Addio a Gianni Minà, difensore delle più belle utopie

Madeleine Sautié – Granma

Sebbene fosse già un noto giornalista quando, nel 1987, rilasciò al Comandante en Jefe la memorabile intervista ‘Un incontro con Fidel’, solo allora l’italiano Gianni Minà divenne, grazie all’impatto dell’opera, una figura straordinariamente amata dal popolo cubano.

Alla notizia della sua morte – avvenuta ieri per una “breve malattia cardiaca” all’età di 84 anni – è impossibile dimenticare l’impatto del libro, che trovò innumerevoli lettori dentro e fuori l’isola e che risultò essere uno dei titoli più richiesti in quegli anni, data la ricchezza di informazioni sulla Rivoluzione Cubana, raccolte nelle 16 ore di conversazione.

Più di 60 documentari e la copertura di otto Coppe del Mondo e sette Olimpiadi, oltre a molti altri eventi sportivi, contraddistinguono il lavoro giornalistico di questo amico di Cuba, appassionato della storia rivoluzionaria dell’isola, che ha visitato in più di 50 occasioni, e che considera “un esempio per il mondo”, per essere, a suo avviso, “la realizzazione dell’utopia, anche sotto un blocco che dura da più di 50 anni”.

Membro del Partito Comunista Italiano e della Rete degli Intellettuali in Difesa dell’Umanità, l’importante intellettuale ha partecipato al Colloquio Internazionale Memoria e Futuro: Cuba e Fidel, una delle attività pensate per celebrare l’80° compleanno dello storico leader cubano.

Nel 2018 è stato insignito della Distinción Félix Elmusa, il più alto riconoscimento assegnato dall’Unione dei giornalisti cubani. Nell’occasione, è stato descritto come un “giornalista etico, coraggioso e audace”, autore di “un’opera incommensurabile”, che “deve essere conservata tra quelle indispensabili”.

Nel 2021, in una lettera indirizzata ai lavoratori dell’Instituto Finlay de Vacunas di BioCubaFarma, Gianni Minà affermava:

Ma c’è sempre qualcosa che ti fa andare avanti.  Qualcuno ha detto che solo nel buio più profondo si vede chiaramente la luce che illumina.  Noi siamo molto convinti di questo”.

Birri sosteneva che il luogo dell’utopia, che per definizione non è da nessuna parte, è da qualche parte.

Noi lo sappiamo, lo abbiamo visto e ne siamo testimoni, ed è per questo che lo cantiamo da sempre: Cuba, il Paese della fratellanza e della solidarietà, dell’aiuto e della vicinanza ai più deboli (e con questo nuovo vaccino, Soberana, ne è la prova), è la nostra utopia che è diventata realtà.

Ed è per questo che dobbiamo resistere, noi di qui, ma soprattutto voi di Cuba, perché Cuba è l’unico Paese dove è possibile un sistema diverso, più giusto, che ricordi a tutti la speranza del “buon vivere”.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

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