Le chiavi e le tappe fondamentali dell’era Maduro

 misionverdad.com

Al di là del suo arco temporale, ciò che definisce un’epoca è il peso storico del suo sviluppo e il modo in cui impatta sull’immaginario collettivo. Quasi 10 anni dopo essere stato eletto presidente in circostanze senza precedenti e devastanti come quelle che hanno coinvolto la morte di Hugo Chávez, Nicolás Maduro ha plasmato un nuovo periodo politico ed economico in Venezuela.

Il paese ha schivato i tentativi di ricolonizzazione e violenti cambi di regime, e ha così mantenuto la sua esistenza come repubblica indipendente in linea con la massima chavista di preservare la sovranità a tutti i costi.

 

  1. AUTORITÀ E COSTRUZIONE DELLA DIRIGENZA PER L’UNITÀ

 

Sebbene banale per la sua saturazione e uso eccessivo, quella frase del leader rivoluzionario russo Vladimir Ilich Ulyanov (Lenin) che “ci sono decenni in cui non accade nulla; e ci sono settimane in cui passano decenni”, potrebbe ancora avere una qualche utilità per illustrare il passato recente della nazione venezuelana.

In effetti gli ultimi anni sono sembrati decenni per la moltitudine di eventi inediti ed esistenziali che hanno messo in pericolo, non di rado, il destino del Paese così come lo conosciamo in termini di struttura materiale e sociale.

L’elezione di Maduro a presidente, nel 2013, partiva da un piano di legittimità originale fornito da Hugo Chávez che, nel suo ultimo discorso pubblico in quel giorno di incertezza e di difficile digestione, quale fu l’8 dicembre 2012, chiese al popolo venezuelano di sostenerlo come successore.

Quella forza iniziale, unita alla forza giuridica che gli conferì la vittoria alle urne, ha segnato l’inizio della sua guida di governo. Tuttavia, ciò che mancava da completare in termini di autorità di Stato e leadership politica fu un prodotto del merito individuale.

Il processo fino a quel punto non è stato lineare. Per affermarsi, finalmente, come dirigente indiscusso del chavismo, Maduro ha dovuto affrontare le sfide che ogni dirigente che cerca di costruire la propria autorità con propri mezzi deve affrontare, nel quadro di una nuova offensiva di tutto o niente da parte di Washington.

Per questo, il presidente è andato progressivamente costruendo la sua identità di discorso ed azione, consapevole che, con il passare del tempo, la spinta di legittimità del successore doveva essere compensata con uno stile personale.

Maduro ha messo insieme il suo modo di governare sul campo, nel bel mezzo dei punti culminanti della guerra ibrida contro il Venezuela: la Rivoluzione Colorata, del 2014, la sua versione in guerra non convenzionale, nel 2017, e il “Progetto Guaidó”, del 2019.

Ha risposto a queste sfide con tre manovre tattiche coerentemente articolate:

1) Determinazione e fermezza nella risposta in un’ottica di contenimento della violenza, senza superare la legalità costituzionale.

2) Configurazione di opzioni di dialogo/negoziazione per costruire la stabilità post-conflitto.

3) Mobilitazione e rimoralizzazione delle basi del chavismo in virtù della conservazione della sua coesione monolitica.

L’ultimo aspetto richiede un approccio speciale perché allude alla dinamica interna al chavismo —a livello sociale e di partito— e all’importanza che ha avuto per il consolidamento dell’autorità politica di Maduro, al di sopra di quella istituzionale derivante dalla sua carica.

Il presidente, nei momenti di massima tensione, ha privilegiato il legame sentimentale del chavismo di base con la figura di Hugo Chávez e, in questo modo, è riuscito a collegare narrativamente lo scontro più attuale con l’arco storico di aggressioni contro la Rivoluzione Bolivariana. Ha ottenuto, così, una fonte di integrità morale per prolungare la vocazione di resistenza del chavismo.

L’impronta psicologica del caudillo che si annida nella memoria collettiva del Paese fin dai primi momenti della lotta per l’indipendenza è stata utilizzata per trasmettere fiducia e sicurezza nel chavismo, con il quale ha anche ridotto politicamente le tendenze e le fazioni che lo sottovalutavano fin dall’inizio mediante un’odiosa narrazione comparativa che sfruttava le eccezionali caratteristiche di Chávez per degradarlo.

La determinazione ad agire nei momenti critici di violenza, la fermezza del suo comportamento nelle sue apparizioni pubbliche nei media, e la sicurezza con cui tracciava la via d’uscita dal caos fabbricato in eventi di massa e mobilitazioni, hanno avuto un impatto politico fondamentale nel conservare un’unità e un impegno per la stabilità che passava per la sua persona.

Così, nella misura in cui trasformava la resistenza in un fatto partecipativo di ampia portata sociale, ha alimentato la fiducia intorno alle sue decisioni e misure per superare i vari episodi di destabilizzazione.

La ricomposizione politica, sociale ed elettorale del chavismo, intrapresa dalla sconfitta alle elezioni parlamentari del 2015, è stata una delle strategie di Maduro con cui ha dimostrato la capacità di orientare il processo di fronte al terreno svantaggiato che si prospettava. Da lì, resistendo a un nuovo impulso di destabilizzazione per fasi, il presidente ha mantenuto l’armonia e l’azione coordinata dello Stato in virtù di preservare la stabilità istituzionale e ha allineato l’intero corpo politico del governo e del chavismo in funzione delle sue decisioni strategiche, fossero esse elettorali o politiche.

I risultati, già a questo punto, parlano da sé: il chavismo continua a governare, rafforzato nella sua unità organica e definendo i tempi della politica nazionale.

 

  1. NUOVA GESTIONE ECONOMICA O COME AMMINISTRARE UN PAESE BLOCCATO SENZA RENDITA

 

Per un paese come il Venezuela, il cui metabolismo economico è storicamente dipeso dalla rendita petrolifera captata dai mercati internazionali, un brusco cambio di questa variabile è la cosa più simile ad un terremoto. È quello che è successo nel Paese a seguito dell’esteso blocco economico, finanziario e commerciale applicato contro di esso da Washington, dal 2014 in poi, che ha portato le entrate petrolifere ad un minimo catastrofico di 700 milioni di $, nel 2020.

La rendita non è solo una questione economica, bensì anche politica, poiché le risorse disponibili dalle esportazioni di petrolio determinano la portata e l’impatto delle politiche pubbliche che si applicano in termini di redistribuzione della ricchezza e distribuzione sociale equilibrata del reddito nazionale.

Il paese, economicamente parlando, è molto diverso nell’era Maduro che nell’era Chávez. L’implacabile vessazione per distruggere gli introiti petroliferi, per isolare la repubblica dai sistemi di pagamento internazionali e congelare sia i canali di credito che i beni patrimoniali all’estero, siano essi società —Monómeros, Citgo— o riserve liquide —oro depositato presso la Banca d’Inghilterra, fondi di garanzia in banche internazionali—, ha portato con sé un periodo di inflazione caotica, carenza di beni e servizi e recessione economica.

Per invertire lo scenario dei numeri rossi nell’economia, il presidente è stato costretto a cercare meccanismi e metodi di azione differenti, senza il sostegno della rendita che ha avuto Chávez, per formulare la sua politica economica di espansivi investimenti sociali.

Il nuovo calcolo doveva essere sofisticato poiché supponeva mantenere le politiche sociali fondamentali della Rivoluzione Bolivariana in parallelo con una modifica pragmatica e controllata della matrice economica basata su iniezioni di capitali dal settore privato, aumento dell’attività commerciale e revoca di restrizioni sul mercato cambiario e le transazioni sempre più significative in valuta estera.

In assenza di una rendita prospera, il presidente nazionale ha dovuto mantenere una gestione equilibrata tra pragmatismo per allineare il settore imprenditoriale verso un’agenda di crescita generale basata sul recupero del benessere e il consolidamento di piani sociali globali per la popolazione.

La visione di breve e medio termine di Maduro consisteva che le misure pragmatiche volte ad accelerare la crescita dell’attività economica creassero le basi per una diversificazione dell’apparato produttivo e un ampliamento delle capacità di raccolta, sostitutive della rendita petrolifera come via d’ingresso centrale delle politiche pubbliche.

Questo ripensamento dottrinale, base dell’interazione tra il pragmatismo e le linee programmatiche storiche del chavismo in materia di redistribuzione della ricchezza, ha fatto sì che il Venezuela, alla fine del 2021, uscisse ufficialmente dal quadro di  iperinflazione e recessione economica che ha determinato il corso economico negli anni precedenti, dal 2017.

Il cambiamento della matrice reddituale ha proiettato l’economia venezuelana verso un nuovo quadro di crescita, aumento della produttività e diversificazione che, nonostante le ripercussioni negative del blocco e dei mutamenti del commercio petrolifero internazionale alla luce del conflitto in Ucraina, ha consolidato le sue basi di fattibilità a medio termine.

Sì, c’era un futuro oltre la rendita, e Maduro lo ha dimostrato.

 

  1. RIATTUALIZZAZIONE DELLO SPIRITO COSTITUENTE

 

Con l’insediamento dell’Assemblea Nazionale Costituente, a metà del 2017, non solo si è concluso il ciclo di violenza armata, terrorismo e destabilizzazione di quell’anno.

La scelta strategica di costruire un nuovo quadro politico e istituzionale per l’azione di governo, di carattere plenipotenziario, in virtù di un totale ordinamento dello scenario del confronto, fondato sulla legittimità elettorale e sulla mobilitazione sociale per il salvataggio della pace e della stabilità, non si è esaurito unicamente a tale scopo bensì è stato il modello dottrinale delle innovazioni politiche di Maduro negli ultimi tempi.

Il presidente venezuelano ha intrapreso un percorso di nuove tecnologie di potere e di governo che hanno al centro il segno costituente originario di Chávez e della Rivoluzione Bolivariana.

Ad esempio, con la creazione del Carnet de la Patria, che rappresenta una maturazione della strategia di info-governo dello Stato venezuelano, il presidente è riuscito a convogliare le risorse pubbliche in modo ottimale ed equilibrato rompendo l’inerzia della gestione pubblica, gli ostacoli della burocratizzazione e si è riconnesso con le richieste pratiche della popolazione.

La chiave costituente di questo ripensamento della gestione politica delle scarse risorse finanziarie è ricaduto in un rafforzamento diretto del chavismo organizzato, che da quel momento in poi ha contato su una piattaforma per coordinarsi in modo più efficiente. Il Governo bolivariano non solo ha acquisito uno strumento per ottimizzare le risorse, ma anche la struttura del chavismo a valle – consigli comunali, comuni, ecc. – ha rafforzato il suo potere nel territorio e l’armonizzazione delle principali linee di politica sociale.

I CLAP, che nel momento peggiore della crisi hanno rappresentato un vitale canale di ossigeno per quanto riguarda il diritto al cibo, sconvolto dalla guerra interna dei distributori, dai prezzi elevati e dal blocco delle importazioni, anche si integrano nelle nuove tecnologie di governo costituente che il ramo esecutivo ha dato forma.

Con questa formula di organizzazione  popolare, Maduro ha individuato un’alternativa complementare di distribuzione e fornitura di alimenti al di fuori di uno Stato perforato da burocrazia e inefficienza varie, delegando all’aggregazione comunitaria la gestione dei dettagli metodologici e territoriali del piano, mentre le istituzioni dello Stato in campo alimentare operavano in coordinamento per evitare che il flusso di alimenti e beni di prima necessità venissero colpiti.

Esperienze di questo tipo sono i precedenti di innovazioni più recenti sul fronte della gestione pubblica. La strategia di governo dell’1×10, in parallelo alla piattaforma per la conta dei reclami via digitale promossa attraverso l’applicazione VenApp, costituisce un riaggiornamento dei percorsi di azione politica costituente potenziata dai vantaggi offerti dalle nuove tecnologie di trasmissione ed elaborazione dei big data.

L’era Maduro, riassumendo, è stata caratterizzata economicamente da un rilancio dottrinale e da nuovi quadri di approccio economico che dipendono dal consolidamento del mutamento della matrice della rendita, con i buoni risultati che si stanno dando; politicamente, dal consolidamento della sua dirigenza e crescita dell’autorità che lo hanno convertito in attore di consenso del chavismo e arbitro delle regole del gioco della politica in generale; e nella gestione pubblica, per l’innovazione costituente e la configurazione di moderne tecnologie di potere e governo che stabiliscono modalità alternative di interlocuzione, dialogo e connessione sociale e popolare, in una prospettiva di lungo periodo di consolidamento di un’arte di governo in accordo con i tempi.


LAS CLAVES Y LOS HITOS DE LA ERA MADURO

 

Más allá de su amplitud temporal, lo que define una era es la carga histórica de su desarrollo y la forma en que impacta el imaginario colectivo. A casi 10 años de haber sido electo presidente en circunstancias tan inéditas y demoledoras como las que envolvieron la muerte de Hugo Chávez, Nicolás Maduro ha dado forma a un nuevo periodo político y económico en Venezuela.

El país ha esquivado los intentos de recolonización y cambio de régimen violento, y así ha mantenido su existencia como república independiente en línea con la máxima chavista de preservar la soberanía a toda costa.

  1. AUTORIDAD Y CONSTRUCCIÓN DE LIDERAZGO PARA LA UNIDAD

Aunque manida por su saturación y sobreuso, aquella frase del líder revolucionario ruso Vladímir Ilich Uliánov (Lenin) de que “hay décadas en las que no pasa nada; y hay semanas cuando pasan décadas”, todavía podría tener cierta utilidad para ilustrar el pasado reciente de la nación venezolana.

Efectivamente, los últimos años han parecido décadas por la multitud de acontecimientos inéditos y existenciales que han puesto en peligro, no pocas veces, el destino del país tal y como lo conocemos en cuanto a estructura material y social.

La elección de Maduro como presidente en 2013 partía de un piso de legitimidad original provisto por Hugo Chávez quien, en su última alocución pública aquel día de incertidumbre y difícil digestión que fue el 8 de diciembre de 2012, pidió a la población venezolana que lo apoyara como sucesor.

Esa fortaleza inicial, aunada al vigor legal que le confirió la victoria en las urnas, marcó el inicio de su jefatura de gobierno. Sin embargo, lo que faltaba por completar en términos de autoridad de Estado y liderazgo político fue un producto de mérito individual.

El proceso hasta ese punto no fue lineal. Para construirse finalmente como líder indiscutido del chavismo, Maduro tuvo que navegar por los desafíos que todo dirigente que busca construir su autoridad con medios propios enfrenta, en el marco de una nueva ofensiva de todo o nada por parte de Washington.

Para ello, el presidente fue construyendo progresivamente su identidad de discurso y acción a sabiendas de que, en el transcurrir del tiempo, el empuje de legitimidad del sucesor debía ser compensado con un estilo personal.

Maduro armó su forma de gobernar en el terreno, en medio de los puntos clímax de la guerra híbrida contra Venezuela: Revolución de colores del año 2014, su versión en guerra no convencional en 2017 y “proyecto Guaidó” de 2019.

A esos retos respondió con tres maniobras tácticas coherentemente articuladas:

Determinación y firmeza en la respuesta con vistas a contener la violencia, sin rebasar la legalidad constitucional.

Configuración de opciones de diálogo/negociación para construir una estabilidad posconflicto.

Movilización y remoralización de las bases del chavismo en virtud de preservar su cohesión monolítica.

El último aspecto requiere un abordaje especial porque alude a la dinámica interna del chavismo —a nivel social y partidista— y a la importancia que tuvo para la consolidación de la autoridad política de Maduro, por encima de la institucional proveniente de su cargo.

El mandatario, en momentos de máxima tensión, privilegió la conexión sentimental del chavismo de base con la figura de Hugo Chávez y de esta forma logró conectar narrativamente la confrontación más actual con el arco histórico de agresiones contra la Revolución Bolivariana. De esta manera consiguió una fuente de entereza moral para prolongar la vocación de resistencia del chavismo.

La huella psicológica del caudillo que anida en la memoria colectiva del país desde los primeros momentos de la lucha por la independencia fue aprovechada para transmitir confianza y seguridad en el chavismo, con lo cual también redujo políticamente las tendencias y facciones que lo subestimaron desde el principio mediante un relato comparativo odioso que instrumentalizaba las características excepcionales de Chávez para degradarlo.

La determinación para actuar en momentos críticos de violencia, la firmeza de su comportamiento en sus apariciones públicas en medios y la seguridad con la que dibujaba la ruta de salida al caos fabricado en eventos de masas y movilizaciones, tuvieron un impacto político fundamental en conservar una unidad y una apuesta por la estabilidad que pasaba por su persona.

Así, en la medida en que transformaba la resistencia en un hecho participativo de amplio alcance social, abonaba la confianza en torno a sus decisiones y medidas para superar los diversos episodios de desestabilización.

La recomposición política, social y electoral del chavismo, emprendida desde la derrota en las elecciones parlamentarias de 2015, fue una de las estrategias de Maduro con la cual demostró capacidad de orientación del proceso frente al terreno de desventaja que se planteaba. A partir de allí, resistiendo un nuevo impulso de desestabilización por fases, el presidente sostuvo l a armonía y actuación coordinada del Estado en virtud de preservar la estabilidad institucional y alineó a todo el cuerpo político del gobierno y el chavismo en función de sus decisiones estratégicas, bien fueran electorales o políticas.

Los resultados, ya en este punto, hablan por sí solos: El chavismo continúa gobernando, fortalecido en su unidad orgánica y definiendo los tiempos de la política nacional.

  1. NUEVA GESTIÓN ECONÓMICA O CÓMO ADMINISTRAR UN PAÍS BLOQUEADO SIN RENTA

Para un país como Venezuela, cuyo metabolismo económico ha dependido históricamente de la renta petrolera captada de los mercados internacionales, un cambio abrupto en esta variable es lo más parecido a un terremoto que pueda haber. Esto fue lo que ocurrió en el país producto del extenso bloqueo económico, financiero y comercial aplicado en su contra por Washington desde 2014 en adelante, que llevó los ingresos petroleros a un mínimo catastrófico de 700 millones de dólares en el año 2020.

La renta no es sólo una cuestión económica sino también política ya que los recursos disponibles por concepto de exportación petrolera determinan el alcance y el impacto de las políticas públicas que se aplican en términos de redistribución de la riqueza y asignación social equilibrada del ingreso nacional.

El país económicamente hablando es muy diferente en la era Maduro que en la era Chávez. El acoso sin cuartel para destruir los ingresos petroleros, para aislar a la república de los sistemas de pago internacional y congelar tanto las vías de crédito como los activos patrimoniales en el extranjero, sean empresas —Monómeros, Citgo— o reservas líquidas —oro depositado en el Banco de Inglaterra, fondos de garantía en bancos internacionales—, trajo consigo un periodo de inflación caótica, escasez de bienes y servicios y recesión económica.

Para revertir el escenario de números rojos de la economía, el presidente se vio obligado a buscar mecanismos y métodos de acción distintos, sin el apoyo de la renta que tuvo Chávez, en aras de formular su política económica de inversión social expansiva.

El nuevo cálculo debía ser sofisticado pues suponía mantener las políticas sociales fundamentales de la Revolución Bolivariana en paralelo con una modificación pragmática y controlada de la matriz económica basada en inyecciones de capitales del sector privado, aumento de la actividad comercial y levantamiento de restricciones sobre el mercado cambiario y las transacciones cada vez más representativas en moneda extranjera.

A falta de una renta boyante, el primer mandatario nacional tuvo que mantener un manejo equilibrado entre pragmatismo para alinear al sector empresarial hacia una agenda de crecimiento general basado en la recuperación del bienestar, y la consolidación de los planes sociales integrales hacia la población.

La visión de corto y mediano plazo de Maduro consistió en que las medidas pragmáticas en búsquedas de la aceleción del crecimiento de la actividad económica crearían las bases para una diversificación del aparato productivo y una expansión de las capacidades de recaudación, sustitutos de la renta petrolera como vía de ingreso central de las políticas públicas.

Este replanteamiento doctrinal, base de interacción entre el pragmatismo y las directrices programáticas históricas del chavismo relativas a la redistribución de la riqueza, condujo a que a finales de 2021 Venezuela saliera oficialmente del cuadro de hiperinflación y recesión económica que determinó el curso económico en años anteriores, desde 2017.

El cambio de la matriz de ingresos ha proyectado la economía venezolana hacia un nuevo marco de crecimiento, aumento de la productividad y diversificación que, pese a las repercusiones negativas provenientes del bloqueo y de los cambios del comercio petrolero internacional a la luz del conflicto en Ucrania, ha consolidado sus bases de viabilidad en el mediano plazo.

Sí había futuro más allá de la renta, y Maduro lo demostró.

  1. REACTUALIZACIÓN DEL ESPÍRITU CONSTITUYENTE

Con la instalación de la Asamblea Nacional Constituyente a mediados de 2017 no sólo se dio fin al ciclo de violencia armada, terrorismo y desestabilización de ese año.

La decisión estratégica de construir un nuevo marco político e institucional para la acción gubernamental, de carácter plenipotenciario, en virtud de ordenar totalmente el escenario de confrontación, basado en la legitimidad electoral y la movilización social por el rescate de la paz y la estabilidad, no se agotó únicamente en ese propósito sino que ha sido el molde doctrinal de las innovaciones políticas de Maduro en tiempo reciente.

El mandatario venezolano ha emprendido una ruta de nuevas tecnologías de poder y gobierno que llevan en su núcleo el signo constituyente original de Chávez y la Revolución Bolivariana.

Por ejemplo, con la creación del Carnet de la Patria, que representa una maduración de la estrategia de infogobierno del Estado venezolano, el presidente logró canalizar los recursos p úblicos de forma optimizada y equilibrada rompiendo la inercia de la gestión pública, los obstáculos de la burocratización y se reconectó con las demandas prácticas de la población.

La clave constituyente de ese replanteamiento de la gestión política de recursos financieros escasos recayó en un empoderamiento directo del chavismo organizado, que a partir de ahí contaba con una plataforma para coordinarse de una forma más eficiente. El Gobierno Bolivariano no sólo ganó un instrumento de optimización de recursos sino que la estructura del chavismo aguas abajo —consejos comunales, comunas, etcétera— afianzó su poder en el territorio y la armonización de las líneas maestras de la política social.

Los CLAP, que en el peor momento de la crisis representaron una vía de oxígeno vital respecto al derecho a la alimentación, trastocado por la guerra interna de distribuidores, los altos precios y el bloqueo a las importaciones, también se integran a las nuevas tecnologías de gobierno constituyente a las que el poder ejecutivo dio forma.

Con esta fórmula de organización popular, Maduro encontró un alternativa complementaria de distribución y suministro de alimentos al margen de un Estado perforado por bucrocratismo e ineficiencias varias, y delegó en la agregación comunitaria la gestión de los detalles metodológicos y territoriales del plan, mientras las instituciones del Estado del ámbito alimentario operaban coordinadamente para evitar que el flujo de alimentos y bienes básicos se vieran torpedeados.

Experiencias de este tipo son los antecedentes de innovaciones más recientes en el frente de la gestión pública. La estrategia de gobierno del 1×10, en paralelo con la plataforma de recuento de reclamos vía digital impulsada a través de la aplicación VenApp, constituye una reactualización de las vías de acción política constituyente potenciada por las ventajas que ofrecen las nuevas tecnologías de transmisión y procesamiento de datos masivos.

La era Maduro, resumiendo, se ha caracterizado en lo económico por un reimpulso doctrinal y nuevos marcos de abordaje económico que dependen del afianzamiento del cambio de la matriz rentista, con los buenos resultados que se han venido dando; en lo político por una consolidación de su liderazgo y crecimiento de la autoridad que lo han convertido en actor de consenso del chavismo y árbitro de las reglas de juego de la política en general; y en la gestión pública, por la innovación constituyente y la configuración de modernas tecnologías de poder y gobierno que establecen vías de interlocución, diálogo y conexión social y popular alternativas, de cara a una perspectiva a largo plazo de consolidación de un arte de gobierno acorde con los tiempos.

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