Manipolazione migratoria per i cubani

 Arthur Gonzalezhttp://heraldocubano.wordpress.com

eu-rompe-relaciones-con-cuba1Dal 1° gennaio 1959 i cubani sono stati vittime  continue della manipolazione migratoria, per scopi politici, da parte del governo USA.

Fu il Presidente Dwight Eisenhower l’iniziatore di questa politica, con l’obiettivo di stabilire una corrente d’opinione per cui quelli che lasciavano Cuba, con mezzi illegali o legali, “fuggivano dal comunismo”. Così, nel dicembre 1959, il governo yankee fabbrica il termine di “rifugiato” senza alcuna base giuridica, per quelli che raggiungeranno il territorio degli Stati Uniti, inaugurando in quello stesso mese a Miami, il “Centro di emergenza dei Rifugiati cubani”.

Molte altre misure sono state fabbricate per rafforzare questa immagine contro la Rivoluzione, tra le più notorie è la famosa “Cuban Adjustment Act” o “Legge di Aggiustamento Cubano” del 2 novembre 1966.

Il presidente Barack Obama nel suo tentativo di trasferire i valori della società nordamericana al cola_sinapopolo cubano, al fine di erodere dall’interno l’ideologia socialista, ha aumentato il numero di visti, di non immigranti, per i cubani, che dopo lunghe attese per un turno richiesto via Internet, fare file interminabili sotto il forte sole dei Caraibi, accedono al consolato yankee previo l’esborso di 160 pesos cubani convertibili, equivalenti a quasi 200 dollari, per tentare la fortuna e ricevere, o no, una risposta affermativa da uno dei consoli USA.

Qualcosa di molto diverso accade se il richiedente è un noto atleta che pretende di essere ingaggiato da un team professionale USA, come nel caso del baseball. “Ipso facto” la risposta sarà negativa.

Se questo giocatore di baseball cubano vuole arrivare a giocare nei campionati più importanti, non ha altra scelta che rischiare la propria vita e prendere la via del mare verso un paese terzo in cerca di una residenza legale; solo così potrà negoziare un contratto come libero agente nel baseball USA.

Per quali motivi, se l’attuale politica migratoria cubana permette di uscire dal paese fino a 24 mesi, un giocatore di baseball cubano non può oggi essere ingaggiato?

Tuttavia i cosiddetti “dissidenti” raggiungono uno status diverso, sono accolti in Campidoglio e persino lo stesso vicepresidente e Obama li accolgono con onore.

E’ la triste realtà. Washington persiste nel mantenere un’arcaica politica anticubana, con il suo vecchio discorso logorato da più di mezzo secolo.

Questa politica provoca che giocatori straordinari come Thomas Yasmani Tomas Bacallao, debbano abbandonare la loro patria non legalmente, se aspirano a vedere realizzarsi i loro sogni sportivi.

Lo scorso 19 giugno, il sito Café Fuerte, finanziato da Miami, ha pubblicato una notizia con cappello mediatico contro Cuba, che Yasmani “è scappato” da Cuba ad Haiti, da dove passerà alla Repubblica Dominicana per cercare residenza legale e poter negoziare un contratto come libero agente nel baseball USA.

Se le Grandi Leghe potessero negoziare direttamente con i cubani a Cuba, sarebbe un’altra cosa, ma ciò non è consentito perché sarebbero finiti i falsi argomenti della “fuga” dal comunismo.

La rotta haitiana è utilizzata dai trafficanti di esseri umani per trasferire i cubani senza che gli Stati Uniti lo condanni, al contrario lo  stimola per mantenere la corrente d’opinione contro la Rivoluzione cubana.

Attualmente Cuba permette che i suoi atleti firmino contratti nei campionati professionistici stranieri e ottengano grandi guadagni finanziari. Esempio di questo sono i giocatori Frederich Cepeda e Yulieski Gourriel, che hanno firmato importanti contratti con le leghe professionistiche in Giappone, per le quali ricevono alti benefici finanziari.

Anche il Messico ha contrattato diversi giocatori, ma ha dovuto rescindere questi contratti sotto la pressione degli yankee, dal momento che nessuno ha abbandonato il suo paese.

Perché gli USA non possono fare lo stesso? Per la manipolazione politica che la Casa Bianca ed il Congresso insistono nel mantenere.

Per questo stesso motivo il Dipartimento di Stato ha appena negato i visti a quattro atleti cubani per partecipare ai Campionati Mondiali di Atletica nella città di Eugene, Stati Uniti.

Gli atleti sono tutti di fama mondiale come Liagmanis Povea Rodriguez (salto triplo), Andy Diaz Hernandez (salto triplo), Roger Valentín Iribarne Contreras (110 metri ostacoli) e Zurián Hechevarría Marten (400 metri ostacoli).

Per colmo, la Sezione di Interessi USA all’Avana ha dichiarato che “sono in consultazione, senza alcuna certezza di una risposta positiva, i casi di José González Bordon, capo tecnico della delegazione, e Alberto Juantorena Danger, presidente della Federazione Cubana e membro del Consiglio IAAF.

Questa azione è una flagrante violazione della Carta Olimpica, in cui si afferma che non si può discriminare nessun atleta né Comitato Olimpico Nazionale per posizioni politiche di razza o credo.

I cosiddetti “campioni” dei diritti umani, gli “imprescindibili” nel mondo, si prendono la giustizia celeste per loro, e come se fossero gli dei dell’Olimpo, fanno e disfano a loro piacimento pur di far vedere al mondo il loro potere imperiale e coloro che non si piegano, devono pagarlo a caro prezzo.

Questo il caso di Cuba, la ribelle che ha rotto le catene nel 1959 e affrontò il Gigante delle 7 leghe, al fine di mantenere la sua dignità.

Manipulación migratoria para los cubanos

Arthur González

Desde el 1ro de enero de 1959 los cubanos han sido víctimas continuadas de la manipulación migratoria con fines políticos, por parte del Gobierno de Estados Unidos.

Fue el presidente Dwight Eisenhower el iniciador de esa política, con el objetivo de establecer la matriz de opinión de que los salían de Cuba por vía ilegal o legal, “huyéndole al comunismo”.Es así como en diciembre de 1959 el gobierno yanqui fabrica el término de “refugiado”, sin fundamento legal alguno, para aquellos que arribaran a territorio norteamericano, inaugurándose ese mismo mes en Miami, el “Centro de emergencia de Refugiados cubanos”.

Muchas medidas más se fabricaron para fortalecer esa imagen contra la Revolución, entre las más notorias es la conocida “Cuban Adjustment Act”, o “Ley de Ajuste Cubano”, del 02 de noviembre de 1966.

El presidente Barack Obama en su intento por trasladar valores de la sociedad norteamericana hacia el pueblo cubano, a fin de erosionar desde adentro la ideología socialista, incrementó el número de visas de no inmigrantes a los cubanos que después de largas esperas por un turno solicitado por Internet, hacer filas interminables bajo el fuerte sol caribeño, acceden al consulado yanqui, previo al desembolso de 160 pesos cubanos convertibles, equivalentes a casi 200 dólares, para probar suerte y recibir o no, una respuesta afirmativa de unos de los cónsules norteamericanos.

Algo muy diferente ocurre si el solicitante es un deportista destacado que pretende ser contratado por un equipo profesional estadounidense, como el caso del béisbol. De “ipso facto” la respuesta será negativa.

Si ese pelotero cubano desea llegar a jugar en las ligas mayores, no tiene otra opción que arriesgar su vida y lanzarse al mar hacia un tercer país en busca de una residencia legal, solo así podrá negociar un contrato como agente libre en el béisbol de Estados Unidos.

¿Por qué razones si la actual política migratoria cubana permite salir del país hasta 24 meses, un pelotero cubano no puede hoy ser fichado?

Sin embargo los llamados “disidentes” alcanzan un estatus diferente, son recibidos en el Capitolio y hasta el propio vicepresidente y Obama los atienden con honores.

Es la triste realidad. Washington persiste en mantener una arcaica política anticubana, con su viejo discurso desgastado por más de medio siglo.

Esta política es la que provoca que jugadores extraordinarios como Yasmani Tomás Bacallao, tengan que abandonar definidamente su patria de forma no legal, si aspiran a ver hecho realidad sus sueños deportivos.

El pasado 19 de junio, el sitio Café Fuerte, financiado desde Miami, publicó una noticia con cintillo mediático contra Cuba, de que Yasmani “escapó” de Cuba rumbo a Haití, desde donde cruzaría a República Dominicana para buscar residencia legal y poder negociar un contrato como agente libre en el béisbol de Estados.

Si las Grandes Ligas pudieran negociar directamente con los cubanos en Cuba, otro gallo cantaría, pero eso no se permite pues se les acabarían los falsos argumentos de la “huída” del comunismo.

La ruta haitiana es empleada por traficantes de seres humanos para trasladar a los cubanos sin que Estados Unidos lo condene, todo lo contrario lo estimula para mantener la matriz de opinión contra la Revolución cubana.

Actualmente Cuba permite que sus deportistas firmen contratos en ligas profesionales extranjeras y obtengan amplias ganancias financieras. Ejemplo de eso son los peloteros Frederich Cepeda y Yulieski Gourriel, quienes han firmado importantes contratos con la liga profesional de Japón, por los que reciben altos beneficios financieros.

México también contrató a varios jugadores pero ha tenido que rescindir esos contratos por presiones de los yanquis, ya que ninguno abandonó su país.

¿Por qué Estados Unidos no puede hacerlo igual? Por la manipulación política que la Casa Blanca y el Congreso insisten en mantener.

Por ese mismo motivo el Departamento de Estado acaba de denegar el visado a cuatro atletas cubanos para participar en el Campeonato Mundial de Atletismo en la ciudad de Eugene, Estados Unidos.

Los atletas son todos de fama mundial como Liagmanis Povea Rodríguez (triple salto), Andy Díaz Hernández (triple salto), Roger Valentín Iribarne Contreras (110 metros con vallas) y Zurian Hechevarría Marten (400 metros con vallas).

Para colmo del asunto, la Sección de Intereses de Estados Unidos en La Habana expresó que “están en consulta, sin certeza de respuesta positiva, los casos de José Bordón González, jefe técnico de la delegación, y Alberto Juantorena Danger, presidente de la Federación Cubana y miembro del Consejo de la IAAF.

Esta acción es una flagrante violación de la Carta Olímpica, la cual expresa que no se puede discriminar a ningún deportista ni Comité Olímpico Nacional, por posiciones políticas de raza o credo.

Los llamados “campeones” de los derechos humanos, los “imprescindibles” en el mundo, se toman la justicia celestial para ellos, y como si fueran los dioses del Olimpo, hacen y deshacen a su antojo con tal de hacerle ver al mundo su poderío imperial y quienes no se le subordinen, deberán pagarlo bien caro.

Ese el caso de Cuba, la rebelde que rompió cadenas en 1959 y se enfrentó al Gigante de la 7 leguas con tal de mantener su dignidad.
 

 

 

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