In un libro i segreti della morte violenta del giovane italiano Di Celmo

 

Terroristi contro Cuba

CIA e mafia di Miami: una lunga serie di piani anticastristi

 

 

 

Tonino Bucci da”Liberazione”

 

 

 

  

 

A dispetto di una bella giornata di sole, il 4 settembre del 1997 un'esplosione squarcia l'aria nei pressi dell'Hotel Copacabana, a Cuba. In quell'attimo un giovane italiano, Fabio Di Celmo, si trova nell'atrio dell'edificio. La deflagrazione ne manda in frantumi tutti i vetri. A nulla vale il trasporto alla clinica "Cira Garcia". E' per una fortuita coincidenza che il giovane si trova lì nell'attimo dell'esplosione, per salutare una coppia di amici in partenza per l'Italia. Di Celmo è spesso a Cuba per motivi di lavoro, segue il padre Giustino negli affari dell'azienda import-export. Nello stesso giorno altri ordigni scoppiano davanti agli hotel Chateau e Triton.

 

 

Ritratto voluto dal padre

 

 

L'intera vicenda, le responsabilità, il dolore dei familiari, il ritratto del giovane è ricostruita, a distanza di quattro anni, da una professoressa cubana, Acela Caner Roman, in un libro dal titolo: “Il ragazzo del Copacabana” - fatto pubblicare dal padre del ragazzo, Giustino Di Celmo nelle edizioni José Martì e tradotto anche in italiano (per informazioni rivolgersi all'Associazione Italia-Cuba).

 

I giorni successivi alla sciagura, la morte di Di Celmo fa il giro sui giornali stranieri. Il quotidiano statunitense "El Nuevo Herald" del 6 settembre riprende la notizia ma ipotizza fin da subito che i responsabili siano «ex militari dissidenti»: «Mentre le sconcertate autorità cubane si sforzano di incolpare gli USA e gli esiliati cubani per giustificare la propria inefficienza nell'evitare le esplosioni e trovare i colpevoli, le circostanze e le condizioni in cui si sono prodotte le esplosioni, nonostante le estreme misure di sicurezza, confermano l'ipotesi che gli autori non possano essere gente di fuori, ma piuttosto dell'isola».

 

Intanto le indagini vanno avanti: prende forza l'ipotesi della partecipazione di stranieri negli atti terroristici. Alla fine viene «fermato - recita la nota del Ministero dell'interno - l'individuo identificato col passaporto come Raul Ernesto Cruz Leon, di nazionalità salvadoregna, che era entrato nel paese in qualità di turista il 31 agosto, proveniente dal Guatemala. Nelle sue dichiarazioni, il fermato ha riconosciuto di aver introdotto nel paese l'esplosivo C-4 utilizzato nelle passate azioni e anche i congegni necessari, e di essere stato l'autore materiale della collocazione dei quattro ordigni esplosivi in un solo giorno, il 4 settembre».

 

La serie di attentati, cui si fa riferimento, contro strutture turistiche risale indietro negli anni. Nel periodo tra l'aprile 1994 e il settembre 1997 si contano più di trenta piani terroristici «progettati a Miami contro il nostro paese, tra cui più di 15 con l'utilizzo dell'esplosivo C-4, organizzati dalla Fondazione nazionale cubano americana e da altri gruppi controrivoluzionari, come Alpha 66, il Pund e il gruppo di Orlando Bosch responsabile del crimine alle Barbados».

 

 

73 morti alle Barbados

 

 

Al nome delle Barbados è legato uno dei più gravi crimini terroristici degli ultimi decenni, quando il 6 ottobre 1976 esplode una bomba a bordo di un aereo della Cubana de Aviacion. Muoiono 73 persone, tra cui l'intera squadra nazionale cubana giovanile di scherma. Ma a scorrere con la memoria nel passato emergono altri fatti, non meno gravi.

 

«Il primo fatto di questa natura - ha dichiarato lo stesso Fidel Castro in un discorso nella piazza della Rivoluzione il 6 ottobre scorso - fu il sequestro di un aereo passeggeri DC-3, che volava dall'Avana all'Isola della Gioventù, eseguito da ex membri dei corpi di repressione della tirannia di Batista. Non erano ancora trascorsi quattro mesi dal trionfo della Rivoluzione. Il fatto rimase impunito».

 

Nel caso dell'attentato costato la vita a Di Celmo l'identikit dell'esecutore materiale è invece preciso: «Dalle indagini - continua la nota degli Interni - si è potuto stabilire che la persona identificata come Raul Ernesto Cruz Leon è un agente mercenario reclutato all'estero, addestrato, rifornito e pagato per la realizzazione di queste azioni. Per ogni bomba avrebbe ricevuto un pagamento di 4.500 dollari. E' stato istruito nel Salvador, dove gli sono stati dati i mezzi necessari, la lista dei possibili obiettivi, i biglietti ed il denaro per le spese».

 

IL MERCENARIO-TERRORISTA CRUZ

Cruz Leon è stato addestrato come paracadutista e tiratore in una scuola militare nella Georgia, e ha seguito un corso sugli esplosivi con istruttori statunitensi. Dietro si intravede la lunga mano della Fondazione nazionale cubano-americana diretta allora dal boss Jorge Mas Canosa.

 

Non solo, "El Nuevo Herald" del 12 settembre - giornale americano - «l'arresto di Cruz dà ulteriore legittimità a certe informazioni, che da tempo circolavano, secondo le quali le bombe potevano essere il lavoro di un veterano della CIA e della Baia dei Porci, Luis Posada Carrilles, detto "Bambi", del quale si diceva che ultimamente stesse vivendo nel Salvador».

 

Il ritratto non lascia dubbi: è sottotenente nell'esercito da cui esce nel 1965 per unirsi a un gruppo paramilitare appoggiato dalla CIA che si addestra in Nicaragua sotto il comando del leader cubano esiliato Manuel Artimes. Ed è proprio Luis Posada Carriles ad aver messo la firma sull'attentato all'aereo nelle Barbados. Lui ad aver firmato la morte di Fabio Di Celmo.