L’anniversario dimenticato

del Guatemala

 

26 giugno 2004 - A.J.Oliver


Nel giugno di 50 anni fa, gli Stati Uniti rovesciarono il governo legittimo e democraticamente eletto del Guatemala. Si trattò della prima azione segreta della CIA in America Latina che comportò l’ascesa di una serie di regimi militari e cambiò così il corso della storia.

Da qualche tempo al telegiornale si sente spesso parlare di democrazia. Al G8 in Georgia uno degli argomenti principali del programma era la democratizzazione del Medio Oriente. La recente commemorazione dell’anniversario della liberazione e la scomparsa del presidente Reagan hanno risvegliato numerosi dibattiti sulla difesa e sulla diffusione della democrazia.

In mezzo a tutte queste notizie è passato in un certo senso inosservato l’anniversario di un evento decisivo nella storia moderna della democrazia. Proprio 50 anni fa, infatti, nel giugno 1954, gli Stati Uniti rovesciarono il governo legittimo e democraticamente eletto del Guatemala. Si trattò della prima pesante azione segreta della CIA in America Latina, azione che comportò l’ascesa di una serie di regimi militari in tutta la regione e cambiò così il corso della storia.

Quello del 1954 in Guatemala fu un vero e proprio crimine e poiché fu il governo degli Stati Uniti a commissionarlo, i cittadini americani sono tenuti a commemorarlo.

Negli anni Quaranta, dopo essersi liberato dal regime dittatoriale, il Guatemala godette finalmente di elezioni democratiche che si conclusero nel 1950 con il 65% dei voti a favore di Jacobo Arbenz. Il compito del neopresidente era quello di modernizzare il paese. Si adoperò per garantire salari più alti e diritti ai lavoratori, investì maggiormente nelle infrastrutture e nell’istruzione e promosse una riforma agraria in linea con la politica antimonopolista dell’America Centrale, che mirava a suddividere i vasti appezzamenti di terra incolta in migliaia di fattorie a conduzione familiare. Il presidente stesso perse 1700 acri di terra a seguito di questo programma di riforma.

Questa riforma incontrò tuttavia un grosso ostacolo nella United Fruit Company, una potente multinazionale proprietaria di più di mezzo milione di acri di terra in Guatemala che controllava non solo la rete telegrafica e ferroviaria del paese ma anche l’unico scalo marittimo sull’Atlantico. La multinazional
I fratelli Dullese era in stretto rapporto con Washington poiché il Segretario di Stato John Foster Dulles e suo fratello Allen Dulles, direttore della CIA, avevano grossi vincoli finanziari nei confronti della United Fruit. Entrambi si opposero fermamente alla proposta di Arbenz di nazionalizzare e ridistribuire 390000 acri di terra incolta di proprietà della multinazionale.

La United Fruit diede grande impulso alle relazioni pubbliche e diffuse la notizia che il Guatemala fosse sotto il controllo dei comunisti. Riviste come il Reader’s Digest, il Saturday Evening Post e telegiornali come NBC News contribuirono a fomentare questo terrore rosso. La verità era che, nonostante il partito comunista in Guatemala fosse legale, non superò mai i 4.000 iscritti, in una nazione che contava quasi tre milioni di persone. Nella coalizione del governo Arbenz, solo 4 dei 52 deputati erano comunisti e nessuno di loro era membro del Gabinetto di Governo.

“Operation Success”, era il nome dell’operazione con la quale la CIA, nel giugno 1954, destituì con la forza il governo Arbenz e installò il “liberatore” scelto Castillo Armas, il quale senza esitazioni, abrogò la riforma agraria, destituì i partiti politici, bandì la maggior parte dei sindacati e delle attività politiche della sinistra, assunse il responsabile dei servizi segreti della vecchia dittatura, censurò la stampa e bruciò molti libri.


L’ambasciatore americano presentò al nuovo governo una lista di abitanti destinati ad essere assassinati immediatamente per mano della CIA.

Per un breve periodo, i funzionari americani sembravano impegnati a migliorare il destino della popolazione. Durante la sua visita nel 1955 il vice presidente Richard Nixon dichiarò che il compito statunitense verso il nuovo regime era quello di riuscire “in due anni a fare di più per le persone di quanto i comunisti non sarebbero riusciti a fare in dieci.”

 

Affermare che l’obiettivo di Nixon non fu raggiunto non sarebbe del tutto appropriato. D’altro canto, il Guatemala dovette attendere più di trent’anni prima di poter godere nuovamente di elezioni ragionevolmente democratiche. Il colpo della CIA sfociò in una notte di torture, repressioni e terrorismo statale che causò la morte di quasi 200mila guatemaltechi. Tra le vittime ci furono suore, preti, insegnanti, studenti, sindacalisti, indigeni Maya e altre categorie etichettate come “sovversive”. Durante i decenni di repressione, i funzionari statali americani fomentavano il terrore con le armi, l’addestramento militare, le coperture diplomatiche e i servizi segreti.

Nel 1999 la commissione per scoprire la verità inviata dalle Nazioni Unite scoprì che, negli anni Ottanta, il terrorismo statale era sfociato nel genocidio di intere comunità Maya, cancellate dalla faccia della terra con la complicità attiva dell’amministrazione Reagan. Nonostante nel 1998 il presidente Clinton porse le sue scuse alla popolazione del Guatemala per gli abusi di regime che il governo americano aveva segretamente coperto in passato, il retaggio del colpo inflitto dalla CIA e i decenni di violenze continuarono.

Il rapporto 2004 di Amnesty International dichiara che “un livello tale di abuso dei diritti umani come quello perpetrato in Guatemala non si vedeva da molto tempo”. Le vittime oggi sono principalmente giornalisti, gente che si occupa di diritti umani e legali e contadini coinvolti in dispute agrarie. Gli adulti analfabeti costituiscono il 25%, la povertà dilaga e il Guatemala, oggi, è uno dei paesi che soffre maggiormente la disparità sociale. Washington sembra essere soddisfatta.

Nel 1954 il Guatemala costituì un precedente. I governi eletti in Brasile, Cile, Nicaragua furono destinati ad una sorte simile e altri, come Argentina e Uruguay, caddero indirettamente.


Gli Stati Uniti continuano a condurre una politica cosiddetta "di vicinato" tutt’altro che buona. Anche di recente il governo USA ha sconvolto o interferito ampiamente con i processi di democratizzazione ad Haiti, in Venezuela e in El Salvador.

Ricordare cos’è successo in Guatemala è giusto ma non basta. I leader della sicurezza nazionale americana dovrebbero in realtà evitare di appoggiare formalmente la democrazia e di sconvolgerla poi nei fatti. Tanto per cominciare si dovrebbe smettere di applaudire i pezzi grossi di Washington che hanno mostrato cosi scarso rispetto per le istituzioni democratiche.

Abbiamo bisogno di atti formali d’accusa, di vedere arresti e prigionieri; abbiamo bisogno di processi negli Stati Uniti ma, prima ancora, di processi davanti alla Corte Penale Internazionale.


Questo è ciò che dobbiamo al Guatemala.

 

 


Arnold J. Oliver, professore di scienze politiche a Heidelberg, college di Tiffin, nell’Ohio.

Per contattarlo: soliver@heidelberg.edu
Tradotto da Rossella Resi, fonte:www.commondreams.org/views04/0618-13.htm
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