Nel suo ultimo discorso dell’11 settembre del 1973 e mentre l’aviazione bombardava La Moneda, Salvador Allende dichiarava fiducioso che presto o tardi si sarebbero aperti i grandi viali per far manifestare a cilene e cileni la voglia di un mondo migliore.
Giorni fa alcuni portali riferivano che il presidente colombiano Iván Duque fu denunciato alla Corte penale internazionale (CPI) per crimini contro l’umanità. Questo rapporto fu realizzato dal senatore Iván Cepeda e dalle organizzazioni sociali a causa delle manifestazioni nel contesto dello sciopero nazionale iniziato il mese scorso ed ancora in corso in Colombia.
Jorge Piñera, il presidente cileno recentemente denunciato alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, ha ammesso senza messi termini la catastrofica sconfitta alle recenti elezioni cilene del raggruppamento di destra di cui è il leader. Ridotta a un 20% dell’elettorato la destra quindi non potrà, auspicabilmente svolgere alcun ruolo di rilievo nella stesura della prossima Costituzione cilena, destinata finalmente a superare quella octroyée da Pinochet.
Sorpresa elettorale, debacle dei partiti tradizionali, “notte dei lunghi coltelli” nella destra, inizio della fine per gli eredi di Pinochet, enorme sconfitta del presidente Sebastián Piñera, che l’ha riconosciuto, vittoria del movimento popolare …
All’inizio di questo mese, l’Archivio della sicurezza nazionale USA, NSA, ha pubblicato una raccolta di documenti declassificati che forniscono una registrazione dettagliata di come e perché il presidente statunitense dell’epoca, Richard Nixon (1968-1973) e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Henry Kissinger, stabilirono e seguirono una politica di destabilizzazione in Cile prima della vittoria di Salvador Allende.
Le recenti sconfitte della destra continentale in Bolivia e in Cile lasciano in discussione la ripetuta ma fallace tesi della fine delle alternative progressive nella Nostra America. In un paio di settimane, i popoli della Bolivia e del Cile hanno inferto duri colpi all’offensiva conservatrice della regione, dimostrando che più che un pendolo politico o una chiusura del ciclo progressista, l’America Latina sta vivendo un crescente inasprimento della lotta politica. In questo ottobre andino del 2020, le urne hanno tradotto gli anni di lotta accumulati dai movimenti sociali di questi popoli, dimostrando l’incredibile capacità di resistenza popolare di fronte alla cruda repressione che hanno dovuto affrontare.
La Casa de la Américas si riferisce alla «vittoria ottenuta con indiscutibile vantaggio di voti, che ha fermato ogni possibilità di mettere in pratica gli abituali imbrogli delle elite», in un comunicato emesso mercoledì 28 ottobre a proposito della vittoria elettorale in Bolivia e di quella costituzionale in Cile
L’America Latina è ancora una volta un luogo di scossa, questa volta per lo squilibrio congiunturale che soffre l’agenda della destra regionale alla luce degli eventi che si stanno registrando in diversi paesi della regione.
Il recupero delle istituzioni democratiche per via elettorale in Bolivia, così come il saldo del plebiscito per il cambiamento della Costituzione in Cile, sono le principali tappe che dobbiamo inappellabilmente evidenziare.
Il Presidente Miguel Díaz-Canel ha definito in un messaggio nel suo account in Twitter “una storica vittoria”, il risultato della votazione del popolo cileno che con il 78,27% a favore ha approvato la redazione di una nuova Costituzione che sostituisca la vigente, del 1980, dal governo del dittatore Augusto Pinochet.
Ci sarà una nuova Costituzione in Cile. Il 72 per cento dei cileni hanno schiacciato definitivamente la Costituzione pinochettista, approvando la proposta di nuova Costituente. Il pinochetismo diventa così orfano di sovrastruttura giuridico-costituzionale. I 155 costituenti che verranno eletti rappresenteranno l’insieme della società cilena e questo, di per sé, è un tributo in premessa alla nuova pagina della storia cilena che si è aperta da ieri. Tra i 155 vi saranno gli indios Mapuche, il che racconta l’esito valoriale, oltre che politico della vittoria ed offre una suggestione affascinante che si scaglia contro la rappresentanza di classe della minoranza bianca e ricca.
Una giornata storica, quella vissuta in Cile durante il referendum costituzionale del 25 ottobre. Due i quesiti nella scheda. Il primo chiedeva ai cittadini di approvare o rifiutare una nuova costituzione. In caso affermativo, si doveva scegliere l’organo deputato a redigere la nuova Carta magna. Nel primo caso, un’Assemblea Costituente composta da 155 cittadini, eletti alle prossime amministrative dell’11 aprile 2021 in base a criteri di parità di genere e alla partecipazione di delegati delle popolazioni indigene. Nel secondo, una convenzione mista, ossia 50% di parlamentari designati dal Congresso e l’altro 50% da cittadini eletti con voto popolare, come nel primo caso.
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José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
Una persona su una sedia a rotelle è stata scaraventata a terra dall’impatto del getto d’acqua della polizia antisommossa (1).
Nello stesso scenario, giorni prima, un poliziotto gettava nel fiume, da un ponte, un manifestante minorenne (2). Entrambe le immagini di repressione sarebbero state prima pagina sulla stampa di mezzo mondo, se fossero avvenute a Cuba o in Bielorussia (3). Ma poiché corrispondono al Cile, non ci sono prime pagine, né condanne da parte USA o dell’Unione Europea (4).
Il Cile realizzerà il 25 ottobre una votazione alla quale sono chiamati a partecipare circa 14,6 milioni di persone per determinare se approvare o meno l’elaborazione di una nuova Costituzione in sostituzione di quella redatta nell’epoca della dittatura di Augusto Pinochet, che conserva molti di quei postulati.
Ho il coraggio di dire che il Cile, per quello che ha vissuto dal 11 settembre del 1973 sino a questo ottobre del 2020, è una nazione che presenta un panorama quasi unico in America Latina.
«Tre anni prima del golpe la vittoria di Allende fu anche un effetto delle divisioni nella destra. Unidad Popular, invece, era la coalizione che aveva messo insieme i due principali partiti operai (il Pc e i socialisti) con due forze borghesi (il partito radicale e una scissione della Dc, la Izquierda Cristiana) su quello che venne chiamato il “programma delle 40 misure”». L’undici settembre del 73 sorprese Erwin Ibarra, diciannovenne, all’ombra delle Ande, non lontano da Santiago. Lì, a Cañaveral, c’era una delle residenze presidenziali trasformata in scuola militare e politica del Grupo de Amigos Personales del Presidente, una sorta di scorta armata di Allende.