Cuba, terra di altissimi valori, di sangue nobile, non per casta, ma per umanesimo, di sincero disinteresse e orgoglio, che ha il sapore di patriottismo e rifiuta le vanità.
Dobbiamo ricordare ai moderati che Cuba è una nazione fondata sul radicalismo di Martí, Mella, Guiteras e Fidel, e lo dobbiamo a quel radicalismo rivoluzionario con gli umili, per gli umili e per tutti gli umili di questo pianeta. E che, contrariamente alla predicazione conciliante, di fronte all’impero che minaccia di coprire il sole con i suoi artigli, questo popolo radicale, se necessario, invece di arrendersi, continuerà a combattere nell’ombra
La Rivoluzione irruppe nella vita dei cubani all’alba del 1° gennaio 1959, con il trionfo della guerra di liberazione condotta per poco più di due anni dall’esercito ribelle nella Sierra Maestra, sotto la guida del leader e comandante in capo Fidel Castro.
Nel difficile contesto della pandemia di Covid 19, il governo degli Stati Uniti ha intensificato le misure del bloqueo contro Cuba, un “atto di guerra economica” come lo ha definito il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, presentando il rapporto sugli effetti del blocco a Cuba.
Oggi la Bolivia vuole ricostruire le relazioni congelate dal governo di fatto di Jeanine Añez con Venezuela, Messico, Cuba, Argentina, Nicaragua e Iran, ha informato il cancelliere Rogelio Mayta.
In una dichiarazione alla stampa locale, il ministro degli Esteri ha affermato che lo Stato della Bolivia deve avere relazioni con tutti i paesi in una cornice di rispetto della sovranità chiarito che con il Venezuela esiste già un piano di ristabilimento.
Anch’io sono stata giovane. Tutti siamo stati giovani, impetuosi, agguerriti, belli… non dimentico quella tappa speciale e ancora oggi vado con lo stesso cuore adolescente.
Cuba appartiene a tutti coloro che amano e fondano, non a quelli che odiano. Prendere possesso della Patria per consegnarla ci ricorda l’atteggiamento degli annessionisti, dei plattisti e di coloro che un giorno rivendicarono l’invasione degli USA contro il nostro paese
A Cuba, dialogo per la libertà artistica; nei media, “repressione e censura”
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
La Spagna è lo stato al mondo con il maggior numero di condanne di reclusione ad artisti: 14 l’anno scorso (1). Ma la sua stampa riempie i titoli dei giornali con la presunta “censura” artistica a Cuba, perché lì c’è stata una piccola protesta, senza incidenti, di un piccolo gruppo di artisti, che sono stati ricevuti dal Vice Ministro della Cultura e con cui hanno concordato un’agenda di dialogo (2): “E siamo arrivati, diciamo, ad un consenso di temi, di questioni che l’istituzione è disposta a prenderne cura, stiamo arrivando ad un programma a cui partecipino non solo coloro che sono stati ieri al Ministero, ma la gran massa di artisti e scrittori che hanno, ovviamente, molto da dire” spiegava il vice ministro Fernando Rojas alla televisione cubana (3).
Il ministro degli Esteri boliviano Rogelio Mayta e l’incaricato d’affari cubano Danilo Sanchez Vazquez hanno ratificato oggi la volontà comune di rafforzare i rapporti bilaterali di amicizia e cooperazione.
Il ministro degli Esteri Mayta ha ricevuto nel suo ufficio il diplomatico cubano, che ha il rango di ambasciatore, recentemente nominato incaricato d’affari in Bolivia.
Senza l’integrazione non c’è una cultura compatta. La frammentazione è divisionista e porta a un vicolo senza uscite. Il socialismo ha contribuito, come nessun altro sistema politico, a questa integrazione
Prima l’annuncio del vaccino, adesso la fine della fase III di sperimentazione con un’efficacia del 95%. La multinazionale Pfizer così brucia tutti i concorrenti come Moderna e riprende la testa della lucrosa gara per arrivare per primi al vaccino contro il Covid-19.
Il trionfo della Rivoluzione cubana del 1959, dopo una lunga guerriglia contro la dittatura di Fulgencio Batista, portò alla costituzione di un nuovo governo nazionalista e di sinistra. Una rivolta guidata da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara che, nonostante la vittoria, fu costretto a continuare ad affrontare i gruppi controrivoluzionari, sostenuti dagli Stati Uniti, nettamente sconfitti a Bahía Cochinos – Baia dei Porci (1961).
Trump è stato nell’arena internazionale una macchina per fabbricare nemici e disaccordi, per danneggiare alleati ed attaccare il multilateralismo. Il fatto che alla Casa Bianca arrivi una visione diversa, anche quando continui a pretendere di “guidare il mondo”, è una tregua per tornare ad avanzare su quelle questioni che, prima del suo arrivo, godevano di grande consenso internazionale: affrontamento del cambio climatico, necessità di un accordo accettabile per l’Occidente che renda praticabile l’uso pacifico dell’energia nucleare da parte dell’Iran, il percorso verso la normalizzazione tra USA e Cuba, o il riconoscimento del crescente ruolo della Cina nell’economia mondiale e quindi concepire il rapporto con essa come qualcosa di mutuo vantaggio e non una guerra economica con più perdenti che vincitori.
Si dice che la mattina presto dell’11 dicembre 1975 sia stato il primo a svegliarsi al posto di comando di Hengo, in Angola. Era arrivato in terra africana nell’agosto di quell’anno, nominato dalla dirigenza della Rivoluzione cubana come capo della missione militare dell’isola in quel Paese. Aveva lasciato tre figlie a Cuba, di 16, 15 e 14 anni. La possibilità di non riabbracciarli era, forse, il dubbio impenitente per lui, mentre lottava per l’indipendenza angolana.