Cuba: Una falsa Meta di Zuckerberg & CIA

Randy Alonso Falcon

I ragazzi di Mark Zuckerberg sono stati molto attivi contro Cuba nel 2022. Più di una pagina cubana è stata censurata dalla squadra di Palo Alto senza spiegazioni plausibili.

Una delle chiusure più note, lo scorso ottobre, è stata quella dello spazio che aveva il sito Razones de Cuba su quella rete sociale digitale. La missione di questo media sin dal suo inizio è stata quella di denunciare l’attività terroristica e sovversiva del governo USA contro il nostro paese.

Altri spazi e account personali sono stati improvvisamente chiusi, senza preavviso o possibilità di reclamo. Tra questi c’è la pagina di Raúl Capote, caporedattore della redazione internazionale di Granma e che la CIA cercò di reclutare, alcuni anni fa, per i suoi piani anticubani nel settore della cultura

In quelle stesse date, il 24 ottobre, la rete sociale Twitter ha etichettato alcuni media cubani come “affiliati al Governo” di Cuba, un’azione che censura e stigmatizza i media pubblici del paese. Giorni dopo, ha chiuso diversi account associati al nostro portale digitale, come quelli dei programmi Con Filo, Cuadrando la Caja e Chapeando.

Il 27 novembre, mentre Cuba stava svolgendo le sue elezioni municipali, in mezzo a condizioni molto complesse, Facebook impediva a Cubadebate di pubblicare qualsiasi voce sulla sua pagina ufficiale su quella rete. Nelle notifiche inviate agli editori, la rete sociale riporta: “Il tuo account è ora limitato. La tua autorizzazione per realizzare questa azione è stata temporaneamente bloccata”.

Quattro mesi dopo abbiamo confermato che non si trattava di un “cortocircuito” degli algoritmi di Facebook, bensì si trattava di un’azione pianificata per ridurre la presenza di media, professionisti e sostenitori della Rivoluzione sulle reti.

“Minacce avversarie”

 

Un rapporto recentemente divulgato da Meta, la società madre di Facebook, dal titolo “Adversary Threat Report. Fourth quarter of 2022” (Rapporto sulle Minacce Avversarie: Quarto trimestre del 2022) ci informa della “rimozione di tre reti di comportamento coordinato inautentico (CIB), in Serbia, Cuba e Bolivia, dirette a persone nei loro paesi attraverso vari servizi Internet e collegati a governi o partiti politici al potere”.

Secondo lo scritto tecnico, “abbiamo eliminato un’operazione CIB a Cuba che si dirigeva al pubblico locale in quel paese e alla diaspora cubana all’estero. La nostra indagine ha rilevato collegamenti con il governo cubano. Le persone dietro di essa operavano su vari servizi Internet, tra cui Facebook, Instagram , Telegram, Twitter, YouTube e Picta, una rete sociale cubana, nello sforzo di creare la percezione di un ampio sostegno al governo cubano”.

Secondo i cosiddetti “cani da presa” di Facebook, “Apparentemente, la rete ha tentato due iniziative principali per creare la percezione dell’esistenza di un ampio sostegno al governo cubano su diverse piattaforme Internet, tra cui Facebook, Instagram, Telegram, Twitter, YouTube e Picta, una rete sociale cubana”.

Adducono inoltre che “Le persone dietro questa operazione pubblicavano video in spagnolo, clip audio, articoli, foto e meme che criticavano i membri dell’opposizione e coloro che mettevano in discussione il governo, compresi i membri della diaspora cubana negli USA e altrove “

A seguito del taglio interessato della presenza rivoluzionaria nelle reti, Meta ha chiuso 363 account Facebook, 270 pagine, 229 gruppi e 72 account Instagram.

Secondo il rapporto, almeno 650000 account seguivano una o più di queste pagine, circa 510000 account si sono uniti a uno o più di questi Gruppi e almeno 8000 account seguivano uno o più di questi account Instagram.

Discorso cinico

 

Nientemeno che i re della manipolazione e del falso discorso della libertà, ora agiscono con totale cinismo come giudici di ciò che è presumibilmente manipolativo e che deve essere cancellato dalle reti. Il bandito che fa il poliziotto; il “democratico” che funge da censore.

Le collusioni di Facebook con Cambridge Analytics e altre società nella manipolazione politica dell’ audience, negli USA e nel Regno Unito in circostanze decisive come le elezioni presidenziali USA del 2016 e il referendum sulla Brexit per l’uscita britannica dall’Unione Europea, sono pubbliche, documentate e note.

Le inchieste di giornalisti USA hanno mostrato anche la collusione di Facebook e di altre  reti sociali digitali con la stimolazione di rivolte sociali in varie parti del mondo, tra cui Cuba.

Gli eventi dell’11 e 12 luglio 2021, e altri successivi, a Cuba sono stati articolati e stimolati dalle reti sociali in particolare da Facebook, che è tuttora la più utilizzata dagli utenti cubani. Come si è dimostrato, queste piattaforme hanno svolto un ruolo importante come strumenti nell’organizzazione degli eventi e nella velocità con cui sono riuscite ad espandere l’odio e creare il clima che ha catalizzato le rivolte.

La complicità di Facebook e delle altre reti Meta, Google e Twitter non si è espressa solo nella liceità dell’incitamento all’odio che, principalmente dall’estero, ha inondato lo spazio pubblico digitale cubano in quei giorni e fino ad oggi, bensì anche nel laissez-faire di fronte all’ondata di propaganda antigovernativa prodotta da utenti situati al di fuori di Cuba.

In MintPress News, il giornalista Alan MacLeod, che si è infiltrato in uno dei gruppi Facebook privati ​​che hanno organizzato le proteste del 2021, ha documentato il coinvolgimento di cittadini stranieri nelle presunte comunità online locali che hanno incitato le proteste. La sua indagine ha mostrato che i cittadini americani sono intervenuti “negli affari interni di Cuba, a un livello che difficilmente può essere concepito negli USA”.

Come segnalava, poche ore fa, il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez, Meta dovrebbe spiegare “il proprio comportamento non autentico e fazioso al permettere di denigrare, stigmatizzare e generare campagne di odio dalla Florida contro il nostro Paese”, in cui partecipano media creati e finanziati dal governo USA per le sue campagne anticubane, influencer iniettati di furia ben pagata, altri convinti o ingannati e un esercito di bot e troll particolarmente dediti ad alimentare questo clima di divisione e fomentare azioni antigovernative.

E sempre la comunità d’intelligence

 

Dal 2009, varie indagini e resoconti stampa parlavano dei profondi legami di Facebook con la CIA e di come il braccio di spionaggio USA sia stato un investitore decisivo nella promozione e nella rapida crescita dell’azienda tecnologica. Si dice che abbia iniettato 40 milioni di $ nel nascente progetto.

Ma anche il DHS, l’FBI e altri rami della comunità d’intelligence USA tengono incontri sistematici con Meta e il resto delle nuove tecnologie per dire loro quali utenti e quali pubblicazioni eliminare, come ha rivelato The Intercept qualche mese fa.

Tali connessioni interessate si sono strette negli ultimi anni con il trasferimento dalla comunità d’intelligence alle società che gestiscono le reti sociali digitali di decine di ufficiali che ora ricoprono posizioni dirigenziali.

La società di Mark Zuckerberg, Meta, è infestata da ex agenti della CIA e dell’FBI. Secondo il giornalista Alan MacLeod, che da diversi anni indaga sull’infiltrazione dell’agenzia federale nelle reti sociali, almeno 23 dipendenti di alto rango di Meta sono ex agenti federali.

Nove di loro hanno lavorato per la CIA prima di entrare in Facebook, sei hanno lavorato nell’FBI e altri otto attualmente offrono servizi per l’FBI o altre agenzie federali come DHS, NSA o ATF. Molti hanno anche posizioni manageriali.

Tra questi dipendenti c’è Aaron Berman, Gerente Generale della Politiche di Disinformazione di Facebook, che ha lasciato il suo lavoro come senior manager dell’analisi presso la CIA nel luglio 2019 per convertirsi in senior manager delle politiche di disinformazione presso Meta. Discutendo del suo lavoro in un video pubblicato su Facebook, spiega che ora è il gerente del “gruppo che scrive le regole per Facebook”, determinando “cosa è accettabile e cosa no”. Quindi lui e il suo gruppo decidono effettivamente quali contenuti vedono e non vedono i 2,9 miliardi di utenti attivi della piattaforma.

Come sottolinea McLeod: “In senso politico, la fiducia, la sicurezza e la disinformazione sono le parti più sensibili dell’operazione di Meta. È qui che vengono prese le decisioni su quali contenuti sono consentiti, cosa sarà promosso e chi o cosa sarà soppresso. Queste decisioni influenzano le notizie e le informazioni che miliardi di persone in tutto il mondo vedono ogni giorno. Pertanto, i responsabili degli algoritmi hanno molto più potere e influenza sulla sfera pubblica persino degli editori dei principali media”.

Per più di 17 anni prima di accettare il lavoro in Facebook, Aaron ha lavorato scrivendo e supervisionando analisi di intelligence per il presidente e per permettere che “alti funzionari USA prendano decisioni sulle questioni più critiche per la sicurezza nazionale”, secondo quanto lui dice sul suo profilo LinkedIn.

Su Twitter si presenta come un ex ufficiale della CIA:

Chi sono gli autori del rapporto?

 

I poliziotti di Meta che presumibilmente dovrebbero rendere trasparenti le reti sono anche persone provenienti dalla comunità d’intelligence e militare, ben abituati alle campagne di disinformazione e aggressione contro Cuba e altri paesi.

Ben-Nimmo che è il dirigente globale d’Intelligence su le Minacce in Meta e autore del rapporto, è stato uno specialista senior presso il Digital Forensic Investigation Laboratory (DFRLab) dell’Atlantic Council, un think tank (centro studi) finanziato dalla NATO e finanziato principalmente dal Governo USA.

Nimmo studia le operazioni di influenza e disinformazione online, con particolare attenzione alle operazioni multipiattaforma. È responsabile della Ricerca presso Graphika e membro senior non residente presso DFRLab. Ex giornalista e addetto stampa della NATO. Tra il 2011 e il 2014 ha prestato servizio come addetto stampa della NATO e l’anno successivo si è trasferito all’Institute for Statecraft, un’operazione di propaganda finanziata dal governo britannico volta a diffondere informazioni fuorvianti sui nemici dello stato britannico. Parla diverse lingue, tra cui il russo e lettone.

L’altro autore del rapporto è Nathaniel Gleicher, capo della Politiche di Sicurezza Informatica di Meta dal 2018, che in precedenza è stato direttore della sicurezza informatica per il Consiglio Nazionale di Sicurezza (NSC) e ricercatore associato presso il Centro di Studi Strategici ed Internazionali.

Pura ipocrisia

 

Nel tentativo di ripulire la sua immagine sporca, Meta ora si scaglia contro altri. Arriva addirittura al ridicolo di affermare che dalla “pericolosa” rete smantellata a Cuba si sono spesi 100 $ per “investimenti pubblicitari su Facebook e Instagram”. Caspita che fortuna.

I servizi di Meta ricevono, ogni anno, multimilionarie entrate pubblicitarie; sono parte fondamentale della sua attività. Solo in un trimestre del 2021 quei ingressi sono cresciuti del 50%. Da Cuba, a causa del Blocco, è impossibile fare qualsiasi azione pubblicitaria. Gli avversari della Rivoluzione, invece, spendono ingenti somme per acquistare spazi per rendere visibili le loro campagne anticubane.

Mentre si cerca di articolare campagne sugli avversari (Cuba, Bolivia, Russia, Cina e altri) che “si muovono in modo strano” nelle reti per fare propaganda politica, Meta tace sulle enormi e sofisticate operazioni che il governo USA conduce attraverso lo spazio digitale.

Meglio di me lo dice un articolo di Newsweek del maggio 2021:

La più grande forza segreta che il mondo abbia mai conosciuto è quella creata dal Pentagono negli ultimi dieci anni. Circa 60000 persone ora appartengono a questo esercito segreto, molti dei quali lavorano sotto identità mascherate e di basso profilo, il tutto come parte di un ampio programma chiamato “riduzione di firme”. La forza, più di dieci volte l’entità degli elementi clandestini della CIA, svolge missioni nazionali ed estere, sia in uniformi militari che sotto copertura civile, nella vita reale e online, a volte nascondendosi in aziende e consulenze private, alcuni di esse aziende famigliari.

Il cambiamento senza precedenti ha posto un numero sempre più crescente di soldati, civili e appaltatori che lavorano sotto false identità, in parte come risultato naturale della crescita delle forze speciali segrete, ma anche come risposta intenzionale alle sfide di viaggiare e operare in un mondo sempre più trasparente. Inoltre, l’esplosione della guerra informatica del Pentagono ha fatto sì che migliaia di spie realizzino il loro lavoro quotidiano con varie persone inventate, lo stesso tipo di operazioni nefaste che gli USA denunciano quando le spie russe e cinesi fanno lo stesso.

Dal 2011, The Guardian aveva allertato riguardo questa enorme forza informatica, il cui compito era “manipolare segretamente i siti delle reti sociali mediante l’uso di persone on line false per influenzare le conversazioni su Internet e diffondere propaganda pro USA”.

Tuttavia, gli ex militari ed ex funzionari della CIA che Meta impiega non sembrano aver trovato alcuna traccia del lavoro dei loro ex colleghi sulla piattaforma Facebook. Che strano!

Non lo impediranno

 

Il tentativo di mettere a tacere pagine, account e gruppi cubani su Facebook fa parte dell’agire sistematico di Facebook, così come Twitter e altre reti sociali. Sarà una semplicemente decisione ideologica di questi empori mediatici o dietro ci sarà la crescente articolazione con le politiche del governo USA?

Come rivelava il lavoro di The Intercept, “esiste un processo formalizzato affinché i funzionari governativi marchino direttamente i contenuti su Facebook o Instagram e richiedano che si limitino o sopprimano tramite uno speciale portale di Facebook che richiede un’e-mail del governo o delle forze dell’ordine per il suo uso”. Sarà avvenuto in questo caso?

Che sia l’una o l’altra opzione, Cuba ed i rivoluzionari cubani non abbandoneranno la lotta. Ci sono cose preziose da difendere e argomenti e convinzioni da sostenere, in mezzo alle crescenti ondate di menzogne, mezze verità e odio che vengono lanciate attraverso le reti sociali. Per questo è nata Cubadebate quasi 20 anni fa.

Come ha twittato il ministro degli Esteri cubano, “Nonostante i tentativi di censurare la nostra voce e rendere invisibile la verità, noi cubani continueremo a difendere la nostra Rivoluzione ed il suo sistema socialista di giustizia sociale, anche nel terreno digitale contro le vessazioni e le operazioni destabilizzanti”.

Lo stato del digitale a Cuba nel 2023

 

Questi sono i titoli essenziali per l’adozione e l’uso digitale a Cuba all’inizio del 2023:

C’erano 7,97 milioni di utenti Internet a Cuba all’inizio del 2023, quando la penetrazione di Internet era del 71,1%.

Cuba ospitava 6,69 milioni di utenti di reti sociali nel gennaio 2023, pari al 59,7% della popolazione totale.

A Cuba, all’inizio del 2023, erano attive un totale di 6,67 milioni di connessioni di telefonia mobile, una cifra che equivale al 59,5% della popolazione totale.

(Tratto dal rapporto We are Social 2023)


Cuba: Una Meta falsa de Zuckerberg & CIA

Por: Randy Alonso Falcón

Los chicos de Mark Zuckerberg estuvieron bien activos contra Cuba en el año 2022. Más de una página cubana fue censurada por el equipo de Palo Alto sin explicaciones pausibles.

Uno de los cierres más notorios, en octubre pasado, fue el de del espacio que el sitio Razones de Cuba tenía en esa red social digital. La misión de este medio de prensa desde su surgimiento ha sido denunciar la actividad terrorista y subversiva del gobierno de Estados Unidos contra nuestro país.

Otros espacios y cuentas personales fueron cerradas intempestivamente, sin notificación previa ni posibilidades de reclamación. Entre ellas la página de Raúl Capote, editor jefe de la redacción internacional de Granma y a quien la CIA intentara reclutar hace unos años para sus planes anticubanos en el sector de la cultura.

En esas mismas fechas, el 24 de octubre, la red social Twitter marcó a algunos medios de prensa cubanos como “afiliados al Gobierno” de Cuba, una acción que censura y estigmatiza a medios públicos del país. Días después cerró varias cuentas asociadas a nuestro portal digital, como las de los programas Con Filo, Cuadrando la Caja y Chapeando.

El 27 de noviembre, mientras Cuba desarrollaba sus elecciones municipales, en medio de muy complejas condiciones, Facebook impedía a Cubadebate publicar cualquier entrada en su pagina oficial en esa red. En notificaciones enviadas a los editores, la red social informa: “Tu cuenta ahora está restringida. Se bloqueó temporalmente tu permiso para realizar esta acción”.

Cuatro meses después confirmamos que aquello no iba de un “cortocircuito” de los algoritmos de Facebook, sino que era una acción planeada para cercenar la presencia de medios, profesionales y simpatizantes de la Revolución en las redes.

“Amenazas adversarias”

Un informe recién divulgado por Meta, la casa matriz de Facebook, bajo el título de “Reporte de Amenazas Adversarias. Cuarto trimestre de 2022″ nos informa de ” la remoción de tres redes de comportamiento inauténtico coordinado (CIB por sus siglas en inglés), en Serbia, Cuba y Bolivia, dirigidas a personas en sus propios países a través de diversos servicios en Internet, y vinculadas a gobiernos o partidos políticos en el poder”.

Según el escrito técnico ” eliminamos una operación CIB en Cuba que se dirigía a audiencias locales en ese país y a la diáspora cubana en el exterior. Nuestra investigación detectó vínculos con el gobierno cubano. Las personas detrás de esta operaban en varios servicios de Internet, incluyendo Facebook, Instagram, Telegram, Twitter, YouTube y Picta, una red social cubana, en un esfuerzo por crear la percepción de apoyo amplio al gobierno cubano”.

Según los llamados “perros de presa” de Facebook, “Aparentemente, la red intentó dos iniciativas principales para crear la percepción de la existencia de un apoyo amplio al gobierno cubano en diferentes plataformas de Internet, incluyendo Facebook, Instagram, Telegram, Twitter, YouTube y Picta, una red social cubana”.

También aducen que “Los individuos detrás de esta operación publicaban videos en español, clips de audio, artículos, fotos y memes que criticaban a miembros de la oposición y a quienes han cuestionado al gobierno, incluyendo a los miembros de la diáspora cubana en Estados Unidos y en otras partes”

Como resultado del corte interesado de la presencia revolucionaria en las redes, Meta cerró de un tirón 363 cuentas de Facebook, 270 Páginas, 229 Grupos y 72 cuentas en Instagram.

Según el reporte, al menos 650.000 cuentas seguían una o más de estas Páginas, alrededor de 510.000 cuentas se unieron a uno o más de estos Grupos y al menos 8.000 cuentas seguían una o más de estas cuentas de Instagram.

Discurso cínico

Nada menos que los reyes de la manipulación y del falso discurso de la libertad, actúan ahora con total cinismo como los jueces de lo que es supuestamente manipulador y debe ser borrado de las redes. El bandido actuando de policía; el “demócrata” ejerciendo de censor.

Son públicos, documentados y notorios los contubernios de Facebook con Cambridge Analytics y otras compañías en la manipulación política de audiencias en Estados Unidos y el Reino Unido en circunstancias decisivas como las elecciones presidenciales estadounidenses del 2016 y el referendo del Brexit para la salida británica de la Unión Europea.

Investigaciones de periodistas estadounidenses, mostraron también la connivencia de Facebook y otras redes sociales digitales con la estimulación de revueltas sociales en diversas partes del mundo, entre ellas Cuba.

Los acontecimientos del 11 y 12 de julio de 2021, y otros posteriores, en Cuba fueron articulados y estimulados desde las redes sociales, especialmente desde Facebook, que es aun la más utilizada por los usuarios cubanos. Como se ha demostrado, estas plataformas tuvieron un relevante papel como herramientas en la organización de los acontecimientos y en la velocidad con que lograron expandir el odio y crear el clima que catalizó los disturbios.

La complicidad de Facebook  y otras redes de Meta , Google y Twitter no solo se expresó en la permisibilidad del discurso de odio que, fundamentalmente desde el exterior, inundó el espacio público digital cubano en aquellos días y hasta la fecha, sino también en el laissez faire ante la oleada de propaganda antigubernamental producida por usuarios localizados fuera de Cuba.

En MintPress News, el periodista Alan MacLeod, quien se infiltró en uno de los grupos privados de Facebook que organizaron las protestas de 2021, documentó la participación de ciudadanos extranjeros en las supuestas comunidades locales online que incitaron las protestas. Su investigación demostró que ciudadanos estadounidenses intervinieron “en los asuntos internos de Cuba, a un nivel que difícilmente puede concebirse en los Estados Unidos”.

Como señalaba hace unas horas el Canciller cubano Bruno Rodríguez, Meta debería explicar “su propio comportamiento inauténtico y parcializado al permitir denigrar, estigmatizar y generar campañas de odio desde Florida contra nuestro país”, en la que participan medios de comunicación creados y financiados por el gobierno de Estados Unidos para sus campañas anticubanas, influencers inyectados de saña bien pagada, otros convencidos o embaucados y un ejército de bots y trolls especialmente dedicados a alimentar ese clima divisivo y a fomentar acciones antigubernamentales.

Y siempre la comunidad de inteligencia

Desde el año 2009, diversas investigaciones y reportes de prensa hablaban de las profundas conexiones de Facebook con la CIA y cómo el brazo del espionaje estadounidense había sido un inversor decisivo en el fomento y rápido crecimiento de la compañía tecnológica. Se dice que inyectó 40 millones de dólares al naciente proyecto.

Pero también el DHS,  FBI y otras ramas de la comunidad de inteligencia estadounidense sostienen sistemáticas reuniones con Meta y el resto de las nuevas tecnológicas para decirles que usuarios y qué publicaciones eliminar, como reveló hace unos meses The Intercept

Tales conexiones interesadas se han estrechado en los últimos años con el trasvase desde la comunidad de inteligencia hacia las compañias que manejan las redes sociales digitales de decenas de oficiales que ahora ocupan cargos de ejecutivos.

La empresa de Mark Zuckerberg, Meta, está plagado de ex agentes de la CIA y el FBI. Según el periodista Alan MacLeod, quien está investigando la infiltración de agencias federales en redes sociales hace varios años, por lo menos 23 empleados de alto rango de Meta son ex agentes federales.

Nueve de ellos trabajaron para la CIA antes de entrar a Facebook, seis trabajaron en el FBI, y otros ocho actualmente ofrecen servicios para el FBI u otras agencias federales como el DHS, NSA o ATF. Varios incluso tienen puestos de directivos.

Entre esos empleados destaca Aaron Berman, Gerente General de Políticas de Desinformación de Facebook.Berman dejó su trabajo como gerente senior de análisis en la CIA en julio de 2019 para convertirse en gerente senior de políticas de desinformación en Meta. Hablando de su trabajo en un video publicado en Facebook, explica que ahora él es el gerente del “equipo que escribe las reglas para Facebook”, determinando “lo que es aceptable y lo que no”. Por lo tanto, él y su equipo deciden efectivamente qué contenido ven y qué no ven los 2.900 millones de usuarios activos de la plataforma.

Como apunta McLeod: “En un sentido político, la confianza, la seguridad y la desinformación son las partes más sensibles de la operación de Meta. Es aquí donde se toman las decisiones sobre qué contenido se permite, qué se promocionará y quién o qué se suprimirá. Estas decisiones afectan las noticias y la información que miles de millones de personas en todo el mundo ven todos los días. Por lo tanto, quienes están a cargo de los algoritmos tienen mucho más poder e influencia sobre la esfera pública que incluso los editores de los principales medios de comunicación”.

Durante más de 17 años antes de aceptar el trabajo en Facebook, Aaron laboró escribiendo y supervisando análisis de inteligencia para el presidente y para permitir que “altos funcionarios estadounidenses tomen decisiones sobre los problemas de seguridad nacional más críticos”, según dice él mismo en su perfil de LinkedIn.

En Twitter se presenta como exoficial de la CIA:

¿Quiénes son los autores del informe?

Los policías de Meta para supuestamente transparentar las redes son también personas provenientes de la comunidad de inteligencia y militar, bien familiares con las campañas de desinformación y agresión contra Cuba y otros países.

Ben-Nimmo quien es el líder global de Inteligencia sobre Amenazas de Meta y autor del reporte, fue especialista principal del Laboratorio de Investigación Forense Digital (DFRLab) del Atlantic Council, un tanque pensante al servicio de la OTAN y financiado fundamentalmente por Gobierno de EE.UU.

Nimmo estudia las operaciones de influencia y desinformación en línea, con un enfoque particular en las operaciones multiplataforma. Es Jefe de Investigaciones en Graphika y miembro senior no residente en DFRLab. Experiodista de noticias y oficial de prensa de la OTAN. Entre 2011 y 2014, se desempeñó como oficial de prensa de la OTAN y, al año siguiente, se trasladó al Institute for Statecraft, una operación de propaganda financiada por el gobierno del Reino Unido destinada a difundir información engañosa sobre los enemigos del estado británico Habla varios idiomas, incluidos ruso y letón.

El otro escribano del informe fue Nathaniel Gleicher, jefe de Políticas de Ciberseguridad de Meta desde 2018, quien sirvió anteriormente como director de ciberseguridad del Consejo Nacional de Seguridad (NSC por sus siglas en inglés) y como investigador asociado del Centro de Estudios Estratégicos e Internacionales.

Pura Hipocresía

En un intento por limpiar su sucia imagen, Meta ahora arremete contra otros. Llega hasta el ridículo de exponer que desde la “peligrosa” red que se desmanteló en  Cuba se gastaron 100 dólares para ” inversión publicitaria en Facebook e Instagram”. Uff, toda una fortuna.

Los servicios de Meta reciben todos los años multimillonarios ingresos por publicidad; son parte fundamental de su negocio. Sólo en un trimestre de 2021 esos ingresos crecieron en un 50%.  Desde Cuba, hacer cualquier acción de publicidad es imposible por el Bloqueo. Los adversarios de la Revolución, en cambio, se gastan buenas sumas en comprar espacios para visibilizar sus campañas anticubanas.

Mientras se intenta articular campañas sobre los adversarios (Cuba, Bolivia, Rusia, China y otros) que se “mueven extraño” en las redes para hacer propaganda política, Meta silencia las enormes y sofisticadas operaciones que el gobierno de Estados Unidos conduce a través del espacio digital.

Mejor que yo lo dice un artículo de Newsweek de mayo de 2021:

La fuerza encubierta más grande que el mundo haya conocido es la creada por el Pentágono durante la última década. Unas 60.000 personas ahora pertenecen a este ejército secreto, muchas de las cuales trabajan con identidades enmascaradas y de bajo perfil, todas como parte de un amplio programa llamado “reducción de firmas”. La fuerza, más de diez veces el tamaño de los elementos clandestinos de la CIA , lleva a cabo misiones nacionales y extranjeras, tanto en uniformes militares como bajo cobertura civil, en la vida real y en línea, a veces escondiéndose en empresas y consultorías privadas, algunas de ellas empresas de nombre familiar.

El cambio sin precedentes ha colocado a un número cada vez mayor de soldados, civiles y contratistas trabajando con identidades falsas, en parte como resultado natural del crecimiento de las fuerzas especiales secretas, pero también como una respuesta intencional a los desafíos de viajar y operar en un entorno cada vez más transparente mundo. Además, la explosión de la guerra cibernética del Pentágono ha dado lugar a que miles de espías realicen su trabajo diario en varias personas inventadas, el mismo tipo de operaciones nefastas que Estados Unidos denuncia cuando los espías rusos y chinos hacen lo mismo.

Desde 2011, The Guardian había alertado sobre esta enorme fuerza cibernética, cuyo trabajo era «manipular en secreto los sitios de redes sociales mediante el uso de personas en línea falsas para influir en las conversaciones de Internet y difundir propaganda pro estadounidense».

Sin embargo, los exmilitares y exfuncionarios de la CIA que Meta emplea no parecen haber encontrado ningún rastro del trabajo de sus excompañeros en la plataforma de Facebook. ¡Qué extraño!

No lo van a impedir

El intento de acallar a páginas, cuentas y grupos cubanos en Facebook es parte del accionar sistemático de Facebook,  como también de Twitter y otras redes sociales. ¿Será simple decisión sesgadamente ideológica de estos emporios mediáticos o estará detrás la articulación creciente con las políticas del gobierno estadounidense?

Como revelaba el trabajo de The Intercept, “existe un proceso formalizado para que los funcionarios del gobierno marquen directamente el contenido en Facebook o Instagram y soliciten que se limite o suprima a través de un portal especial de Facebook que requiere un correo electrónico del gobierno o de las fuerzas del orden para su uso”. ¿Lo habrá sido en este caso?

Sea una u otra opción, Cuba y los revolucionarios cubanos no abandonaremos el combate. Hay cosas preciadas que defender y argumentos y convicciones que enarbolar, en medio de las crecientes mareas de mentiras, medias verdades y odios que se arrojan a través de las redes sociales. Para eso nació Cubadebate hace casi ya 20 años.

Como tuiteó el Canciller cubano “A pesar de los intentos por censurar nuestra voz e invisibilizar la verdad, los cubanos seguiremos defendiendo nuestra Revolución y su sistema socialista de justicia social, también en el terreno digital frente al hostigamiento y las operaciones desestabilizadoras.”

El estado de lo digital en Cuba en 2023

Estos son los titulares esenciales para la adopción y uso digital en Cuba a principios de 2023:

Había 7,97 millones de usuarios de internet en Cuba a principios de 2023, cuando la penetración de internet era del 71,1 por ciento .

Cuba albergaba 6,69 millones de usuarios de redes sociales en enero de 2023, lo que equivale al 59,7 por ciento de la población total.

Un total de 6,67 millones de conexiones móviles celulares estaban activas en Cuba a principios de 2023, cifra que equivale al 59,5 por ciento de la población total.

(Tomado del informe We are Social 2023)

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