Miracoli a Cuba

 

 

22/10/2004 Ignacio Ramonet www.radiochango.com/espanol/konciencia/articulos.php3?
 

 

 

Nelle favelas di Caracas, in cui vive la gente finora emarginata, Cuba ha inviato alcuni medici che hanno costruito piccoli dispensari. Tra i malati, molti sono ciechi. Ma lo sono per povertà, perchè, nella maggior parte dei casi, la loro cecità si cura facilmente. E questi medici hanno deciso di inviare all'Avana i pazienti accompagnati da un familiare. Tutto gratis. Sono più di cinquemila le persone che, in questo modo, hanno "vissuto" un miracolo e recuperato la vista dopo decenni di oscurità.


Un amico, mentre andavamo in macchina per la strade dell'Avana, qualche giorno fa mi disse: "Vengono, in aereo, dal Venezuela ogni settimana. Sono cento, centocinquanta, ognuno accompagnato da un familiare. Vengono per curarsi e quelli arrivati la settimana prima se ne vanno, guariti, con lo stesso aereo".
" Curarli da cosa?"
" Sono ciechi, li operano, e recuperano la vista".

Non potevo crederci.
"Ma com'è possibile che non ne ho mai sentito parlare?"
"Beh, sai, - mi ha detto - da qui escono solo le cattive notizie".

L'amico che mi parlava non aveva nulla di "ufficiale" e poteva essersi sbagliato. Decisi di indagare per conto mio. Mi sembrava strano che un'informazione tanto spettacolare non circolasse. Iniziai a interrogare la gente ben informata e anche qualche altro amico venezuelano. Tutti mi confermarono la notizia.

"Finora - mi disse un operatore che stava partecipando al progetto - abbiamo preferito che non venisse fatta troppa pubblicità. C'era un processo elettorale in Venezuela, il referendum revocatorio, e non volevamo che si potesse pensare che tutto questo aveva finalità elettorali. Avrebbero accusato Cuba di intromettersi, in maniera indiretta, in quel processo. Per questo, senza che fosse un segreto, non venne pubblicizzato con squilli di tromba. Ma, dal 15 agosto e dall'indiscutibile vittoria di Chavez, l'informazione riguardo a quello che abbiamo chiamato Progetto Miracolo ha iniziato a circolare. Sono stati pubblicati reportage e si sta realizzando addirittura un documentario".

Poco a poco, si fecero chiari quasi tutti i dettagli di questa ammirevole operazione. In virtù degli accordi tra Caracas e l'Avana, Cuba ha inviato in Venezuela alcune migliaia di medici che si sono insediati nelle zone più umili, quelle favelas in cui vive la gente finora emarginata e senza i servizi pubblici più elementari. Lì, nei quartieri dove quasi nessun medico venezuelano voleva andare, hanno costruito piccoli dispensari, provvisti del necessario per dare i primi aiuti e curare le malattie più ricorrenti. Questi "missionari" ricevono lo stesso stipendio (modesto) che avrebbero preso a Cuba e vivono negli stessi quartieri dei loro pazienti. Frequentemente diagnosticano le malattie della povertà che, con le loro scarse risorse non possono curare, e fanno ricoverare il paziente in qualche ospedale vicino.

Tra questi malati, molti soffrono di malattie agli occhi e diventano ciechi. Ma sono ciechi per povertà, perché, nella maggior parte dei casi, la loro cecità si cura facilmente. Per esempio, quando soffrono di cataratta. E visto che a Cuba ci sono equipe mediche specializzate che operano in dieci minuti questo disturbo, per curarli hanno deciso di inviare all'Avana i pazienti accompagnati da un famigliare. Tutto gratis.

E sono più di cinquemila le persone che, in questo modo, hanno "vissuto" un miracolo e hanno recuperato la vista dopo decenni di oscurità. La lista dei casi più gravi fa venire da piangere, come la storia di uomo, cieco per più di trent'anni, che, quando gli sono state tolte le bende, ha visto sua moglie e, per la prima volta, i suoi cinque figli. O di una signora, cieca per ventott'anni, che alla fine ha potuto vedere i suoi figli e i suoi nipoti. O di Samuel, operato di cataratta congenita, che ha potuto finalmente vedere sua madre. Gli aneddoti sono migliaia, emozionanti e miracolosi come un racconto neorealista. O come il tragitto che va dalla cieca oscurità alla luce.