La storia si ripete
 


| Lunedi 8 Maggio 2006 - 13:39 |
 

 

Gli Stati Uniti hanno sempre considerato la parte meridionale del continente americano come una sorta di cortile di casa. Hanno sempre pesantemente condizionato i destini di quelle nazioni, finanziando e sostenendo candidati “amici” in occasione di elezioni più o meno regolari o direttamente appoggiando i dittatori di turno che spesso hanno spezzato ogni speranza di libertà e sovranità di quei popoli.
L’Argentina, per esempio, dopo l’esperienza peronista, ha dovuto conoscere il regime militare o il Cile, dopo la speranza Allende è precipitato sotto il maglio di Pinochet: registi delle operazioni sempre gli americani.
Washington sembra quasi attuare un contrappasso: più un popolo si avvicina alla libertà ed alla vera indipendenza, più feroce è il regime che lo reprime.
Solamente Cuba fa eccezione a questa regola.
L’isola che fu una vera e propria dependance yankee, una specie di gigantesco bordello e casinò appena al largo della costa Usa, affidata ad fiduciario coloniale, ha vissuto una vera rivoluzione e da oltre quaranta anni è libera, assediata ma libera, nonostante numerosi tentativi di ingerenze e veri golpe (lo sbarco della baia dei porci è solo l’episodio più eclatante).
Finora Washington ha sempre avuto gioco facile perché ha dovuto piegare una nazione alla volta, con tutte le altre complici o almeno passivi spettatori.
Il sogno di Simon Bolivar o di Che Guevara, che sognavano una grande nazione sudamericana libera e padrona delle sue risorse potrebbe però ora non essere più un’utopia.
Qualcosa si sta finalmente muovendo e questo sta disturbando la Casa Bianca assai di più di quanto mostrino i suoi apparentemente distaccati atteggiamenti.
In Venezuela, Chavez ha dato una decisa sterzata verso un socialismo panazionale latinoamericano, dovendo già affrontare tentativi di colpo di stato ispirati da Washington.
La repubblica Bolivariana di Venezuela (il nome significa qualcosa) ha trovato utile sponda prima in Cuba e poi nella Bolivia di Evo Morales. Anche il Barsile di Lula, certamente il più moderato o pavido tra i presidenti “progressisti”, ha trovato nuovo coraggio e si comincia a profilare un’alleanza sempre più vasta, che presto potrebbe comprendere anche il Perù e il Cile.
Insomma non è più tanto facile per gli yankee schiacciare un governo “ribelle” perché cominciano ad avere di fronte mezzo contienente, sempre più deciso ad utilizzare ogni mezzo per difendere la propria libertà.
La nazionalizzazione delle risorse energetiche boliviane ha avuto l’effetto di una bomba nucleare, perché ha dimostrato che “si può fare”.
Del resto la crisi economica dell’Argentina, una nazione ricchissima ridotta sul lastrico dalla predazione delle risorse effettuata dalle multinazionali yankee (e non solo) con la complicità di governanti ultra liberisti che hanno svenduto la nazione, è sotto gli occhi di tutti e tutti hanno compreso che quella è una strada scellerata e senza ritorno.
Non è quindi un caso se è già cominciato in tutto il mondo il linciaggio da parte dei media asserviti al Nuovo Ordine Mondiale. Gli Usa vogliono criminalizzare ogni tentativo di difesa (compreso quindi il rafforzamento dei dispositivi militari nazionali) nella speranza di poter presto far ricorso ai soliti sistemi (golpe, elezioni truccate, etc).
In realtà Washington (ed i lacché di ogni parte del mondo, Italia compresa) non considera certo una minaccia per la pace mondiale l’ammodernamento dell’esercito venezuelano o boliviano, quanto invece si preoccupa dell’effetto domino che potrebbe scatuire dal successo delle esperienze di socializzazione attuate in queste nazioni.
La storia si ripete.
Anche l’Italia divenne oggetto di inique sanzioni economiche nella prima metà del secolo scorso ed anche in quel caso venne utilizzato un pretesto (le mire coloniali italiane in un’epoca in cui tutte le nazioni europee avevano possedimenti coloniali); la vera “colpa” italiana era il fascismo, inteso come modello sociale ed economico alternativo al capitalismo (ed al comunismo).
La socializzazione è il vero nemico della globalizzazione, cavallo di Troia del Nuovo Ordine Mondiale: in Bolivia e Venezuela si vedono i baccelli della socializzazione e questo potrebbe mettere queste nazioni in cima all’elenco degli Stati canaglia. Il resto verrà da sé.