Hugo Chavez

 

gli occhi miopi della sinistra europea

 

 

Gianni Minà

Roma, 30 agosto 2004

 

 

Adesso, dopo che per l'ottava volta in sei anni Hugo Chavez ha superato una consultazione popolare sulla sua legittimità a governare il Venezuela, appare obiettivamente imbarazzante la posizione degli Stati uniti e di chi, dentro la Repubblica bolivariana, ha appoggiato fin dall'inizio lo scorretto progetto del governo di Washington di delegittimare (per strategie legate al controllo del petrolio) il presidente indio e se possibile di farlo fuori. Ma appare anche penosamente miope la lettura che alcuni settori della sinistra europea (dall'Internazionale socialista, a sindacati italiani come UIL e CISL, a organi di stampa prestigiosi come El pais e Repubblica ) hanno fatto non tanto della realtà del Venezuela attuale, ma di tutto il processo di riscatto e di mutazione politica in atto in America latina. Sono settori che non si sono sentiti imbarazzati dal condividere le gesta di una oligarchia venezuelana abituata, prima dell'avvento di Chavez, a gestire privatamente il petrolio di stato in combutta col CTV, il più corrotto sindacato del continente. E non hanno sorprendentemente avuto dubbi sui metodi e sulla credibilità di questa opposizione a Chavez nemmeno dopo un tentativo di colpo di stato, fosco e patetico allo stesso tempo, fallito nell'aprile 2002 e dopo uno sciopero generale, pilotato e pagato per oltre tre mesi (sul finire dello stesso anno) dalle lobby economiche che lo avevano ideato e, in molti casi, imposto ai lavoratori nella speranza di mettere in ginocchio il governo del colonnello.

 

Viva Salvador Allende...il Cile non si arrendeL'uomo forte di questo progetto di destabilizzazione, che ricorda molto quello messo in marcia nel `73 in Cile contro il governo di Salvador Allende, è infatti il socialista Carlos Andres Perez, vecchio sodale di Craxi che, per decenni, si è diviso il potere con il democristiano Calderas nel più smodato accaparramento della ricchezza del paese. Oggi Carlos Andres Perez, destituito nel `93 dal Congresso del suo paese, vive a Miami ma continua a fare il bello e il cattivo tempo e viene indicato come il quinto uomo più ricco del continente. Questo curriculum, però, non ha impedito, alla fine del 2003, all'Internazionale socialista (su proposta dei nostri DS) di esprimere un documento di appoggio al partito del quale Perez è ancora leader indiscusso e al sindacato CTV, quello di Carlos Ortega implicato, solo pochi mesi prima, nel fallito golpe.

 

La domanda è: in base a quale etica vengono scelti questi comportamenti, e qual è la lettura politica che li informa? Chavez ha trionfato nell'ennesima consultazione sul suo operato perché hanno votato per lui quelli che la borghesia bianca, la lobby economica, le televisioni e le radio, quasi tutte in mano alla "opposizione democratica", chiamano gli animali, cioè il popolo dei "ranchitos" delle sterminate favelas di Caracas o degli slums di Maracaibo, un popolo grato evidentemente per quell'assistenza sociale che incomincia a lenire la sua quotidianità fatta di fango e di esistenza precaria. Questa umanità (15 milioni di poveri su 23 milioni di abitanti) è il debito sociale lasciato in eredità dai governi di Carlos Andres Perez e Calderas a Hugo Chavez che, pur in mezzo a tante contraddizioni, sta tentando di restituire a questa gente il diritto ad essere persone. Ma questa constatazione, invece di far riflettere su come interpretare l'America latina oggi e come capire il vento di riscatto che soffia non solo in Brasile e in Argentina ma anche in Uruguay, in Bolivia, in Ecuador, cioè in un continente esausto per le politiche economiche neoliberali, infastidisce invece i partiti che un tempo in Europa coltivavano idee di sinistra e perfino alcuni inviati di giornali progressisti.

 

Non è vero che Chavez "presidente demagogo strega la sinistra italiana" ed europea. E' vero il contrario. E' possibile che, secondo l'estetica dei socialdemocratici europei, l'indio Hugo Chavez non abbia la storia o la faccia adatta per governare il Venezuela. Ma per sette volte la maggior parte dei cittadini del suo paese lo ha scelto e questa volta ha votato il 73% della popolazione, non il 50% come negli Stati uniti per le elezioni di Bush junior. O le regole della democrazia valgono solo quando combaciano con i nostri credo o i nostri interessi?

 

L'America latina attuale non può essere giudicata con la logica di Tony Blair laburista in pellegrinaggio da Berlusconi. La sua terza via è grottesca se proposta all'America latina. I bisogni insoddisfatti e i diritti violati della maggior parte dell'umanità del continente di Bolivar superano infatti ancora in modo indecente le esigenze alle quali si è data soluzione. E' immorale quindi che chi ha preso le distanze da Chavez, appoggiando i suoi oppositori, non abbia sentito in seguito il dovere di farlo anche quando un altro presidente, Sanchez de Losada, in Bolivia, nell'ottobre scorso, ha fatto sparare sugli indigeni scesi da Cochabamba per fermare la scellerata svendita del gas naturale del paese ad una multinazionale nordamericana. Quasi 150 morti e 500 feriti il bilancio, che ha avuto per coda un referendum ambiguo voluto dal vice presidente Meza, succeduto a Sanchez de Losada (scappato a Miami) che di fatto ha assicurato il diritto alle compagnie straniere di continuare a saccheggiare le ricchezze della Bolivia.

 

E non è meno immorale che, nel silenzio generale, il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, uomo del governo di Washington, ricevuto pochi mesi fa con tutti gli onori a Bruxelles dai vertici dell'Internazionale socialista, abbia a sua volta incontrato proprio in questi giorni i feroci paramilitari di Salvatore Mancuso (autori di mille assassini solo negli ultimi mesi), mentre il leader precedente di questi aguzzini, Carlos Castaño, in ringraziamento del lavoro sporco di appoggio al governo fatto in questi anni, trovava asilo in Israele. E l'uomo da discutere secondo l'opinione di alcuni nostri progressisti sarebbe Hugo Chavez. Qual è la logica e la morale di queste scelte?

 

tratto da www. comunisti-italiani.it