Per il Vietnam siamo disposti a

dare il nostro stesso sangue


Si è svolta la cerimonia centrale per il 60° anniversario della proclamazione dell’indipendenza e della fondazione dell’odierna Repubblica Socialista del Vietnam



A. MUSA - 8 settembre 2005

 

“Cuba e Vietnam hanno intrapreso il cammino e non ci sarà forza capace di frenare la loro marcia vittoriosa sulla via del socialismo”, ha espresso Carlos Lage, vicepresidente del Consiglio di Stato, nella cerimonia centrale per il 60° anniversario della proclamazione dell’indipendenza e della fondazione di quella che oggi è la Repubblica Socialista del Vietnam, di fronte a più di 1.700 persone nel Teatro ‘Astral’ della capitale.

 

Hanno presieduto l’atto anche i membri del Burò Politico del Partito Ricardo Alarcón, Jorge Luis Sierra, Pedro Sáez, Ulises Rosales, Abel Prieto e Pedro Ross; il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés, il ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque, l’ambasciatore del Vietnam Pham Tien Tu e l’Eroina del Moncada e della Repubblica di Cuba, Melba Hernández.

 

Nell’intervento d’apertura, l’ambasciatore Pham Tien Tu ha fatto una dettagliata relazione dell’avvenimento che segnò la fine della dominazione coloniale francese e del giogo fascista giapponese, l’abolizione del regime coloniale e feudale, nonché l’apertura dell’era dell’indipendenza nazionale e del socialismo. Ha affermato che il segreto di tutte le vittorie è stato l’aver mantenuto il ruolo dirigente del Partito Comunista del Vietnam.

 

A sua volta, Lage ha ricordato l’aiuto prestato a Cuba dal paese fratello negli anni più duri del periodo speciale ed ha evocato il leader della Rivoluzione vietnamita, Ho Chi Minh e la sua frase: “Niente è più prezioso della libertà e dell’indipendenza”.

 

Descrivendo le tappe della lotta dell’eroico popolo, che espulse gli invasori yankees e sconfisse i suoi fantocci il 30 aprile 1975, ha messo in risalto che “il mondo ha appreso quel che può ottenere un popolo quando fa tesoro di valori e principi irrinunciabili. Con questi ha sconfitto la potenza imperialista più poderosa che abbia mai conosciuto l’umanità”.

 

Ha ricordato come, in piena guerra contro gli imperialisti, Fidel fu l’unico Capo di Stato a visitare le zone liberate del Vietnam del Sud, innalzò la bandiera del Fronte di Liberazione Nazionale e proclamò al mondo la nostra irriducibile solidarietà con la causa del popolo vietnamita.

 

Ha detto che le successive visite del Presidente cubano nel 1995 e 2003 in quella terra sorella, così come quelle effettuate nel nostro paese dai massimi dirigenti vietnamiti, hanno permesso di consolidare ancora di più l’amicizia e la solidarietà reciproche.

 

“Il recente viaggio in Vietnam del Vicepresidente cubano, Generale dell’Esercito Raúl Castro, in occasione del XXX anniversario della vittoria contro l’aggressione imperialista al Vietnam del Sud, ha costituito un’altra chiara espressione della volontà del Partito, Governo e popolo cubani di continuare a stringere gli indissolubili legami che uniscono le due nazioni”, ha affermato.

 

Dopo aver menzionato i genocidi commessi ad Hiroshima, Nagasaki ed in Vietnam, ha detto che, in questa data così memorabile per il popolo vietnamita, viene reso omaggio a tutti gli eroi e martiri che resero possibile l’indipendenza del Vietnam Eroico ed ha preteso che si renda giustizia ai milioni di vietnamiti vittime dell’Agente Arancio.

 

“Da Ho Chi Minh abbiamo imparato che, indipendentemente dal colore della pelle o dai tratti facciali delle persone, in questa vita esistono solo due razze: quella degli sfruttati e quella degli sfruttatori e che un solo legame unisce tutti gli sfruttati, quello della solidarietà umana”, ha aggiunto Raúl, che ha terminato dicendo:

“In un giorno come questo non possiamo non ricordare quella frase del compagno Fidel, che continuiamo a riaffermare: ‘Per il Vietnam siamo disposti a dare il nostro stesso sangue’”.

 

 

 

È SUCCESSO 40 ANNI FA


Le torture degli Stati Uniti in

 Vietnam, una pratica ufficiale

 

Marta Rojas 19 aprile 2005

 

Parafrasando il titolo del libro del collega Rolando Pérez Betancourt, "È torture in Vietnamsuccesso 20 anni fa", scrivo su qualcosa che è successo 40 anni fa in quell’epoca in cui le truppe nordamericane perpetrarono crimini contro combattenti e persone innocenti in Vietnam. Allora come oggi gli assassini di civili e militari commessi dagli Stati Uniti sono solo una parte delle loro guerre!

 

A questo proposito una denuncia internazionale fu presentata nel 1967 presso il Tribunale Russel contro i crimini di guerra e io ero presente come testimone e reporter.

 

Con l’auspicio dallo scientifico inglese Bertrand Russel, si sommarono al Tribunale intellettuali del mondo intero e si ascoltarono atrocità inqualificabili; basterebbe una nota dei miei appunti della sessione del Tribunale R. che si svolse a Roskilde, in Danimarca nel novembre del 1967 per avallare il titolo di questo mio articolo.

 

Per cinque ore e in due giorni di lavoro ininterrotto, Donald W. Duncan, istruttore delle forze speciali nordamericane in Vietnam del sud, dal 1960 al 1965 e in periodi successivi, testimoniò nel Tribunale che aveva iniziato le sessioni di lavoro.

 

Duncan, di 37 anni, serviva nelle forze armate del suo paese come sergente capo del primo e del quinto gruppo speciali - identificati come ABE - per la lotta contro la guerriglia.

 

Alle domande dell’avocatessa algerina Gisele Halimí e dei giudici del Tribunale Bertrand Russell (i signori Dellinger, Obietti, Sxhwarts, Boritawa, Litmann, Weiss, Alika Sur, Anersca, Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre), il testimone dichiarò che i detti "villaggi strategici" non erano altro che campi di concentramento e i detti "villaggi della nuova vita", tipicamente nordamericani, erano molto simili.

 

Duncan rivelò i metodi della CIA in Vietnam e in altri paesi del mondo. "Le forze speciali, disse, sono un programma organizzato dalla CIA e nelle forze speciali ci sono molti individui che lavorano direttamente e viaggiano in Vietnam, Cambogia e Laos e in altri paesi con documenti e abiti civili; in questo modo si introducono i militari senza lasciare segnali. Lavoriamo strettamente vincolati alla CIA e soprattutto per il progetto Delta, che io ho organizzato in Vietnam del sud. C’era anche un organizzazione collaterale chiamata progetto Omega, con lo stesso proposito nella stessa regione! I gruppi per gli assassini fanno parte di un programma che io stesso ho aiutato a formare con gli auspici della CIA. Nel 1965 fu deciso che si doveva fare qualcosa per rompere le infrastrutture dei villaggi nel sud del Vietnam ci fu detto e inoltre che non era necessario creare un malessere collettivo, ma si dovevano far sparire rapidamente i quadri dirigenti del Fronte Nazionale di Liberazione ammazzandoli, e fu per questo che si crearono i gruppi per assassinare!"

 

Egli continuò a rivelare che quando seppe che la CIA era vincolata al progetto chiese come mai e lo informarono che, tra l’altro, era anche perché non esiste un controllo sulle fonti finanziarie dell’Agenzia e erano necessarie altre operazioni segrete con il controllo della CIA.

 

Duncan non aveva capito bene, ma quella era la realtà che gli rivelarono. Egli spiegò anche che - testimone eccezionale - in alcuni casi la CIA mandava gente ad assassinare senza contare sulle forze speciali.

 

Mentre a volte invece erano quelli delle forze speciali che poi ritornavano dopo aver svolto il compito: per esempio a Cuba successe questo. "Dopo che un uomo delle nostre forze lavorò lì a Cuba per ordine della CIA, ritornò per svolgere altre missioni. In Repubblica Dominicana abbiamo lavorato molto prima dell’entrata delle truppe nordamericane e c’erano molti gruppi di spionaggio della CIA che operavano. Per esempio in Guatemala le forze speciali non erano sempre in uniforme; nella zona del Canale di Panama abbiamo inoltre la scuola delle Americhe e tutto il mondo sa che è della CIA.

 

Lì c’è il personale del Venezuela, del Perù, del Guatemala e di altri paesi dell’America Latina!"

 

Duncan raccontò, provocando un terribile stupore in chi partecipava ai lavori di quel tribunale etico e di denuncia le differenti maniere di torturare in Vietnam, eseguite dalle forze speciali che si trovavano là.

 

Disse che tra i gruppi l’ultima moda era quella di tagliare le orecchie ai cadaveri dei sud vietnamiti e alle vittime delle forze speciali, per poi mostrarle ai superiori.

 

"Quello che mi ha fatto cambiare è complicato! Sono state molte le cose, disse, ma soprattutto sentire quante menzogne si dicono al popolo nordamericano e qual è la verità sulla guerra in Vietnam!" dichiarò il testimone Duncan.