“L’intenzione di condannare

Cuba è illegittima”

 “Cuba sta svolgendo un’opera a favore dei diritti umani della sua popolazione e non la si può ignorare!”

 

 

Mariela Pérez Velenzuela

 

 

Il Ministro degli Esteri di Cuba, Felipe Pérez Roque, ha affermato che Cuba continuerà a respingere energicamente le risoluzioni contro Cuba imposte nella Commissione per i Diritti Umani.

 

“Quest’anno si cercherà nuovamente di presentare una risoluzione e crediamo che si ripeterà la stessa storia di pretendere di usare i diritti umani per fabbricare una condanna contro Cuba e giustificare così la necessità di mantenere il blocco economico” ha dichiarato il Ministro in una conferenza stampa offerta nella sede del suo ministero, durante la quale è stato presentato il documento con le considerazioni del Governo di Cuba in relazione alla risoluzione contro Cuba imposta nella Commissione per i Diritti Umani.

 

Pérez Roque ha sottolineato che Cuba esige che venga riconosciuto l’enorme sforzo che ha fatto a favore di tutti i diritti dei cittadini, distinguendosi per la vocazione internazionalista e nella cooperazione, senza mai selezionare o discriminare in materia di diritti umani.

 

Per questo Cuba non accetta di essere citata a Ginevra.

 

Cuba considera l’intento di condanna di Ginevra decisamente illegittimo, poiché è fondato su false basi ed è selettivo. “A Ginevra non si è mai cercato di giudicare gli Stati Uniti o i paesi alleati delle superpotenze” ha segnalato il Ministro che ha aggiunto che Cuba si oppone fermamente a tutte queste manovre non solo per motivazioni nazionali, ma pensando anche alla credibilità della ONU e alla necessità di preservare un ambiente di lavoro nelle istituzioni multilaterali che propiziano la collaborazione internazionale.

 

Inoltre Cuba pensa anche al resto della comunità internazionale che nel futuro potrebbe soffrire le stesse conseguenze.

 

“L’intento di usare il nobile tema dei diritti umani per giustificare il blocco economico e aggredire l’Isola non è responsabilità del popolo statunitense” ha detto il Ministro e nemmeno di vasti settori che negli USA difendono la normalizzazione delle relazioni. Tanto meno incolpa la maggioranza dei legislatori delle due Camere del Congresso, che in numero superiore ai 260 hanno appoggiato metodi favorevoli, come i 70 senatori (su 100) che difendono lo stabilimento di un commercio tra i due paesi e altro. Cuba non incolpa nemmeno il vasto settore della società nordamericana, il movimento di solidarietà, le decine di migliaia di statunitensi che ogni anno raggiungono l’Isola o partecipano (o lo intentano) come membri di progetto sociali e delle ONG’s, che vogliono sviluppare nuove relazioni con la maggiore delle Antille. Cuba non incolpa nemmeno la grande maggioranza dei cubani che vivono negli Stati Uniti, con i quali divide l’idea di normalizzare le relazioni tra i due paesi.

 

Pérez Roque ha affermato che il Governo dell’Isola responsabilizza il Governo degli Stati Uniti e specialmente quei settori che al suo interno hanno una posizione di chiusura assoluta, una visione molto reazionaria sulle relazioni, accusa la mafia cubana di Miami, un gruppo minoritario ma molto potente e influente, che impone la propria visione e i suoi interessi e partecipa in maniera molto attiva ai tentativi di utilizzare la Commissione per i Diritti Umani per condannare l’Isola.

 

Cuba non ha cooperato con l’applicazione della Risoluzione 2002/ 18, approvata lo scorso anno dalla Commissione per i Diritti Umani e non lo farà nemmeno quest’anno perché la ritiene illegittima.

 

Il Ministro ha puntualizzato che Cuba non riceverà la rappresentante dell’Alto Responsabile per i Diritti Umani, la francese Christine Chenet, alla quale personalmente Cuba ha spiegato, in privato, tutte le sue motivazioni.

 

Questa decisione non è affatto contraria allo spirito di collaborazione e non si deve considerare un gesto contro Christine Chenet o l’Alto Responsabile, il diplomatico brasiliano Sergio Viera de Melho.

 

Non esiste una sola ragione perché un paese della regione si pieghi ad accompagnare queste manovre contro Cuba. Speriamo che lo spirito di difesa della sovranità e della solidarietà latino - americana prevalga.

 

Il Ministro ha parlato dell’importante dichiarazione del Vaticano (di giovedì 13) che con la dichiarazione del Cardinale Martino ha sostenuto che le minacce dei paesi poderosi per ottenere voti umiliano la dignità delle nazioni.

 

Ancora una volta l’etica delle posizioni del Santo Padre e del Vaticano è andata a difesa di Cuba.

 

A proposito dell’Iraq, Peérez Roque ha segnalato che oggi è in gioco non solamente una guerra, ma l’esistenza futura di un sistema internazionale delle istituzioni.

“La probabilità che possa scoppiare una guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza della ONU sarebbe un precedente gravissimo e non comprendiamo bene ciò che potrebbe portare in futuro.

 

Cuba considera che una guerra contro l’Iraq senza autorizzazione delle Nazioni unite sarebbe illegale, ingiusta e violerebbe la Carta della ONU. Nessuno può giustificarla” ha segnalato con forza.

 

Il movimento che negli Stati Uniti si oppone al blocco economico contro Cuba è sempre più forte ed è perfettamente visibile il tentativo disperato di coloro che si oppongono al cambio.

 

Una prova di questa disperazione si nota nel comportamento di alcuni diplomatici della Sezione di Interesse degli Stati Uniti all’Avana e soprattutto nel comportamento del capo James Cason, il cui comportamento è offensivo per la sensibilità della popolazione.

 

Presentate le considerazioni del Governo di Cuba in relazione alla Risoluzione contro Cuba presso la Commissione per i Diritti Umani.

Il Direttore agli Affari Multilaterali del MINREX, Juan Antonio Fernández, ha presentato le considerazioni del Governo di Cuba in relazione alla risoluzione contro Cuba imposta nella Commissione per i Diritti Umani, una relazione che circolerà come documento ufficiale alle Nazioni Unite a Ginevra e che Cuba ha già consegnato da tempo.

 

Nella relazione cubana si espone la posizione dell’Isola con le ragioni per le quali Cuba non può cooperare con l’applicazione della Risoluzione 18/ 2002.

 

Cuba denuncia le false motivazioni che hanno guidato le azioni degli Stati Uniti contro l’Isola nell’ambito della Commissione per i Diritti Umani, dimostrando che sono una componente essenziale di una politica di forte ostilità.

 

Il documento riassume anche la storia di Cuba in materia di cooperazione internazionale nell’ambito dei diritti umani.