LA RELAZIONE DI REPORTERS SENZA FRONTIERE (RSF) SU JOSÉ COUSO


È stata una pugnalata, accusa

 la famiglia del cameraman

 

hotel Palestina
• Per Javier Couso, sua sorella e sua madre la relazione del gruppo di Robert Menard sulla morte del cameraman di TeleCinco, vittima di uno sparo nordamericano contro l’Hotel Palestina di Baghdad avvenne con il proposito di difendere gli interessi degli Stati Uniti

 

JEAN-GUY ALLARD - speciale per Granma Internacional - 2/nov/04


 

Mio fratello non ha prezzo, dice Javier Couso quando ricorda come RSF cercò di convincere la famiglia del cameraman José Couso, assassinato a Baghdad dalle truppe nordamericane, di denunciare il caso per via civile davanti a un tribunale statunitense invece di presentarlo contro il governo degli USA, davanti alla giustizia spagnola.

 

Javier Couso e sua madre, Maria Isabel Permury, continuano a chiedersi quali sono le vere intenzioni di RSF, che vuole essere coinvolto nel caso ...

 

Loro hanno una visione che si scontra con la nostra, perché sostengono  che il caso si doveva discutere per via civile negli USA e noi dopo aver consultato la nostra avvocata abbiamo invece deciso che quella non era la strada principale, spiega il giovane spagnolo.

 

 

Javier Couso, sua madre e sua sorella, hanno visitato Cuba di recente  ed hanno partecipato al 4º Incontro dei Corrispondenti di guerra  che si è svolto nella capitale.

 

 

L’8 aprile del 2003 carri blindati degli  USA spararono contro il 14º piano dell’Hotel Palestina a Baghdad dove alloggiavano molti giornalisti, che trasmettevano le versioni degli avvenimenti in maniera differente dai giornalisti al seguito – gli obbedienti agli ordini -  delle truppe degli invasori. José Couso non sopravvisse alla selvaggia aggressione.

 

I familiari di José continuano a chiedersi quali furono le vere intenzioni di RSF che voleva coinvolgersi nel caso anche dopo che la famiglia chiese chiaramente il suo ritiro.

 

Lo stato spagnolo ha firmato la convenzione di Ginevra e ha ratificato i protocolli addizionali che si incaricano di proteggere i giornalisti specificatamente come civili doppiamente protetto per le loro condizioni di civili e giornalisti appunto.

 

Questa era la via che ci interessa perché abbiamo fiducia nella nostra giustizia che deve difendere i nostri interessi, dice Javier.

 

Però la nostra non era l’opinione del gruppo parigino di RSF e di Robert Menard, i cui vincoli con i servizi segreti degli Stati Uniti sono stati denunciati in molte opportunità.

 

Mantenersi fermi nella decisione di denunciare gli USA non è stato facile per i Couso, vittime di molte pressioni, per far si che abbandonassero la loro lotta provenienti  anche da una gran parte dell’apparato giudiziario del governo reazionario di Aznar, fortemente vincolato all’amministrazione di Washington.

 

L’ex pubblico ministero del PP diceva che “non avrebbe perso tempo”, racconta Javier Couso, e non veniva nemmeno ad ascoltare le  dichiarazioni!

 

L’organizzazione di Menard rapidamente aggiunse ai suoi orientamenti poco chiari le premesse di una relazione “il cui rigore doveva essere spettacolare!”

 

Lo stupore della vedova di José Couso e dei familiari fu totale, quando ricevettero il documento poche ore prima della sua presentazione alla stampa, alla metà di gennaio del 2004.

 

Firmato da Jean Paul Mari, giornalista del settimanale parigino Le Nouvel Observateur e amico personale del tenente colonnello Philip de Camp, direttamente responsabile dello sparo assassino non aveva più serietà del lusso della sua presentazione!

 

Non corrispondevano neanche i piani! Quando abbiamo analizzato il documento in profondità con i colleghi che stavano con mio fratello nell’Hotel Palestina, abbiamo saputo che i piani non corrispondevano ...né i piani né la direzione degli spari! Immaginate!

 

Poi vedemmo che i testimoni erano nella maggioranza o totalmente giornalisti “enbedded” cioè “agli ordini” e che due erano ex militari e inoltre uno era stato nei servizi segreti militari degli USA per vari anni e che chi aveva preparato la relazione era ben conosciuto dal tenente colonnello che ordinò di sparare...

 

Peggio ancora la relazione di RSF presentava persino una serie di argomenti che sembravano davvero una difesa dei militari responsabili dell’assassinio. 

 

La nostra avvocata disse che era insultante per la famiglia! Si diceva che avevano assassinato mio fratello, “ma sono astemi e religiosi,  sono padri di famiglia!

 

I tre militari nordamericani sono rei confessi perché hanno dichiarato alla stampa di aver assassinato mio fratello, precisa Javier Couso

 

La relazione di RSF afferma che l’attacco all’Hotel Palestina è stato un errore nella catena del comando e che le truppe coinvolte non sapevano che là c’erano dei giornalisti.

 

Questo è falso per vari motivi, spiega Javier. Prima di tutto perché il giorno prima c’era stata un’infiltrazione di carri da combattimento e i militari avevano parlato con i giornalisti e avevano dato informazioni ai servizi segreti USA.

 

Poi perché con i visori di cui dispone un carro blindato M-1, a quattro chilometri di distanza si vede perfettamente e il sergente disse che aveva guardato “finestra per finestra e non aveva visto nessuno”, per cui mente spudoratamente!

 

Javier insiste: stiamo parlando di fatti che si possono provare!

 

I soldati nordamericani usano visori termici e parlando con un carrista abbiamo scoperto  che possono fissare cinque bersagli con gli ordinatori che portano... Cinque bersagli differenti in una sola volta – e mentre sparano sul primo se c’è un combattente dietro a un muro lo vedono perfettamente! Questo è un gioiello della corona dell’esercito degli Stati Uniti!

 

Allora che non vengano a raccontare... Vedendo il documento di RSF, la vedova di José  protestò immediatamente.

 

Mia cognata Lola Jimenez e il suo avvocato - mia cognata piangeva - chiesero al rappresentante di RSF in Spagna che non presentassero quel documento, per favore. Ma il gruppo di Menard non diede attenzione alla richiesta della vedova affranta e convocò come previsto la stampa di Madrid.

 

Ci dissero che era un documento che giungeva dalla Francia, aggiunge Javier, e siamo giunti alla conclusione che RSF a Madrid non conta niente! Gli ordini venivano da Parigi e hanno dovuto obbedire!

 

Se non me ne vado è perché sto lì per disturbare! A Madrid la relazione di RSF ha avuto molta ripercussione nella stampa.

 

Molta gente è interessata  a far sì che si porti avanti la linea che sostiene che non fu un crimine di guerra, ma “un errore!”

 

Conviene forse agli Stati Uniti quello che hanno fatto? Si chiede il giovane.

 

Effettivamente sì! Si vede chiaramente la strategia della difesa degli interessi degli USA... per questo abbiamo elaborato un comunicato che non è stato molto diffuso però, chiedendo a RSF che si ritiri dalla querela, ma sino ad oggi non ci hanno ascoltato.

 

Barbara, la sorella di Javier e di José si stupisce di questo atteggiamento di RSF di fronte alla chiara richiesta della famiglia di ritirarsi dalla querela.

 

È molto curioso, perché noi abbiamo mandato un fax ma non abbiamo mai avuto risposte.  Era una petizione firmata dalla madre e dai fratelli di José!

 

Tutto questo le sembra un imbroglio?

 

Totalmente!

 

Sino al momento della relazione io direi che operavano in maniera differente, afferma Javier.  Però, partendo dalla relazione e dopo la domanda di abbandonare la nostra querela, dopo che non se ne sono andati, hanno agito in mala fede! Questa è la mia opinione, perché se la famiglia mi chiede di andarmene io me ne devo andare e se non lo faccio è perché sto lì per portare discordia!

 

Javier  aggiunge: sono così svergognati da non ritirare dalla querela il loro documento ed è un insulto per noi e anche per mio fratello José!

 

La madre di Josè e non ha dubbi nel manifestare tutto il suo furore!

 

È stata una pugnalata! Perché ci hanno spacciato la relazione come se avessero scoperto cose, dicendo che era favorevole per la querela, ma era tutto il contrario! Non sapevano neanche a che piano erano alloggiati! Non hanno intervistato i giornalisti che erano con José... tutto quello che sostengono sono testimonianze  di persone vincolate alle forze di occupazione!

 

Barbara insiste: perché non hanno intervistato i testimoni diretti? Ce n’erano molti perché stando alla relazione non hanno intervistato i giornalisti delle catene spagnole perché hanno fatto tutto questo? Mi piacerebbe sentire le loro spiegazioni piacerebbe a tutti noi a madre, fratelli e sorelle... mi piacerebbe ma non hanno avuto il coraggio di mostrarsi di persona!