IL PIANO DI BUSH CONTRO CUBA


Il crollo sognato:

 

 

i paesi dell’Europa dell’Est


• Prima i livelli di vita erano migliori

J.COMELLAS - 20 ottobre 2005

 

L'ONU afferma che, prima degli anni novanta, i gruppi sociali nei paesi dell’Europa centrale e orientale e nella Comunità degli Stati Indipendenti erano "notevolmente buoni".

 

La previdenza sociale toccava ottimi livelli e l’impiego era garantito per tutti; i tenori di vita, anche quando le entrate erano a un livello medio, erano stabili e sicuri. Il governo garantiva l’alimentazione, la casa come l’accesso gratuito all’educazione e alla salute.

 

Erano tempi di socialismo, quando non era ancora cominciata la transizione verso un’economia di libero mercato, cioè verso il capitalismo.

 

Oggi l’educazione, una vita sana e un’alimentazione sufficiente non sono assicurate e il tasso di mortalità é in crescita. Nuove epidemie potenzialmente distruttive minacciano e spengono vite in maniera crescente e pongono un allarmante pericolo.

 

 

PERCHÈ È FINITO TUTTO QUESTO?

 

 

La produzione ha percorso lo stesso cammino della realtà sociale. Stando ai dati esposti dallo scrittore Marc Vandepitte, tra il 1990 e il 2002, nell’Europa del Est —con l’eccezione di Polonia e Slovenia— il Prodotto per Abitante si è ridotto del 10% mentre è aumentato del 17% negli altri paesi con un paragonabile livello di sviluppo.

 

La situazione è ancora più grave nell’Ex Unione Sovietica dove, negli anni ‘90, il PIL è sceso del 33%.

 

L’infrastruttura economica e industriale è stata, in gran parte, smantellata  trasformando la Russia, in pochi anni, in un paese del Terzo Mondo.

 

Ovviamente le circostanze sono oggi molto favorevoli alla corruzione e al furto del capitale nazionale e si succedono i trasferimenti illegali ed il lavaggio del denaro. All’inizio dl 2005, il PIL per abitante degli ex stati socialisti dell’Europa centrale e orientale era inferiore di un quarto a quello dell’America Latina. L’accelerato incremento della disoccupazione ha avuto la sua matrice nel recesso della domanda interna e dei salari reali, nella chiusura d’importanti imprese statali che rifornivano queste aree e nel licenziamento di massa dei funzionari che avevano lavorato al tempo del socialismo.

 

 

I COSTI

 

 

Circa 150 milioni di cittadini del ex gigante sovietico – l’equivalente degli abitanti di Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Scandinavia riuniti – sono stati ridotti in povertà nel periodo di transizione e si è moltiplicato per venti il numero di coloro che devono sopravvivere con meno di un dollaro al giorno. In Bulgaria, Romania, Russia, Kazajstán, Ucraina, Kirguizistán, Turkmenistán, Uzbekistán e Moldavia i poveri sono più del 50% della popolazione.

 

Le nazioni asiatiche come Armenia, Georgia e Uzbekistan hanno visto scendere rapidamente il loro livello di vita dell’80% e circa il 25% degli abitanti è emigrato o è divenuto indigente.

 

La Russia sta peggio di tutti. Il quotidiano degli Stati Uniti The Wall Street Journal ha pubblicato che nel 2004 gli esperti demografici avevano diagnosticato una diminuzione del 30% della popolazione di questo paese nei prossimi dieci anni; solo la speranza di vita tra i cittadini di sesso maschile è scesa da 64 anni a 58 nel 2003, cioè 16 punti al di sotto dei 74 anni di Cuba (nel 2004 perchè oggi è del 77,5).

 

La transizione sta provocando anche 15 milioni di morti premature impensabili se l’aspettativa di vita fosse rimasta ai livelli del socialismo. Più di centomila bambini dei paesi dell’Europa dell’Est sono spinti alla prostituzione ogni anno.

 

Le investigazioni più recenti della UNICEF dicono che uno su tre bambini della regione sopravvive in misere condizioni e un milione e mezzo di bambini vive negli orfanotrofi.

 

Per molte donne la situazione è altrettanto drammatica e si nota un aumento della violenza contro le donne e molte di loro sono istigate alla prostituzione, organizzata dalle reti criminali. Annualmente circa 50.000 donne sono letteralmente "esportate" verso l’Europa occidentale.

 

La sanità pubblica non è certo in condizioni buone. Il programma congiunto delle Nazioni Unite sul VIH/SIDA afferma nella Relazione Generale del 2004 che nell’Europa dell’Est e in Asia Centrale i livelli d’infezione crescono con maggior periodicità e se nel 1990 gli infettati non erano nemmeno 10.000 oggi sono più di un milione e mezzo.

 

Gli scioperi generali, la povertà e la disperazione hanno influito direttamente sull’alto numero di suicidi, come i problemi psicologici gravi, l’alcolismo, la dipendenza dalle droghe ed altri problemi che erano molto meno marcati quando esisteva l'URSS.

 

Come ha detto il prestigioso accademico nordamericano James Petras non c’è modo di ribattere ad argomenti così pesanti come gli indici economici e sociali che sono l’espressione dell’esistenza del capitalismo autentico.

 

Il livello di vita è peggiorato ed ha eliminato benefici e garanzie: il sistema socialista era, per vivere, molto più sicuro  che le società controllate dalle bande capitaliste che l’hanno sostituito, ha sottolineato Petras.

 

A 15 anni dalla caduta del socialismo in Europa dell’Est, nell’ex URSS le statistiche – solo alcune esposte in questo lavoro – fanno notare un recesso di almeno 100 anni in questi paesi.

 

Queste sono le esperienze che il presidente George W. Bush nel suo delirante e irrealizzabile piano d’annessione di Cuba pretende imporre...