MARIA VICTORIA VALDES-RODDA

          25 gennaio 2005

 

VENEZUELA: i 6 anni della

Rivoluzione Bolivariana

Un’alternativa al neoliberismo

 

DURANTE la cerimonia di insediamento, il 2 febbraio 1999, Hugo Chávez s'impegnò ad instaurare in Venezuela un’alternativa al neoliberismo. Ma questo  impegno non avrebbe potuto concretizzarsi senza il concorso del suo governo rivoluzionario e senza la fiducia di una buona parte del popolo, il principale beneficiario dei vari Progetti sociali ed economici.

 

Le sfide che deve affrontare il processo bolivariano, che sta continuando ad avanzare nonostante i sabotaggi di ogni tipo ideati dall’opposizione, continuano ad essere molte a sei anni dal trionfo.

 

Passato dalla situazione di assoluta povertà del 77% dei cittadini (17 milioni di persone su una popolazione di 23 milioni) ad una redistribuzione più equa del reddito, con la prospettiva di sradicare questa situazione nel 2021, il Venezuela sta continuando a portare avanti iniziative a favore dei meno abbienti.

 

Per fare ciò dovette prima adottare una nuova Costituzione, sulla base della quale ed ispirandosi alle idee del ‘Libertador’ Simon Bolívar la nazione sudamericana, con una nuova maggioranza parlamentare, si faceva conoscere con il nome di Repubblica Bolivariana.

 

Durante il suo discorso inaugurale della trasmissione televisiva ‘Aló, Presidente’, nel maggio del 1999, Chávez affermò che “nel sociale si tratta di costruire un paese nel quale venga cancellato il debito sociale, nell’economico il grande obiettivo è la concretizzazione a medio termine di un nuovo modello di economia diversificata che non dipenda solo dalla produzione e dal prezzo del petrolio, nel territoriale vogliamo il decentramento e nell’internazionale rafforzare la sovranità nazionale”.

 

Se analizziamo cronologicamente gli ultimi capitoli della storia venezuelana possiamo constatare una stretta e reale corrispondenza tra le parole ed i fatti.

 

All’inizio sembrava  che le difficoltà avrebbero impedito di ottenere qualsiasi risultato, cominciando dal grande disastro naturale del dicembre 1999, che fu un grande problema da affrontare per l’appena eletto presidente Chávez.

 

In quell’occasione i morti furono più di cinquantamila ed i sinistrati più di centomila, ma la reazione non si fece attendere ed il Governo intraprese la rapida costruzione di trentamila abitazioni (quelle danneggiate furono settantamila).

 

Pur senza dimenticare le campagne, la capitale Caracas venne priorizzata in quanto, su quattro milioni di abitanti della città, due milioni vivono nei famigerati “ranchitos”, dalle mura poco resistenti e dal tetto miserabile, dal quale colava, oltre alla pioggia, la fame, il freddo e le malattie.

 

In seguito le donne, gli uomini ed i loro figli compresero che improvvisamente le loro rivendicazioni si stavano trasformando in miglioramenti tangibili. Per esempio il programma “Io sono”, intrapreso dall’Esecutivo in collaborazione con l’UNICEF, contribuì a rendere effettivo il diritto all’identità di bambine e bambini con una serie di misure di protezione a favore dei bambini di strada e di quelli provenienti da famiglie povere.

 

Nel 2003, in continuità con questa linea strategica, è stato inaugurato un centro cardiaco nel quale sono stati investiti quaranta miliardi di bolivares, che rende possibili circa tremila operazioni annuali di cardiopatie congenite.

 

Un anno prima della realizzazione di questa opera dall’alto valore umano, il presidente venezuelano si era chiesto: “A cosa serve l’economia se non si tiene conto degli esseri umani?” Ed è proprio l’essere umano al centro dell’attenzione delle 49 leggi economiche e sociali promulgate nel 2002.

 

E’ quasi impossibile enumerarle tutte e commentarle brevemente, ma ciononostante è un atto indispensabile di giustizia rammentarne qualcuna.

 

IL PETROLIO AL SERVIZIO DEL POPOLO

 

Se prima del 1999  si verificava una “fuga” di circa 1 miliardo e 270 milioni di dollari l’anno provenienti dall’industria petrolifera a scapito dello Stato venezuelano adesso questo settore, tuttora il più importante dell’economia, vede l’applicazione di un’imposta del 16,6% per ogni barile di petrolio, mentre in passato era solo dell’1%.

 

Come dichiarato in molteplici occasioni da Chávez, si tratta di mettere queste risorse a disposizione dello sviluppo sociale, educativo e della salute del popolo.

 

La crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) nel 2004 è stata del 10%, nonostante l’eredità negativa lasciata dal prolungato “Colpo di Stato petrolifero” degli anni precedenti. Questo ha potuto essere sconfitto e superato grazie al sostegno popolare ed alla coscienza della classe operaia rispetto ai veri interessi di alcuni tecnocrati ed imprenditori, nemici di un diverso utilizzo dei profitti di questo lucrativo settore (il Venezuela è il secondo esportatore mondiale di idrocarburi).

 

La nuova direzione della compagnia statale ‘Petróleos de Venezuela’ (PDVSA), sostiene i progetti governativi a tutti i livelli: municipale, di comunità, di governi regionali. Il piano “Petrolio per il Popolo” si ispira a questa strategia, finanziando la costruzione di migliaia di case e scuole.

 

E’ questo il caso dell’Università Bolivariana, che ha aperto i battenti nel 2003 con il sostegno decisivo della PDVSA, che le ha donato una sua infrastruttura.

 

Assieme alla riappropriazione dello sfruttamento e della produzione del cosiddetto oro nero, il Venezuela prevede per il 2005 un aumento dei livelli produttivi del caffè, della pesca e del turismo, così come un impulso crescente all’agricoltura, in quanto è vitale la sovranità alimentare per un paese che esporta tuttora l’80% di quello che consuma.

 

In questo senso dovrà approfondirsi l’impegno nel “vincere la battaglia contro il latifondo, vittoria necessaria come l’ossigeno alla Rivoluzione” (dal discorso di Chávez dell’11 gennaio 2005).

 

Un milione di ettari di terra e migliaia di trattori e macchinari agricoli sono stati consegnati nel 2003 ai contadini mediante l’applicazione della “Legge sulle Terre e sullo Sviluppo Agricolo”.

 

DUE GRANDI SFIDE: L’EDUCAZIONE E LA SALUTE

 

Altre due conquiste della volontà politica sono strettamente legate alle Missioni (gratuite per i beneficiari) ‘Robinson’ e ‘Barrio Adentro’. Mediante la prima sono stati alfabetizzati in poco più di un anno 1 milione e 314 mila venezuelani ed altri 12 milioni si sono iscritti ai diversi livelli di insegnamento. Sono inoltre state create tremila scuole bolivariane grazie allo stanziamento del 7% del PIL (rispetto al 2% dei precedenti Governi) a questa importante sfera sociale.

 

Per quanto riguarda l’opera dei medici di ‘Barrio Adentro’ (un gesto di solidarietà del popolo cubano) il seme del cambiamento sta dando i suoi frutti: riduzione della mortalità infantile da 24 a 17 ogni mille nati vivi nei due anni di Missione; assistenza medica personalizzata a circa 10,4 milioni di bambini. Complessivamente sono 17 milioni i venezuelani assistiti da ‘Barrio Adentro’.

 

Non meno encomiabile è stato l’impegno per aumentare le offerte di lavoro. L’anno passato sono stati inseriti nel mondo del lavoro, attraverso l’iniziativa ‘Vuelvan Caras’, 1 milione e 200 mila persone. E tramite la Case di massima protezione alimentare, seicentomila indigenti, bambini e donne incinte, sono stati sottratti in ambito comunitario alla fame ed alla mancanza di assistenza.