9 agosto 2006 - D.F.Mexidor www.granma.cubaweb.cu

 

Ad un anno dalla decisione di Atlanta

Nulla giustifica che i
rimangano in prigione

Afferma l'avvocato Roberto González, in un intervista a Granma, ad un

anno dalla sentenza della Corte di Appello di Atlanta 
 

 

    30 marzo 2006

 

 

È passato un anno dalla sentenza della Corte dell’Undicesimo Circuito degli Appelli di Atlanta, quando un gruppo di tre giudici ha deciso unanimemente di annullare il processo celebrato a Miami contro i Cinque antiterroristi cubani incarcerati negli Stati Uniti e di revocare le loro condanne. È stata una buona decisione, nell’interesse della giustizia anche se ancora incompiuta, perchè i Cinque rimangono chiusi in prigione.

 

Secondo l’avvocato Roberto González Sehwerert, fratello di René, ciò "non ha spiegazione", anche se è cosciente che tutta questa ingiustizia si giustifica perchè i Cinque sono ostaggi di una politica ostile contro l’Isola, che dura già da più di quattro decenni e mezzo, secondo quanto ha dichiarato a Granma.

 

La Procura Generale, ha spiegato, ha presentato un ricorso contro la decisione del 9 agosto 2005 (cosa che la legge permette in casi eccezionali) ed ha sollecitato una revisione della stessa da parte del plenum del Tribunale e così "il 14 febbraio si è svolta l’udienza orale di fronte ai 12 giudici con l’obiettivo di riconsiderare la sentenza. Ma non ci sono motivi perchè la decisione d’agosto venga revocata. Questa revisione non ha molto senso dal punto di vista legale. La Procura sa di non possedere un argomento forte".

 

Esistono giustificazioni per il ritardo nell’emissione della nuova sentenza?

Dal punto di vista legale non si giustifica, poichè i 12 giudici stanno discutendo sull’evidente, cioè: può una persona venire giudicata in un ambiente prevenuto? No di certo. C’è prevenzione a Miami contro i Cinque cubani che lavorano contro il Governo dell’Isola? Quale può essere la risposta?

Questo è ciò che si sta discutendo, una questione di forma e non di contenuto, perchè non si stanno discutendo gli elementi basilari della questione, ossia l’imputazione di cospirazione per commettere spionaggio, né la cattiva applicazione della Legge di Procedimento dell’Informazione Classificata (CIPA è la sigla in inglese). Tutti questi temi sono rimasti nella Corte di Atlanta, perchè il gruppo dei tre giudici non li ha risolti, ma ha soltanto dato un opinione su una questione di forma, si è concentrato sul fatto che Miami non è il luogo appropriato per un processo imparziale contro i Cinque.

 

Se la prossima sentenza dei 12 giudici che stanno riconsiderando la decisione del 9 agosto fosse contro la Difesa?

In questo caso torneremmo di fronte a questi tre giudici e chiederemmo loro di pronunciarsi sui tempi rimasti nella Corte e non inclusi nei dibattiti del gruppo.

 

Se verrà confermata la decisione del 9 agosto che potrebbe succedere?

Sarebbe una risposta a noi favorevole, ma bisognerebbe aspettare di sapere se l’Amministrazione USA , rappresentata dalla Procura Generale, decidesse di presentare appello al Tribunale Supremo.

 

La cosa può continuare a prolungarsi a tempo indefinito?

Ci troviamo naturalmente di fronte ad una macchina giudiziaria in grado di perpetuare una carcerazione con un obiettivo nettamente politico e tutto il procedimento applicato dal 12 settembre 1998 costituisce una scarica di odio, pressioni e ricatti, contro cinque persone nelle quali vedono il valore e la ribellione di Cuba, così come l’impossibilità di piegarla.

 

In questo momento esistono indizi sul nuovo verdetto?

No. Questo ci sorprenderà così come un anno fa. Lo diranno quando lo emetteranno. Non ci sono indizi nè segnali. Non esistono. Intanto sono trascorsi altri 12 mesi di ingiusta prigionia per i Cinque. La cosa più corretta sarebbe la conferma della sentenza del 9 agosto 2005. Per questo adesso è così importante rafforzare il movimento di solidarietà internazionale affinché cresca, si ampli, si diversifichi, entri in tutti i settori e particolarmente negli Stati Uniti.