Bolivia, terre agli indios

Dopo il gas Evo dà il via alla riforma agraria. Sabato consegnati 30 mila km quadrati alle comunità

 

 

| martedì 6 giugno 2006 | Serena Corsi |


 

A quattro mesi dall'insediamento come primo presidente indigeno della Bolivia, Evo Morales marcia a tutto vapore, deciso a onorare gli impegni presi in campagna elettorale. Dopo la nazionalizzazione degli idrocarburi, annunciata a sorpresa il primo maggio, ora è la volta delle terre: il 16 maggio ha annunciato una riforma agraria con l'obiettivo di «redistribuire le terre improduttive alle famiglie contadine e indigene» (una riforma agraria vera, non come quella del presidente Victor Paz Estenssoro di 50 anni, che lasciò la maggior parte delle terre nelle mani di pochi latifondisti), per un totale fra i 14 e i 20 milioni di ettari, un quinto del totale delle terre coltivabili da cedere nei prossimi 5 anni ai campesinos in appezzamenti di piccolo e medio taglio.
La cerimonia della cessione dei primi 30 mila km quadrati di terre che Evo ha consegnato sabato alle comunità indigene è stata una grande festa a cui hanno partecipato migliaia di indios. Simbolico il luogo prescelto: Santa Cruz, la ricca città dell'oriente boliviano (con un forte movimento che chiede l'autonomia o addirittura la secessione), sede del più forte organismo dei terratenientes, ferocemente contrario a ogni ipotesi di riforma agraria. Proprio a Santa Cruz Morales aveva tentato di trovare un accordo con i proprietari terrieri cruceños, ma senza alcun risultato e finito male, con la rottura dei negoziati e la minaccia di formare una sorta di guardia bianca armata a difesa delle proprietà.
Le terre distribuite sabato appartenevano allo Stato ma presto toccherà anche alle proprietà private, che saranno acquisite dallo Stato, senza compensazioni, fra i latifondi improduttivi. Secondo il governo, quasi il 90% delle terre è appannaggio di 50 mila famiglie e nel dipartimento di Santa Cruz l'80% sarebbe nelle mani di 12 famiglie.
Rompendo i negoziati i terratenientes di Santa Cruz hanno assicurato che si difenderanno con la forza «dall'orda di contadini degli altipiani che non sono nati qui e ora pretendono di rubare la nostra terra» ma sabato Morales ha risposto che dovranno abituarsi all'idea che le terre «rubate dai loro predecessori durante la Conquista spagnola ritornino ai loro proprietari originali». Oltre tutto molte delle famiglie latifondiste ottennero le terre proprio con la riforma agraria del '53, a beneficiare della quale furono però più gruppi di potere che piccoli produttori, per poi espandersi illegalmente generazione dopo generazione, anche attraverso accordi illegali con imprese straniere. Il viceministro dell'agricoltura, Alejandro Alvarez, ha detto che la redistribuzione delle terre «non pone alcun problema giuridico» ma ha voluto precisare che neppure il governo scarta l'uso della forza nel caso ci sia resistenza ad abbandonare la terra confiscata.