Il Venezuela è accusato dagli USA di persecuzione religiosa (di nuovo)

misionverdad.com

Il Rapporto Internazionale sulla Libertà Religiosa Venezuela 2022, pubblicato dall’Ufficio Internazionale per la libertà Religiosa del Dipartimento di Stato, lo scorso 15 maggio, è stato respinto dal ministero degli Esteri venezuelano perché, secondo il suo titolare, Yván Gil, il governo USA “continua a prendersi attribuzioni che non sono stati concessi da meccanismi multilaterali né da altri stati sovrani. Il Venezuela è un esempio di tolleranza e armoniosa convivenza tra culture e religioni”.

Si tratta di un testo che cerca di presentare episodi di scontro tra fattori politici come “tentativi del regime di limitare le azioni e l’influenza della chiesa”, mentre stigmatizza l’attenzione da parte dello Stato alle organizzazioni religiose ed ai loro membri sparsi sul territorio nazionale.

VITTIMIZZAZIONE SELETTIVA

 

Tutto indica che il suddetto documento cerca posizionare soggetti della politica nazionale e di organizzazioni non governative (ONG) per presentarli come membri di gruppi religiosi che sono perseguitati, quando in realtà il loro ruolo principale è promuovere agende di cambio di regime all’interno del Venezuela. Allude all’impasse legale tra Rafael Lacava, governatore dello stato di Carabobo, e il sacerdote Alfredo Infante, attuale superiore dei gesuiti in Venezuela e poi coordinatore dei diritti umani dell’ONG gesuita Centro Gumilla.

Nella presentazione di un lavoro preparato da Provea, il dirigente religioso ha detto ai media che il numero di presunte esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza nell’entità regionale giustificava un’indagine su Lacava stesso, anche se, nel rapporto, il funzionario non veniva nominato.

Ciò ha spinto il governatore a intentare una causa contro di lui per continuata diffamazione aggravata, davanti alla quale Infante ha chiarito, pubblicamente, che l’intenzione del rapporto e delle dichiarazioni degli attivisti non era quella di accusare direttamente o indirettamente Lacava. Se la causa fosse continuata, Infante avrebbe avuto il diritto alla difesa e alla libertà di espressione nei limiti della legge. La stessa libertà che viene negata a Julian Assange dal sistema giudiziario britannico, incoraggiato da Washington, se dobbiamo confrontare con altri casi.

I soggetti politici, che appartengano o meno ad una certa confessione religiosa, fanno parte del dibattito e della diatriba quindi la loro partecipazione alle questioni nazionali non è esente dallo scambio di accuse. Questo è spesso confuso con le lamentele contro le istituzioni oi movimenti in cui questi attori militano. Questi collettivi sono anche un fattore di potere, che è stato dimostrato molte volte nel corso della storia.

SMOLANSKY E IL SIONISMO

 

Il rapporto accusa anche il governo venezuelano di un aumento della “retorica antisemita” a causa delle dichiarazioni personali del deputato Diosdado Cabello contro l’ex sindaco del comune di El Hatillo, David Smolansky. Come è noto, questo attivista del partito Voluntad Popular è stato l’organizzatore di violenti eventi insurrezionali nel 2017, e non ha ottemperato ad una decisione della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) che gli ordinava di garantire il libero transito nella giurisdizione.

Le osservazioni di Cabello su Smolansky si concentrano sulla sua appartenenza al sionismo, movimento politico di un settore ebraico europeo le cui origini risalgono al XIX secolo, che esigeva la formazione e il consolidamento dell'”etno-Stato” di Israele, e divenuto egemonico dopo la sua proclamazione, nel 1948, con l’approvazione delle Nazioni Unite (ONU). L’entità sionista ha sviluppato una politica di apartheid contro il popolo arabo palestinese e quello cristiano, persecuzione che viene rifiutata anche da membri di altri settori della stessa religione ebraica.

Smolansky fa parte del gruppo di dirigenti dell’opposizione che vivono all’estero. Di recente si è reso protagonista della violenta espulsione di un anziano che rifiutava le dichiarazioni dell’ex deputato venezuelano Juan Guaidó durante un evento a Washington, DC. Ma, inoltre, è stato nominato Commissario dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per i migranti e i rifugiati venezuelani, per cui è noto come un difensore della cosiddetta “diaspora” venezuelana, fenomeno che mobilita fondi finanziari e influenze a scapito della sofferenza migratoria venezuelana prodotto delle “sanzioni” contro il Venezuela.

Al di là delle posizioni delle associazioni legate alla comunità ebraica in Venezuela in merito a dichiarazioni meramente individuali, nessuna di esse ha manifestato che la propria attività religiosa sia perseguitata dallo Stato venezuelano. Piuttosto, sono accompagnate dalle istituzioni ufficiali, che hanno collaborato affinché i loro rituali si sviluppino normalmente mediante la gestione dell’ingresso nel Paese di determinati input necessari per questo.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE: DOVE?

 

Un altro dei temi “riportati” dal Dipartimento di Stato riguarda la situazione legale di quattro stazioni radio nel comune di Cabimas. La Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni (Conatel) ha applicato misure amministrative a diverse stazioni radio che si erano registrate come radio comunitarie, ma che hanno finito per operare come organi di diffusione di chiese cristiane evangeliche, dopo che l’ente statale ha concesso un periodo di diversi anni per la loro regolarizzazione. L’aumento del numero di media privati ​​con questi scopi è evidente in Venezuela, per cui sono state rilasciate le rispettive licenze, purché conformi ai requisiti di legge.

Lo scorso gennaio, il presidente Nicolás Maduro ha chiesto alla Conatel di “dare alla chiesa evangelica pieno accesso alla radio e alla tv venezuelana”, anche se è noto il rapporto di alcune di esse con gruppi economici dentro e fuori il Paese. Al contrario, gli USA hanno imposto la chiusura di media come RT America, il canale turco TRT World, i canali cinesi CGTN1 e CGTN2, il canale sudcoreano Arirang, Africa Today, France 24, TeleSUR dal Venezuela, DW tedesco, tra altri, qualificandoli con lo status di “agenti stranieri”.

DIALOGO INTERRELIGIOSO E IDENTITÀ NAZIONALE

 

Il testo USA presenta la presunta profanazione di un tepuy nel sud del Venezuela, nel febbraio 2022. Si tratta di una celebrazione realizzata da persone facoltose arrivate lì in elicottero, senza alcun tipo di permesso per farlo. La formazione geologica è un luogo sacro per le comunità indigene che vivono nel territorio circostante e i partecipanti sono stati indagati dal Ministero Pubblico per possibili danni ecologici causati nel luogo. Il fatto curioso è che non ha passato in rassegna il numero di chiese che entrano in questi territori attraverso processi irregolari —per cui sono state espulse—, alcune procedenti dagli USA, dove sono già una specie di impresa.

Un’altra delle presunte accuse nel rapporto sono casi di aggressioni, rapine e furti ai danni di membri di alcune chiese cristiane, protestanti e cattoliche. Il sommario non mostra statistiche che corroborino alcun modello criminale, come fanno noti media internazionali, che hanno registrato fino a 100 attacchi contro siti cattolici negli USA, da maggio 2020 a ottobre 2021, secondo dati del Comitato per la Libertà Religiosa della conferenza dei Vescovi Cattolici USA.

Allo stesso modo, le comunità ebraiche negli USA si sono dichiarate in allerta dopo un’aggressione ai devoti di una sinagoga della congregazione Beth Israel a Colleyville, in Texas, dove un uomo ha interrotto un servizio di Shabbat, lo scorso gennaio, e ha tenuto in ostaggio, per ore, quattro persone. La CNN ha raccontato i diversi eventi simili a questo perpetrati negli ultimi anni sul territorio USA.

Il governo venezuelano, comprendendo l’importanza della libertà di religione e di culto sancita dall’articolo 59 della Costituzione, ha attuato politiche speciali come il Piano di Attenzione al Buon Pastore. Il Dipartimento di Stato, a nome delle élite, cattoliche ed evangeliche, lo presenta come “il tentativo del regime di aumentare il ‘controllo e l’ispezione’ dei gruppi religiosi”. È nota, però, la situazione sociale di molti parroci e pastori che hanno anche risentito degli effetti socioeconomici delle “sanzioni”.

Colpisce che il rapporto denomini gruppi come il Movimiento Evangelico Cristiano por Venezuela (Mocev) “organizzazioni pro-Maduro” mentre qualifica altre come “indipendenti e guidati dalla società civile” come il Forum Interreligioso Venezuelano, di cui riferisce che è stato formato nel 2020 presumibilmente per coordinare “il dialogo e la creazione del consenso sui diritti umani, le istituzioni democratiche e lo Stato di Diritto”. Con questo si tenta di ripulire le organizzazioni sponsorizzate da Washington e demonizzare quelle che non sottoscrivono i suoi programmi.

Molte parrocchie e altri centri religiosi ricevono sostegni dallo Stato, che vanno dalla ristrutturazione dei templi – ad oggi circa 1700 – sino alla donazione di elettrodomestici e utensili vari, oltre a un bonus di aiuto e beneficio. Inoltre, si cerca di approfondire la cooperazione tra questi movimenti e il governo in termini di politiche sociali, attraverso missioni come Chamba Juvenil e programmi culturali come Corazón Cristiano, per avvicinarsi al dialogo interreligioso, che fa parte della costruzione dell’identità nazionale.

Si tratta di un altro passo nell’impilamento di “rapporti” che tentano di seminare la narrazione di un “regime persecutore” e proteggere attori e beni che, occultati sotto una figura religiosa, operano a favore di piani contro lo Stato. In questa occasione, la “novità” è che si cerca di “criticare” l’inclusione religiosa e i culti in Venezuela in modo selettivo rispetto agli interessi dell’agenda USA, con le ONG come protagoniste e il loro ventaglio di azioni per innescare conflitti artificiali.

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