BIBLIOTECARI “INDIPENDENTI”


La  “connessione ceca” contro Cuba

 

 dell’agente Kent radica a Rhode Island

 

 

 

 


J.G.ALLARD  - 8 dicembre 2005

 

 

 

 

La “connessione ceca” che, si presume, doveva dare l’appoggio strategico all’agente della CIA Robert Kent, inventore del gruppuscolo "Friends of Cuban Libraries", per attaccare Cuba nel Congresso Mondiale dei Bibliotecari di Oslo, è formata da un ufficiale dei servizi segreti militari d’origine ceca, emigrato negli Stati Uniti nel 1951.  

 

Nell’Unione ogni anno si spendono abitualmente decine di milioni di dollari, di denaro pagato dai contribuenti, per attaccare Cuba. L’amministrazione che ha abbandonato la popolazione negra di New Orleans è la stessa che mantiene un apparato molto costoso di propaganda in Florida del Sud per danneggiare l’immagine dell’Isola.

 

Tra gli individui che hanno sempre disponibilità per aggredire l’immagine internazionale di Cuba va segnalato Robert Kent, bibliotecario di New York, che dice di rappresentare una piccola rete di detti “bibliotecari”, creati dalla Sezione d’Interesse degli Stati Uniti all’Avana nel corso degli ultimi anni, con alcuni informatori ben remunerati.

 

Kent dice che per eseguire le sue campagne dispone di misteriosi appoggi nell’Europa dell’Est, ma, senza dubbio, la realtà è che la “connessione europea” dell’agente nordamericano si riduce a pochi individui, come il suo complice ceco, Stanley o Stan Kalkus.

 

Il suo vero nome è Stanislav Kalkus, figlio di un negoziante ceco di estrema destra, che dopo la sconfitta dei nazisti affrontò le nuove autorità.

 

Stan Kalkus emigrò dalla Cecoslovacchia all’Austria nel 1948 e poi negli Stati uniti nel 1951, dove s’installò a Chicago. Stando alle confidenze di alcuni suoi amici, un anno dopo il suo arrivo in America del nord fu reclutato  dai servizi segreti nordamericani. 

 

Da quel momento si sommò alle Forze Armate degli  Stati Uniti e per molti anni lavorò nella sfera dei servizi segreti in vari paesi del mondo.

 

Negli anni ‘70 divenne direttore della biblioteca della U.S. Navy a Washington. Tra il 1979 e il 1980 fu presidente dell’Associazione dei Bibliotecari militari degli Stati Uniti. Poi è andato in pensione ufficialmente nel 1992.

 

L’unico  appoggio di Robert Kent però si mantiene ben attivo nella sua vera attività, approfittando dei cambiamenti politici avvenuti nell’Europa dell’Est e  della necessità degli Stati Uniti d’inserire strategicamente la loro gente nella regione.

 

Il militare pensionato è riapparso in un posto come professore assistente di Scienze Bibliotecarie dell’Università Karlova, di Praga, nella Repubblica Ceca. 

 

Fu allora che si sviluppò la sua collaborazione con Kent, ma non si reintegrò in quella che era la sua Patria. Il bibliotecario Stanislav Stan Kalkus continua a vivere e per lo meno sei mesi all’anno a Rhode Island, negli Stati Uniti, dove si trova la sua vera residenza.

 

Nel Congresso Mondiale dei Bibliotecari di Oslo che si è svolto nell’ agosto scorso, l’agente Klalkus ha valutato come un’imprudenza apparire a lato di  Robert Kent, la cui immagine già deteriorata ha lo confinato e isolato. ll vecchio agente della CIA è rimasto escluso dal podio.

 

“Il Signor Kent si presenta come rappresentante di un gruppo che ha due membri”, ha ricordato Eliades Acosta, direttore della Biblioteca Nazionale José Martí dell’Avana, che guidava la delegazione di Cuba nel dibattito finale delle sessioni a Oslo, dove Kent ha fatto irruzione per il suo abituale show anticubano.

 

“Questo atteggiamento  del Signor Kent è un rituale, ha detto Acosta, ma mi sarebbe piaciuto ascoltare la suo opinione sull’Atto Patriottico Nordamericano... a Cuba non si bruciano i libri, mentre invece è stata bruciata la Biblioteca Nazionale di Baghdad!” ha sottolineato il vero  bibliotecari cubano, mentre Kent dava chiari segni di nervosismo.

 

 

BIBLIOTECARIO “POLACCO” E

CANDIDATO AL SENATO DEGLI USA

 

 

La connessione dell’Europa dell’est della quale si vantava Kent in alcune opportunità, comprende altri personaggi la cui carriera è abbastanza strana, come quella di Silvia Stasselova, dell’Università Tecnica della Slovacchia dove è capo della biblioteca  del Centro d’Informazioni.

 

La Stasselova dice di essere presidentessa dell’Associazione Slovacca dei Bibliotecari, ma non quella Nazionale dei bibliotecari creata nel 1920, ma un’associazione “a parte”, creata nel 1990, che riunisce alcuni individui vincolati alla stessa attività.

 

Un altro complice europeo del agente Kent nelle sue avventure e sventure contro Cuba è Wojciech Siemaszkiewicz, un polacco di Cracovia che era stato un dissidente professionista a suo tempo.

 

Siemaszkiewicz si dimostra  a favore di Kent nelle proteste che distribuisce generosamente in Internet.

 

Quest’altro personaggio della “connessione” è un collega di Kent nella New York Public Library  e vive in New Jersey, dove è ben noto per il suo proselitismo d’estrema destra.

 

In questo stato vicino a New York egli ha cercato nel 2001 di ottenere una candidatura repubblicana nel Senato, ma non gli è riuscito.

 

Agli europei dell’est Kalkus, Stasselova e Siemaszkiewicz si sommano la campagna anti cubana sul tema delle biblioteche, la ONG francese Reporters senza Frontiere, che ha riconosciuto da poco tempo - dato che non aveva altre scappatoie - di ricevere finanziamenti della National Endowmnent for Democracy (NED) e della USAID, due agenzie degli Stati Uniti utilizzate dall’amministrazione nordamericana per i suoi tentativi di destabilizzazione dei Paesi i cui governi non condividono la sua visione imperialista del mondo.

 

 

IL CONGRESSO MONDIALE DEI BIBLIOTECARI


Knock Out ad Oslo


L’offensiva annunciata da Reporters sans Frontières, dagli agenti della CIA Kent e Colas, nonché da certe reclute polacche, è stato sostituito da una denuncia dell’Atto Patriottico e delle agenzie governative di repressione statunitensi

 

 

J.G.ALLARD Oslo 19 agosto 2005

 

 

Quel che pretendeva di essere un folgorante intervento degli agenti di disinformazione più attivi degli Stati Uniti contro Cuba di fronte al Congresso Mondiale dei Bibliotecari, riuniti nella capitale norvegese, si è trasformato in una spettacolare sconfitta degli agenti di Washington e in una forte denuncia dell’Atto Patriottico USA nonché delle agenzie governative repressive di quel paese.

 

L’importante evento, organizzato dalla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Bibliotecari (IFLA), che ha riunito più di 4.000 bibliotecari del mondo intero è terminato, inoltre, con espressioni di solidarietà da parte di numerose delegazioni, che hanno espresso alla delegazione cubana il loro interesse a stringere rapporti con Cuba.

 

Reporters sans Frontières (RSF), la ONG francese di Robert Ménard, i cui rapporti con la CIA sono sempre più documentati, è scomparsa improvvisamente dal programma della sessione del Comitato sulla libertà d’espressione ed il libero accesso all’informazione – FAIFE è la sigla in inglese –, dove avrebbe dovuto essere presente. Il pomeriggio di conferenze e dibattiti è stato, al contrario, segnato da un’importante presentazione della rappresentante dell’American Librarian Asociation, che ha denunciato le violazioni dei diritti del cittadino nordamericano promossi da questa legislazione presuntamente "patriottica", favorita dall’estrema destra, dal FBI, dalla CIA e dagli altri corpi repressivi nordamericani.

 

Si vociferava che quest’intervento sarebbe stato sostituito dalla presentazione di una delle otto associazioni di bibliotecari polacchi che, si presumeva, si sarebbe messa a disposizione per denigrare Cuba, ma nemmeno le reclute polacche della CIA si sono azzardate ad affrontare l’assemblea dei professionisti del libro.

 

Dopo RSF anche Humberto Colás, l’auto proclamato "fondatore" delle "biblioteche indipendenti", ha preferito – per ragioni sconosciute – rinunciare a presentarsi di fronte ai congressisti ed è rimasto a lamentarsi al bordo della piscina nella sua lussuosa dimora di Miami, invece di ripetere la sua abituale performance nei corridoi e saloni di questo Congresso.

 

Infine, solitario, con i suoi pantaloni stretti e la sua inseparabile valigetta rotta di olona verde, l’agente della CIA Robert Kent, inventore del gruppuscolo Friends of Cuban Libraries, è apparso per presentare il suo show camminando inutilmente nei corridoi dell’Hotel Radisson, sede dell’evento.

 

Escluso dal palco per la sua non rappresentatività, il vecchio agente della CIA, "bibliotecario" a New York, non ha avuto altra scelta che irrompere nel dibattito finale della sessione del FAIFE, dove ha dovuto limitarsi a 2 minuti e 15 secondi per ripetere il suo abituale ritornello sulle cosiddette biblioteche indipendenti a Cuba, una rete fantasma che permette alla Sezione d’Interesse Nordamericana a L’Avana di reclutare informatori.

 

"Il signor Kent non ha mai detto niente nè su Abu Ghraib nè su Guantánamo". Il newyorkese ha ricevuto una decisa replica da Eliades Acosta, direttore della Biblioteca Nazionale ‘José Martí’, che guidava la delegazione cubana.

 

"Quest’attuazione del signor Kent è un rituale", ha detto. "Mi sarebbe piaciuto aver ascoltato la sua opinione sull’Atto Patriottico nordamericano". "Il signor Kent si presenta come il rappresentante di un gruppo composto da due membri", ha aggiunto Acosta, segnalando che il tema delle biblioteche a Cuba è stato trattato in maniera "esaustiva dall’IFLA".

 

Dopo aver enumerato varie caratteristiche del sistema sociale cubano, ha segnalato che, al contrario che ad Abu Ghraib e Guantánamo, a Cuba non si tortura. "Il signor Kent non ha mai parlato né di Abu Ghraib né di Guantánamo", ha commentato Acosta.

 

"A Cuba non si bruciano libri, al contrario di quanto avvenuto con l’incendio della Biblioteca Nazionale di Baghdad!", ha detto il bibliotecario cubano mentre Kent dava evidenti segnali di nervosismo.

 

Acosta ha ricordato che una nota dell’IFLA del 9 agosto ha condannato la confisca, effettuata dalle Dogane nordamericane su ordine diretto di Washington, di centinaia di libri in lingua inglese destinati alla Biblioteca dell’Università de L’Avana, tra i quali Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, di opere di Ernest Hemingway e di decine di computers. Il sequestro è avvenuto nel posto di frontiera di McAllen, in Texas, il 21 luglio scorso.

 

Il rappresentante di Cuba ha anche mostrato una copia di una disposizione del piano annessionista di "transizione" a Cuba promosso dal Dipartimento di Stato, dove si precisa che diversi milioni di dollari sono destinati a reclutare, addestrare e sostenere finanziariamente gli agenti in numerose operazioni condotte da Washington contro Cuba.

 

"Forse un giorno sapremo, grazie alla stessa legge nordamericana di accesso all’informazione alla quale si è fatto riferimento qui, come e perchè il signor Kent si recò a L’Avana nel 1999", ha detto il Capo della delegazione cubana riferendosi al legame di Kent con la CIA, chiaramente dimostrato soprattutto dal suo viaggio nella capitale cubana nel 1999, con un passaporto falso a nome di Robert Emmet.

 

Mostrando l’ultimo numero di Granma Internacional ai partecipanti al Congresso, Acosta ha segnalato una foto pubblicata di Kent con l’agente cubana della Sicurezza dello Stato, Aleida Godínez, a L’Avana: "Su questo giornale c’è la foto. Siamo a disposizione di chi volesse saperne di più sulle attività del signor Kent", ha concluso fra gli applausi.

 

 

A CHI SERVE LA CULTURA?

 

 

In un intervento pronunciato qualche minuto dopo, un delegato olandese ha dimostrato, con un solo aneddoto, la malafede della Casa Bianca in materia di libera espressione, dando un ultimo jab ad un demoralizzato Kent. Ha raccontato di aver lavorato alcuni mesi come consulente del "Ministero della Cultura" in Iraq, fino a quando l’Ambasciata USA gli ha fatto sapere che il suo incarico era stato soppresso. Ha chiesto quindi una riunione con un rappresentante di quest’Ambasciata, venendo ricevuto dallo stesso assistente dell’Ambasciatore nordamericano, che ha bruscamente posto fine al breve incontro domandandogli: "A chi serve la cultura?"

 

La piccola frase è arrivata a Kent come il knock out ad un pugile. L’ossessivo sessantenne è uscito dalla sala visibilmente abbattuto, pensando sicuramente al suo prossimo pensionamento.