NON SOLO POSADA DEVE PAGARE PER I SUOI CRIMINI


Il terrorista numero 1 di Miami:
 

 

Orlando Bosch


 

Cuba chiede giustizia!

 

 

N. Leon  Cotayo 25 maggio 2005

 

 

 

Da circa 15 anni risiede tranquillamente a Miami, senza mai smettere di rendere omaggio alla violenza, un noto terrorista di origine cubana che si chiama Orlando Bosch Avila, che ha una lunga carriera dietro a sè assieme a Luis Posada Carriles con il quale organizzò l’esplosione di un aereo del Cubana che provocò la morte di 73 persone.

 

La rivista nordamericana New Times ha pubblicato un lungo reportage sulle attività di Bosch da quando giunse negli Stati Uniti.

 

Bosch fu reclutato dalla CIA nel 1960 e i suoi uomini gli attribuiscono l’esecuzione di 11 attentati dinamitardi in suolo cubano in un’epoca in cui fu detenuto e liberato sei volte per aver violato le leggi nordamericane.

 

Il The New York Times, il 24 ottobre del 1976 scrisse che la catena dei sabotaggi avvenuta tra il 1974 in sette paesi del continente americano era relazionata con i gruppi addestrati dalla CIA e tra gli autori c’era Orlando Bosh.

 

Nel 1970 il noto terrorista attaccò una nave mercantile polacca ancorata nel porto di Miami e la corte di Atlanta lo condannò a dieci anni di prigione ma quattro anni dopo la condanna ottenne la libertà vigilata.

 

Un anno dopo, nel 1974, il FBI lo segnalò come responsabile dell’uccisione - con una pistola - di José Elias de la Torriente durante una disputa delle fazioni della destra più reazionaria di origine cubana in Florida.

 

Citato a giudizio per rispondere del crimine commesso mentre era in libertà condizionata, fuggì all’estero e divenne un evaso della giustizia nordamericana.

 

Il suo rifugio fu identificato e reso noto con un dispaccio di AP del 21 ottobre del 1976, firmato da William R. Long,  nel quale si rivelava che il terrorista era andato in Cile il 3 dicembre del 1974 ed era protetto da Augusto Pinochet. Usava il nome di Pedro A. Peña.

 

El Mundo scrisse che Bosch era al servizio di Pinochet e che si incontrò con i fratelli Guillermo e Ignacio Novo tre giorni prima che costoro collocassero la bomba che fece esplodere l’automobile dell’ex ministro cileno Orlando Letelier e della sua collaboratrice nordamericana Ronnie Moffit a Washington.

 

Alla fine di novembre del 1976 la rivista US News and World Report informava che a giugno dello stesso anno Bosch aveva incontrati altri terroristi d’origine cubana in Repubblica Dominicana per creare un’organizzazione di estrema destra.

 

Poi fu rivelato che la CIA aveva auspicato il fatto e la nuova organizzazione fu chiamata dalla banda “Coordinatrice delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite – CORU.

 

World Report aggiungeva che da allora una nuova ondata di violenza investiva i Caraibi e altri paesi e che l’atto di terrorismo più grave avvenne il 6 ottobre quando un aereo DC-8 della Cubana de Aviación esplose causando la morte di 73 persone. 

 

A metà del 1987 nonostante la partecipazione ampiamente dimostrata della partecipazione di Busch a queste atrocità, un giudice venezuelano e un tribunale dello stesso Venezuela lo dichiararono innocente di questo crimine.

 

Bosch giunse così a Miami a febbraio del 1988; fu arrestato e recluso perchè era un evaso dalla giustizia, ma nel luglio del 1990 ottenne la libertà condizionata.

 

Tre giorni dopo il The New York Times affermava in un editoriale che in nome della lotta contro il terrorismo gli USA avevano mandato le forze aeree a bombardare la Libia e l’esercito a invadere Panama!

 

L’Amministrazione  Bush sta proteggendo uno dei più  noti terroristi dell’emisfero, si leggeva.

 

In un’altra parte dell’editoriale, il Times segnalava che la Segreteria di Giustizia lo aveva liberato non per esigenze legali, ma per una visibile pressione politica, danneggiando la credibilità statunitense in materia di lotta al terrorismo. 

 

Le migliori testimonianze sui tenebrosi fatti compiuti da questo delinquente le ha offerte la stessa CIA. L’agenzia di stampa UPI disse il 4 agosto del 1989 in una nota proveniente da Miami che in una comunicazione dalla CIA inviata agli avvocati difensori di Bosch si leggeva che costui aveva organizzato vari attacchi contro il territorio cubano negli anni ‘60 e che in un’aggressione erano morti un uomo  e tre bambini.

 

Queste accuse si trovavano nelle 1700 pagine di documenti dati dalla CIA agli avvocati che avevano partecipato al processo che ha minacciato di far estradare Bosch, come minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.

 

La UPI segnalò che  quei dati includevano le accuse del governo cubano sul fatto che Bosch era coinvolto in più di 90 azioni con bombe collocate, sequestri e assassini effettuati tra il 1968 e il 1980 

 

A giugno del 1989 il Dipartimento di Giustizia degli USA determinò di  espellere Bosch dal territorio nazionale e  l’assistente del Procuratore Generale, Joseph Whitley, scrisse nell’ordine di deportazione:

“Orlando Bosch si è dimostrato per più di 30 anni deciso e inflessibile nella sua partecipazione alle azioni terroriste per cui può essere pericoloso per l’interesse pubblico degli Stati Uniti offrire un rifugio sicuro a costui. Dobbiamo considerare il terrorismo un male universale anche se è indirizzato contro coloro per i quali non sentiamo nessuna simpatia.

 

Partendo d’allora, Washington iniziò un’affannosa gestione per trasportare il criminale in un altro paese, ma 31 nazioni rifiutarono di accoglierlo. Costui che il FBI ha descritto come il terrorista numero 1 di Miami.

 

Portavoce dell’estrema destra di origine cubana residenti in Florida, quando seppero la notizia della sua possibile deportazione, con un senatore nordamericano, Connie Mack, protestarono irosamente contro la misura e offersero solidarietà al terrorista.

 

Quella che gridò più forte fu Ileana Ros Lethinen, la portabandiera dell’esercito di liberazione di Orlando Bosch, che inserì la notizia nel programma elettorale  che la doveva far eleggere alla Camera dei Rappresentanti del paese.

 

Alla metà di luglio del 1990 il The New York Times ricordò in un editoriale che tra i più fanatici difensori della liberazione di Bosch c’era anche colui che oggi è governatore della Florida, Jeb Bush.

 

La detta Fondazione nazionale cubano americana e soprattutto il suo capo, Jorge Mas Canosa, mobilitò i suoi vincoli con le sfere ufficiali dell’epoca e riuscì a fermare la minaccia di espulsione, cercando di  rendergli la libertà.

 

Il 17 luglio del 1990 l’amministrazione di Bush padre determinò di far uscire di prigione Orlando Bosch Avila e di concedere una comoda residenza a Miami al noto terrorista.