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ALCUNE RIFLESSIONI DOPO IL VOTO DELL’

 

ONU CONTRO IL BLOCCO USA A CUBA

 

 

di Andrea Genovali - 9 novembre 05 - tratto da www.puntocritico.net

 

 

Per la quattordicesima volta Cuba ha visto gli Stati Uniti condannati dalle Nazioni Unite per la criminale politica di blocco nei loro confronti. I paesi votanti sono stati 191 e ben 182 hanno votato per la fine immediata del blocco economico, commerciale e finanziario. 4 paesi hanno votato contro: USA, Israele, Isole Marshal e Palau mentre la sola astenuta è stata la Micronesia. Mentre Salvador, Nicaragua, Iraq e Marocco non hanno partecipato alla votazione.

 

Questi i dati essenziali sui quali fare brevi riflessioni.

 

La prima, è che questa votazione è stata la votazione nella quale il maggior numero di paesi al mondo ha votato per la fine immediata del blocco a Cuba e questo ci pare sia un segnale di assoluta importanza. Naturalmente questa risoluzione non ha carattere vincolante, anche se ben sappiamo che anche in caso opposto, cioè che fosse vincolante, gli USA non avrebbero mai osservato la risoluzione in quanto contraria ai suoi interessi. Ma questa è la solita storia di arroganza e prepotenza della super potenza imperialista a stelle e strisce e della sua concezione della legalità internazionale di "due pesi e due misure" a seconda dei propri interessi.

 

Una seconda riflessione da fare riguarda senza dubbio la politica di casa nostra. Di fronte ad un amplissimo spettro di paesi di tutto il mondo uniti per chiedere la fine del blocco a Cuba, fra cui anche il voto del nostro rappresentante all’ONU, nell’Italia politica e sociale non si parla quasi più del blocco quasi che fosse ormai cosa del passato. Al contrario, invece, continua a infliggere duri costi a Cuba sia sul piano sociale che economico, oltre che essere un atto di assoluta illegalità internazionale che ha importanti effetti extraterritoriali che vanno a ledere anche i diritti di paesi terzi.

Ma il problema assillante per larga parte della politica italiana, e purtroppo anche di larga parte della sinistra, sono altri. Ricorderete tutti la recente polemica contro l’espulsione giusta e motivata dei giornalisti italiani (che volevano stare nel paese con un visto turistico mentre invece svolgevano il loro lavoro di giornalisti), durante il convegno di una parte della cosiddetta dissidenza cubana all’Avana. Quell’atto di respingimento, normale per tantissimi paesi che richiedono il visto di entrata corrispondente ai motivi della visita nel paese con gli USA in testa, per Cuba ha rappresentato l’ennesima occasione per essere violentemente attaccata ed essere additata quale paese in cui i diritti umani e civili non sono osservati. Fortunatamente però i milioni di latinoamericani, e non solo essi, ben conoscono la realtà del subcontinente americano e sanno benissimo com’è la vita a Cuba e quale sia il livello di giustizia sociale, libertà, solidarietà e l’osservanza dei diritti fondamentali dell’uomo in quel Paese. Per cui traspare anche in questa occasione la faziosità filoamericana di certa stampa nostrana, anche di tipo progressista, quando si parla di Cuba.

 

Una terza e conclusiva osservazione. Perché in Italia una parte significativa della sinistra è su posizioni così moderate e troppo spesso ostili a Cuba? Cattiva coscienza? Necessità di far dimenticare il proprio passato e dunque dover essere zelanti portatori di un nuovo verbo? Non lo so, io credo però che ogni paese e ogni popolo debba avere il diritto di poter liberamente e autonomamente decidere del proprio futuro, della propria forma di Stato. A Cuba non sono violati i diritti civili, né tanto meno quelli umani, ci sono ben altri paesi e gruppi dirigenti che torturano gli oppositori, massacrano i proprio popoli con migliaia di desaparecidos, che falsificano le proprie elezioni, che considerano le ricchezze del paese cosa loro e che pure vengono riconosciuti dall’Occidente come paesi liberi, civili con annesse tutte le solite demagogiche affermazioni di convenienza.

 

La realtà è che Cuba è ancora un paese che rappresenta concretamente la possibilità di costruire un mondo più giusto, solidale e libero e questo fa paura e rappresenta una "ingiustificabile colpa" agli occhi di un certo Occidente.

 

Ma la sinistra italiana non deve farsi abbindolare dalle solite falsificazioni della realtà create ad arte dagli Stati Uniti. Certamente ben sappiamo le diversità, anche profonde e purtroppo non solo su Cuba, che oggi esistono nella sinistra italiana e nell’Unione in generale ma, al di là di quello che si possa pensare su Cuba e sul suo futuro, oggi vi è una battaglia politica forte, unitaria e la più inclusiva possibile da riprendere nel nostro Paese: lavorare concretamente per indurre la Comunità internazionale ad imporre agli USA la fine del blocco a Cuba, senza questo atto il parlare in modo critico di Cuba suona solo come un inutile esercizio di retorica a favore del più forte e del più arrogante che guarda caso sono proprio i soliti Stati Uniti.

 

E’ assolutamente passata inosservata, alla gran parte della libera stampa italiana, la notizia seconda la quale vi sono stati feriti e arresti, causati dalla polizia marocchina, nel tentativo di reprimere con la forza una manifestazione pacifica a El Aaiun da parte del popolo saharawi, nel Sahara Occidentale, in occasione del 32° anniversario della creazione del Fronte Polisario.

 

La città sarebbe ancora assediata dall’esercito e nessun giornalista o osservatore internazionale vi può entrare, stando alla dichiarazione del rappresentante dei Saharawi in Messico.

 

In ogni caso forti sono le proteste del popolo saharawi contro la violazione dei diritti umani e per esigere la loro indipendenza e autodeterminazione da sempre negata dal governo marocchino che viola sistematicamente le risoluzioni ONU e gli accordi di pace, e che ha la responsabilità delle gravissime condizioni in cui vivono i saharawi nella quasi totale indifferenza di Unione Europea e USA, così attivi, invece, a condannare Cuba solo per aver fatto rispettare le sue leggi di stato sovrano.

 

Cosa tanto grave, quella di Cuba, che è stata formulata una condanna "bipartisan" in cui stanno dentro Margherita, DS, FI, Udc, Verdi e Lega una bella compagnia per dare addosso a Cuba, che è la bestia nera degli americani, ma un punto di riferimento, ancor oggi, dei latinoamericani al punto che l’Internazionale socialista non ha votato mai nessuna condanna contro Cuba, così come vorrebbero i politici italiani, proprio grazie allo stop dei socialisti latinoamericani.

 

Ma tutti tacciono, anche quelli che, con zelante arroganza, hanno dato negli scorsi giorni lezioni di democrazia a Cuba, quelli per intenderci che hanno spiegato cosa Cuba dovrebbe fare per essere considerata una nazione "democratica". Ebbene dove sono questi signori quando ci sono da difendere i diritti umani del popolo saharawi; dov’è la libera stampa quando si tratta di aprire la prima pagina dei loro giornali, o dei loro siti internet, per far conoscere questo ennesimo brutale sopruso a danno del popolo del deserto? Non vorremmo pensare che esistono popoli di serie A e popoli di serie B a seconda delle convenienze e degli interessi americani a cui molto parte dell’Italia è supina.

 

Noi, con coerenza e trasparenza, come nel caso di Cuba, del popolo palestinese e di tutti quei popoli che lottano per la loro indipendenza e sovranità, esprimiamo la nostra piena e incondizionata solidarietà al popolo saharawi e alla loro delegazione in Italia, guidata da Omar Mih, e continueremo a loro fianco a lottare perché finalmente venga riconosciuto a questo popolo il loro diritto inalienabile alla indipendenza e all’autodeterminazione.