Costituente e autonomie, in Bolivia

(ri)vince Evo Morales

 

 

| La Paz martedì 4 luglio 2006 | P.Stefanoni |


 

Con quasi il 60% dei voti scrutinati per l'Assemblea costituente e la vittoria del no nel contemporaneo referendum sulle autonomie regionali, il governo izquierdista di Evo Morales ha superato la prova delle urne 5 mesi dopo aver assunto la presidenza.
Il vento azzurro, i colori del Movimiento al Socialismo (Mas), è arrivato in due regioni difficili: Santa Cruz e Tarija, ricche di gas e di terre fertili, dove il partito di governo ha strappato la maggioranza dei seggi per la costituente. Nell'occidente andino della Bolivia - e questo era atteso - il disimpegno del Mas è stato eccellente: più del 60% dei voti a La Paz e fra il 50-60% a Cochabamba, Oruro, Potosí y Chuquisaca. Con questo risultato il Mas spera di vincere in 7 dei 9 dipartimenti e consolidare una egemonia regionale ben superiore alle dispute regionaliste che hanno marcato il voto di domenica.
Non sono mancati i contraccolpi dal sapore amaro per il governo di Evo, anche se attesi: nonostante che in ambito nazionale il no alle autonomie si sia imposto con il 55%, i movimenti autonomisti (che a volte nascondono pulsioni secessioniste) hanno ottenuto un'ampia vittoria nell'oriente boliviano. La piazza centrale di Santa Cruz de la Sierra si è tinta di verde e bianco, i colori regionali, quando si è saputo che il 72% dei cruceños ha detto sì all'autonomia. L'autonomia, respinta in tutto l'occidente, è passata anche negli altri dipartimenti orientali di Beni, Pando e Tarija.
«Abbiamo chiesto libertà e oggi siamo liberi», ha gridato il governatore di Beni, Ernesto Suárez, mentre proclamava l'autonomia del suo dipartimento, come se si trattasse della liberazione di un territorio occupato da una potenza straniera. Dal governo hanno risposto che quello di domenica è stato un referendum nazionale e la maggioranza dei boliviani ha detto no all'autonomia. Questa si annuncia come la madre delle prossime battaglie: i cruceños considerano sufficiente il voto affermativo locale per avviare il processo d'autonomia, mentre il governo si basa sui risultati totali. Questa battaglia si svolgerà nell'Assemblea costituente che si insedierà a Sucre, la capitale amministrativa, il 6 agosto.
Per Evo Morales, che ha nazionalizzato gli idrocarburi il primo maggio e ha stretto una forte alleanza con Cuba e Venezuela, i risultati di domenica significano un grosso appoggio alle sue riforme. «Abbiamo vinto la partita doppia: il no a livello nazionale e il 60% dei voti per la costituente. Con questo appoggio si consolidano le nazionalizzazioni e il cambio contro il neo-liberismo che sono l'asse della nostra rivoluzione democratica e culturale», ha detto Evo fin dalla sera di domenica nei giardini della residenza presidenziale di La Paz. «E' la vittoria più netta della storia boliviana, il referendum mostra che la Bolivia è divisa in due però il risultato del referendum mostra una fortissima presenza del Mas in tutto il paese», ha dichiarato al manifesto il ministro alla presidenza Juan Ramón Quintana.
La nuova mappa elettorale lascia vedere chiaramente che nell'oriente autonomista gli elettori hanno votato in maggioranza per Morales pur non avendolo seguito nell'invito a votare no. Nelle ultime settimane il presidente indigeno si è buttato a fondo nella campagna elettorale sostenendo che l'autonomia «va a vantaggio solo dell'oligarchia e non del popolo».
Se questi risultati saranno confermati, il Mas otterrebbe intorno ai 135 seggi alla costituente, che ne conta in tutto 255, ossia la maggioranza assoluta ma non i due terzi necessari per approvare la nuova costituzione. «Il sistema elettorale per la costituente favorisce le minoranze, per questo il Mas avrà una rappresentanza minore dei voti ottenuti», dice l'analista Roberto Barbery. Ecco quindi che il governo sta già lavorando per formare alleanze e sta valutando altre opzioni. Una è che la costituente proponga due progetti costituzionali - uno di maggioranza e uno di minoranza - e i boliviani siano poi chiamati scegliere fra essi attraverso un referendum. Un'altra opzione è che i costituenti rinuncino alla maggioranza richiesta dei due terzi, voluta dall'opposizione di destra, e decidano di approvare il nuovo testo a maggioranza assoluta. Un capitolo in agenda, anche se il governo ancora non ne vuole parlare, è la proposta della rielezione del presidente, ora proibita, che potrebbe portare Evo a restare l'inquilino del Palacio Quemado per dieci anni.
Le elites cruceñas parlano già di «un progetto autoritario in marcia», che il «populismo» del leader cocalero ha mutuato dal venezuelano Hugo Chávez.
Il 6 agosto si comincerà a vedere se lo spazio scelto per la necessaria «rifondazione» della Bolivia sarà capace di risolvere pacificamente le tensioni che scuotono il paese o il brodo di coltura di nuovi e cruenti conflitti.
 

 

La Paz 3 luglio 2006

 

VOTO SU COSTITUENTE,

 MORALES VINCE DI MISURA

 

 

Alle elezioni per l'Assemblea Costituente ha vinto il partito del presidente Evo Morales. Il Movimento al Socialismo (Mas) non ha però ottenuto il risultato ambito, ovvero quei due terzi dei seggi (o la maggioranza assoluta) che gli avrebbero permesso di approvare da solo il testo della nuova Carta Magna.

 

Il giorno dopo le elezioni boliviane, esperti e stampa locale concordano: Morales sarà obbligato a giungere a patti e a stilare alleanze con altre forze politiche. Come scrive un analista de Los Tiempos, i risultati ''forzano il partito governante a realizzare una serie di accordi con i partiti all'opposizione''. Il che è un processo ''sano per la democrazia, quando permette un dialogo plurale ed eterogeneo''.  

 

Il voto di domenica è stato interpretato e letto in modo opposto, a seconda dei punti di vista.

Soddisfatto Morales, che ha annunciato una ''rivoluzione agraria'' e non una semplice riforma, come sottolinea El País. L'Assemblea, ritiene il presidente, ''non solo libererà i popoli, ma anche le risorse naturali''. Morales, che lo scorso maggio ha nazionalizzato gli idrocarburi del secondo paese più povero della regione (una scelta che potrebbe avere importanti conseguenze anche sul resto dell'America latina), sostiene che la Bolivia abbia bisogno di un nuovo ''regime economico'' basato sulla gestione statale delle risorse. E dopo il gas e il petrolio, la trasformazione lanciata da Morales riguarderà la distribuzione della terra.

 

Al contrario, gli oppositori del presidente parlano di sconfitta del Mas. I critici accusano poi Morales di seguire pedissequamente la linea tracciata dal Venezuela di Hugo Chávez.

 

L'Assemblea Costituente inizierà i suoi lavori nella città di Sucre il prossimo 6 agosto e avrà tempo un anno per elaborare il nuovo testo della Carta Magna, che alla fine dovrà essere ratificata tramite referendum.

 

Nel frattempo, domenica i boliviani sono stati chiamati alle urne anche per un altro referendum: quello sulle autonomie.

Il ''no'' (che il Mas ha sostenuto con forza nelle ultime due settimane) ha vinto in cinque 'regioni' su nove, ovvero le più povere e quelle in cui l'indigenismo di Morales è più radicato. Nelle altre quattro ha dominato il ''sì'': in particolare, un maggiore autogoverno viene reclamato da Santa Cruz, l'area più ricca della Bolivia, dove si concentrano le industrie. Proprio lo spinoso tema delle autonomie, le risorse naturali e il modello di Stato saranno al centro dei lavori della Costituente. Il governo di Morales dice che è necessario ''rifondare la Bolivia'' con il nuovo testo. Obiettivi molto ambiziosi, soprattutto senza avere la maggioranza assoluta.

 

Indubbiamente Morales non potrà ignorare la forte opposizione dei ceti imprenditoriali di Santa Cruz (e altre zone) e le esigenze reclamate da chi chiede più autogoverno. La stampa parla di un paese profondamente diviso dal punto di vista economico, geografico e sociale.
(Aki)

 

 

La Paz 2 luglio 2006

 

Evo Morales ha proclamato

la vittoria elettorale

 

 

Il capo dello Stato della Bolivia, Evo Morales, ha proclamato la vittoria elettorale del governante Movimento al Socialismo (MAS) e ha ringraziato il popolo per il suo sostegno al consolidamento del processo di cambiamento in marcia.

 

Il presidente ha fatto un bilancio dell’elezione dei delegati all’Assemblea Costituente e del referendum sulle autonomie, svoltosi simultaneamente, in una conferenza stampa, affiancato dal vicepresidente Alvaro García e dal sindaco di La Paz Juan del Granado.

 

Dopo aver elogiato il carattere democratico della giornata, ha detto che il governante MAS ha ottenuto una tripla vittoria, che consolida la nazionalizzazione degli idrocarburi e l’obiettivo di cambiare il modello neoliberista.

 

Ha precisato che il rifiuto alle autonomie dipartimentali (provinciali) promosso dal Governo, si è imposto a livello nazionale con il 55%, stando alle cifre preliminari non ufficiali.

 

Morales ha riconosciuto la vittoria del sì nel referendum su questo tema in quattro dei nove dipartimenti del paese e ha detto che la Costituente dovrà rispettare questo risultato, ma anche discutere la richiesta di autonomia delle popolazioni di giurisdizioni minori e popoli indigeni.

 

Abbiamo superato, ha aggiunto, il 60% dei voti, ottenendo così più del 53,7% delle elezioni presidenziali del dicembre scorso e la maggioranza assoluta nell’Assemblea, che si insedierà il 6 agosto prossimo.

 

Dopo aver manifestato che il governo e il MAS si sentono rafforzati dai risultati, ha ringraziato il popolo e i movimenti sociali per il loro sostegno, che dà maggior forza al Governo, a differenza di altri esecutivi progressivamente logorati durante la loro gestione.

 

Ha sottolineato che le cifre citate consolidano definitivamente la nazionalizzazione degli idrocarburi e il cambiamento del modello neoliberista che tanto male ha arrecato alla Bolivia e danno alla sua amministrazione più forza per continuare a cambiare la Bolivia.

 

Morales ha ammesso che avrebbe voluto un appoggio elettorale maggiore – durante la campagna ha indicato l’obiettivo di un trionfo con il 70% dei voti – ma il risultato consolida il governo e il MAS, che è l’unico partito presente in tutto il paese.

 

Secondo quanto ha detto, contare su più del 60% dei cittadini è vitale per consolidare il processo di trasformazione del paese e portare avanti una rivoluzione democratica e culturale di carattere pacifico, che ponga fine allo sfruttamento e alla discriminazione e rivendichi i diritti dei popoli indigeni.

 

A proposito della maggioranza raggiunta nella Costituente, con 135 dei 255 membri dell’assemblea, ha sostenuto che il MAS ha utilizzato altre sigle in varie giurisdizioni nelle quali è ampiamente maggioritario, il che eleva questo numero a un livello che non ha precisato.

 

Alle domande della stampa sulle vittorie del sì nel referendum autonomistico, ha detto che l’unità nazionale è garantita ed espressa nel voto maggioritario per il “no” alle autonomie e dal 60% di voti al MAS.

 

Per quanto riguarda il fatto che il partito di governo e i suoi alleati non disporranno della maggioranza dei due terzi nella Costituente, necessari per controllare pienamente l’Assemblea, ha segnalato che il MAS dovrà integrare altre forze alla lotta  per le rivendicazioni popolari.

 

Ha ricordato  anche che questo foro, che si insedierà il 6 agosto nella meridionale città di Sucre, è una conquista delle lotte indigene e sociali iniziate nel 1990, alla quale si sono opposti i partiti tradizionali.