Sebbene fosse noto che l’ambasciata USA a Lima è quella che dirige l’intero processo politico che sta vivendo il popolo peruviano, ora con la decisione presa il 31 maggio 2023, di autorizzare l’ingresso in quel paese andino di oltre 1000 militari yankee con il loro armamento, con la debole giustificazione di “addestrare” le forze armate e la polizia, la presidentessa golpista Dina Ercilia Boluarte Zegarra, si è appena tolta la maschera e dimostra al mondo di essere totalmente sottomessa a Washington.
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Dina: NO al popolo, SI all’Impero
Il sindaco di Lima non ha esitato a sostenere Dina Boluarte e ha assicurato che il suo gabinetto è “uno dei migliori che abbia mai visto”.
La crisi politica e sociale del Perù continua ad aggravarsi con un presidente imposto e sostenuto finora dall’oligarchia locale e dall’imperialismo, con un Congresso screditato e controllato dalla destra, riluttante ad anticipare le elezioni che lo farebbero sparire, pur di mantenere il suo mandato fino al 2026.
Perù’: epicentro dell’instabilità politica latinoamericana
di Andrea Vento
In meno di 5 anni si sono alternati ben 6 presidenti: l’ultimo, Pedro Castillo esponente di sinistra, è stato deposto il 7 dicembre 2022 scatenando una massiccia sollevazione dei popoli originari, brutalmente repressa dal governo illegittimo dell’ex vicepresidente Dina Boluarte. Un breve excursus delle travagliate vicende politiche peruviane dalla dittatura di Fujimori alle proteste contro la repressione in atto e a favore di imminenti elezioni presidenziali e una nuovo iter costituente.
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Intervista a Luis Alejandro Bazalar, il prete che vuole diventare presidente
Geraldina Colotti
Il regime di Dina Boluarte, che sta insanguinando il Perù dopo il golpe istituzionale contro il presidente Pedro Castillo, avrebbe potuto aggiungere una vittima in più a quelle (oltre 60) che sono cadute sotto i colpi della repressione: il sacerdote diocesano Luis Alejandro Bazalar Garcia, sceso in piazza a manifestare, a fianco delle comunità indigene che protestano da tre mesi, e che ha dovuto lasciare il paese. Ora si trova in Venezuela, dove lo abbiamo incontrato.
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Cubainformacion: HRW
Human Rights Watch: difendere la repressione in nome dei diritti umani
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
Il silenzio mediatico sulla repressione poliziesca e militare in Perù, che ha già causato, in due mesi di crisi politica, più di 65 morti è scandaloso.
Se passiamo in rassegna i titoli della stampa aziendale (El País, Le Monde, CNN, Miami Herald, El Comercio, El Mundo, ecc., ecc.) difficilmente leggeremo parole come “repressione”, “regime” o “diritti umani (1) (2). Tutto si riduce a “disturbi e alterchi” dopo il “fallito autogolpe di stato” dell’ex presidente Pedro Castillo (3).
Nello stile Monroe, ciò che gli interessa sono le risorse naturali
Il Perù si è convertito in un pezzo fondamentale del dispiegamento militare USA nella regione, con l’installazione di basi nella giungla di quel paese e dei Centri Operativi di Emergenza Regionale
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Intervista al presidente peruviano Pedro Castillo
Intervista realizzata dal giornalista Julio Zamarrón al presidente peruviano Pedro Castillo, detenuto in un carcere di massima sicurezza.
Nei giorni scorsi, il Presidente Castillo ha ricevuto la visita di Eugenio Zaffaroni, giudice della Corte interamericana dei diritti umani, e di Guido Croxatto, direttore della Scuola dell’Avvocatura dello Stato argentina. Entrambi faranno parte del team di difesa di Castillo. Zaffaroni e Croxatto erano accompagnati dai legali del presidente, l’avvocato Indira Rodríguez Paredes e l’avvocato Wilfredo Robles.
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Cina, Perù e la “sicurezza nazionale” degli USA
Nel quadro dei riassetti geopolitici mondiali, l’ordine, del 4 febbraio, del Presidente USA, Joe Biden, di abbattere un pallone cinese di spionaggio o sorveglianza –definito da Pechino di natura civile e per finalità investigative principalmente meteorologiche− , potrebbe iniziare una nuova fase della guerra diffusa o senza restrizioni di Washington contro il colosso asiatico, con ripercussioni emisferiche. Secondo il capo del Pentagono Lloyd Austin, il volo dell’aerostato rispondeva a un tentativo da parte della Cina di monitorare strutture strategiche sulla terraferma degli USA, in particolare la base aerea di Malmstrom nel Montana, che ospita uno dei tre campi di silos di missili nucleari intercontinentale Minuteman III.
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Repressione, controllo del pensiero e omicidi nel Perù di Dina Boluarte
Con le stazioni di polizia del Paese sovraffollate di detenuti, oltre 65 morti a causa della repressione, decine di dispersi e più di mezzo migliaio di feriti gravi, la situazione in Perù si fa sempre più incandescente. Nel contesto dei cortei che si stanno svolgendo giorno dopo giorno in tutto il Paese (soprattutto nella capitale e nel sud), la polizia carica e risponde alle proteste con grande durezza. I manifestanti chiedono le dimissioni di Dina Boluarte e una nuova assemblea costituente.
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La CELAC e la ribellione peruviana
Riguardo alla vigorosa ribellione peruviana, credo sia essenziale sottolineare il ruolo decisivo dei popoli e delle loro lotte politiche e sociali nella gestazione e nell’avanzamento dei governi progressisti. Allo stesso modo in cui questo progresso è stato essenziale nella generazione di un’architettura di organizzazioni regionali o subregionali, tra cui la CELAC, che cercavano l’unità e l’integrazione dell’America Latina e dei Caraibi.
Il corto circuito simbolico della Vecchia Europa
Geraldina Colotti
Davanti all’ambasciata del Brasile in Italia, un gruppo di persone staziona sotto gli occhi dei turisti incuriositi. Attende il ritorno della delegazione di deputati, salita a consegnare una lettera di sostegno a Lula all’ambasciatore brasiliano. In piazza ci sono parlamentari del Pd, di Sinistra Italiana, esponenti di Rifondazione Comunista, dell’associazionismo e dei movimenti di solidarietà. Un’attivista dei Sem Terra esprime ripudio per l’attacco alle tre principali istituzioni compiuto dai sostenitori di Bolsonaro, il giorno prima, 8 gennaio. “No al golpe in Brasile. No al fascismo in Brasile”. Tutti sembrano convenire, con qualche riferimento a quel che succede in Italia, dove “un governo erede dei fascisti”, è stato votato a cento anni dalla marcia su Roma.
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Repressione senza fine in Perù
Continuano senza sosta le proteste in Perù contro il governo di Dina Boluarte, per la liberazione del presidente destituito Pedro Castillo e per la convocazione tempestiva di nuove elezioni.
Tuttavia le forti proteste popolari sino a questo momento come risposta hanno ricevuto solo repressione. Nella sola giornata di venerdì vengono segnalate decine di persone rimaste ferite a seguito di un’altra giornata di manifestazioni in Perù contro la presidente ad interim Dina Boluarte.
Susana Barca contro il governo di Dina Boluarte*
Susana Barca, oltre ad essere una famosa cantante afroperuviana, è stata la responsabile per la cultura del Perù e del continente americano nell’ Organizzazione degli Stati Americani (OEA), un’organizzazione molto chiaramente orientata all’obbedienza al Washington Consensus, e notoriamente orientata a destra.
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Perù: denuncia costituzionale contro il governo Boluarte
In Perù impazza la repressione contro le proteste scaturite dalla destituzione del presidente Pedro Castillo e il suo successivo arresto. Qualcosa però si muove in seno al Congresso. L’esponente di Perù Libre – partito che ha proposto Castillo alla carica di presidente – Kelly Portalatino ha presentato una denuncia costituzionale contro l’intero guidato dalla presidente Dina Boluarte, nel contesto delle proteste sociali che hanno provocato 42 morti a causa della brutale repressione.
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Attenzione, la destra attacca in America Latina
Qualche settimana fa ho scritto un articolo intitolato “Attenzione! la destra reazionaria agisce”, in cui mettevo in guardia sul pericolo che corrono i governi nazionalisti e progressisti sorti negli ultimi tempi in America Latina.
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