiamiento de la Agencia de los Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (USAID, sus siglas en inglés), la Fundación Nacional para la Democracia (NED, sus siglas en inglés) y sus satélites, Freedom House y Open Society Foundations de George Soros, todos vinculados directamente con el aparato gubernamental estadounidense.

Parte de su metabolismo narrativo consiste en afirmar que no son organizaciones que se propongan “salvar” a nadie. Oxfam afirma que es todo lo contrario, se supone que sus “proyectos de ayuda al desarrollo” buscan erradicar las causas que hacen que miles de personas estén sumidas en la pobreza. De allí que términos como “empoderamiento”, “incidencia pública” y “sociedad civil” sean monedas de curso legal en cuanto a estrategia se trata.

Aunque el discurso con que se conciben se muestra plural, en el plano real muchas de ellas no sostienen un enfoque neutral respecto al modelo económico que propugnan. Explica Aharonian: “(…) no forman parte de la resistencia sindical, ni de las luchas barriales, ni de las organ izaciones campesinas clasistas, ni de los sectores del pensamiento y la intelectualidad orgánica a un proyecto nacional, popular y antiimperialista. Por el contrario, concentran su actividad en proyectos privados locales, promocionando el discurso de la empresa privada en las comunidades locales a través de los microemprendimientos”.

Así plantea la USAID su asociación con las ONG, dentro del modelo neoliberal y globalizador, que intenta imponer Estados Unidos en el mundo. Los problemas que abordan, y que forman parte de las agendas de cooperación, siempre guardan relación con una determinada concepción unilateral sobre la organización socio-económica deseable y de inserción de los países que la reciben.

Muchos donantes tienen políticas que dictan las circunstancias bajo las cuales se puede realizar la cooperación. Por ejemplo, cuatro años después del terremoto en Haití de 2010, una proporción sustancial de los fondos estadounidenses para el desarrollo en el país todavía se canalizaban a través de empresas estadounidenses, en lugar de empresas haitianas. Aun cuando la razón pudo haber sido la corrupción de los locales, hubo un escándalo de fondos “extraviados” en torno a la Fundación Clinton.

El modelo de participación cívica basado en las ONG tampoco es neutral, como tampoco lo son los gobiernos que más lo promueven. En 2001, la orden ejecutiva 13.224 (Ley Patriota ratificada en 2004) del gobierno estadounidense estableció la prohibición de las transacciones con personas y organizaciones que el Poder Ejecutivo, no el Judicial, considerara asociadas con el terrorismo. Esto permitió al gobierno congelar los activos controlados o en posesión de estas entidades y de quienes las apoyan.

En contraposición, la USAID financió con 248 millones de dólares el “apoyo a la democracia” en la segunda mitad de 2022 en países de la Comunidad de Estados Independientes (CEI), conformado por los antiguos estados soviéticos Rusia, Armenia, Azerbaiyán, Bielorrusia, Kazajstán, Kirguistán, Moldavia, Tayikistán y Uzbekistán. La administradora de la mencionada agencia, Samantha Power, aclaró que invirtieron solo 243 millones en todo 2021.

Estados Unidos ha luchado durante mucho tiempo para expandir su influencia y su poder blando en la CEI, por ello la USAID ha aumentado significativamente sus inversiones en la región, sobre todo en Armenia, Georgia y Moldavia, Estados periféricos de la CEI, en donde los mayores beneficiarios de las nuevas subvenciones han sido las ONG y los medios de comunicación.

¿LIBRES?

Aun cuando la legislación de Europa y Estados Unidos está repleta de normas que dicen garantizar la libertad de asociación, las ONG no funcionan a discreción propia. El Comité de Ministros del Consejo de Europa emitió en 2007 la Recomendación 14 a los Estados miembros sobre la condición jurídica de las ONG en Europa y estableció como causa de terminación de su personalidad jurídica el que “haya cometido falta grave en el sentido de participar voluntariamente en actividades que sean incompatibles con los objetivos por los cuales se fundó la ONG (inclusive ser un organismo esencialmente no lucrativo)” (Literal 89).

Las normas internacionales relacionadas con requisitos de información y divulgación para ONG, emitidas por el Consejo de Europa en 2018, estipulan los deberes de los funcionarios públicos de revelar a alguna autoridad supervisora su pertenencia a ciertos tipos de ellas; también les obliga a presentar informes anuales de actividad, además de los estados financieros.

Vía Ley Patriota, un funcionario del gobierno estadounidense puede establecer multas y penas de prisión de hasta 15 años a quien dé apoyo material o recursos que se utilicen en actos calificados como terroristas. La pena puede ser perpetua si el funcionario considera que el acto provoca la muerte de una persona.

La regulación jurídica de las actividades de las ONG en el Norte Global busca crear registros que obliguen a la declaración de su existencia, sus actividades y sus fuentes de financiamiento, así como las relaciones que puedan mantener con otros sujetos, nacionales o internacionales. Además, para Europa la financiación de estas organizaciones está limitada por leyes “relativas a la financiación de elecciones y partidos políticos”, como lo analiza un estudio sobre el estatus legal de las ONG.

CARRUSEL DE DINERO

La llamada cooperación internacional parte de que los países del Norte Global poseen una masa de recursos económicos, financieros, humanos, técnicos y militares que pueden ser transferidos al Sur Global, para que cada país “desarrolle capacidades y adopte acciones de política para resolver determinados problemas”. La fachada altruista y humanitaria de aquellos países oculta que esos fondos provienen de la ganancia acumulada que han conseguido los países del Norte haciendo uso de los recursos de los países del Sur.

Así lo demuestra un estudio liderado por Jason Hickel, investigador del Instituto de Ciencia y Tecnología Ambientales de l a Universidad Autónoma de Barcelona (ICTA-UAB), en España, que ha analizado la huella ambiental para calcular la escala y el valor del acaparamiento de recursos del Sur entre los años 1990 y 2015.

No hay igualdad de condiciones en el mundo oenegero. Un estudio realizado por la Organización para la Cooperación y el Desarrollo Económicos (OCDE) reveló que 20% de las ONG concentran 80-90% de todos los recursos disponibles. Esto lleva a una competencia furiosa entre ellas para obtener fondos entre los donantes.

En Venezuela se han develado aspectos claves de cómo influyen en la política nacional y de la transparencia de sus acciones. El pasado martes 31 de enero, Jorge Barragán, portavoz de Asuntos Internacionales del partido Alianza del Lápiz, denunció el destino de los 1 mil millones de dólares de supuesta ayuda humanitaria que reveló el exsecretario de Estado de Estados Unidos, Mike Pompeo, en su último libro Nunca cedas ni un centímetro: “Nosotros revisamos informes de USAID donde revelan que este organismo de cooperación deja en evidencia que, de 100% de los recursos asignados por concepto de ayuda humanitaria, apenas 2% llegó a personas que realmente lo necesitaban. Es decir, apenas 2% de los 1 mil millones que decía Mike Pompeo en el libro, tuvieron la capacidad de llegar a la gente. El otro 98% no es auditable, se perdió en el camino”.

La nueva avanzada de las ONG en Venezuela no solo privilegia el tema de los derechos humanos sino que se ha comenzado a ampliar el espectro en otras áreas como ambiente, salud, gremios, género, asistencia social, activismo LGBTIQ+, entre otros. Esta tribuna ha analizado cómo han intentado ejercer presión social convirtiendo en “campo de lucha” los efectos socioeconómicos sufridos por la población trabajadora a consecuencia de las 502 medidas coercitivas unilaterales aplicadas por Estados Unidos y la Unión Europea contra Venezuela a favor de una agenda que podría volvarse a lo destituyente, o al menos hacia la creación de una masa crítica a la gestión gubernamental de los efectos de la guerra continuada.

Detrás de los circuitos financieros establecidos para el funcionamiento de las ONG, habita la visión de un Sur que requiere ser “civilizado”; esta visión legitima la intervención y la injerencia.

Ya es costumbre que muchas de estas organizaciones formen parte de las ofensivas de las élites globales contra gobiernos, organizaciones y personalidades políticas para intentar asegurar la unipolaridad del orden global. Aunque dicho orden presuma estar “basado en reglas”, queda la pregunta sobre quién las impone y cómo las hace cumplir.

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