Infamia ad El Paso

 

 

e vendetta a Miami

 

 29/09/2005

 

Sono passati due giorni da quando ad El Paso (Texas) una portavoce dell’ufficio d’Immigrazione e Controllo della Dogana degli Stati Uniti ha annunciato la sentenza emessa dal giudice William L.Abbott di non deportare il terrorista Luis Posada Carriles né in Venezuela né a Cuba, argomentando l’esistenza del pericolo di tortura per il detenuto in entrambe le nazioni e ricorrendo strumentalmente alle esenzioni previste nell’Accordo Internazionale contro la Tortura.

 

Ieri in Florida la Procura Federale nordamericana, in un tentativo di prolungare il sequestro, rendeva nota la sua richiesta al Tribunale d’Appello di Atlanta per revisionare completamente la decisione, emessa in agosto da 3 esperti giudici, di annullare il processo svoltosi a Miami contro i Cinque combattenti antiterroristi cubani, perchè non è stato "giusto e imparziale" e di convocare un nuovo processo in una nuova sede.

 

Entrambe le notizie riflettono in tutta la loro dimensione il cinismo e la sfacciataggine che accompagnano l’operato dell’Amministrazione nordamericana, nonché la falsità e l’ipocrisia della sua pretesa crociata contro il terrorismo.

 

La Casa Bianca ha nascosto per due mesi la presenza in territorio nordamericano del terrorista Luis Posada Carriles e ancor oggi continua a tacere su come questi è arrivato in quel paese.

 

Il suo arresto, inevitabile di fronte all’inoppugnabilità della denuncia cubana, è stato effettuato usando i "guanti bianchi". Durante il suo soggiorno nel centro di detenzione migratoria ha avuto un trattamento preferenziale. I portavoce del Governo hanno dovuto ripetutamente ricorrere ad artifici verbali per evitare di chiamare per nome il terrorista.

 

L’arresto dei Cinque giovani cubani combattenti contro il terrorismo, avvenuto a Miami 7 anni fa, ha invece visto l’utilizzazione della violenza e la mancanza di garanzie. Il loro destino sono stati 17 lunghi mesi in celle di punizione e un processo giudiziario pieno di manipolazioni, parzialità e dell’odio revanscista della mafia anticubana e dei suoi libelli. Le loro condanne lunghe e assurde sono state il frutto della vendetta e della menzogna.

 

Sebbene nel caso dei Cinque la Procura Federale abbia presentato accuse false, intimorito i testimoni e manipolato le prove, non meno umiliante è stato il comportamento di quest’istituzione nel processo di El Paso, senza un solo argomento né un solo testimone presentato per respingere le manovre della difesa, come se ci fosse un accordo premeditato per proteggere il terrorista.

 

Il Governo, che nel nome della lotta contro il terrorismo ha scatenato guerre e inviato a morire i suoi soldati, è lo stesso che protegge oggi uno dei più noti terroristi dei nostri tempi, autore intellettuale dell’orrendo sabotaggio a un aereo cubano con 73 passeggeri a bordo e responsabile di molti altri assassini di cittadini cubani e di altre nazioni.

 

Washington difende una delle sue pedine nella guerra criminale contro il nostro popolo, nell’appoggio alle dittature latinoamericane dei decenni passati, nelle sinistre operazioni di guerra sporca in America Centrale e negli attentati contro personalità politiche e capi di Stato contrari agli interessi egemonici dell’impero.

 

E’ cinico ricorrere all’argomento delle torture nel caso di Posada Carriles, essendo lui l’accusato in Venezuela di aver torturato selvaggiamente numerosi cittadini di quella nazione durante i suoi anni come ufficiale della DISIP.

 

Cinico anche perchè ad essere accusati internazionalmente di praticare la tortura non sono né il Venezuela né Cuba, ma proprio gli Stati Uniti, che hanno fatto di questo degradante metodo una pratica comune in Afghanistan, Iraq e nella base navale di Guantánamo illegalmente occupata.

 

Cuba non ha chiesto l’estradizione del terrorista pur avendo tutto il diritto di farlo. È stato il Venezuela a formulare la richiesta di estradizione di un criminale che ha conti in sospeso con la giustizia di quel paese e che ha offerto tutte le garanzie necessarie per sottoporre a processo Posada Carriles. Il governo degli Stati Uniti ha mantenuto un vergognoso silenzio nei confronti di questa richiesta, in un’evidente dimostrazione di complicità con il terrorista.

 

È ancora da vedere quale sarà il paese terzo che si offrirà per accogliere un criminale di tal fatta e farà a Washington il piacere di accettare questa patata bollente, come lascia intravedere la sentenza del giudice Abott.

 

Cuba non smetterà di lottare finché Posada Carriles, Orlando Bosh e altri terroristi come loro vengano condannati per i crimini commessi.

 

Cuba continuerà ad appoggiare la richiesta legittima di estradizione presentata dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela.

 

Cuba continuerà a denunciare il crudele sequestro nelle carceri nordamericane dei Cinque Eroi della lotta contro il terrorismo. Il nostro popolo non desisterà dalla sua battaglia affinché tornino degni e liberi in Patria.

 

All’Amministrazione USA non

 conviene che Posada parli



M. P.VALENZUELA - 30 settembre 2005

 

Il Governo nordamericano mente sempre. La sua ipocrisia, cinismo e spudoratezza si rivelano quando parla di Cuba, del Venezuela, quando si auto proclama il maggior difensore dei diritti umani e tenta inutilmente di convincere il mondo che sta portando avanti una crociata contro il terrorismo.

 

La falsità di questo Governo è apparsa manifesta una volta di più dopo che è stata resa nota la decisione del giudice William L.Abbott di non far estradare il terrorista Luis Posada Carriles né in Venezuela né a Cuba, così come la richiesta della Procura Federale al Tribunale d’Appello di Atlanta affinché riveda la sentenza di tre esperti giudici, che ha annullato il processo celebrato a Miami contro i Cinque combattenti antiterroristi cubani.

 

Il prof. Rodolfo Dávalos ha segnalato nella Tavola Rotonda di giovedì che questa richiesta è destinata alla sconfitta.

 

Ha spiegato che, nonostante ciò, la Procura ha compiuto questo passo perchè le permette di guadagnare tempo in un processo d’appello che ritarderebbe il ritorno in patria dei giovani cubani.

 

Ha precisato che esiste la possibilità che una richiesta di questo tipo venga accettata quando è necessaria per mantenere l’uniformità delle sentenze dei tribunali che negli USA, ha chiarito, sono leggi. Il Procuratore deve dimostrare che la misura dei giudici è in conflitto con i verdetti precedenti della Corte Suprema ed ha affermato che mai una sentenza decisa all’unanimità è stata revocata, ha puntualizzato Dávalos.

 

Intervistato telefonicamente su questa manovra di Washington, Richard Klugh, avvocato di Fernando González – uno dei Cinque cubani ingiustamente detenuti negli Stati Uniti –, ha commentato che la richiesta ha lo scopo di ritardare il ritorno di questi giovani e che non ci troviamo di fronte ad una decisione giudiziaria, ma semplicemente ad una manovra politica.

 

Lázaro Barredo ha manifestato un’opinione simile, sostenendo che tutto questo processo è il frutto della vendetta e della menzogna e segnalando che la Procura, come componente del Governo, cercherà il modo di rallentare il processo ed allungare il sequestro.

 

Randy Alonso, informando il nostro popolo sulla situazione nella quale si trovano i nostri Cinque compagni, ha detto che rimangono in attesa dei risultati di questo processo d’appello, sono ottimisti ed il loro stato di salute è soddisfacente.

 

Nelle ultime settimane René e Ramón non hanno potuto comunicare con le loro famiglie a causa del passaggio degli uragani Katrina e Rita, che hanno provocato effetti devastanti.

 

Arleen Rodríguez ha fatto riferimento ai numerosi attestati di solidarietà con i Cinque e ha detto che il passo compiuto dalla Procura Federale indica che gli Stati Uniti si sono schierati contro il mondo.

 

Ha segnalato che di fronte al tentativo di Washington di mantenere sequestrati i giovani combattenti cubani contro il terrorismo, le espressioni di sostegno alla loro liberazione stanno diventando sempre più numerose ed in questo senso ha commentato che più di 6.000 persone hanno già sottoscritto l’appello al Procuratore Generale degli Stati Uniti affinché ponga fine a questo sequestro.

 

I relatori hanno inoltre fatto riferimento all’ampia ripercussione internazionale che ha avuto la sentenza del giudice William L. Abbott, di non deportare Posada Carriles nè a Cuba né in Venezuela.

 

Successivamente Reinaldo Taladrid ha commentato che al Governo nordamericano non conviene che Posada Carriles ed altri terroristi parlino delle sue attività criminali, perchè tutto quello che hanno fatto durante la loro vita è stato diretto o conosciuto da Washington.