Ottimisti i 5 Eroi cubani reclusi per

aver lottato contro il terrorismo

 

17 agosto - I Cinque antiterroristi cubani prigionieri dell’impero negli Stati Uniti sono molto animati e pieni d’ottimismo, ha assicurato Mirta Rodríguez, la madre d’Antonio Guerrero, condannato all’ergastolo.

 

Mirta ha affermato d’aver parlato telefonicamente con suo figlio e che Antonio ha sottolineato il suo eccellente stato d’animo e la soddisfazione dei Cinque per la decisione della Corte d’Appello di Atlanta d’annullare il processo e le sentenze contro di loro.

 

Questo stato d’animo ci riempie d’ottimismo per continuare la lotta per la loro liberazione.

 

Gerardo Hernández, Ramón Labañino, René González, Fernando González e Antonio furono detenuti a Miami nel 1998 per aver combattuto contro il terrorismo nel sud della Florida.

 

Dopo un processo manipolato a Miami, definito arbitrario, furono condannati a pene assurdamente severe, con vari ergastoli.

 

Il 9 agosto la Corte dell’Undicesimo Circuito d’Appello d’Atlanta ha annullato il processo precedente con le pene relative ed ha ordinato di svolgerne uno nuovo lontano da Miami.

 

Mirta Rodríguez ha detto che lei e tutti i familiari dei Cinque: “Ci siamo resi conto che negli USA la giustizia si mantiene e che questi tre giudici non si sono lasciati intimidire e sono stati capaci d’attuare da veri professionisti rispettando la Costituzione del loro paese, violata a Miami.

 

La cosa speciale è che abbiamo ricevuto la notizia in Venezuela durante il XVI Festival della Gioventù e degli Studenti ed è stato come in una grande famiglia e siamo stati felici con tanta solidarietà e un’accoglienza straordinaria.

 

La strada è ancora lunga in questo caso. Abbiamo il sostegno di 250 comitati di solidarietà con i Cinque in 110 paesi, ma in questa nuova tappa dobbiamo raddoppiare questa cifra per vincere questa battaglia con volontà di ferro e una fede assoluta.

 

A Caracas erano presenti anche Irma Schweret, Olga Salanueva e Irma González, madre, moglie e figlia di René, condannato a 15 anni di carcere, con Magalis Llort e Rosa Aurora Freijanes, madre e moglie di Fernando condannato a 19 anni e Adriana Pérez, moglie di Gerardo, condannato a due ergastoli e vari anni di prigione.

 

 

Un giorno felice grazie ad

 

una decisione etica

 

 

 

La madre di René lo ha riassunto in una parola: la sentenza dei tre giudici della Corte di Atlanta che revoca le condanne dei Cinque e ordina un nuovo processo fuori dall’ambiente ostile e prevenuto che ha disonorato la Corte di Miami, è né più né meno che un’espressione di etica professionale.

 

L’attesa è stata lunga, anzi lunghissima. E non solo per i Cinque, vittime degli arbitrii e delle trappole che hanno generato le loro sproporzionate e ingiuste condanne, ma anche per i loro cari: madri, padri, mogli, figli e figlie che trascorrono l’anno aspettando visti la cui concessione dovrebbe essere automatica o, come nel caso di Olga e Adriana, vengono umiliate con rifiuti insultanti che le privano del diritto umano elementare di visitare i loro compagni.

 

E’ stata lunga anche per noi, loro compatrioti, che ci sentiamo debitori del loro generoso sacrificio e per questo ci abbracciamo e felicitiamo l’uno con l’altro, anche senza che ci conosciamo, con la stessa emozione con la quale lo facemmo quando lo stesso Tribunale agì con lo stesso senso della giustizia a favore del ritorno di Elián tra le braccia di suo padre.

 

Nello stesso modo si sono abbracciate, attraverso commoventi lettere, migliaia di persone di tutte le latitudini che, le une delle altre, sanno solamente di essere compagne di lotta per la libertà di Cinque combattenti cubani contro il terrorismo. In qualche modo, l’aumento dell’attesa ha fatto crescere la solidarietà nei loro confronti, che aumenterà ulteriormente di molto, moltissimo, quanto più tarderà la loro meritata liberazione.

 

L’attesa è stata lunga, ma 93 pagine di considerazioni non si preparano in ore. Atlanta non poteva ripetere l’errore della giuria di Miami, che li ha dichiarati colpevoli perfino di imputazioni che la Procura aveva chiesto di cambiare, giuria che, durante tutto lo svolgimento di uno dei processi più complessi e lunghi della storia giudiziaria nordamericana, non ha avuto nemmeno il valore di permettersi il ragionevole dubbio di una sola domanda.

 

La sola menzione di un nuovo processo fa pensare a nuove speranze che saranno ugualmente lunghe, infinite, dopo questi sette anni di prigionia ed i 17 mesi che ci sono voluti per l’emissione della sentenza in appello. Ma adesso c’è un vantaggio: non è più possibile mantenere una cortina di silenzio sul caso negli Stati Uniti e nel mondo, nè di condannarlo al monopolio della manipolazione della stampa di Miami.

 

E difficilmente si potrà evitare, come ha arbitrariamente proibito nel processo di Miami la giudice Lenard, che i difensori facciano valere la ragione principale dei loro assistiti: lo stato di necessità che li portò in quella città degli USA, proprio perchè lì abita – e non in un’altra – la più antica e impunita fonte di finanziamento del terrorismo in questo emisfero: la Fondazione Nazionale Cubano Americana, la stessa che ha avvelenato l’ambiente della Florida ed ha finanziato i numerosi crimini rimasti impuniti di terroristi come Orlando Bosch e Luis Posada Carriles.

 

Chi potrà nascondere adesso la verità che erano questi terroristi ed i loro finanziatori gli obiettivi osservati dagli eroi ingiustamente detenuti? Chi potrà impedire che, approfondendo il caso, si racconti la storia del terrorismo che non hanno voluto vedere, leggere e ascoltare, che implica direttamente, tra i molti altri, il signor terrorista che adesso gode di uno status speciale come detenuto dall’Immigrazione ad El Paso? Questo nuovo processo potrà essere formalmente ai Cinque, ma da lì devono emergere verità che potrebbero trasformarsi nel processo mai fatto al terrorismo più pubblico e permesso di questo emisfero.

 

L’attesa è stata lunga, ma è valsa la pena aspettare l’etica ed incoraggiante decisione di Atlanta. Essere ricorsi in appello a quest’istanza ed aver atteso serenamente la sua sentenza è un’ulteriore prova del rispetto che i Cinque ed i loro difensori sentono per le istituzioni giuridiche e le persone onorate del nord america.

 

Libero dalle pressioni e dai ricatti di un ambiente contaminato dall’odio furibondo di una minoranza estremista, il processo può adesso svolgersi con miglior fortuna, se coloro i quali hanno l’obbligo di farla applicare, sentono lo stesso rispetto per la legge di coloro che aspettano nelle loro celle che la giustizia arrivi.

 

E non c’è dubbio che l’attesa sarà ancora lunga, almeno fino a quando resteranno gli ostacoli all’aperto chiarimento della verità. Non è facile abbattere una muraglia di pregiudizi e blasfemie eretta da 45 anni. Mentre le sue pietre cominciano finalmente a cadere possiamo dire, come Adriana o Rosa Aurora, che il 9 agosto è stato il primo giorno felice in questi lunghi anni d’attesa. E per renderlo possibile è bastata una sentenza tanto incoraggiante quanto etica.
 

 

I famigliari dei cubani anti-terroristi

 

 prigionieri negli USA, sono ottimisti
 

 

(PL) Familiari dei cinque cubani anti-terroristi, prigionieri negli Stati Uniti, hanno manifestato a Caracas di sentirsi ottimisti dopo aver conosciuto la decisione della Corte di Appello di Atlanta di ordinare un nuovo giudizio.

Il XI Circuito di questa località nordamericana ha reso pubblica la sua decisione davanti all’appello presentato sul caso dei Cinque, come si conoscono a livello internazionale, e revocò le sentenze e ha indetto un nuovo giudizio.


Nel testo, la Corte riconosce il diritto dei Cinque ad essere giudicati in modo imparziale, in un’atmosfera non ostile e ad avere un giudizio equo.

 
Nel settembre 1998 sono stati detenuti Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González, e sentenziati a pene severe nel dicembre 2001.


Gli avvocati difensori hanno dimostrato che l’unico proposito dei Cinque era evitare azioni dei gruppi terroristici contro l’isola, mandati dalla città di Miami, in Florida.


Madri, spose e figlie dei patrioti caraibici sono a Caracas invitati al XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti (FMJE), dove esporranno questo stesso caso nel tribunale Anti-Imperialista e in altri spazi dell’evento.

Adriana Pérez O Connor, la sposa di Gerardo condannato a due ergastoli, ha commentato a Prensa Latina che adesso corrisponde il compito di continuare a battagliare e che cresca la solidarietà.

“Ci resta un lungo cammino perché ritornino a Cuba però abbiamo resistito, e ci riempie il cuore sapere che difendiamo una causa giusta perché hanno mantenuto le loro posizioni e non si sono fatti soggiogare nonostante le ingiustizie commesse contro di loro”, ha enfatizzato.

“Ci resta un lungo cammino dove bisogna continuare a battagliare, e mi congratulo con il popolo di Cuba, perché se lo merita”, ha sottolineato.


Da parte sua, Rosa Aurora Freijanes, sposa di Fernando, che sta compiendo 19 anni di carcere, ha dichiarato che l’animo del collettivo delle famiglie è ottimista.

“Ci sentiamo contente perché da molto le parole felici erano assenti dal nostro vocabolario, si presenta una possibilità perché possano godere della loro vita famigliare a Cuba e dimostra che la forza della verità trionfa”, ha sottolineato.

E ha messo in risalto: “è un momento nel quale abbiamo bisogno della solidarietà con molta più forza, la solidarietà che durante tutti questi anni ci hanno dimostrato molte persone a Cuba e all’estero”.


A Caracas inoltre si incontrano per partecipare nel FMJE Irma Schweret, Olga Salanueva e Irma González, rispettivamente madre, sposa e figlia di René, condannato a 15 anni; Magali Llort, progenitrice di Fernando e Mirta Rodriguez, madre di Antonio, condannato anche lui all’ergastolo.