I sondaggi ed il clima outsider sulla via delle primarie delle opposizioni

misionverdad.com

Sulla base di un gioco percettivo attraverso misurazioni e sondaggi, si sta tentando di riarmare la leadership dell’opposizione di fronte alle elezioni presidenziali, con un’intenzione più che evidente di proiettare María Corina Machado al di sopra del resto. Sulle ragioni di questo scopo, i suoi meccanismi e l’ambiente delle primarie, più il clima di outsider, parla questo articolo.

UN PO’ DI STORIA RECENTE

 

Dopo che, alla fine dell’anno scorso, i partiti tradizionali raggruppati nel G3 (Acción Democrática, Un Nuevo Tiempo e Primero Justicia) hanno chiuso definitivamente l’ormai estinto “progetto Guaidó”, l’universo dell’opposizione è tornato a sperimentare un crollo spirituale, forse solo paragonabile alla sconfitta di Henrique Capriles, nel 2013, contro il presidente Nicolás Maduro.

Il riflesso depressivo e smobilitante di un nuovo momento “eravamo quasi sul punto di realizzarlo” questa volta è arrivato con l’aggiunta di completare un circuito di perdita di fiducia e crisi di credibilità che ha raggiunto l’ultimo attore che mancava: il partito di Leopoldo López, Voluntad Popular (VP).

L’esperimento VP, che aveva preso il comando della coalizione antichavista dal 2014 fino alla scommessa del finto interim, appoggiandosi a un’Azione Democratica (AD) di Henry Ramos Allup e Un Nuevo Tiempo (UNT) di Manuel Rosales che non godevano di buona immagine dall’inizio del secolo, e su un Capriles che aveva perso trazione con le sue due sconfitte presidenziali contro il chavismo, neppure ne è uscito indenne dall’essere protagonista di una serie di fallimenti dal 2019 al 2022.

Nell’arco che va dall’Operazione Libertad sino a Gedeon e agli scandali di corruzione a Monomeros, VP ha progressivamente perso quell’attributo che li differenziava, fonte della loro ricchezza politica: non aver fallito miseramente come gli altri.

Gli ultimi giorni dello scorso anno hanno confermato, per il concerto dell’opposizione, che VP era più o meno lo stesso anche quando hanno assalito la sala macchine del “gruppo di opposizione” attaccando apertamente i “moderati”, poiché avrebbero successivamente partecipato alle recenti eventi elettorali anche se avevano giurato di non farlo mai.

Sebbene la “dinamica legislativa” di quella che è stata eufemisticamente chiamata “Assemblea Nazionale del 2020” fosse del tutto illusoria, l’aver seppellito il “progetto Guaidó” a pochi giorni dalla fine dell’anno accreditava l’altrettanto illusoria premessa di un nuovo inizio nel 2023, sotto la guida della rimasterizzata Piattaforma Unitaria del Venezuela, il nome con cui il G3 ha cercato di riposizionarsi sullo sfondo del Tavolo di Dialogo Nazionale in Messico.

Il pretesto per vendere una nuova speranza di armonia interna e ricostruzione su un piano sano non era altro che le prossime elezioni presidenziali disposte per il 2024. Di fronte all’urgenza che impone il tempo politico ed elettorale, hanno organizzato un cronogramma delle primarie, da realizzarsi in ottobre di quest’anno, alle quali si sono iscritti almeno una ventina di precandidati.

I LIMITI DEL SIMBOLICO

 

Tuttavia il problema della proposta dell’opposizione non è di metodo bensì di credibilità delle figure che la compongono. Le primarie, le consultazioni interne o l’elezione consensuale di un candidato unitario, opzione che a un certo punto è stata gestita, non alterano il risultato.

Realizzare primarie dove partecipano gli stessi referenti politici di sempre, segnati da fallimenti antichi o recenti, freschi ancora nella memoria, solo acuisce la percezione che non esistano vie di rinnovamento politico e ideologico, del proprio corso d’azione, nel breve e medio termine.

E se, inoltre, si includono le polemiche interne sul fatto che le primarie debbano o meno avere il supporto tecnico del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), il tentativo di disegnare un nuovo orizzonte di unità dell’opposizione intorno a una figura che rappresenterebbe il ​​consenso generale del suo frammentato universo finisce prima di iniziare, e persino prima dei risultati.

In politica tutto il clima è artificiale. Anche quando una specifica percezione della politica si basa su aspetti reali, il suo modo di rappresentarsi, il suo orientamento dipende dall’intervento di agenti sociali di peso: media, opinion leader, sondaggisti, ecc.

IL CLIMA OUTSIDER E LE SUE FALSE PREMESSE

 

Nel bel mezzo del contesto di incredulità sociale verso la costellazione politica di opposizione, l’impegno per costruire un’offerta di “rinnovamento” all’interno del già esistente è rivolto verso María Corina Machado. Risulta difficile, quasi un’offesa alla memoria, ma il calcolo di alcuni circoli di potere mediatici e imprenditoriali considerano che sia meglio il poco che il nulla.

La figura di Machado accumula 20 anni di esperienza nella politica venezuelana, che include il suo passaggio in varie fondazioni e ONG, Súmate la più rappresentativa per i suoi legami con gli USA, prima di lanciarsi alla politica formale. È stata deputata all’Assemblea Nazionale eletta nel 2010 e nel 2012, ha partecipato alle primarie dell’opposizione per la candidatura presidenziale, rimanendo tra gli ultimi posti con solo il 3% dei voti.

Sebbene il concetto di outsider sia molto dibattuto negli spazi politici, mediatici e accademici, esistono alcune condizioni generali per inquadrare qualcuno in detta posizione. In generale, outsider si riferisce a una figura dirompente, nuova nel panorama degli attori tradizionali e che emerge da fronti esterni alla politica in senso stretto: dallo spettacolo, dal mondo degli affari, dallo sport, ecc.

Perché qualcuno sia un outsider, deve partire da un legame politico periferico, se non inesistente, in modo che il suo salto a una candidatura generi un effetto di tensione, polarizzazione e trascinamento del consenso in tutto lo spettro politico e ideologico stabilito. D’altra parte, un outsider non dovrebbe essere legato a precedenti progetti governativi perché quell’appartenenza lo presenterebbe come un fattore identico a ciò che è già noto.

Come è logico, nessuna di queste caratteristiche corrisponde a María Corina Machado, che non solo ha una lunga carriera bensì ha anche partecipato alle primarie e ottenuto cariche elettorali pubbliche. Il suo programma di privatizzazione aggressive e smantellamento dello Stato non è una nuova proposta che colga di sorpresa la popolazione venezuelana.

IL GIOCO PERCETTIVO DEI SONDAGGI

 

Diverse società di sondaggi hanno lanciato sondaggi che collocano Machado come la prima nell’intenzione di voto per le primarie delle opposizioni. Datoworld le dà il 20%, ConsuCampo Consultores il 31%, Delphos il 37,5%, More Consulting il 36%, Datincorp il 17% e Meganálisis il 16%.

Gli stessi sondaggi danno anche Benjamín Rausseo, noto a livello nazionale per il suo personaggio comico “Er Conde del Guácharo”, al secondo posto, relativamente vicino o lontano, a seconda del sondaggista, dalla dirigente di Vente Venezuela (VV).

Il “consenso generalizzato” dei sondaggisti su una Machado all’avanguardia nell’intenzione di voto è un modo artificiale di proiettare che detta gerarchizzazione corrisponda all’outsider che l’elettorato sta cercando. Il fatto che, da parte sua, Rausseo sia al secondo posto in quasi tutti i sondaggi rafforza questa premessa fabbricata.

Tale ferrea unità di campioni e risultati espone un tentativo di uniformare l’opinione pubblica a favore di quella di VV, a cui si attribuisce anche un potere di agglutinazione e mobilitazione che non trova fondamento nella pratica quotidiana del suo partito con poca militanza e poco potere di convocazione territoriale, secondo quanto si può vedere nei loro eventi pubblici, riunioni e tentativi forzati di “atti di massa”.

Dalla parte di questo movimento, un Rosales o un Capriles, le uniche due figure dell’opposizione che hanno sfidato il chavismo per la presidenza nella sua storia, hanno beneficiato ben poco nei risultati dei sondaggi. Il raggiungimento di ciò non richiede nemmeno ulteriore manipolazione ma, allo stesso tempo, mostra un pregiudizio quantitativo: in termini di macchinario, bisognerebbe tenere conto del fatto che Rosales è stato il governatore dell’opposizione con più voti alle ultime elezioni regionali e che, anche nel bel mezzo del suo deterioramento, Capriles ha appena umiliato Carlos Ocariz e Juan Pablo Guanipa nella recente consultazione interna di PJ.

In entrambi i casi, distribuendo simmetricamente eventuali perdenti e vincitori, i sondaggisti cercano di configurare una tabella di preferenze in cui María Corina Machado e Rausseo, “rappresentanti” del clima outsider, disputano e realizzano la profezia che si autoavvera di un rinnovamento dei volti e della dirigenza. In questo modo, condizionano il comportamento dell’elettore e si uniscono a una spinta mediatica che, nel caso di María Corina, è guidata da El País, Bloomberg e altre agenzie e media di ampia portata internazionale.

CONCLUSIONE PROVVISORIA

 

Sebbene la manovra attraverso i sondaggisti, media e soggettività dell’opinione pubblica abbia come orizzonte María Corina Machado, la questione dell’outsider non è esaurita né è da considerarsi conclusa, anzi tutto il contrario: il movimento riflette che questo arco di possibilità è troppo aperto, ha una composizione fragile e l’evoluzione stessa della situazione politica, come una definitiva stagnazione del Tavolo di Dialogo in Messico o la sua riattivazione, una maggiore escalation della rivalità tra i precandidati, o la stessa risoluzione finale su un’eventuale accompagnamento del CNE può provocare un cambio tettonico nel campo delle aspirazioni e delle preferenze.

Come rivela una pubblicazione del Centro Studi Politici dell’Università Cattolica Andrés Bello (UCAB), la questione rientra nella discussione quotidiana di consiglieri, attori politici ed eventi di discussione delle opposizioni, secondo la quale si delinea che persino l’outsider non deve essere una persona bensì un gruppo di persone o un programma di governo con idee attraenti. Questo gioco fabbricato di percezioni, che alimenta la ricerca di un referente esterno al fallimento delle dirigenze delle opposizioni negli ultimi anni, potrebbe essere in incubazione all’interno della “società civile”, a maggior ragione ora che ha un flusso ininterrotto di risorse dagli USA e l’Unione Europea, che può essere lanciato per creare un quadro artificiale di rinnovamento e fiducia.


LAS ENCUESTAS Y EL CLIMA OUTSIDER EN VÍA A LAS PRIMARIAS OPOSITORAS

 

Sobre la base de un juego perceptivo a través de mediciones y encuestas se está intentando rearmar el liderazgo opositor de cara a las elecciones presidenciales, con una intención más que evidente de proyectar a María Corina Machado por encima del resto. De las razones de este propósito, sus mecanismos y el entorno de primarias, más el clima outsider, va este artículo.

UN POCO DE HISTORIA RECIENTE

Luego de que a finales del año pasado los partidos tradicionales nucleados en el G3 (Acción Democrática, Un Nuevo Tiempo y Primero Justicia) dieron clausura definitiva al ya extinto “proyecto Guaidó”, el universo opositor volvió a experimentar un desplome anímico, quizás solo comparable con la derrota de Henrique Capriles en 2013 frente al presidente Nicolás Maduro.

El reflejo depresivo y desmovilizador de un nuevo momento “estuvimos casi a punto de lograrlo” esta vez vino con el agregado de completar un circuito de pérdida de confianza y crisis de credibilidad que alcanzó al último actor que faltaba: el partido de Leopoldo López, Voluntad Popular (VP).

El experimento VP, que había tomado el mando de la coalición antichavista desde 2014 hasta la apuesta del interinato fake, apoyándose en un Acción Democrática (AD) de Henry Ramos Allup y Un Nuevo Tiempo (UNT) de Manuel Rosales que no gozaban de buena imagen desde principios de siglo, y en un Capriles que había perdido arrastre con sus dos derrotas presidenciales frente al chavismo, tampoco salió ileso al protagonizar una seguidilla de fracasos desde 2019 hasta 2022.

En el arco que va desde la Operación Libertad hasta Gedeón y los escándalos de corrupción en Monómeros, VP perdió progresivamente aquel atributo que los diferenciaba, yacimiento de su caudal político: no haber fracasado estrepitosamente como el resto.

Los últimos días del año pasado confirmaron, para el concierto opositor, que VP era más de lo mismo aun cuando asaltaron la sala de máquinas de la “unidad opositora” atacando abiertamente a los “moderados”, toda vez que participarían posteriormente en eventos electorales recientes a pesar de que habían jurado nunca hacerlo.

Aunque la “dinámica legislativa” de lo que eufemísticamente se dio a llamar “Asamblea Nacional de 2020” era totalmente ilusoria, haber enterrado el “proyecto Guaidó” a pocos días de terminar el año abonaba la también ilusoria premisa de un nuevo comienzo en 2023, bajo la conducción de la remasterizada Plataforma Unitaria de Venezuela, nombre con el cual el G3 se buscó reposicionar con la Mesa de Diálogo Nacional en México como telón de fondo.

El pretexto para vender una nueva esperanza de armonía interna y reconstrucción sobre un piso sano no era otro que las próximas elecciones presidenciales pautadas para 2024. Ante la urgencia que impone el tiempo político y electoral, organizaron un cronograma de primarias, a realizarse en octubre de este año, en las cuales se han inscrito al menos una veintena de precandidatos.

LOS LÍMITES DE LO SIMBÓLICO

Sin embargo, el problema de la propuesta opositora no es de método sino de credibilidad de las figuras que la integran. Las primarias, las consultas internas o la elección por consenso de un candidato unitario, opción que en algún momento se manejó, no alteran el resultado.

Llevar a cabo unas primarias donde participan los mismos referentes políticos de siempre, signados por fracasos recientes o antiguos frescos todavía en la memoria, sólo agudiza la percepción de que no existen vías de renovación política e ideológica, del propio curso de acción, en el corto y mediano plazo.

Y si, además, se incluyen las disputas internas sobre si las primarias deben contar o no con el apoyo técnico del Consejo Nacional Electoral (CNE), el intento de dibujar un nuevo horizonte de unidad opositora en torno a una figura que representaría el consenso general de su fragmentado universo termina antes de empezar, e incluso antes de los resultados.

En política todo clima es artificial. Aun cuando una percepción específica sobre la política se fundamente en aspectos reales, su forma de representarse, su orientación depende de la intervención de agentes sociales de peso: Medios, líderes de opinión, encuestadoras, etcétera.

EL CLIMA OUTSIDER Y SUS FALSAS PREMISAS

En medio del contexto de descreimiento social hacia la constelación política opositora, la apuesta por construir una oferta de “renovación” dentro de lo ya existente está dirigida hacia María Corina Machado. Resulta difícil, casi una ofensa a la memoria el planteamiento, pero el cálculo de algunos círculos de poder mediáticos y empresariales consideran que es su “peor es nada”.

La figura de Machado acumula 20 años de recorrido en la política venezolana, en el que se incluye su paso por varias fundaciones y ONG, Súmate la más representativa por sus conexiones con Estados Unidos, antes de lanzarse a la política formal. Fue diputada a la Asamblea Nacional electa en el año 2010 y en 2012 participó en las primarias opositoras para la candidatura presidencial, cuando quedó en los últimos lugares con tan solo 3% de los votos.

Aunque el concepto outsider es muy debatido en espacios políticos, mediáticos y académicos, existen ciertas condiciones generales para enmarcar a alguien en dicha posición. Por lo general, outsider hace referencia a una figura disruptiva, nueva en el paisaje de actores tradicionales y que emerge desde frentes externos a la política en sentido estricto: El entretenimiento, el mundo de los negocios, el deporte, etcétera.

Para que alguien sea un outsider debe partir de una vinculación política periférica, cuando no inexistente, para que su salto a una candidatura genere un efecto de tensión, polarización y arrastre de apoyo en todo el espectro político e ideológico establecido. Por otro lado, un outsider no debe estar vinculado con proyectos gubernamentales anteriores porque esa pertenencia lo presentaría como un factor idéntico a lo ya conocido.

Como es lógico, ninguna de estas características se corresponden con María Corina Machado, quien no solo tiene una amplia trayectoria sino que ha disputado primarias y obtenido cargos de elección pública. Su programa de privatizaciones agresivas y desmantelamiento del Estado tampoco es una propuesta novedosa que agarre por sorpresa a la población venezolana.

EL JUEGO PERCEPTIVO DE LAS ENCUESTAS

Varias encuestadoras han estado lanzando sondeos que ubican a Machado como primera en intención de voto para las primarias opositoras. Datoworld le da 20%, ConsuCampo Consultores 31%, Delphos 37,5%, More Consulting 36%, Datincorp 17% y Meganálisis 16%.

Los mismos sondeos también dan a Benjamín Rausseo, conocido a escala nacional por su personaje de comedia “Er Conde del Guácharo”, en segundo lugar, relativamente cerca o lejos, dependiendo de la encuestadora, de la lideresa de Vente Venezuela (VV).

El “consenso generalizado” de las encuestadoras sobre una Machado a la vanguardia en la intención de voto es una forma artificial de proyectar que dicha jerarquización se corresponde con el outsider que busca el electorado. Que, por su parte, Rausseo esté de segundo lugar en casi todos los sondeos refuerza esa premisa fabricada.

Tal unidad férrea de muestras y resultados expone un intento de homologar la opinión pública a favor de la de VV, a quien se le atribuye, además, un poder de aglutinación y movilización que no tiene asidero en la práctica cotidiana de su partido de escasa militancia y poco poder de convocatoria territorial, según lo que se deja ver en sus eventos públicos, reuniones e intentos forzados de “actos de masas”.

En el costado de este movimiento, un Rosales o un Capriles, las únicas dos figuras opositoras que le han disputado la presidencia al chavismo en su historia, salen muy poco beneficiados en los resultados de las encuestas. Conseguir eso tampoco requiere de mayor manipulación, pero a su vez evidencia un sesgo de carácter cuantitativo: en términos de maquinaria habría que contar con el hecho de que Rosales fue el gobernador opositor con más votos en las últimas elecciones regionales y que, aun en medio de su deterioro, Capriles acaba de humillar a Carlos Ocariz y a Juan Pablo Guanipa en la reciente consulta interna de PJ.

En ambos casos, distribuyendo simétricamente a eventuales perdedores y ganadores, las encuestadoras intentan configurar un cuadro de preferencias en el que María Corina Machado y Rausseo, en “representación” del clima outsider, despuntan y llevan a cabo la profecía autocumplida de una renovación de rostros y liderazgos. De esta forma, condicionan el comportamiento del votante y se afilian a un empuje mediático que, en el caso de María Corina, es capitaneado por El País, Bloomberg y otras agencias y medios de amplio alcance internacional.

CONCLUSIÓN PROVISIONAL

Aunque la maniobra mediante encuestadoras, medios y sujetividades de la opinión pública tiene a María Corina Machado como horizonte, la cuestión del outsider ni está agotada ni debe darse por concluida, sino todo lo contrario: el movimiento refleja que ese arco de posibilidades está demasiado abierto, tiene una composición frágil y la propia evolución de la coyuntura política, como un estancamiento definitivo de la Mesa de Diálogo en México o su reactivación, un mayor escalamiento de la rivalidad entre precandidatos, o la propia resolución final sobre un eventual acompañamiento del CNE pueden provocar un cambio tectónico en el terreno de las aspiraciones y preferencias.

Como deja ver una publicación del Centro de Estudios Políticos y de Gobierno de la Universidad Católica Andrés Bello (UCAB), el tema forma parte de la discusión cotidiana de asesores, actores políticos y eventos de discusión opositoras, según la cual se perfila que incluso el outsider no tiene por qué ser una persona sino un grupo de ellas o un programa de gobierno con ideas atractivas. Este juego fabricado de percepciones, que atiza la búsqueda de un referente externo al fr acaso de los liderazgos opositores en los últimos años, podría estarse incubando en el seno de la “sociedad civil”, más ahora que cuenta con un flujo ininterrumpido de recursos desde Estados Unidos y la Unión Europea, el cual puede ser lanzado para crear un cuadro artificial de renovación y confianza.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.