Cuba e l'informatica: alcuni dati

 

 

Condannato il blocco e le aggressioni

radioelettriche contro Cuba

                   L.NODAL - 20 nov. '05 Tunisi

 

L’Incontro Internazionale sulla Società dell’Informazione, CMSI, ha condannato le misure unilaterali che violano il diritto internazionale che impedisce lo sviluppo dei paesi e danneggia il benessere dei cittadini.

 

Il testo appare nel Programma di Azioni di Tunisi, uno dei documenti finali della CSMI, che riflette l’esigenza che gli Stati Uniti eliminino il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba da più di 45 anni.  

 

La Dichiarazione invita i governi a prestare assistenza ai paesi danneggiati da questo genere di azioni unilaterali.

 

L’Impegno di Tunisi sottolinea che la comunità internazionale deve prendere tutte le misure necessarie per garantire che tutti i paesi del mondo abbiano un accesso equo e possibile alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni,TIC.

 

Questo testo, frutto di ardui negoziati politici per trovare un consenso, include anche in vari paragrafi la domanda di Cuba contro ogni genere di discriminazione o esclusione, hanno segnalato le fonti della delegazione dell’Isola. Tra le affermazioni più importanti segnalate in questo senso c’è il riconoscimento del principio di accesso universale e senza discriminazioni delle TIC a favore di tutte le nazioni e la necessità di considerare il livello di sviluppo sociale ed economico di ogni paese.

 

Nel suo intervento durante la riunione generale del Summit che ha riunito le delegazioni di 175 paesi, il ministro cubano di Informatica e Comunicazioni, Ignacio González Planas, ha denunciato gli effetti negativi del blocco nordamericano nell’accesso alle TIC.

 

Il ministro ha spiegato la gravità dell’ostacolo rappresentato dal blocco  dell’accesso alla rete con l’utilizzo dei cavi sottomarini, che contribuirebbe a far diminuire notevolmente i costi. 

 

Gli esperti dei Carabi hanno accolto con soddisfazione il richiamo del Summit di Tunisi esposto nel Programma di Azioni, per far sì che si rispettino le norme vigenti in materia di telecomunicazioni, norme sempre violate da Washington nelle sue costanti aggressioni radio elettriche contro l’Avana.

 

I dati offerti dicono che le trasmissioni degli USA contro Cuba durano attualmente 2425 ore settimanali e sono emesse da 30 frequenze di radio e televisioni, spiega chiaramente il documento presentato da Cuba.

 

Il Programma di Azioni di Tunisi reitera che la UIT e le altre organizzazioni regionali dovranno adottare misure per assicurare l’utilizzo razionale, efficace ed economico dello spettro delle frequenze e inoltre insiste sull’importanza di creare un ambiente giuridico e politico affidabile, per dare regolamenti trasparenti e non discriminatori.
 

 

 

Acclamano compromesso di

Tunisi in Forum dell'Informazione

 

19 nov.'05 (PL)



Il Forum Mondiale sulla Società dell'Informazione (CMSI) è terminato oggi a Tunisi con l'acclamazione del Compromesso di Tunisi da parte dei rappresentanti delle 176 nazioni presenti all'incontro.

L'approvazione unanime del documento, frutto di previe, intense e prolungate  negoziazioni , lasciò alcuni insoddisfazioni, ma enfatizzò la necessità di dare continuità agli sforzi per trasformare in realtà la Società dell'Informazione per tutti.

Questo fu uno degli aspetti sottolineati da Yutsumi Yoshi, segretario generale dell'Unione Internazionale di Telecomunicazioni (UIT), entità organizzatrice dell'incontro, al quale assisterono circa 20 mila delegati.

La riunione si é paralizzata per modificare il controllo dell'Internet che attualmente é monopolio degli Stati Uniti, ma si ricorse alla formazione di un forum internazionale che continui ad esaminare il tema.

Neanche Washington riuscì a piegare la volontà della maggioranza del mondo in via di sviluppo, al quale pretese di imporre la sua tesi del libero flusso dell'informazione, un travestimento per le sue pretese egemoniche a danno del sovrano diritto, di ogni paese, a gestire le sue comunicazioni

Un'altra iniziativa che ricevette un appoggio unanime fu la recente entrata in funzionamento di un Fondo di Solidarietà Digitale, proposto dai paesi africani, benché le nazioni con più capacità per apportare risorse si astenessero da formalizzare impegni di qualunque tipo.

Dal canto loro molti espositori, rappresentanti della industria tecnologica, sostennero l'applicazione pura e semplice delle regole del commercio, ed in alcuni casi le più conosciute ricette del neoliberalismo economico.

Cioè, appianare la strada al libero mercato, gli investimenti stranieri ed il trasferimento di tecnologia, sotto forti misure di protezione dei diritti d'autore, senza il minimo segno di solidarietà.

Il Compromesso di Tunisi ed il Programma di Azioni, tuttavia, riflettono una maggiore vocazione di cooperazione internazionale, come la maggiore volontà di seguire l'ispirazione di questo Forum eccezionale.

La chiamata breccia digitale, sinonimo di separazione tra ricchi e poveri, fu un altro dei temi sottomessi ad una profonda ed esaustiva analisi che in ultima istanza esercita un'azione che crea la coscienza sulla sua vera origine e natura.

Questo Forum, proclama il Compromesso di Tunisi, è una tappa importante negli sforzi dispiegati in tutto il mondo per sradicare la povertà e raggiungere le mete ed obiettivi di sviluppo del millennio.

In vari paragrafi insiste nell'importanza di eliminare le barriere che ostacolano l'accesso universale e senza discriminazione alle Tecnologie dell'Informazione e delle Comunicazioni.

Anche il forum acclamò con forti e prolungati applausi lo sforzo realizzato per le autorità ed il paese di Tunisi per la realizzazione di questo evento, il più frequentato dagli affezionati al proposito di trasformare la conoscenza in un utensile utile dello sviluppo.



Ecco perché internet resta

in mano a Bush

Stefano Bocconetti
Fonte: www.liberazione.it
18.11.05

 

Nulla di fatto al Wsis di Tunisi, il vertice voluto dall'ONU per regolamentare la rete. Sarà ancora l'Icann, società californiana, a distribuire i domini e a discriminare chi in quel momento non piace all'America

 


Un altro documento, altre pagine scritte. Addirittura stampate su carta, che suona un po' grottesco qui a Tunisi, dove sta concludendosi il forum mondiale delle nuove comunicazioni - il Wsis - voluto dall'Onu. Centotrenta pagine distribuite nel modo più antico ai delegati e ai leader che in questi giorni affollano il summit. Tante pagine. Uguali - almeno nell'aspetto - a tanti altri documenti. Anche questo studio poi, ha avuto l'autorevole presentazione del direttore del MediaLab del Mit di Boston, Nicholas Negroponte. Un altro documento che formalmente arricchisce di poco un vertice concluso con la vittoria degli USA - che continueranno a governare la rete - ma segnato soprattutto dalla denuncia delle violenze a cui sono stati costretti i pochi che in Tunisia si battono per la libertà d'espressione.

Aggiunge poco dal punto di vista formale ma forse può servire a capire cosa è avvenuto davvero a Tunisi. Perché quelle pagine descrivono quel che accadrà di qui a qualche tempo. Il documento s'intitola e descrive l'"Internet of things", le rete delle cose. E' uno studio senza apparenti pretese politiche, che indica dove e come sta andando il settore delle tecnologie, che già oggi è il venti 20% del pil mondiale. Parla di telefonini che dovranno connettersi ai computer portatili, parla di connessione senza fili, bluetooth, ad apparecchi elettrodomestici, parla di macchine fotografiche che trasferiranno immagini a televisioni lontane. Parla di registratori audio che si connetteranno direttamente alle radio.

Si connetteranno. Già, ma come? Con quale protocollo, con quale linguaggio saranno spediti in rete quei dati? E per farla più breve: quanti linguaggi ci saranno? Uno, più d'uno? E chi li controllerà?

Per capire Tunisi, forse si può partire da qui. Da quel che è accaduto ieri mattina, dalla presentazione a summit già bello e concluso, di quello studio. Marginale, forse, ma esplicativo. Perchè anche l'"Internet delle cose" rimanda alla domanda su cui ha girato tutto il Wsis: cosa accade se c'è un solo controllore? Se c'è uno solo che decide? In questo caso, basta che chi decide adotti uno standard invece di un altro e fa fuori mezzo mondo dalla possibilità di connettere fra di loro strumenti diversi. E può permettere all'altro mezzo mondo, a chi domina l'altro mezzo mondo, di far crescere ancora i propri profitti. Ed è esattamente quello che è avvenuto anche sul tema caldo della conferenza, la questione dei domini.

Tutto già detto, tutto già discusso. L'Icann, una società privata con sede in California, controllata dal governo americano, e dove sono fortemente rappresentate le grandi imprese del settore, da sempre, da quando è nata Internet, distribuisce i domini: le parti finali degli indirizzi web (.usa, da poco .eu o .org). Se un paese vuole costruire un proprio dominio (nel caso dell'Italia: .it) deve chiedere l'autorizzazione all'Icann. Che può metterci da qualche giorno a qualche anno per soddisfare quella richiesta. Come è avvenuto per la Palestina, che pure è il paese che ha più utenti di tutto il Medio Oriente.

E questo assegna all'organismo, agli States, un potere enorme. E forse sarà anche per questo che su quattro miliardi di indirizzi esistenti nell'universo Web - stando almeno agli ultimi calcoli l'ottanta per cento, viene proprio da lì, dall'America. Non solo, ma l'Icann, questo strumento di controllo, permette anche il controllo dei giganteschi megaserver - chiamiamoli così anche se il termine non è esatto - su cui transita tutto il traffico in rete. E se il superorganismo vuole blocca la posta ad un intero paese. E' accaduto per quasi una settimana l'anno scorso. Agli utenti libici. L'Icann aveva semplicemente cancellato dal mondo virtuale tutti gli indirizzi col suffisso .ly.

Una situazione insopportabile. Per tanti. A cominciare da paesi come il Brasile, che rivendicano maggiore libertà, a paesi come la Cina, che vorrebbero tenere per sé e non delegare all'America, il controllo sui propri utenti. A finire all'Europa che ha esigenze di dinamismo economico che mal si conciliano col monopolio statunitense. Da qui i progetti di riforma dell'Icann, di cui si parla da tre anni. Finiti nel nulla. Il summit di Tunisi s'è concluso esattamente com'era iniziato: con la riaffermazione del predominio americano. Mitigato dalla creazione di un forum, un'assemblea insomma, dove imprese, nazioni, e società civile discuteranno se e come si potrà superare l'attuale assetto. Senza vincoli, soprattutto per gli americani.

E' finito così. Qualcuno, anche nella delegazione italiana, anche nella sinistra, parla di piccolo risultato. Piccolo ma risultato. Si dice che almeno ci sarà una tribuna, uno spazio dove discutere.

Ma non conta. Perché le previsioni (non quelle di esperti dell'ultima ora ma quelle presentate qui al Wsis) dicono che gli indirizzi Web sono destinati a diventare sessanta, ottanta miliardi. Nel giro di pochi anni. E dove cresceranno lo deciderà un consorzio fatto dal dicastero americano del commercio, dalla Microsoft e dai suoi alleati. Dall'Icann appunto. Gli altri potranno discutere ma non decidere. Perché la possibilità di decisione è esplicitamente esclusa dal documento che istituisce questa mega tribuna.

Ha vinto Bush (appena due mesi fa diceva che voleva mantenere una «supervisione a tempo illimitato sull'Icann»), ha perso l'Europa - stanca è stata fra i promotori di quel documento finale che lascia tutto com'è. E ha perso l'Onu, che alla fine dell'estate aveva varato documenti altisonanti chiedendo «una gestione multipolare» della rete.

Di Tunisi restano così solo le immagini, le foto un po' tristi di Kofi Annan e di Nicholas Negroponte - sempre lui - che mostrano orgogliosi il nuovo computer da cento dollari. Più giocattolo che strumento, ha detto qualcuno. E' un prototipo ma dovrebbe servire a recuperare il digital divide. L'arretratezza per cui il sessantacinque per cento dei computer e l'ottanta per cento delle connessioni si trova in un quinto del mondo. Un'immagine. Ma niente di più. Perché anche qui, chi combatte davvero il digital divide, da tempo spiega che la distanza nelle conoscenze fra paesi ricchi e poveri ha poco, o quasi nulla, a che fare coi computer. Con l'hardware. Riguarda la capacità di usarli. Di più: la capacità di utilizzarli per le proprie esigenze, i propri bisogni. Nella propria lingua. E invece il summit di Tunisi ha annunciato l'arrivo del computer a basso prezzo (che comunque i governi dovranno pagarsi a proprie spese, di investimenti internazionali non se ne parla più) ma non ha spiegato chi insegnerà ai tecnici sudafricani o brasiliani come produrre da soli i propri software. E così il governo sudafricano, o brasiliano, o indiano, se volesse adattare quei computer per insegnare nelle proprie scuole o per scrivere i turni dei propri dipendenti, dovrebbe pagare altre migliaia di royalties. A chi è proprietario dei programmi. Che poi sono sempre gli stessi, ben rappresentati nell'Icann. No, neanche quel giocattolo, neanche quella foto con Annan che lo mostra, ha cambiato il senso di Tunisi: ha vinto l'America. Hanno perso tutti gli altri.

 

 

 

Passi di Cuba nella socializzazione delle Tecnologie informatiche


18 novembre 2005 (PL)


Cuba ha ottenuto a Tunisi numerose dimostrazioni di riconoscimento per i suoi risultati nell'uso sociale delle nuove Tecnologie dell'Informazione e le Comunicazioni (TIC) da parte di un auditorium specializzato.

La sala Hammamet, una di quelle destinate al forum sulla Società dell'Informazione (CMSI) per le presentazioni speciali, é risultata piccola per i tanti che sono accorsi a conoscere il programma di questa Isola.

Sotto il titolo “Socializzazione delle TIC: Sfide e Prospettive”, l'esposizione contò sulla presenza del ministro cubano dell' Informatica e Comunicazioni, Ignacio González Planas. Qualificati specialisti del settore hanno offerto dati e cifre visualizzati da eloquenti grafici e video.

La guatemalteca María Bulux Mejía, dell'organizzazione non governativa “Enlace Quiche”, premiata dalla CMSI per i suoi programmi di estensione delle TIC, ha elogiato l'uso cubano del computer e mezzi audiovisivi nei differenti livelli di insegnamento, in maniera universale, gratuita e senza distinzione di generi o età.

La Bulux Mejía ha evidenziato il paragone tra le mete del millennio esposte dall'ONU ed le realizzazioni a Cuba, molto prima del 2015.

Nella nazione caraibica il 99,4% dei bambini e bambine da sei a 11 anni vanno a scuola che dispongono di computer, televisione e video, come mezzi ausiliari.

A Cuba il 95,5% degli studenti finisce il nono grado, il 77,5% l'insegnamento pre-universitario ed esistono attualmente più di 800000 laureati universitari. Questi risultati superano le mete dell'ONU, che si pone l'obiettivo che nel 2015 il 50% della popolazione in età scolare abbia, per lo meno, i servizi di educazione.

Un'altra nota sorprendente fu l'informazione sull'innovativa Università delle Scienze dell'Informazione (UCI), inaugurata nel 2003, che i presenti poterono vedere mediante un video.

Pedro Martínez, vice rettore dell'UCI, informò che il Centro conta su 90 aule, 19 sale di conferenze e 1236 appartamenti con capacità da sei a 10 studenti.

Le installazioni di questo centro di studi sono equipaggiate con computer connessi ad una rete che conta sul supporto di 22 chilometri di fibra ottica, connessioni ad Internet e tutte le cose necessarie per lo studio e produzione di software.

Inoltre l'UCI ha un numero di matricole pari ad 8000 alunni e conta su 840 professori per una formazione integrale, scientifica ed umanistica.

Per il professore afro nordamericano Lumumba Bandele, del Medgar Evers Collage, di New York, questo fu una delle più utili ed oneste esposizioni alle quali ha assistito in questo Forum, che criticò per il troppo interesse verso il commercio tecnologico.

Bandele segnalò l'enfasi delle imprese espositrici  nei loro progressi tecnologici nella vigilanza e nei servizi di sicurezza che occupano buona parte delle aree destinate al settore di commercio.

Da parte sua, il professore britannico Geoff Calder, consulente tecnico del Ministero di Educazione e Cultura della Tanzania, ha dichiarato a Prensa Latina che aveva potuto già apprezzare, da una visita a Cuba, l'ampio uso sociale delle tecnologie dell'Informazione.

“Ho potuto percorrere il paese, collegarmi ad Internet, inviare la mia posta elettronica senza difficoltà” disse “ed aggiunse che conobbe molte persone che si avvantaggiano di questi servizi ed altre che li godono in scuole e servizi medici”.

In Tanzania pochissime persone dispongono di Internet e questo si deve alla mancanza di risorse. Magari avessero tutto quello che Cuba qui  sta mostrando.

Da parte sua, il ministro cubano d'Informatica e Comunicazioni si mostrò soddisfatto per la massiccia presenza e l'interesse mostrato per un'esperienza che, benché modesta, può essere utile ad altri paesi.

 

 

Cuba reclama una Società d'

 Informazione senza esclusioni


17 nov.'05 (PL)
 

Cuba ha sottolineato che una giusta Società dell'Informazione richiede innanzitutto un mondo libero da fame, ignoranza, insalubrità, discriminazione ed esclusione.

Ignacio González Planas, ministro cubano dell' Informatica e Comunicazioni, ha enfatizzato che gli affamati, i malati, gli analfabeti, gli esclusi, non potranno mai capire l'uso delle nuove tecnologie.

Intervenendo nella prima sessione plenaria del Forum Mondiale sulla Società dell'Informazione (CMSI) che si realizza a Tunisi, González Planas ha presentato un riassunto delle posizioni e proposte di Cuba.

Ha segnalato che le nuove tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, lungi dal trasformarsi in strumenti per avanzare verso un mondo giusto ed uno sviluppo più armonico ed equo, hanno contribuito ad approfondire disuguaglianze ed ingiustizie.

Il promettente scenario tecnologico che si prefigura è marcato  dall'ingiusto ordine economico internazionale esistente ed il carattere neoliberale dell'attuale processo di globalizzazione.

“Questo trasforma in privilegio per pochi paesi le straordinarie conquiste dell'intelligenza dell'uomo”

 

“Vogliamo un mondo dove i benefici della scienza e della tecnica siano veri strumenti del progresso per tutti gli abitanti del pianeta” ha affermato.

“Nel nostro paese continueremo lavorando con una strategia basata sui principi sui quali si basa lo sviluppo della nostra economia e della nostra società”.

Ha enfatizzato che Cuba privilegia l'uso sociale e collettivo delle nuove tecnologie. “Questo significa potenziare il suo uso nell'educazione, la salute pubblica, la scienza, la cultura, l'economia, il governo ed i servizi alla popolazione, con soluzioni razionali e pratiche”.

Il titolare cubano ha detto che il suo paese mette la sua esperienza, modesta ed incipiente, a disposizione di tutte le nazioni. “Nonostante il blocco economico imposto dagli Stati Uniti e senza grandi risorse finanziarie tutti i bambini ed adolescenti del paese, dal prescolastico, ricevono nelle loro scuole insegnamenti d'informatica.

Le Università, estese a tutti i municipi dell'isola, utilizzano computer e mezzi audiovisivi come mezzi essenziali dell'apprendistato. I Giovani Club d'informatica, una rete di installazioni comunitarie di accesso gratuito, sono circa 600, che hanno abilitato oltre a 770 mila cubani.

Il Venezuela si é il secondo paese libero dall' analfabetismo in America per mezzo del metodo cubano di alfabetizzazione “Io sì posso”, basato sull'uso della televisione e del computer.

I medici cubani, che prestano i loro servizi in più di 60 paesi, utilizzano l'informatica come elemento essenziale per ottenere informazioni scientifiche e lavorano come professori universitari di nuovi studenti di medicina.

Cuba presenta, nell'esposizione parallela al Forum, uno stand dove, tutti i giorni, migliaia di persone possono apprezzare le molte  azioni sistematicamente messe in pratica dalla società cubana per sviluppare l'informatizzazione.

 

 

 

 

 Discurso pronunciado por Ignacio González Planas, ministro de Informática y Comunicaciones de la República de Cuba en la primera sesión plenaria de la Cumbre Mundial sobre la Sociedad de la Información (CMSI).

 

 

Túnez,16 de noviembre de 2005

 

Señor Presidente:

 

Las nuevas tecnologías de la información y las comunicaciones, lejos de convertirse en un instrumento para avanzar hacia un mundo justo y un desarrollo más armónico y equitativo, han contribuido a profundizar las desigualdades e injusticias y constituyen un obstáculo adicional para el progreso de los países pobres.

 

El prometedor escenario tecnológico que se augura, está marcado por el injusto orden económico internacional existente y por el carácter neoliberal del actual proceso de globalización, convirtiendo en privilegio de unos pocos países, extraordinarias conquistas de la inteligencia del hombre.

 

Unos pocos ejemplos confirman estas realidades:

 

• Estados Unidos y Canadá tienen 74 computadoras y 60 líneas de teléfono fijas por cada 100 habitantes. En África hay 1,76 computadoras y 3,09 líneas fijas, por igual cantidad de personas. • Sólo el 15 % de los 6 mil millones habitantes del planeta acceden a Internet. De ellos, el 51,9 % corresponden a EEUU, Canadá y Europa, y solo un 2,5% a África. • Más de la mitad de la población del planeta no tiene acceso al teléfono, inventado hace ya más de un siglo. El 40 % de las líneas telefónicas están en sólo 23 países desarrollados, donde vive menos del 15 % de la población mundial.

 

• Más del 50% de los clientes del servicio celular y de los servidores de Internet están en países desarrollados.

Sin la democratización real del acceso al desarrollo tecnológico, todas las predicciones de una nueva economía global, basada en la informática y las comunicaciones y el tránsito hacia la llamada “Sociedad de la Información”, seguirán siendo un imposible para la inmensa mayoría de la humanidad.

Cuba, país bloqueado y sin grandes recursos financieros, muestra hoy un camino hacia el acceso amplio de su población a las nuevas tecnologías. La prioridad dada al uso social y colectivo de las tecnologías de la informática y las comunicaciones, ha posibilitado que:

 

• Todos los niños y adolescentes del país, desde el preescolar, reciban en sus escuelas la enseñanza de la computación y el acceso a dos canales nacionales de televisión dedicados exclusivamente a la Educación.

 

• Las Universidades se hayan extendido a todos los municipios del país, con el uso de la computación y los medios audiovisuales como herramientas esenciales del aprendizaje.

 

• El Movimiento de los Joven Club de Computación, red de instalaciones comunitarias donde se accede gratuitamente a la enseñanza de la computación, haya duplicado sus instalaciones desde la Cumbre de Ginebra para disponer de 600 centros, capacitando en 18 años a más de 770 mil cubanos.

 

• A través del método cubano de Alfabetización “Yo, sí puedo”, basado en el uso de la televisión y el video, se ha logrado sacar de la ignorancia a un millón y medio de venezolanos y convertir a esa nación en el segundo territorio libre de analfabetismo en América. Otros 10 países aplican con éxito a diferentes escalas esta revolucionaria fórmula de enseñanza.

 

• Los médicos cubanos que prestan sus servicios en más de 60 países del mundo, utilizan la informática como esencial elemento para obtener grados científicos y a la vez desarrollar la labor de profesores universitarios en la formación de nuevos estudiantes de medicina desde sus propios consultorios ubicados en los más humildes y remotos sitios de esas naciones.

 

Cuba comparte la opinión de la gran mayoría de los países aquí representados, de que Internet no debe continuar bajo la administración de Estados Unidos. Es preciso organizar una nueva institucionalidad multilateral y democrática, que administre la red de redes, y a la vez regule y promueva la cooperación internacional, la transferencia de recursos financieros y tecnológicos, y el intercambio con igualdad de posibilidades para todas las naciones en materia de las nuevas tecnologías de la información y las comunicaciones. La Declaración y el Plan de Acción de esta Cumbre deberían dejar claro este concepto.

 

Cuba considera que dede detenerse además la manipulación mediática por parte de los países ricos, que intentan imponer el pensamiento único y los patrones del norte opulento, sobre el sur subdesarrollado. Es necesario revelar las verdades y la riqueza cultural de ese otro mundo que no está en los medios, de los miles de millones que no gozan de Internet, que no conocen el teléfono, o ni siquiera pueden ver las imágenes de la televisión o escuchar la radio.

 

Deben cesar las medidas unilaterales y arbitrarias violatorias del derecho internacional y la Carta de las Naciones Unidas, contra países como Cuba, que resiste el más colosal y brutal bloqueo de la historia, condenado hace solo unos días en la Asamblea General de la ONU por 182 países, el cual obstaculiza sin razón nuestro acceso a las nuevas tecnologías.

 

Debe cesar también la agresión sistemática por parte del Gobierno de los EEUU a muestro espacio radioeléctrico, en clara, grosera y constante violación de las normas y procedimientos de la Unión Internacional de Telecomunicaciones.

 

Debe abrirse paso la verdad frente a la pretensión de silenciar el injusto encarcelamiento de 5 jóvenes cubanos, por luchar contra los grupos terroristas que desde el territorio de los EEUU, con total impunidad, agreden a nuestro país.

 

Señor Presidente:

 

Transitar hacia la llamada “Sociedad de la Información” requiere ante todo, un mundo libre del hambre, la incultura, la insalubridad, la discriminación y la exclusión. Los hambrientos, los enfermos, los analfabetos, los excluidos, nunca podrán entender el uso de las nuevas tecnologías. Queremos un mundo donde los beneficios de la ciencia y la técnica sean verdaderos instrumentos del progreso para todos los habitantes del planeta.

 

En nuestro país, continuaremos trabajando con una estrategia basada en los principios sobre los que se fundamenta el desarrollo de nuestra economía y nuestra sociedad; privilegiar el uso social y colectivo de las nuevas tecnologías, significa para Cuba, potenciar su uso en la educación, en la salud pública, en la ciencia, en la cultura, en la economía, en el gobierno y en los servicios a la población, con soluciones racionales y prácticas. Esta experiencia, aún modesta e incipiente, está a disposición de todos.

 

La voluntad política de la Revolución Cubana y la clara visión del compañero Fidel Castro, promotor incansable del uso de las nuevas tecnologías, han sido factores determinantes para que nuestro país, pequeño, pobre y asediado, pueda trabajar en ambiciosas metas, como parte de una Batalla de Ideas, que concede toda la prioridad al desarrollo pleno del ser humano.

 

Los cubanos que somos revolucionarios y optimistas, soñamos, trabajamos y luchamos, por un nuevo orden económico mundial, por la justicia y la igualdad para todos, porque las nuevas tecnologías contribuyan a promover valores del ser humano, la formación de las nuevas generaciones y el desarrollo de una sociedad justa y solidaria, que permitan el avance de nuestros pueblos hacia ese mundo mejor que soñamos.

 

Muchas gracias.

 

 

 

 

Controllare Internet

 

16-11-05

 

Dopo il primo summit mondiale della società dell'informazione, organizzato a Ginevra nel dicembre 2003 (1) sul tema centrale della «frattura digitale», quest'anno sarà Tunisi a ospitare, dal 16 al 18 novembre, il secondo summit mondiale, promosso dall'ONU e organizzato dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT). Quest'incontro sarà centrato su un interrogativo: come instaurare un controllo più democratico di Internet?

 

La rete Internet è un'invenzione americana dei tempi della guerra fredda: il Pentagono cercava allora di mettere a punto un sistema di comunicazioni indistruttibile, in grado di resistere a un attacco atomico e di consentire ai responsabili politici e militari superstiti di riprendere i contatti tra loro per lanciare il contrattacco. Vintor Cerf, ancora studente all'università di Los Angeles, aveva ideato e messo a punto, con un'équipe di ricercatori finanziati con fondi pubblici, i protocolli e gli strumenti di un modo di comunicare nuovo e rivoluzionario. Il quale però era ancora riservato a una ristretta minoranza di universitari, militari e iniziati.

 

Più tardi, nel 1989, i fisici Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, ricercatori al Centro europeo per la ricerca nucleare (Cern) di Ginevra, misero a punto un sistema ipertestuale e inventarono il world wide web , destinato a favorire la diffusione delle informazioni e l'accesso del vasto pubblico a Internet, premessa della sua formidabile, folgorante espansione.

 

Allo stato attuale, dal 1998 la rete mondiale è gestita dalla Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), un organismo di diritto privato senza scopo di lucro, con sede a Los Angeles, soggetto alla legge californiana e al controllo del dipartimento del commercio degli Stati uniti. L'Icann è il grande sistema di smistamento della rete. È basato su un dispositivo tecnico costituito da tredici potenti computer, i cosiddetti « root servers » (root = radice), di cui dieci si trovano negli Stati uniti (quattro in California e sei nei pressi di Washington) due in Europa (Stoccolma e Londra) e uno in Giappone (Tokyo).

 

La principale funzione dell'Icann è il coordinamento dei nomi dei domini (Domain Name System, Dns) che aiuta gli utenti a navigare su Internet. Ogni computer collegato a Internet possiede un indirizzo unico, denominato «indirizzo Ip» (Ip = protocollo Internet). All'inizio questi indirizzi Ip erano sequenze di cifre difficili da memorizzare, mentre oggi il Dns consente di utilizzare al loro posto lettere e parole più familiari (il «nome del dominio»). Ad esempio, anziché dover digitare una serie di cifre si scrive: www.monde-diplomatique.fr. Il Dns converte il nome del dominio nella sequenza di cifre corrispondente all'indirizzo Ip, permettendo così a ogni singolo computer di collegarsi al sito desiderato; e inoltre consente il buon funzionamento della posta elettronica – il tutto su scala planetaria e alla massima velocità.

 

Secondo la sua propria formulazione, la missione dell'Icann « consiste nel preservare la stabilità operativa di Internet, promuovere la concorrenza, assicurare una rappresentanza globale delle comunicazioni Internet e portare avanti una politica consona alla sua missione, attraverso un iter consensuale (2)». Ma da qualche tempo, è precisamente il consenso che viene a mancare. Il fatto che la rete mondiale sia nelle mani degli Stati uniti è sempre più contestato. Nel settembre scorso a Ginevra, in occasione di un negoziato preparatorio tra Stati uniti e Unione europea in vista del summit di Tunisi, i 25 stati dell'Unione hanno chiesto all'unanimità una riforma della gestione di Internet, in vista della scadenza, nel settembre 2006, del contratto che lega l'Icann al ministero del commercio americano. L'incontro si è però concluso con un nulla di fatto, dato che Washington ha rifiutato di prendere in considerazione qualunque cambiamento.

 

Vari paesi, tra cui ad esempio il Brasile, la Cina, l'India e l'Iran, si ritrovano – anche se non sempre per le stesse ragioni – su posizioni identiche a quelle dell'Europa nei confronti di Washington. C'è anche chi ha minacciato di creare un proprio organismo nazionale di gestione della rete, cosa che condurrebbe a una disastrosa frammentazione di Internet. La controversia ha dimensioni geopolitiche. In un mondo sempre più globalizzato, con l'esplosione dell'economia immateriale, in cui la comunicazione è divenuta una materia prima strategica, le reti di comunicazione hanno un ruolo fondamentale. Il controllo di Internet conferisce un vantaggio strategico decisivo alla potenza che lo esercita. Allo stesso modo, nel XIX secolo il controllo delle vie di navigazione planetarie aveva consentito all'Inghilterra di dominare il mondo.

 

In teoria, l'egemonia su Internet conferisce agli Stati uniti il potere di limitare l'accesso a tutti i siti della rete, in qualunque paese. L'America potrebbe anche bloccare tutti i messaggi elettronici del pianeta. Finora non lo ha mai fatto; ma avrebbe la possibilità di farlo, e questa semplice eventualità è vista da numerosi paesi con preoccupazione estrema (3).

È dunque venuto il momento di esigere che l'Icann cessi di dipendere da Washington e diventi infine un organismo indipendente, sotto l'egida delle Nazioni unite.

 


di Ignacio Ramonet
da Le Monde diplomatique/il manifesto di novembre 2005

(1) Leggere «Il nuovo ordine Internet», Le Monde diplomatique/il manifesto , gennaio 2004.

(2) Cfr. www.icann.org e www.icannwatch.org.

(3) Cfr. The Guardian , Londra, 11 ottobre 2005.

 


 

teleSUR sarà presente al

 Vertice dell'Informazione


16 nov. '05 (PL)

 

La catena televisiva teleSUR sarà presente il prossimo 17 novembre a Tunisi, nella cornice del Forum Mondiale sulla Società dell'Informazione.

Come ha assicurato a Prensa Latina Ovidio Cabrera, direttore aggiunto di teleSUR, al suo arrivo a Tunisi, il canale pretende essere un'alternativa alle multinazionali dell'informazione, un elemento di comunicazione orientato verso la società.

Il Forum Mondiale sulla Società dell'Informazione (CMSI), ha spiegato, non è solo il laborioso dibattito delle delegazioni alla ricerca di un documento comune ma anche lo spazio per presentare altre proposte che possano servire come elementi di sviluppo per i paesi.

teleSUR è concepita in modo, tanto in questioni tecniche come di contenuto, da arrivare alle grandi masse diseredate dell'America Latina.

Attualmente teleSUR raggiunge 14 paesi dell'America Latina, attraverso accordi con 30 stazioni televisive aperte e 127 sistemi a cavo.

Tra i suoi progetti vi é la possibilità di potere trasmettere in Africa, Asia e con più forza in Europa, dove attualmente può essere vista solo da una piccola parte.

teleSUR è un'alternativa alle multinazionali dell'informazione che, a volte, manipolano e sono subordinate alle potenze capitaliste, ha aggiunto il direttore.

Il nostro obiettivo è mettere a fuoco, diversamente, l'informazione, dire le cose che i grandi mezzi non dicono.

A dispetto delle accuse fatte contro la catena, Cabrera ricorda che teleSUR non è un canale di propaganda bensì d'informazione che riflette tutti i processi progressisti e di sperimentazione dell'America Latina e, in futuro, anche di altre parti del mondo.

Inoltre, serve come elemento per l'integrazione latinoamericana. Perfino come un mezzo d'integrazione del Sud. Il Sud, ha precisato il dirigente, non come un termine geografico bensì geopolitico,  perché perfino dentro i paesi sviluppati, a causa alle disuguaglianze esistenti, esiste anche un Sud: teleSUR si rivolge anche a loro.

 

 

 

 

LA UE CONTRO IL MONOPOLIO USA SULLE ICTAL

Manifestazioni e violenze contro le ong escluse dal vertice
 

16/11/2005 - Bruxelles


L'Unione europea si batte per togliere agli Usa il monopolio di fatto sulla gestione di Internet: oggi in Tunisia, al summit mondiale per la Società dell'Informazione dell'ONU, si consumerà un altro scontro nella "battaglia" per il controllo della rete. Alla discussione, a cui prenderanno parte più di 50 capi di stato o rappresentanti di governi e della società civile, l'Unione europea parlerà con una sola voce, espressa dalla Presidenza britannica con il supporto della Commissione.

"Spero che Tunisi segnerà un importante passo avanti nella lunga emancipazione di Internet dal controllo governativo e verso una vera governance internazionale" ha dichiarato ieri il Commissario UE per la Società dell'informazione e i media, la lussemburghese Viviane Reding. Uno dei nodi da sciogliere è la gestione del DNS (Domain Name System), il sistema dove sono archiviati i domini internet. Ad oggi questo archivio è gestito dall'organizzazione non profit californiana Icann (Internet Corporation for Assigned Names ad Numbers), grazie ad un accordo con il Dipartimento del Commercio americano. In questo modo però il governo USA è il solo - almeno in teoria - a poter decidere quando un nuovo dominio (Top Level Domain) può essere introdotto, sia esso nazionale, come .uk, .it o .fr, o generico, come i classici .com o .eu.

L'Unione Europea propone da tempo un "nuovo metodo cooperativo" nelle questioni che riguardano il controllo dell'Icann, oggi monopolizzate dagli Usa, in modo che i governi interessati per ogni singola decisione si possano consultare. Allo stesso tempo però l'UE vede con favore il controllo dell'indirizzario internet da parte di un'organizzazione privata non profit e non ha intenzione di promuovere la creazione di nuovi organismi internazionali di controllo che finirebbero per distorcere la natura libera e aperta di internet. "Se i governi del mondo fossero sinceramente impegnati a mantenere Internet libero, stabile e aperto, il Comitato consultivo dei governi dell'Icann già esistente sarebbe un organo adatto per mettere in pratica il nuovo modello cooperativo proposto da noi europei" ha spiegato il Commissario Viviane Reding.

Il summit tuttavia non inizia sotto migliori auspici. Nei mesi scorsi infatti sono state denunciate ripetute violenze da parte della polizia tunisina nei confronti degli attivisti di diverse organizzazioni non governative che hanno protestato per essere state escluse dal vertice. Ieri e oggi sono state riportate violenze anche nei confronti dei giornalisti della televisione belga e francese. I portavoce UE hanno condannato oggi gli incidenti e sono "in contatto con le autorità di Tunisi" per "esprimere la loro preoccupazione".

 

 

 

INTERNET: USA CONTRO TUTTI
 

 

Tunisi 16 nov.'05 -

 

Si preannuncia serrata la battaglia per il controllo di Internet, rivendicato dagli Stati Uniti, al Vertice mondiale della società dell'informazione (Smsi) organizzato dalle Nazioni Unite che si apre domani a Tunisi, mentre suscita polemiche nel mondo arabo l'arrivo del ministro degli esteri israeliano Sylvan Shalom, e alcuni incidenti ai danni di giornalisti stranieri riaprono i dubbi sulla libertà d'espressione e di stampa che il paese maghrebino sostiene di promuovere.

Un giornalista di "Liberation", Christophe Boltanski, aggredito, ferito e derubato in pieno centro di Tunisi dopo la pubblicazione di un suo articolo sulla situazione dei diritti dell'uomo. La confisca del materiale girato al cameramen della televisione belga RTBF, malmenato e minacciato assieme a tutta l'equipe. Robert Menard, fondatore di Reporters sans frontiéres "non gradito" in Tunisia, che ha definito il Vertice "una pagliacciata" e ha accusato apertamente i "servizi di sicurezza tunisini" di essere all'origine di tali aggressioni alle quali si é aggiunta oggi quella, denunciata dal quai d'Orsay, contro una squadra televisiva di TV5.

Sette personalità tunisine dell'opposizione sono in sciopero della fame dal 18 ottobre per reclamare in occasione del summit la liberazione di 401 prigionieri politici (in maggioranza militanti islamisti) oltre al riconoscimento di alcune associazioni e partiti politici, e la fine della censura. Tra loro figurano il presidente del sindacato dei giornalisti (non riconosciuto) Lotfi Hajji e un avvocato di 39 anni che oggi é stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni di salute.

La situazione ha indotto oggi il segretario dell'ONU Kofi Annan a ribadire, nel corso di un colloquio con il presidente tunisino Zine el Abidine Ben Ali, l'importanza fondamentale delle libertà di espressione e di stampa, mentre il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, ha chiesto che sia garantita la "libertà d'informazione e il libero esercizio del loro mestiere ai giornalisti". Anche Washington ha espresso "preoccupazione" per la situazione dei diritti dell'uomo in Tunisia, pur ammettendo gli innegabili "considerevoli progressi nel campo delle riforme economiche e sociali". "Aspettiamo che Tunisi faccia altrettanto per quanto riguarda le riforme politiche e il rispetto dei diritti umani", ha dichiarato il portavoce del dipartimento di stato USA Adam Ereli.

Tutte le organizzazioni di giornalisti sono unanimi nel criticare la scelta di Tunisi per la tenuta della seconda fase del Smsi, seguito di quella di Ginevra nel dicembre 2003, e in particolare l'italiana FNSI che sarà a Tunisi ma "con una presenza critica" in quanto dall'agenda dell'incontro "grandi assenti sono i temi della libertà di stampa e dei diritti umani".

La web-guerra tra gli Stati Uniti, culla di Internet nata a scopi militari, e il resto del mondo per la E-Governance sarà la vera protagonista dei tre giorni di lavori dove sono attesi una cinquantina tra capi di stato e di governo, decine di ministri (l'Italia sarà rappresentata dal ministro per l'innovazione e le tecnologia Lucio Stanca che oggi inaugura il padiglione italiano alla Fiera che fa da corollario al vertice), 14.000 delegati e uno stuolo di amministratori di grandi società internazionale del settore Tic. Il governo americano ha affidato nel 1998 la gestione di Internet ad una società privata "no profit", la californiana Icann che gestisce i suffissi (i vari .com, .it ecc) e standard, sotto la sorveglianza del ministero del commercio di Washington e non intende dividere il controllo della rete con il resto del mondo affermando che un mutamento del sistema attuale darebbe diritto a paesi che reprimono la libertà d'espressione sul Net di acquisire potere sulla rete.

A contestare tale supremazia statunitense sono soprattutto paesi come la Cina, l'Iran e la Siria che probabilmente temono che gli USA la sfruttino in chiave politica per chiudere le loro reti e chiedono che la sovranità di Internet sia affidata all'ONU. Ipotesi già bocciata dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e da RSF che ritiene preferibile la situazione attuale piuttosto che rischiare "un trasferimento delle prerogative dell'Icann all'ONU dove i paesi più repressivi del pianeta che mettono in carcere gli internauti hanno lo stesso peso degli stati democratici".

Anche l'Europa, contraria alla precedente ipotesi, reclama una correzione del sistema e propone la creazione di un Forum internazionale in cui tutti possano far sentire la loro voce.

"A Tunisi lavoreremo per contenere le aspirazioni di quei governi che intendono condizionare il libero sviluppo di Internet" ha dichiarato recentemente il ministro Stanca, sottolineando che l'Italia come altri stati dell'UE sostiene "la necessità di una graduale internazionalizzazione del sistema di gestione attuale, respingendo l'idea che debbano essere i governi a controllare la rete".

Dal Vertice di Tunisi, che tratterà anche della lotta alla criminalità informatica, dell'invasione abusiva della pubblicità, della riduzione dei costi necessaria per rendere accessibile Internet ai paesi poveri per colmare il "gap digitale" con i paesi ricchi, dipenderà quindi il futuro di Internet. E se non ne uscirà un accordo, c'é il rischio che alcuni paesi siano tentati di creare le proprie reti concorrenti provocando una 'balcanizzazione' del web.


http://www.ansa.it/main/notizie/fdg/200511151813220492/200511151813220492.html

 

 

Richiamo a preservare gli obiettivi del Forum dell'informazione


15 nov.'05

 

Funzionari dell'ONU osservarono che il tentativo delle potenze sviluppate di mantenere il controllo su Internet minaccia di provocare forti contrasti che possono deviare, dai suoi obiettivi, il Forum Mondiale dell'Informazione, notarono oggi .

Il principale proposito di questo Vertice è assicurare che i paesi poveri ottengano i benefici dello sviluppo economico e sociale delle nuove tecnologie di comunicazione ha detto, in questa sede, un portavoce ufficiale.

Il Forum Mondiale della Società dell'Informazione si svolgerà dal 16 ai 18 novembre a Tunisi come la seconda fase di un incontro simile celebrato due anni fa a Ginevra.

Il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha detto che prima dell'appuntamento di Tunisi si era formato un coro di disinformazione sulla presunta intenzione dell'Organizzazione di assumere, vigilare o controllare in qualche modo la rete di Internet.

"Questa è una nozione sbagliata, molto lontano dalla verità" ha detto Annan  consultato dalla stampa.

"Più che cospirare per catturare Internet, l'unica cosa che desidera l'ONU è assicurare la sua portata globale".

La riunione nella città europea finì con l'adozione di una Dichiarazione di Principio che, a giudizio degli specialisti, segna la via verso una Società dell'Informazione accessibile a tutti e basata su conoscenze condivise.

I più di 11 mila partecipanti tra capi di Stato e di Governo, ministri, leader imprenditoriali ed esperti tecnologici, all'appuntamento di questa settimana a Tunisi dovranno formulare un'agenda che permetta di tradurre i principi in azioni concrete.

Ma funzionari dell'ONU, riferendosi a questo Vertice, hanno espresso le loro paure che questa importante riunione dedichi troppo tempo al tema del governo di Internet.

Lo scorso Vertice a Ginevra ha trasferito la soluzione del controverso tema sul governo di Internet all'appuntamento di questa settimana a Tunisi.

Da 1998, Internet è stato amministrato dalla Corporazione di Nomi e Numeri Assegnati (ICANN, per le sue sigle in inglese), una compagnia con sede in California stabilita dal Dipartimento del Commerciò degli Stati Uniti.

In novembre alcune firme tecnologiche statunitensi, tra esse Google, IBM e Microsoft, hanno dichiarato  che appoggiano gli sforzi dell'amministrazione del presidente George W, Bush di mantenere il dominio del suo paese su Internet.

Un gran numero di nazioni, principalmente sottosviluppate, respingono il fatto che Internet sia controllato da un solo Stato e propongono che il governo di questa rete di reti informatiche stia a carico di un'organizzazione multilaterale.

Un portavoce dell'Unione Internazionale di Telecomunicazioni (UIT), consultato in questa sede, ha insistito sul fatto che l'obiettivo originale del Forum a Tunisi è assicurare che i paesi poveri si possano avvantaggiare pienamente delle nuove tecnologie in questo campo.

Secondo l'UIT, 942 milioni di persone nei paesi sviluppati godono, cinque volte più, un migliore accesso ai servizi di telefonia mobili e fissi, come nove volte superiore ad Internet che l’85% della popolazione nei paesi poveri.

 

 

Cuba difende controllo

internazionale di internet


12 novembre 2005 (PL)

 

Ignacio González, ministro dell'Informatica e delle Comunicazioni dell'Isola, ha dichiarato che Cuba appoggia l'idea che nessun paese abbia una posizione preminente nel governo di internet.

"Tutte le nazioni dell'orbe hanno il diritto di partecipare alla regolazione

 

Il Vertice Mondiale sulla Società dell’Informazione, organizzato dalle Nazioni Unite, ha come obiettivo la definizione di una visione condivisa sul futuro della Società dell’Informazione e sulle condizioni necessarie per far sì che tutti i Paesi – industrializzati e in via di sviluppo o con economie in transizione – possano trarre il massimo beneficio dalla diffusione delle nuove Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione-ICT. Il Summit si svolge in due fasi. La prima fase, tenutasi a Ginevra dal 10 al 12 dicembre 2003 e ospitata dal Governo svizzero, si è conclusa con l'approvazione della “Dichiarazione di Principi” e del relativo Piano d’azione che avranno un momento di verifica nella seconda fase del vertice, ospitata dal Governo tunisino nel novembre 2005 a Tunisi.
 

 delle risorse che offre la rete" ha sottolineato González in un forum, sviluppato nella cancelleria cubana, come parte del dibattito internazionale a proposito del Forum Mondiale sulla Società dell'Informazione.

"La posizione degli Stati Uniti è contraria a ciò che propongono la maggior parte delle altre nazioni ma speriamo che nell'importante riunione, da celebrarsi a Tunisi dal 16 al 18 novembre, si possa arrivare a un qualche accordo".

González ha evidenziato che nell'agenda dell'evento è incluso un aspetto di grande importanza: il finanziamento per coprire le necessità dei paesi in via di sviluppo, qualcosa di essenziale per il futuro dell'informazione.

"Le nazioni ricche non hanno adempiuto l'impegno previsto per eliminare i gap esistenti, per questo si deve esigere la creazione di un fondo reale in funzione della crescita dell'infrastruttura delle comunicazioni".

Cuba esporrà le sue esperienze nel progetto di sviluppo economico e sociale portato avanti dal paese che lo colloca in una situazione vantaggiosa per intraprendere la sfida dell'informatizzazione ed il transito verso una società basata sulla conoscenza.

L'estensione di reti settoriali in campi come l'educazione, la salute, la cultura e l'investigazione scientifica un esempio di ciò come pure i programmi Club Giovane sull'informatica e l'elettronica dove, dall’età delle elementari, si educano i ragazzi in queste tecniche.

Più di 200 internauta hanno partecipato al forum interattivo, nel quale si sono dibattuti aspetti come: il diritto all'informazione, internet in Cuba, i danni  del blocco nell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione, il costo della guerra radio-elettronica, l'università informatica, l'analfabetismo e la società dell'informazione.
 

 

 

 

Cuba per il multilateralismo

nel Vertice dell'Informazione

 

 

L’Avana, 10 novembre (PL)

 

Cuba difenderà, nel Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione, il multilateralismo nella governabilità di Internet per la sua incidenza nello sviluppo economico e sociale del mondo.

 

Il viceministro cubano dell’Informatica e delle Comunicazioni, Jorge Luis Perdomo, ha anticipato venerdì che nella seconda fase dell’evento, previsto a Tunisi dal 16 al 18 novembre, questo sarà un evento centrale.

Perdomo ha detto che “nessuna nazione deve godere di privilegi o supremazia nel controllo, proprietà degli strumenti, capacità e risorse della rete delle reti”.

 

Il viceministro ha dichiarato in conferenza stampa che Cuba insisterà sul fatto che questa governabilità deve passare dai sistemi dell’ONU, posizione condivisa dagli altri paesi. Ha affermato che, con l’eccezione degli USA, “esiste un consenso su questa posizione, che deve aprire la strada ad importanti accordi”.

 

Il funzionario cubano ha puntualizzato, per quanto riguarda la necessità di meccanismi finanziari per diminuire ed eliminare il gap digitale tra paesi ricchi e poveri, che la società dell’informazione è una chimera per un mondo dove prevale la fame e la povertà.

 

Perdomo ha sottolineato che se finora le nazioni industrializzate non hanno ottemperato all’impegno di apportare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo per l’aiuto allo sviluppo, qualsiasi formula che dia impulso al finanziamento per le nuove tecnologie dell’informazione dev’essere addizionale.