Poche settimane dopo lo scoppio rivoluzionario del 10 ottobre 1868, Carlos Manuel de Céspedes emanò il decreto sulle armi per la fine della schiavitù.
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Poche settimane dopo lo scoppio rivoluzionario del 10 ottobre 1868, Carlos Manuel de Céspedes emanò il decreto sulle armi per la fine della schiavitù.
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Il Padre della Patria ha ricevuto l’omaggio di una rappresentazione di santiagheri a nome di tutta Cuba, nel 146º anniversario della sua morte in combattimento.
Padrone dei nostri cuori da quel sublime atto di rinuncia delle sue ricchezze, liberando gli schiavi e invitandoli alla lotta indipendentista, convinto che ogni cubano avrebbe seguito la sua voce a La Demajagua, il patrizio ci inculcò anche la determinazione di morire prima di cadere nelle mani del nemico
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Sei mesi esatti dopo il grido libertario di Carlos Manuel de Céspedes nello zuccherificio la Demajagua, i patrioti alzati in armi contro il colonialismo spagnolo diedero a Cuba e al mondo una nuova e rilevante lezione di unità e civismo.
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Haroldo Miguel Luis Castro – www.cubahora.cu
Il 18 maggio 1898, nella lettera inconclusa a Manuel Mercado, José Martí avvertì sulle intenzioni espansioniste USA su Cuba e la regione. Solo tre anni dopo, l’esercito USA conseguiva intervenire senza grandi complicazioni nel conflitto con la Spagna. Com’è stato possibile?
Ronald Suárez Rivas http://www.granma.cu
Carlos Manuel de Céspedes, «il padre della Patria»
Si dice che davanti alla domanda di alcuni patrioti, su come ottenere le armi per la lotta, Carlos Manuel de Céspedes rispose fulminante “le armi le hanno loro”, cioè, i soldati spagnoli, in un appello a strapparle al nemico.
Ed in effetti, quella sarebbe stata la strategia che le forze cubane avrebbero ripetutamente assunto nella lotta che stava per iniziare, e in quelle che sarebbero giunte posteriormente.
Il 10 ottobre del 1868 marcò l’inizio dell’indipendenza di Cuba. In quella emblematica data, Carlos Manuel de Céspedes, Padre della Patria, dal suo zuccherificio, la Demajagua, chiamò tutti i cubani alla lotta e promosse per la prima volta la liberazione degli schiavi, incitando i suoi a sommarsi all’insurrezione.
Pedro Prada http://www.cubadebate.cu
Questo postscriptum non comparirebbe se Donald Trump, presidente illegittimo USA, eletto con due milioni di voti in meno del suo avversario, non avesse aperto bocca. Ma l’ha aperta e messo a cinguettare i suoi sciacalli.
Dire che i mambi hanno combattuto per la loro libertà individuale è la più grande sciocchezza che sia mai esistita. Noi cubani lo abbiamo fatto, sì, ma prima, quando non avevamo acquisito la nozione e l’orgoglio del popolo e della nazione.
Dalla fine del XVIII secolo furono espresse le intenzioni del potente vicino nordamericano sull’isola di Cuba per voce delle sue principali figure politiche.
Così, dal 1805, Jefferson espresse le sue intenzioni di impadronirsi di Cuba per ragioni strategiche. Nel 1823, il segretario di stato USA, John Quincy Adams, enunciò la sua teoria della “frutta matura”: “(…) Cuba, separata dalla Spagna, cadrà necessariamente nel grembo USA…”.
Quando il 25 maggio del 1893 José Martí scrisse al maggiore generale Antonio Maceo «precisamente ora ho davanti agli occhi la Protesta di Baraguá che è uno dei fatti più gloriosi della nostra storia», realizzava una delle prime e più certe valutazioni sul fatto che senza dubbio fu una pietra miliare nella Storia di Cuba.
Dilbert Reyes Rodríguez
Bayamo, Granma. – Le commemorazioni per i 150 anni dall’inizio delle guerre cubane d’indipendenza inizieranno questo mese con l’omaggio a uno dei padri fondatori delle gesta di liberazione, il patrizio Perucho Figueredo, il cui bicentenario si ricorderà il prossimo 18 febbraio.
Come in una linea di combattimento avanzata, dove il loro esempio e le loro idee divengono uno scudo della Patria, si sono uniti Céspedes e Mariana a Martí e Fidel, nel cimitero Santa Ifigenia, della Città Eroina, nel 149º anniversario del’inizio delle nostre guerre d’indipendenza.
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