Casa Bianca e Reporters sans frontières

 insieme contro Cuba. Quanta ipocrisia...

Salim Lamrani  15/2
[Grazie alla redazione di "znet.it"]

 

La signora Condoleeza Rice, ex consigliera del presidente Bush per la sicurezza nazionale e attuale Segretaria di stato, durante un'udienza davanti alla Commissione degli affari esteri del Senato, il 18 gennaio 2005, ha annunciato che gli Stati uniti avrebbero condotto una guerra senza pietà contro "Gli avamposti della tirannia", ossia Birmania, Corea del Nord, Iran, Bielorussia, Zimbawe e Cuba. Famosa per la sua intransigenza e per le sue posizioni autoritarie, la nuova Segretaria di stato ha sottolineato la volontà della Casa Bianca di "portare la democrazia e la libertà in tutto il mondo".

 

La stessa verbosità è stata utilizzata prima delle aggressioni militari contro l’Afghanistan e l’Iraq. I disastrosi risultati di queste due imprese armate e i crimini perpetrati dalle truppe d’invasione sono noti.

 

Anche l'alleanza tra Cuba e Venezuela è stata vilipesa dalla signora Rice. "Penso che sia molto pregiudizievole che il governo di Chávez non abbia cooperato. Dobbiamo stare attenti e mostrarci coscienti dei problemi che questo Governo causa ai suoi vicini, e del suo stretto sodalizio con Fidel Castro", ha dichiarato.

 

I problemi in questione consistono nel fatto che il Signor Chávez si è rifiutato di comportarsi come un lacchè di Washington. In effetti, ha respinto con fermezza il progetto statunitense della Zona di Libero Scambio delle Americhe (Alca), progetto finalizzato a regalare le ricchezze latinoamericane alle multinazionali statunitensi, e ha promosso la creazione di un’Alternativa Bolivariana per le Americhe (Alba).

 

Allo stesso modo, il governo venezuelano si rifiuta di applicare la politica di isolamento di Cuba e moltiplica gli accordi di cooperazione con le autorità dell'Isola. Il dipartimento di stato nordamericano ha biasimato anche la decisione dell'Unione europea di adottare una posizione più costruttiva rispetto a Cuba, ponendo fine all'inefficace politica di sanzioni assunta nel giugno del 2003, sotto l'influenza del Signor José Mar'a Aznar. Il signor Richard Boucher, portavoce del dipartimento di stato, ha dichiarato che gli Stati uniti erano "Preoccupati per la sospensione delle misure coercitive [dato che] gli obiettivi non erano stati raggiunti".

 

Secondo lui, "L'opposizione pacifica", finanziata da Washington, "Può scoraggiarsi".

 

In effetti, i 25 paesi membri dell'Unione Europea hanno deciso di non allinearsi più alla politica di isolamento promossa dal Governo Bush e di adottare una posizione più autonoma. "Tutte le misure prese il 5 giugno 2003 sono state temporaneamente sospese", ha affermato Jean Asselborn, capo della diplomazia del Lussemburgo, paese che presiede l'Unione. Seguendo fedelmente la linea ufficiale del Dipartimento di Stato, i "dissidenti" cubani hanno condannato la nuova posizione dell'Europa dei 25. I signori Oswaldo Payá, Elizardo Sánchez e la signora Martha Beatriz Roque, hanno auspicato l'applicazione di una politica più aggressiva contro Cuba, in conformità a ciò a cui anela il governo statunitense.

 

Allo stesso modo, l'ex presidente ceco, il signor Vaclav Havel, profondamente legato ai gruppuscoli dell'esilio cubano che promuovono l'uso della violenza terroristica contro la popolazione cubana, ha disapprovato la decisione dell'Unione europea. Oltre alle autorità statunitensi, ai gruppi di dissidenti e ai rappresentanti ufficiali e ufficiosi dell'estrema destra della Florida come il signor Havel, un'altra organizzazione si è sorprendentemente pronunciata contro la politica di apertura verso Cuba.

 

Si tratta di Reporters sans frontières, organismo diretto dalla sua creazione dal signor Robert Ménard. In una lettera aperta ai ministri degli affari esteri dell'Unione europea, il segretario generale dell'associazione ha scongiurato le autorità del vecchio continente affinché "venga mantenuta e anche inasprita" la politica di sanzioni. Il signor Ménard ha spiegato che ciò permetterebbe "ai dissidenti di uscire dallo scontro Cuba/Stati Uniti", in conformità a quanto desidera la Casa Bianca.

 

Secondo le stesse relazioni di Rsf, la Cina è "La maggior prigione per giornalisti del mondo" con 26 di loro in carcere. Ebbene, il signor Ménard non ha mai chiesto all'Unione europea che prendesse misure restrittive contro il paese asiatico, né contro nessuna altra nazione. Il caso di Cuba è l'eccezione. Perché questa organizzazione si ostina a criticare Cuba utilizzando la stessa retorica del governo statunitense? Perché si allinea in modo quasi devoto alla politica aggressiva della Casa Bianca?

 

In effetti, Rsf non auspica nessuna misura di sanzioni contro la Cina perché gli Stati uniti mantengono buone relazioni con questo paese. Allo stesso modo, il signor Ménard non fa pressioni sulle autorità europee perché prendano misure contro la Colombia che è, secondo le sue stesse parole, "il maggiore cimitero di giornalisti del mondo", perché il suo governo è un alleato degli Stati uniti.

 

 

La faccia occulta di Rsf permette di comprendere questo accanimento contro Cuba.

 

In effetti, più di un anno fa, nel gennaio 2004, i signori Robert Ménard e Régis Bourgeat, l'ex addetto della "Divisione Americhe" di Rsf, avevano visitato Miami per pianificare le strategie per destabilizzare la nazione cubana, con l'estrema destra cubana della Florida i cui membri sono implicati nel terrorismo internazionale contro Cuba. Naturalmente, salvo la stampa della Florida, nessuno si è degnato di concedere la men che minima importanza a questi accordi oscuri e intriganti.

 

Perfino il signor Eloy Guitiérrez Menoyo, un oppositore della rivoluzione cubana che ha trascorso 22 anni in carcere per terrorismo, e leader del gruppo Cambiamento Cubano, ha dichiarato che la via del dialogo intrapresa da Bruxelles con Cuba "E’ la linea da seguire, senza discussione alcuna, [dunque] quella dello scontro è quella che conduce al niente". In opposizione a queste costanti aggressioni politiche e mediatiche, il Gruppo Latinoamericano e Caraibico (Grulac) di Ginevra, composto da undici paesi (Argentina, Brasile, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guatemala, Honduras, Messico, Paraguay, Perù e Repubblica Dominicana) ha eletto con voto unanime Cuba come membro del Gruppo di Lavoro sulla Situazione della Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni unite.

 

 

Secondo le dichiarazioni di questi paesi, l'elezione di Cuba è un segno di riconoscimento nei confronti del paese che ha dato maggiore importanza al rispetto dei diritti umani. Naturalmente, il dipartimento di stato nordamericano e l’organizzazione Reporters sans frontières non hanno smesso di ribellarsi al voto, in un impeto quasi simultaneo, respingendo così con notevole disprezzo la decisione sovrana di undici nazioni latinoamericane.

 

La stampa internazionale non ha smesso di additare questa elezione, utilizzando la sempiterna verbosità ideologica che la caratterizza. Allo stesso tempo, il signor Miguel L. Talleda, uno dei principali dirigenti dell'organizzazione terroristica Alfa 66, responsabile di numerosi assassini e sabotaggi commessi contro i cittadini cubani, ha rivelato che lo stesso presidente degli Stati Uniti, Signor George W. Bush, gli aveva mandato una lettera personale, il 2 Luglio 2004, per congratularsi con lui per il suo appoggio e le sue attività... terroristiche.

 

In qualunque società normalmente costituita e relativamente emancipata, l'alleanza tra il presidente più potente del mondo e un'organizzazione specializzata nel terrorismo internazionale sarebbe di competenza della Corte Penale Internazionale. Ma quando si tratta della politica estera degli Stati uniti contro Cuba, la realtà supera tutti gli universi di Kafka.

 

Traduzione di Sergio Marinoni e Maria Angelica Casula