Sconfitta la manovra d'ingerenza negli affari

interni di Cuba promossa dagli Stati Uniti nella

Commissione Diritti Umani dell'ONU

 

 

Ginevra, 17 aprile 2003

 

Juan Antonio Fernández, direttore degli Affari Multilaterali della Cancelleria e capo della rappresentanza cubana nella sessione della Commissione Diritti Umani dell'ONU, dichiarò che il suo paese respinse, con ogni fermezza, il tentativo spurio di condannarla. 


Il diplomatico dell'Isola si mostrò soddisfatto per la colossale vittoria morale del suo paese, raggiunta questo giovedì, con l'appoggio di un gruppo di nazioni, fondamentalmente dell'Asia ed Africa. 


Cuba sa, aggiunse, che difende per il suo popolo e per tutti i popoli del mondo il diritto al rispetto della sua sovranità ed autodeterminazione, e sottolineò che la si tenta di condannare perché ha lottato per essere libero e né condanne né campagne né bugie né blocchi né aggressioni le faranno rinunciare alla sua decisione immutabile di difendere la sua Rivoluzione e la sua indipendenza. 

 

Dopo un acceso dibattito con vari momenti di tensione, il progetto di risoluzione anticubano imposto dagli Stati Uniti passò con lo scarso margine di 24 - 20 voti.

 


Contro il documento ed a sostegno di Cuba si pronunciarono: Algeria, Bahrein, Burkina Faso, Cina, Cuba, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, India, Libia, Malesia, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Sudan, Siria, Ucraina, Venezuela, Vietnam e Zimbabwe. 

 

 


A favore del documento votarono: Armenia, Australia, Austria, Belgio, Camerun, Canada, Cile, Costa Rica, Croazia, Francia, Germania, Guatemala, Irlanda, Giappone, Messico, Paraguay, Perù, Polonia, Sud Corea, Sierra Leone, Svezia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Uruguay. 

 

 


Si astennero: Argentina, Brasile, Kenya, Senegal, Sri Lanka, Swaziland, Tailandia, Togo ed Uganda. 

 

Questa votazione fu preceduta della presa di posizioni della Commissione su un progetto di emendamento proposto dal Costa Rica nel quale si "induriva il linguaggio" di condanna contro Cuba, come aveva voluto ieri l'ambasciatore degli Stati Uniti. E' stato respinto con 31 voti, 15 favorevoli e 7 astensioni. 

 

In quanto ai risultati dei due emendamenti presentati da Cuba, il primo esigeva la sospensione immediata del più che quarantennale blocco degli Stati Uniti non fu approvato, poiché ottenne 17 voti favorevoli, 26 voti contrari e 10 astensioni. 
In quel preciso momento, il rappresentante permanente di Cuba, ambasciatore Iván Abita Godoy, chiese la parola per dire che questo risultato era la vergogna della Commissione e la sfacciataggine più grande che sia accaduta davanti agli occhi dell'opinione pubblica internazionale. 


Quelli che hanno votato contro: Stati Uniti, i suoi alleati del gruppo occidentale e seguaci dell'Europa, ed i lacchè dell'America Latina che si piegarono, hanno riflesso l'ipocrisia e la doppio morale con cui commerciano i diritti umani in questo foro e si sono smascherati. 


Aggiunse che per questo motivo Cuba non avrebbe insistito nella seconda proposta non considerando la cosa  necessaria, poiché i suddetti paesi avrebbero votato in eguale maniera, da sottomessi, davanti alla vigilanza dell'impero. 


"Gli stessi che non sono disposti a condannare il blocco, neppure condanneranno gli atti terroristici che si commettono permanentemente contro Cuba dagli Stati Uniti. Sulle loro coscienze cadranno l'ingiustizia e le lacrime dalle madri ed orfani dei più di 3000 cubani assassinati a causa di questi atti" disse Moro Godoy. 

 


In un gesto di solidarietà e di appoggio a Cuba, una  coppia di cittadini uruguaiani partecipanti al foro sventolarono una bandiera della pace di fronte allo scranno vicino a quello della delegazione statunitense. 


I funzionari di Washington si precipitarono a reclamare l'intervento degli ufficiali della sicurezza dell'ONU, ma non fu necessario, perché entrambi gli autori dell'azione uscirono tranquillamente, senza offrire resistenza, evidentemente come pacifisti quali erano. 


I risultati della votazione confermarono le previsioni del quotidiano Granma, che affermava: "Sia quale che sia il risultato finale della sessione di oggi, il nostro popolo, col suo valore e la sua fermezza, l'appoggio, tra i dirigenti mondiali, di coloro che più valgono e brillano e il sostegno delle forze veramente rivoluzionarie e progressiste, ha ottenuto già, in questo confronto, una storica vittoria nella sua battaglia d'idee contro chi ha usurpato il  governo del gigantesco potere di una gran nazione, e tenta d'imporre al resto dei paesi una tirannia mondiale fascista..."

 

"La battaglia a Ginevra dimostra che le idee possono e devono vincere sulle armi affinché un mondo migliore sia possibile."