Convertiti in esperti di una cosa e dell’altra, a causa del sovraccarico di informazioni, che ci dà quella sensazione di sazietà, ma che in pratica costituisce un meccanismo efficace per farci avere la posizione che l’egemone ha costruito per essere consumata da milioni di persone.
L’eredità di Chávez è pesante da portare? “No, perché la portiamo in collettivo”. Nicolas Maduro risponde così a Patricia Villegas, che lo intervista per i 16 anni di Telesur. Stimolato dalla direttora dell’emittente, il presidente venezuelano affronta temi di politica estera e internazionale, non prima di aver elogiato il cammino percorso dal media alternativo, creato dal Comandante per combattere il latifondo mediatico.
Fidel Castro lo predisse quel giorno di amichevole cospirazione, il 12 novembre 1999, alla chiusura dell’VIII Congresso della Federazione latinoamericana dei Giornalisti all’Avana: “Chi sono coloro che possono persuadere nel mondo? I comunicatori, coloro che trasmettono messaggi e maggiore è l’efficacia, la grazia, l’arte, la trasparenza, il coraggio con cui, senza alcuna concessione, vengono trasmessi più persone conquisteranno, più menti si libereranno dalle menzogne.” […] “Possiamo trasmettere milioni di messaggi ed abbiamo idea di come farlo. Esistono media per contrastare il gigantesco potere del monopolio dei media d’informazione e dei padroni; gli schiavi, i giornalisti, i proletari della stampa hanno davanti possibilità infinite”.
La fotografa Nicole Kramm ha perso la vista da un occhio a causa dello sparo di un carabiniere a Santiago del Cile (1). È la giornalista che -un anno fa- fu travolta, al confine con la Colombia, da un blindato di militari disertori venezuelani (2). Gran parte della stampa internazionale li ha trattati come eroi (3). Mentre -esattamente come fa oggi- si è dimenticata della giornalista che era…nel posto sbagliato.
Oggi, la squadra di teleSUR deve provare un immenso orgoglio. Perché le minacce di intervento del Dipartimento di Stato, attraverso il suo agente venezuelano Juan Guaidó, sono la prova del suo impatto e del suo successo.
Il Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha partecipato nel pomeriggio di lunedì 27 all’inaugurazione del Centro di Produzione di Telesur in Cuba, con sede negli Studi d’Animazione del ICAIC.
UN QUADRO GENERALE: I MEDIA A CAPO DELLA BATTAGLIA E DELLA CAMPAGNA PRESIDENZIALE NEGLI USA
Il 12 gennaio scorso, il deputato Juan Guaidó ha annunciato che il suo falso interinato avrebbe avviato azioni e misure “legali” contro la televisione multistatale Telesur. Le stesse sarebbero incamminate a ripetere il modello di saccheggio ed espropriazione illegali di beni venezuelani che incassò come prime vittime alla filiale Citgo ed alla società petrolchimica Monómeros lo scorso anno.
Come se qualcosa mancasse nello scenario venezuelano degli ultimi giorni, dove la stessa opposizione venezuelana ha detto “no” a uno screditato burattino degli USA, come Juan Guaidó, questi esegue gli ordini del suo padrone annunciando che inizia il tentativo di “recuperare” la rete televisiva venezuelana e latinoamericana TeleSUR che è vista in tutto il mondo e specialmente nella nostra regione, nonostante che alcuni governi, che agiscono come sudditi coloniali di Washington, come è stato il caso dello sconfitto Mauricio Macri in Argentina, l’abbiano fatta scomparire dalle reti locali.
Il Presidente cubano, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha respinto «energicamente le minacce contro la voce e l’immagine dei popoli che lottano e resistono contro l’aggressione imperiale», ed ha esclamato che: «Da Nuestra America e dal mondo Viva Telesur».
Dittatura, censura e furto elettorale in Bolivia: le chiavi di un altro golpe mediatico
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
Il furto della vittoria elettorale ottenuta dal Movimento al Socialismo (MAS) e la dittatura imposta in Bolivia non sarebbero stati possibile senza i media internazionali (1).
Che, come il quotidiano spagnolo El País, convertono un golpe militare in una “crisi politica” (2). Che, come l’agenzia AP, qualificano Evo Morales, minacciato e perseguitato (3), come “ex presidente auto-esiliato” (4). O che, come la rivista Forbes, dedicano copertine ad esaltare una presidentessa golpista che ci racconta “come si è pacificata la Bolivia” (5).
Dopo Telesur anche RT viene chiusa dal regime golpista in Bolivia
Cotas, il principale operatore privato in Bolivia di tv via cavo, ha comunicato all’emittente russa RT in spagnolo che il suo segnale sarà sospeso a partire da lunedì 2 dicembre. Lo riferisce oggi RT. La decisione “è stata adottata da autorità superiori” ha dichiarato una fonte allo Sputnik.
New York Times, CNN, Forbes? TeleSUR lo ha già detto
The New York Times ha dimostrato con un video che, il 23 febbraio, il cosiddetto “aiuto umanitario” al Venezuela non è stato dato alle fiamme dalla “polizia di Maduro”, come ci hanno detto, ma dall’opposizione stessa.