Tag Archives: Geraldina Colotti

Lawfare e media, le nuove armi di Washington contro il socialismo

di G. Colotti ww.farodiroma.it

Lawfare, un termine che sta entrando con frequenza nel dibattito internazionale sull’America Latina. Serve a indicare l’uso indebito di strumenti giuridici a fini politici, a fini destituenti.

Per Lawfare s’intende un insieme di azioni apparentemente legittime e legali, amplificate dai grandi media con l’aiuto di esperti che usano un linguaggio giuridico per screditare personaggi politici contrari agli interessi dominanti.

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Recensione al libro di Geraldina Colotti

http://www.marx21.it  di Carlo Amirante

Contro il corus line che crocifigge il presidente del Venezuela Maduro e le sue politiche Geraldina Colotti ha ricostruito sulla base di eventi e fatti spesso vissuti in prima persona, dunque al di là di posizioni preconcette e acriticamente ideologiche, la situazione oggettivamente difficile se non drammatica del Venezuela e della sua economia.

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Venezuela. Almagro arringa media e migranti alle frontiere

di G. Colotti http://www.farodiroma.it

Se il diritto internazionale non fosse stato ridotto a un involucro vuoto dai tanti arbitrii contro i più deboli, permessi o facilitati, il signor Luis Almagro, Segretario generale dell’Osa, verrebbe ritenuto indegno di dirigere un organismo portandolo verso finalità che non gli competono.

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Il Venezuela, l’Italia e l’11 settembre delle ‘lingue biforcute’

di Geraldina Colotti

Molte volte si è richiamata l’analogia tra gli attacchi che hanno portato al colpo di Stato in Cile, l’11 settembre 1973, e quelli rivolti contro il Venezuela oggi. E’ utile ricordarlo ancora in un momento in cui il portato del Novecento torna, prepotentemente, a interrogare il modello capitalista con le sue grandi questioni aperte, sul piano concreto e simbolico.

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Tornano a volare i Condor. Usa e golpisti contro il Venezuela

di Geraldina Colotti http://www.farodiroma.it

Ogni cinquant’anni, quando gli Stati Uniti tolgono il segreto di Stato, si ha conferma del fatto che, per raggiungere i propri scopi, hanno usato tutti i mezzi possibili, in aperta contraddizione con il discorso utilizzato, in cui sempre si presentano come campioni di “democrazia”. Qualche volta capita che riconoscano le loro strategie durante la stesura di un libro, come ha fatto la “democratica” Hillary Clinton nelle sue memorie, ammettendo le ingerenze Usa nel golpe in Honduras contro l’allora presidente Manuel Zelaya. Capita anche che, come in una pellicola hollywoodiana con la quale il “sogno americano” alla fine sempre si assolve, Bill Clinton ammetta gli effetti nefasti delle politiche economiche imposte ai paesi del sud.

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America Latina, l’imperialismo ha i suoi nuovi Giuda

di Geraldina Colotti

In tempo di crisi, quando ci sarebbe bisogno di serrare le fila contro le difficoltà e il nemico, i tradimenti risultano ancora più odiosi. Quasi per mitigarne il peso, si discute allora su quali fossero, se c’erano, i segnali che potevano far prevedere il tradimento e perché non siano stati avvertiti in tempo. Un esercizio che, certo, si può fare, tanto più se a tradire è la persona situata al vertice di un progetto collettivo. Più proficuo è, però, analizzare il contesto, i pregressi, le scelte, le linee politiche che hanno fatto apparire più adatta quella persona a occupare quel posto, quell’incarico, e a scivolare poi – lentamente o d’un colpo – dall’altra parte della barricata.

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L’Italia, il Venezuela e la costruzione del senso comune

 L’Emilia Romagna apre le porte della Regione alle destre venezuelane

di Geraldina Colotti

La vicepresidente del Venezuela, Delcy Rodriguez, ha denunciato che sul Venezuela si sta costruendo un senso comune: quello della “crisi umanitaria”. Un pretesto per “giustificare” l’intervento armato degli Stati uniti, con il beneplacito della “comunità internazionale”. Con che diritto? Con quello dell’arroganza imperialista con cui sono stati smembrati e devastati interi paesi. Se il Venezuela dev’essere invaso perché in “crisi umanitaria”, ha aggiunto Rodriguez, bisognerebbe invadere “tutto il mondo capitalista” che produce vere catastrofi umanitarie e milioni di profughi.

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Venezuela. La crisi dei migranti e la doppia faccia del capitalismo

“Maduro es una bestia”. Testuale. A esprimersi con tanta “finezza” contro un capo di stato è l’ex sindaco di Lima Ricardo Belmonte, che si ricandida a governare la capitale peruviana con l’appoggio di Perù Libre: un partito di orientamento socialista, affiliato al Forum di San Paolo che si dichiara internazionalista…

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Venezuela, qualche freccia contro la guerra mediatica

di Geraldina Colotti

Da diverse e titolate parti (vedi per esempio la riflessione di Aram Aharonian “Enfrentar la guerra de quinta generación con arcos y flechas?”) ci si interroga sull’asimmetria dei mezzi a disposizione della comunicazione popolare per smascherare la guerra mediatica e il suo racconto al contrario. Un tema di cui si discute all’interno del PSUV e del IV congresso, che ha dedicato una delle sue sette linee all’organizzazione della solidarietà internazionale. Proponiamo quindi alcune “frecce” per il dibattito.

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Venezuela, le cavallette dell’imperialismo

di Geraldina Colotti – la Città futura

A proposito del Venezuela e del fallito attentato contro Maduro, torna la riflessione di Lukacs nel volume La distruzione della ragione. Il filosofo ungherese accusa Schopenhauer di aver offerto agli ufficiali prussiani il proprio binocolo da teatro per meglio sparare sugli insorti del 1848. Fatte le debite proporzioni storiche, filosofiche e culturali, si potrebbe usare la stessa frase nei confronti di quel giornalismo che, nell’avanzare della “modernità liquida” a scapito di un pensiero forte sul mondo e nell’assenza di un “intellettuale collettivo”, ha assunto sempre più peso nella formazione della “opinione pubblica” e di una determinata egemonia culturale.

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Venezuela, anche un italiano nell’attacco a Maduro

di Geraldina Colotti

Salvatore Lucchese, italiano di nascita, è un ex direttore della polizia di San Diego, nello Stato venezuelano di Carabobo. Anch’egli ha voluto uscire allo scoperto per rivendicare in un’intervista alla Reuters la sua partecipazione al fallito attentato del 4 agosto contro Maduro. Lucchese fa parte dell’estrema destra venezuelana e, per sua stessa ammissione, si sente “molto vicino” alle posizioni dell’ex presidente colombiano Alvaro Uribe, grande sponsor del paramilitarismo, dentro e fuori il suo paese.

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Il Venezuela senza Chavez descritto da Geraldina Colotti

‘Dopo Chávez. Come nascono le bandiere’

di Carlo Amirante https://www.lantidiplomatico.it

Contro il corus line che crocifigge il presidente del Venezuela Maduro, e le sue politiche, Geraldina Colotti ha ricostruito sulla base di eventi e fatti spesso vissuti in prima persona, dunque al di là di posizioni preconcette e acriticamente ideologiche, la situazione oggettivamente difficile se non drammatica del Venezuela e della sua economia.

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Venezuela, il PSUV va a congresso

di Geraldina Colotti

Bandiere che spingono all’assalto quando pesano le gambe o il cuore. Bandiere in cima alla fabbrica espugnata, che ora produce senza sfruttare. Bandiere che uniscono quando il nemico preme. Il rosso delle bandiere al IV Congresso del PSUV. Nelle rivoluzioni, i simboli sono importanti. C’è ancora bisogno di eroi, per l’esempio e nella battaglia delle idee… Si apre nel ricordo di Hugo Chavez il IV Congresso del Partito Socialista Unito del Venezuela. Si apre nel giorno in cui il Comandante avrebbe compiuto 64 anni, il 28 luglio. A Caracas, le plenarie andranno avanti fino a domenica.

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La lunga marcia del Nicaragua sandinista

di Geraldina Colotti

Un giorno dopo l’altro, ha preso forma sui media italiani l’ennesima versione di comodo, che questa volta riguarda gli accadimenti in Nicaragua. L’ennesimo “racconto” a senso unico, ad uso consumo e consolazione di una certa sinistra imbelle e disincarnata. Preda della “paura delle masse” che non ha saputo guidare e a cui non sa più parlare, indignata contro “tutte le guerre” senza averne impedito neanche una, ossessionata dal pericolo del “socialismo autoritario” ma incapace di arginare l’autoritarismo vero, questa “sinistra” si abbevera a una sola fonte. Segue sempre lo stesso tipo di pifferai: le veline di polizia diffuse a livello globale.

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Mandela e Chavez, un’eredità comune

di Geraldina Colotti

Un altro centenario, quello di Nelson Mandela. Un’altra abbuffata di retorica in un mondo abituato a calpestare in concreto parole di cui si riempie la bocca torcendone il significato. Come altri grandi del Novecento –il secolo dei rivoluzionari, che si sono spezzati le unghie grattando sotto la vernice– anche Madiba è diventato un’icona post-moderna, spendibile persino in questa Europa delle gabbie, dei confini e dei muri, senza nulla intaccare. Un’icona per magliette in quest’Italia ipocrita e securitaria che ha imposto ai prigionieri politici più galera di quella scontata da Mandela, che continua a torturare in nome di “legalità e pace”, o che inalbera con arroganza la bandiera dell’esclusione.

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