Chávez ha accusato Bush di progettare il suo omicidio e di aggredire il popolo venezuelano

 

 V. DE JESÚS (inviato speciale) G.I. -  Caracas 20 febbraio 2005

 

“La coscienza dei popoli si sta innalzando da tutte le parti e nessun imperialismo,

 Venezuela - 21/02/2005

 

CHÁVEZ ACCUSA BUSH

DI VOLERE IL SUO ASSASSINIO
 

“Se mi ammazzeranno, c’è un grande colpevole su questo pianeta che si chiama presidente George W. Bush. Ma in quel caso, scordati del petrolio venezuelano compagno Bush": con queste parole, intervenendo al suo consueto programma radiotelevisivo domenicale ‘Aló presidente’, il capo dello Stato Hugo Chávez ha accusato la Casa Bianca di voler attentare alla sua vita.

 

Replicando a distanza alle recenti dichiarazioni del segretario di Stato USA Condoleezza Rice, che lo aveva definito “una forza negativa” per la regione latinoamericana, Chávez ha parlato dell’esistenza di “piani perversi” del governo statunitense, sostenendo che “Washington sta preparando il terreno per un’aggressione” contro il Venezuela.

 

"Se all'imperialismo americano succedesse d'invadere questa terra sacra, gli invasori morderanno la polvere" ha aggiunto il presidente, convinto che gli USA si preparerebbero ad agire per contrastare “i successi della rivoluzione bolivariana” e la sua eventuale rielezione nel 2006, che gli garantirebbe altri sei anni alla guida del Paese.

 

“Gli USA sanno che gli ultimi sondaggi attribuiscono a Chávez il 70% del sostegno popolare e sanno anche che non potranno isolarci dai nostri Paesi fratelli, nonostante i loro ricatti” ha concluso il capo dello Stato.

 

Il Venezuela, unico membro latinoamericano dell’OPEC (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), è il quinto produttore mondiale di greggio e vende circa 1,5 milioni di barili al giorno agli Stati Uniti, a fronte di una produzione globale di 3,1 milioni di barili.
[MISNA]

per potente che sia, sarà capace di fermare il risveglio latinoamericano in questo secolo XXI”, ha assicurato il presidente Hugo Chávez nel suo programma domenicale ‘Aló, Presidente’ n.213 da Morón, nello stato di Carabobo.

Il leader della Rivoluzione Bolivariana ha denunciato di fronte all’opinione pubblica mondiale le continue aggressioni del Governo degli Stati Uniti contro il popolo venezuelano ed ha assicurato che l’impero sta preparando il terreno per scagliarsi contro il processo in marcia.”Ma continuerà a sbattere il muso tutte le volte che ci proverà. Siamo determinati ad essere liberi e questa patria non si metterà più in ginocchio di fronte a nessuno”, ha sottolineato.

“In Venezuela ci sarà patria per tutti o per nessuno”, ha enfatizzato dopo aver commentato i piani di Bush per attentare contro la sua vita. “Se mi succederà qualcosa, l’unico e massimo responsabile sarà il Presidente degli Stati Uniti”. Ha detto che, in un certo qual modo, la stizza dell’impero è determinata dalla certezza che in Venezuela non ci saranno colpi di Stato e che qui esiste un popolo che non potranno imbrogliare.

“Si sono convinti”, ha riflettuto, “del fatto che, nonostante i molti tentativi compiuti in questo senso, non sono riusciti ad isolare il paese dal mondo e che il progetto bolivariano sta avanzando in tutti i campi. Ma si sbaglierebbero di nuovo se pensassero che, uccidendomi, il popolo si arrenderebbe e la Rivoluzione Bolivariana sarebbe bloccata”.

Hugo Chávez ha assicurato che quando l’impero pianifica un’aggressione comincia sempre con la preparazione dell’opinione pubblica, in primo luogo nordamericana. Vanno in questo senso le ultime e ripetute dichiarazioni di funzionari di quel Governo, secondo le quali Chávez è una minaccia per la democrazia, per la pace nel mondo e via ingiuriando.

“Ma se si azzarderanno ad invadere la nostra Patria il popolo venezuelano farà mordere loro la polvere della sconfitta, e la fiamma si appiccherà non solo in Venezuela ma in tutto il continente”.

Il Capo dello Stato ha iniziato la sua allocuzione domenicale ricordando Ezequiel Zamora, leader di primo piano della Guerra Federale o Guerra Lunga (1859-1963), come difensore dell’idea di Federazione. Venne assassinato da un proiettile sparato a tradimento a San Carlos, nello stato di Cojedes. “Con Zamora venne seppellito anche il suo esempio e la speranza di un popolo”, ha riconosciuto Chávez, aggiungendo che “quel germe di patriottismo non si estinguerà mai. Se non comprendiamo quel che successe allora ci risulterà più difficile capire quel che succede oggi e l’impegno gigantesco perché qui avvenga quel che deve avvenire. Non possiamo più permetterci né spoliazioni né tradimenti.

Ed è da Carabobo che Chávez ha annunciato la nascita dell’impresa produttrice di carta ‘Invepal’ (ex ‘Venepal’), adesso al servizio del paese sotto un regime di cogestione e sorta dopo che i vecchi padroni la dichiararono fallita, poco dopo la serrata petrolifera del 2002-2003.

Ha enfatizzato la funzione del nuovo comitato direttivo e dei lavoratori dell’azienda ed ha indicato che questa impresa fabbricherà polpa di carta con materia prima proveniente dai boschi di Uverito, per la produzione di carta ricoperta, carta patinata, risme e, soprattutto, quaderni a basso costo.

Il Presidente venezuelano ha fatto riferimento alla funzione sempre più attiva della classe operaia nella costruzione del Venezuela di oggi, con coscienza di sé e dei suoi obiettivi. “Occorre incentivare questa funzione”, ha detto, “oltre ad esaltare l’etica dell’amore, dell’unità e della solidarietà. Come parte di questa nuova economia, di questa nuova società, Chávez ha menzionato la ‘Invepal’.

“Si tratta del processo di trasferimento del potere al popolo, ai poveri”, ha detto riferendosi alla destinazione dei benefici della suddetta impresa, che andranno adesso nelle mani di cooperative e comunità, favorendo lo sviluppo complessivo endogeno.

“E’ molto importante che il paese comprenda la differenza. E’ nato un nuovo modello economico-sociale, in contrapposizione aperta col vecchio modello capitalistico tradizionale ed avente lo scopo di porre fine alla povertà. Che sia il popolo stesso, organizzato, a sconfiggere la miseria, l’eredità più nefasta che abbiamo”.

Dialogando con i lavoratori ed i membri del Comitato Direttivo di ‘Invepal’, Chávez ha insistito sulla necessità di uscire dal sottosviluppo, “ragione per la quale”, ha aggiunto, “il paese si sta sforzando nella promozione di programmi e nella creazione di grandi industrie che permettano la diminuzione delle importazioni. E’ il caso, per esempio, del progetto di ‘Petroquímica’ e del programma di miglioramento dell’allevamento di bestiame in alcune regioni del paese. “Dobbiamo produrre qui tutto il fertilizzante ed il latte di cui abbiamo bisogno”, ha assicurato per esemplificare.

In uno scambio con alcuni piccoli produttori ed agricoltori cooperativi che godono del fondo di sviluppo speciale erogato dalla PDVSA, ha esaltato il progresso di molti gruppi endogeni ed ha chiesto loro di cedere il 10% delle terre per aiutare chi non ha niente, affinché in un futuro non lontano non esistano più bambini né famiglie abbandonate.

Poco prima di concludere, il presidente boliviano ha enumerato le azioni intraprese da vari giorni per far fronte ai danni provocati dalle piogge riversatesi in diverse zone del paese, specialmente nello stato di Mérida (41 morti ed 84 dispersi), Táchira e Zulia. “Abbiamo lavorato duramente ed esiste la più ferma volontà di intervenire con tutto ciò che abbiamo a disposizione per mitigare gli effetti di questo tragico fenomeno”, ha detto.

Concludendo, ha ribadito l’idea che l’Amministrazione USA non fa altro che pianificare e portare la morte nel mondo. “Se mi assassineranno il colpevole sarà uno solo: George Bush”.