I PROCESSI EFFETTUATI NELLA BASE DI  GUANTANAMO

SONO FRAUDOLENTI

 

Washington, 1° agosto. – Due procuratori militari statunitensi hanno definito fraudolenti i pochi processi giudiziari del Pentagono contro i detenuti della base di Guantánamo (illegalmente occupata dagli USA), ha reso noto ‘ABC News’, citata da PL.

 

Secondo l’emittente televisiva, un rapporto consegnato dal maggiore Robert Preston all’Ufficio delle Commissioni Militari – nel marzo 2004 –, assicura che la messa in scena montata per condannare i prigionieri è "moralmente, eticamente e professionalmente intollerabile".

 

Preston, che fa parte dell’Aeronautica Militare, ha manifestato che non poteva continuare a lavorare in un processo giudiziario di questa natura, nel quale l’utilizzazione sistematica della menzogna gli toglieva il sonno tutte le notti.

 

L’altro rapporto è stato redatto dal capitano John Carr che, al pari del suo collega, ha abbandonato l’Ufficio delle Commissioni Militari, in disaccordo con la farsa giudiziaria rappresentata contro i detenuti della base di Guantánamo, territorio cubano occupato contro la volontà delle autorità dell’Isola.

 

"Quando mi sono offerto per aiutare è stato perchè credevo ci fosse un minimo sforzo per celebrare un processo giusto e preparare diligentemente i capi d’accusa contro l’imputato", ha scritto Carr.

 

Lunedì anche il quotidiano ‘The New York Times’ ha citato i rapporti dei procuratori, che rivelano un’aspra polemica all’interno della comunità legale delle Forze Armate "sull’equità del sistema".

 

L’Amministrazione Bush mantiene prigioniere nell’enclave di Guantánamo più di 500 persone, arrestate dopo l’inizio dell’invasione dell’Afganistan, alla fine del 2001.

 

Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno denunciato le torture inflitte ai detenuti nell’installazione dove, come ha dimostrato una recente indagine dell’Esercito, sono stati sperimentati molti degli abusi commessi poi nel carcere iracheno di Abu Ghraib.

 

 

 

 

 

Carter dice che la base di

 

GUANTANAMO

 

è una disgrazia per gli USA

 

 

Birmingham, (Inghilterra) 1/8 – L’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter ha detto sabato 30 luglio che il centro di detenzione della base di Guantánamo è una vergogna, ha riferito AP.

 

Parlando durante la cerimonia di commemorazione dell’Alleanza Battista mondiale a Birmingham, in Inghilterra, Carter ha criticato anche l’invasione in Iraq, dicendo che è stata ingiusta e non necessaria.

 

"Credo che quello che sta accadendo a Guantánamo e in altri luoghi sia una disgrazia per gli Stati Uniti", ha segnalato in una conferenza stampa.

 

Diversi politici degli USA e d’altri paesi, con vari gruppi per i diritti umani, hanno denunciato la situazione a Guantánamo, dove centinaia di detenuti sono reclusi per tempi indefiniti senza accuse e senza poter vedere avvocati.

 

"Quel che accade a Guantánamo non è volontà del popolo statunitense, ha dichiarato Carter e io sento vergogna per questa che è una realtà da condannare".

 

Carter nel 2002 ha vinto il Premio Nobel per la Pace ed è stato categorico nelle sue critiche contro l’invasione in Iraq. Egli ha detto: "Ho pensato allora e penso sempre che l’invasione in Iraq non era necessaria ed è ingiusta. È stata effettuata inoltre su false premesse".

 

 

 

Carter: chiudere la prigione di

GUANTANAMO


9.6 (PL) L’ex presidente statunitense James Carter ha richiesto la chiusura della prigione della Base Navale di Guantánamo, insieme ad altre personalità che esigono la disattivazione di questo carcere, ubicato in territorio cubano.

“Il governo degli Stati Uniti continua ha generare una terribile vergogna e dare colpi alla nostra reputazione…. con gli abusi contro i prigionieri in Iraq, Afghanistan e Guantanamo”, ha manifestato Carter in Atlanta.


In una conferenza di due giorni, il Premio Nobel della Pace, ha detto che l’attuale Amministrazione repubblicana deve garantire che si presentino le denunce dei detenuti e che nessuna resti senza risposta.

Carter ha aggiunto che Washington deve chiudere la prigione di Guantanamo per dimostrare “la sua fedeltà ai diritti umani”.


La richiesta dell’ex governante si aggiunge a quella del senatore Joseph Biden, il democratico di maggior rango nel Comitato degli affari esteri del Senato, il quale la settimana scorsa ha chiesto al governo la chiusura di questa enclave militare.


In dichiarazioni alla catena televisiva ABC, il legislatore ha suggerito la chiusura del centro di detenzione, che ha qualificato come una vergogna per Washington.


Secondo Biden, questo carcere é diventato “il migliore strumento di propaganda che possono utilizzare le organizzazioni terroriste nel mondo per reclutare nuovi membri”.


“E’ stupido restare in questa posizione. Il risultato finale é, io penso, che dobbiamo chiuderlo”, ha indicato il congressista.


A tono con queste opinioni si é pronunciato anche l’influente quotidiano “The New York Times”, il quale ha suggerito al presidente Bush di disattivare la prigione, dove si mantengono recluse alcune centinaia di persone al margine di una corretta assistenza legale.


In un editoriale, il rotativo ha fatto allusione alle critiche che diverse organizzazioni, tra cui
Amnesty Internacional, hanno lanciato contro gli Stati Uniti per le torture ai prigionieri, perfino per la profanazione del Corano, libro sacro musulmano.


"La cosa migliore che può fare Washington su questa vergogna nazionale é chiuderla" ha assicurato il “Times”.
 

Il quotidiano ha criticato il sistema di detenzioni “oscure” che ha sviluppato la Casa Bianca dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, caratterizzato per “non rispettare niente”.

 


 

Il presidente nordamericano George W. Bush sta affrontando forti pressioni provenienti da diversi ambienti del suo paese, che esigono la chiusura della base navale di Guantánamo, nell’oriente di Cuba, a causa dello scandalo delle torture ai prigionieri, ha reso noto PL da Washington.

 

Questa settimana l’ex presidente Jimmy Carter e l’influente senatore democratico Joseph Biden hanno esortato la Casa Bianca a chiudere questa installazione , occupata contro la volontà del popolo e del Governo cubani.

 

Si è associata all’appello la leader della minoranza "liberal" nella Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, perchè "è arrivato il momento di ricominciare, di ripulire i nostri precedenti, specialmente nel mondo musulmano".

 

"Il Governo degli Stati Uniti sta continuando a coprirci di vergogna e a dare colpi alla nostra reputazione (...) con gli abusi commessi nei confronti dei prigionieri in Iraq, Afganistan e Guantánamo, come documentato dai rapporti", ha affermato Carter.

 

Secondo l’ex presidente, che è anche Premio Nobel della Pace, Washington deve chiudere la prigione di Guantánamo per dimostrare "il suo impegno a favore dei diritti umani".

 

Biden, che è il democratico di più alto livello nel Comitato sugli Affari Esteri del Senato, si è pronunciato a favore della chiusura di questa base, dove sono detenute circa 500 persone ai margini di ogni tutela legale.

 

Quest’opinione è condivisa dal quotidiano ‘The New York Times’, che ha suggerito a Bush di smantellare la prigione.

 

"La cosa migliore che possa fare Washington nei confronti di questa vergogna nazionale è chiuderla", ha sottolineato il giornale in un editoriale pubblicato a fine settimana.

 

Secondo il NYT, la cosiddetta campagna contro il terrorismo "è stata un disastro, perchè ha minato la reputazione degli USA con la mancanza di limpidezza nel giudicare i colpevoli e col modo in cui sono stati trattati gli innocenti".

 

Di fronte all’ondata di critiche, Bush ha lasciato aperta mercoledì la possibilità di chiudere la base, segnalando che "stiamo studiando tutte le possibili opzioni".

 

Poco prima, anche il portavoce della Casa Bianca, Scott McClennan, aveva fatto riferimento all’argomento. "Cerchiamo sempre tutte le alternative per quel che riguarda questi detenuti", ha commentato.

 

Tuttavia, durante una visita in Norvegia, il segretario USA alla Difesa, Donald Rumsfeld, ha smentito che il suo Governo stia prendendo in considerazione l’ipotesi di chiudere questo centro.