Contro la discriminazione razziale si deve lottare ogni giorno

«È troppo grande il debito del mondo contro le vittime del razzismo. Un altro mondo migliore è possibile», ha dichiarato Díaz-Canel

 

Non dovrebbe passare un giorno senza fare qualcosa per eliminare la discriminazione razziale.

Proprio questo 21 marzo, quando per risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU, 57 anni fa, si segnala la data come Giorno Internazionale per l’ eliminazione di questo flagello,

il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha scritto in Twitter che questo proposito, «si dovrebbe servire tutti i giorni».

.È troppo grande il debito del mondo contro le vittime del razzismo. Un altro mondo migliore è possibile», ha dichiarato Díaz-Canel.La data è stata stabilita nel 1966 in ricordo dei fatti del 21  marzo del 1960, a Sharpeville, Sudafrica, quando la Polizia aperse il fuoco e uccise 69 persone  in una manifestazione paifica contro le leggi dei paesi apartheid.

Purtroppo mostre violente d’intolleranza razzista accadono in tutto il mondo, con  enfasi negli Stati  Uniti dove correnti  di supremazia  di bianchi, includendo agenti di polizia con eccessiva frequenza provocano vittime nella comunità afro nordamericana.

A Cuba, l’implementazione del Programma Nazionale contro il Razzismo e la Discriminazione Razziale rivela la volontà politica del paese di sradicare, definitivamente, un peso storicamente ereditato, incompatibile con il modello sociale cubano.

Con lo Stato e la società civile, gli organismi governativi e le organizzazioni sociali, la nazione e territori mostrano un’articolazione per lo scontro con il problema.

Le espressioni di razzismo danneggiano non solo le sue vittime, ma anche la società che le tollera e che convive con questa brutale violazione dei diritti umani.

La lotta contro la discriminazione in tutte le sue forme è essenza del socialismo cubano.


24.03 – L’implementazione del Programma Nazionale contro il Razzismo e la Discriminazione Razziale rivela la volontà politica del paese per sradicare, definitivamente, una tara storicamente ereditata, incompatibile con il modello sociale cubano.

Si dica paese e non c’è retorica: con lo Stato e la società civile, gli organismi governativi e le organizzazioni sociali, la nazione e i territori, mostrano un’articolazione disposta come mai prima per affrontare il problema.

A tre anni e mezzo dalla posta in marcia del Programma, che ha dovuto aprire il suo cammino al di sopra di situazioni critiche come la pandemia della COVID–19, l’indurimento della guerra economica degli Stati Uniti contro Cuba, e il suo grave impatto sulle condizioni di  vita della popolazione, l’adozione di misure concrete e la crescente sensibilizzazione sulla necessità di dare un colpo di grazia a attitudini e pregiudizi assolutamente incompatibili con l’ideale socialista, è  il nostro apporto alla giornata per il Giorno Mondiale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale.

In termini di sensibilizzazione diviene imprescindibile la formulazione della messa a fuoco integrale affermativa che apre la rotta per le politiche pubbliche pertinenti. Concepito da un collettivo di lavoro auspicato dallaFondazione Nicolás Guillén e la Commissione José Antonio Aponte della Uneac, formato dalle dottoresse María del Carmen Zabala, Mayra Espina e Geydis Fundora e dalla master Ileana Núñez, con vasta esperienza nello studio del tema, costituisce uno strumento scientifico fondamentale per l’abbordaggio pratico, con il fine di attaccare le brecce di equità  derivate dalle differenze del colore della pelle.

Da quando la commissione nazionale del Programma ha approvato questa messa a fuoco, le azioni di capacitazione sono state realizzate in varie province del paese, per far sì che i gruppi creati nei territori siano in condizione di dinamizzare i processi di cambio.

Uno degli scenari principali si deve concentrare nella scuola.

L’educazione svolge un ruolo di prim’ordine nello sradicamento d’una cultura antirazzista.

Ma perchè questo sia effettivo, il primo passo deve incidere nella formazione del personale docente, aspetto nel quale si osserva un allineamento da parte dei ministeri d’Educazione Superiore, Salute Pubblica, Interni, Cultura e Inder.

Sono giunti nelle scuole i primi volumi del breviario intitolato Concettualizzazione  dell’etnia cubana, redatto por Rolando Julio Rensoli, e con una preziosa appendice scritta da Miguel Barnet, il cui contenuto condensa i presupposti teorici che sostentano il Programma.

Nell’ultimo Sabato del Libro, convocato tradizionalmente nella Calle de Madera in Piazza de Armas nel centro storico della capitale, è stato presentato il volume “La Rivoluzione cubana contro il razzismo”, versione della diagnosi realizzata dallo staff  coordinatore del programma (Mincult, Minrex, Citma e Uneac), dibattuto e approvato dalla Commissione Nazionale come base delle linee d’azione immediate e mediate.

Pubblicato dalla editrice Ciencias Sociales e introdotto al pubblico dal suo direttore, Michel Torres Corona, il libro percorre la genesi e i precedenti del fenomeno nel nostro paese, le portate e i limiti della lotta antirazzista nei primi decenni  posteriori al trionfo rivoluzionario, la registrazione dei fattori obiettivi e soggettivi che  gravitano sulla persistenza del fenomeno in quello che resta del XXI secolo, e, la cosa più importante, i modelli per il suo scontro sistemico e integrale.

L’impegno dell’attivismo antirazzista espresso nell’occasione ha messo in evidenza una delle forze di un programma che ha pilastri nel pensiero di Martí, Maceo, Fidel e Raúl, il seguito del Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz–Canel (lo stesso alla guida della Commissione nazionale) e i contributi  intellettuali di Fernando Ortiz e Nicolás Guillén.

Rappresentanti della “Red Barrial Afrodescendiente”, il gruppo Afrodiverso e la Commissione José Antonio Aponte hanno valutato l’importanza d’appoggiare il Programma nelle comunità, in quel che riguarda il cambio di mentalità.

Un momento particolarmente emotivo è avvenuto quando è stato reso omaggio a intellettuali che non ci sono più ma che hanno lasciato il segno nella promozione di una cultura antirazzista per far sì che la Rivoluzione conquisti tutta la giustizia: Fernando Martínez Heredia, Silvio Castro, Tato Quiñones, Esteban Morales, Antonio Martínez e Rodrigo Espina Prieto.

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