Carlos Alberto Montaner

 

terrorismo precoce e sabbie mobili

 

1 ottobre 2005 - R.Gomez www.granma.cu (Rebelion)

 

 

Il 2 agosto scorso il giornalista Jean Guy Allard ha scritto nell’edizione internazionale digitale del quotidiano Granma, l’articolo "Montaner terrorista", apportando elementi sulla partecipazione di Carlos Alberto Montaner ad azioni di terrorismo realizzate a Cuba agl’inizi degli anni ’60 e segnalandolo come un agente della CIA degli Stati Uniti.

 

Montaner da parte sua in un articolo intitolato "Granma mente", pretende che noi si convalidi la sua partecipazione ad azioni di terrorismo negli anni ’60 affermando però che è già passato quasi mezzo secolo da quando aveva solo 17 anni... come se i delitti di terrorismo si cancellassero, andassero in proscrizione nel tempo e come se lui, a 17 anni, non avesse l’età per fare il terrorista.

 

In un’intervista del settembre del 2004, nel sito digitale www.literaturacubana.com Montaner intervistato contraddiceva Montaner terrorista e rispondendo alla domanda: "Pensa che questi impegni le hanno lasciato il tempo di scrivere, cioè di praticare la sua iniziale vocazione?" ha segnalato.

 

"Caro Lauro, ma certo che sì. Ho 61 anni e da 15 la detta Rivoluzione cubana mi ha mantenuto perfettamente occupato..."

 

Tutto lì insomma! Siamo in presenza di’un terrorista precoce, qualcuno che gli psicologi degli USA definiscono come un "teenager terrorist".

 

In un suo articolo, Montaner riconosce che in effetti, come ha segnalato Jean Guy Allard, egli fu detenuto nel dicembre del 1960 a 17 anni per aver "Cospirato contro i Poteri dello Stato" e oggi vuole farci credere che cospirare contro i poteri dello stato non ha niente a che vedere con il terrorismo.

 

In un’ulteriore occasione Montaner intervistato ha ancora contraddetto Montaner terrorista. Angel de Jesús Piñeira lo intervistò nell’aprile del 1962 per la rivista Avance di Miami, nella quale si legge che Carlos Alberto Montaner condivideva la guida di "Azione e Sabotaggio", dell’Organizzazione Riscatto Studentesco, con Alfredo Carrión Obeso.

 

Nella semantica attuale "terrorismo" è la stessa cosa che negli anni ‘60 si chiamava "azione e sabotaggio". Tutto lì!

 

Montaner dice: "... siamo stati arrestati proprio mentre si cominciava a prender parte alla guerriglia contadina sull’Escambray, dove si lottava eroicamente per cercare d’impedire il consolidamento della dittatura comunista a Cuba..."

 

Ha forse dimenticato, a 62 anni, che furono gli Stati Uniti attraverso la CIA a creare e fomentare il banditismo nell’Escambray, che costò la vita a più di 500 cubani, tra i quali i maestri alfabetizzatori Conrado Benitez e Manuel Ascunce?

 

Montaner giornalista, sfuggendo alle accuse di terrorista si rivela un criminale agente della CIA. Tutto lì!

 

Da un punto di vista la miglior risposta da parte di Montaner all’accusa di essere un agente della CIA, che gli ha fatto Jean Guy Allard, era far finta di niente...

 

Dopo tutto questo lo consiglia anche Vaclav Havel ai salariati del governo degli USA che radicano a Cuba.

 

Montaner non ha però seguito i saggi consigli di Havel e questo fa parte degli aspetti insondabili della natura umana.

 

A Cuba e in altri luoghi dell’America latina si cita un proverbio che sostiene che "I peperoni bruciano la bocca a chi li mangia!" e questo spiega perchè Montaner non ha ascoltato Havel!

 

In un discorso del 2002, Douglas Feith, capo degli affari politici del Pentagono riconobbe lo sgradevole fatto che negli ultimi tre decenni il mondo - e anche gli Stati Uniti – stavano tollerando il terrorismo e aggiunse che nel mondo, dopo l’11 settembre, nessuno che aspiri ad essere rispettabile può tollerare e tanto meno sostenere terroristi che in passato possano essere stati visti come "difensori della libertà".

 

Forse questo spiega in parte perchè Montaner fugge spaventato dal suo passato e confessa con amarezza: " A volte ho la sensazione che la nostra storia o la storia della mia generazione sia quella d’un gruppo prigioniero di una sorta di sabbie mobili maledette".

 

A confessione di parte non serve apportare di prove...