Il rifiuto del blocco si

fa sentire all’ONU

 

 

Nazioni Unite, 31 ottobre. – Un numeroso gruppo di paesi ha arricchito sostanzialmente il rapporto sul blocco a Cuba che il Segretario Generale deve presentare di fronte al’Assemblea Generale per sottoporlo il prossimo 8 novembre ad una nuova votazione.

 

La Repubblica Popolare Cinese ha indicato nei suoi commenti al documento che "devono essere scrupolosamente rispettate l’uguaglianza sovrana, la non ingerenza negli affari interni degli altri stati e le altre norme che regolano i rapporti internazionali. Ogni paese ha il diritto di scegliere il suo sistema sociale e modello di sviluppo, conformemente alle peculiarità nazionali, senza interferenze di altri stati".

 

Il grande paese asiatico ha segnalato che il blocco economico, finanziario e commerciale imposto dagli Stati Uniti a Cuba, che dura da fin troppo tempo, non fa altro che mantenere un’alta tensione nei rapporti tra i due paesi vicini ed infliggere enormi difficoltà e sofferenze al popolo cubano, specialmente a donne e bambini.

 

Anche il Venezuela ha fatto suo l’energico rifiuto del blocco e della promulgazione e applicazione di leggi e regole dagli effetti extraterritoriali, cosa che significa il disconoscimento della sovranità di altri Stati. "In questo senso" – continua il commento venezuelano – "rifiutiamo il blocco economico imposto alla Repubblica di Cuba da parte degli Stati Uniti d’America, in quanto atto unilaterale di forza, violatorio del regime giuridico internazionale che regola gli scambi economici, commerciali e finanziari tra le nazioni".

 

Tra gli altri apporti al documento c’è quello della Repubblica di Bielorussia, che esige la fine immediata del blocco e segnala che l’eliminazione delle sanzioni nordamericane potrebbe essere uno degli elementi necessari a normalizzare le relazioni tra i due paesi".

 

Dopo aver segnalato di sostenere il diritto di ogni paese a decidere il suo modello di sviluppo sociale, la Bielorussia indica che è inammissibile che uno Stato cerchi unilateralmente di modificare il sistema politico di un altro per mezzo di pressioni militari, politiche, economiche o di altro tipo e considera le misure del maggio 2004 come un passo pericoloso che non contribuisce alla sicurezza e stabilità nella regione e nel mondo.

 

Anche la Federazione Russa ha notificato la sua posizione contraria all’applicazione di misure discriminatorie extraterritoriali unilaterali ed esige la fine immediata del blocco.

 

La Siria, conformemente alla sua posizione di principio sul blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba, ha sottolineato la necessità di applicare i principi sanciti dalla Carta della ONU ed ha riaffermato i principi di uguaglianza sovrana tra gli Stati, di non ingerenza negli affari interni e del rispetto della libertà di commercio e navigazione internazionali.

 

Tra i paesi che hanno presentato commenti contrari al blocco, rappresentativi della ripulsa mondiale alla politica genocida yankee contro Cuba, figurano anche Grenada, la Repubblica Islamica dell’Iran, Libia, Giamaica, Belize, Malaysia, Namibia, Nauru, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Laos, San Marino, Sudafrica, Sudan, Burkina Faso, Cambogia, Vietnam, Zimbabwe.