Panama


Da Posada a Zúñiga

Di Jean-Guy Allard

 

Certo, Francisco “Paco” Pimentel, aveva i suoi buoni motivi per elogiare in modo così eclatante, il terrorista internazionale Luis Posada Carriles, al momento della sua entrata nel Tribunale Marittimo di Panama, all’ora di pranzo, al terzo giorno del processo al vecchio omicida.

 

Stabilito in Venezuela, il negoziante godeva della totale fiducia di Posada, il quale nel 1997 telefonicamente, lo informava su tutte le bombe che esplodevano o che sarebbero esplose a Cuba, durante la sua criminale campagna di terrore che, il 4 settembre, culminò con la morte del giovane turista italiano Fabio di Celmo.

 

Pimentel sapeva che a quell’epoca Arnaldo Monzón Plasencia, dirigente della Fondazione Nazionale Cubana - Americana, Gaspar Jiménez Escobedo e Guillermo Novo Sampoll, oggi detenuti a Panama insieme allo stesso Posada, andavano reclutando e finanziando delinquenti centroamericani per la collocazione delle bombe negli alberghi di Cuba, seguendo il piano del loro socio Posada.

 

Oltre alla morte di di Celmo, “Paco” sapeva anche delle sette persone rimaste ferite in seguito alle esplosioni avvenute negli alberghi Copacabana, Tritón e Chateau-Mirama e nel ristorante “La Bodeguita del Medio”, all’Avana. Crimini di cui venne informato con largo anticipo.

 

In quello stesso periodo, Posada aveva inserito Pimentel nella preparazione del fallito attentato contro il presidente Fidel Castro che venne involontariamente scoperto quando, il 27 ottobre del 1997, la guardia costiera nordamericana catturò lo yatch di Miami, "La Esperanza", in acque portoricane, vicino alle coste di Cabo Rojo.

 

I cospiratori, tutti legati alla Fondazione Nazionale Cubano - Americana – ancora una volta grazie a Monzón Plasencia – avevano deciso di mettere in atto il piano durante lo svolgimento del 7º Summit ispano-americano, nell’Isola Margherita (Venezuela), avendo precedentemente, organizzato una visita nell’isola venezuelana per individuare i punti idonei da dove colpire l’aereo presidenziale con due fucili calibro 50 muniti di telescopio.

 

Ai preparativi parteciparono anche alcuni soci controrivoluzionari di Pimentel, anche loro stabiliti in Venezuela, tra cui Nelly Rojas e suo marito Pedro Morales. Oggi tra gli oppositori più attivi contro il governo di Chávez, Pimentel non  perde mai l’opportunità di sostenere la rete venezuelana guidata dallo sbirro golpista Hermes Rojas Peralta.

 

Quattro banchi del terrorismo

 

Pimentel stava seduto nella fila dei complici del terrorismo, insieme all’imprenditore cubano-panamense César Matamoros e al suo dipendente Josè Hurtado, nei quattro banchi allineati, nella sala d’udienza in cui dal 15 al 17 marzo, si è svolto il processo di Posada Carriles e ai suoi sicari, Pedro Crispín Remón, Gaspar Jiménez Escobedo e Guillermo Novo Sampoll.

 

Come questo, solo pochi casi nel mondo collegati al terrorismo, hanno avuto il dubbio privilegio della presenza, in tutte le sue udienze, di una così lunga sfilza di elementi criminali, dichiaratamente appartenenti ad associazioni di delinquenti e promotori del terrorismo contro Cuba, normalmente tollerati in Florida.

 

Tra gli altri individui presenti in sala, identificati come terroristi o complici del terrorismo c’erano:

 

Osiel González Rodríguez, uno dei migliori alunni della scuola del terrorismo della CIA a Fort Benning, dove studiò le tecniche di sabotaggio insieme a Posada, a Félix Rodríguez Mendigutía, a Jorge Más Canosa e ad altri personaggi della mafia terrorista di Miami. Arrestato negli Stati Uniti nel 1971, con un carico d’armi e di esplosivi, Osiel González è schedato, tra le altre cose, come dirigente di Alpha 66, un gruppo paramilitare che, senza alcun intervento da parte del FBI, mantiene i suoi uffici a Flager Street, Miami ed anche il suo clan terroristico, Commando F-4.

 

Pedro Gómez, dirigente del Movimento Democrazia, di Ramón Saúl Sánchez, le cui gesta nell’organizzazione terroristica Omega 7, accanto a Pedro Remón, sono ben conosciute. Da poco, il Governo degli Stati Uniti, ha concesso a Sánchez la nazionalità nordamericana, nonostante il suo vasto e documentato passato di terrorista.

 

Ernesto Abreù, degno figlio del vecchio terrorista Ernestino Abreù, insieme ad un altro mercenario, nel maggio del 1998, s’infiltrò nella provincia cubana di Pinar del Río, con quattro fucili Ak-47, un fucile AR-15, due lupare, tre pistole e una balestra. L’operazione fallita ha permesso di scoprire una cooperazione tra la Giunta Patriottica Cubana, il Partito Protagonista del Popolo (diretto dal pediatra assassino Orlando Bosh) il Movimento di Recupero Rivoluzionario e della Nuova Repubblica, ed altre organizzazioni di Miami che promuovono apertamente azioni di terrorismo. Le indagini hanno anche rivelato che l’operazione terroristica era collegata alla campagna di terrore scatenata da Posada nelle strutture turistiche di Cuba in quel periodo. Completavano la truppa di Miami, oltre ad altri cospiratori, Maria del Carmen Jiménez, moglie dell’accusato Gaspar Jiménez, il quale più volte al giorno informava telefonicamente i capi di Miami; Miriam Novo, moglie di Guillermo Novo e Alicia del Busto, alias Gutiérrez, anch’essa associata ai terroristi Pedro Remón e Ramón Saúl Sánchez, il quale commise l’imprudenza di cercare di provocare un incidente nel parcheggio adiacente all’edificio del tribunale.

 

Brillavano per la loro assenza, per lo meno altri quattro vecchi accompagnatori di Posada nelle sue avventure criminali: Santiago Álvarez, Fernández-Magriña, Nelsy Ignacio Castro Matos, Rubén Dario López Castro e il portoricano Reynold Rodríguez, presenti nelle precedenti udienze, ma che questa volta hanno rinunciato.

 

Da Posada a Zuñiga

 

Oltre agli innumerevoli partiti, commandos, gruppetti che formano il panorama estremista di Miami, l’attività terroristica anti-cubana si concentra su un numero relativamente piccolo di sperimentati terroristi. In questo senso, la “delegazione terroristica” di Miami, presente nella sala d’udienza del Tribunale Marittimo di Panama, e i delinquenti che parteciparono alle precedenti “delegazioni”, ci danno la possibilità di osservare che dietro il complotto di Panama ci sono capi oggi affiliati al Cubano Liberty Council (CLC) di Luis Zuñiga Rey e Ninoska Lucrecia Pérez-Castellón; soci di Alpha 66 e del suo capo Nazario Sargen come anche del Movimento Democrazia e del suo leader, l’ex sicario di Omega 7, Ramón Saúl Sánchez; simpatizzanti dei Commandos F-4, di Rodolfo Frómeta, e amici del vecchio capo terrorista Orlando Bosh Ávila.

 

Il CLC di Zuñiga riunisce oggi Alberto Hernández, Horacio García, Roberto Martín Pérez, Francisco Josè Hernández Calvo ed altri mafiosi di Miami con un passato ben documentato di aiuti al terrorismo e che frettolosamente e sospettosamente abbandonarono la FNCA, qualche giorno prima dell’11 settembre.

 

Il colmo in questa rete terroristica che va da Miami al Panama, è lo stesso Zuñiga, capo dei capi del CLC, che è apparso qualche giorno fa tra i membri della delegazione nordamericana nella 60ª Conferenza della Commissione dei Diritti Umani (CDU) che si svolge a Ginevra. Ancora più scandaloso se si considera che un rapporto di un Relatore Speciale della stessa CDU, Enrique Bernales Ballesteros, presentato nel 1999, segnalava Zuñiga come un membro del gruppo clandestino di sicurezza della Fondazione Nazionale Cubano-Americana (FNCA).

 

Prova della sua responsabilità criminale, è la testimonianza di un cittadino del Guatemala, Percy Francisco Alvarado Godoy che Zuñiga aveva personalmente reclutato per realizzare attentati terroristici a Cuba.

 

L’attentato preparato in occasione del Summit, in cui furono arrestati Posada e i suoi sicari, fu disegnato direttamente da Francisco Hernández e da Alberto Hernández, nelle riunioni segrete con Posada, nei paesi del centro america. Oggi tutti appartengono al CLC, accanto a Zuñiga.

 

Il Governo nordamericano accogliendo nella sua delegazione ufficiale a Ginevra, uno dei più eminenti capi del terrorismo cubano-americano, manda un segnale chiaro ai cospiratori professionisti che circolano liberi per le strade di Miami e per i corridoi di Ginevra.

 

Come ha segnalato uno degli avvocati dell’accusa, nel banco degli imputati del processo di Panama, mancavano molti, moltissimi personaggi.