Il gas boliviano


Evo: no ai ricatti

 

Lula: non c'è crisi

 

 

| venerdì 5 Maggio 2006 | MM |


Non si annunciava facile il vertice d'emergenza convocato a Puerto Iguazú per verificare gli sviluppi della nazionalizzazione degli idrocarburi annunciata il primo maggio da Evo Morales. Nell'hotel Casinò della località alla frontiera fra Brasile a Argentina si sono riuniti il brasiliano Lula, l'argentino Kirchner, il venezuelano Chavez e il presidente boliviano. L'incontro a 4 era stato preceduto da quello a 2 fra Morales e Chavez e da quello fra Lula e Kirchner. Chavez era arrivato mercoledì sera a La Paz per dare il suo plauso e il suo appaggio a Morales, annunciando una «alleanza strategica» fra la le compagnie statali venezuelana e boliviana - Pdvsa e Ypfb - e più in generale fra i due paesi in tema «di integrazione, lavoro, progresso e sviluppo integrale». L'alleanza sarà formalizzata alleanza, il 18 maggio, nell'incontro che i due presidenti hanno fissato nel Chapare boliviano per la firma del Trattato di commercio dei popoli, la risposta ai trattati di libero commercio di stampo neo-liberista.
Nell'incontro Lula-Kirchner i due presidenti hanno esaminato l'impatto, le conseguenze e le risposte alla nuova situazione che si è venuta a creare. Brasile a Argentina sono i due principali acquirenti del gas boliviano e le loro compagnie di riferimento - la Petrobras e la Repsol-Ypf a maggioranza spagnola) - sono quelle che più hanno investito nei giacimenti gasiferi boliviani.
Per quanto sia Lula sia Kirchner abbiano riconosciuto il buon diritto della Bolivia e salvaguardare la sua ultima ricchezza, dicono di non aver gradito «la forma», specie l'invio dell'esercito nei campi del gas. «Non c'è crisi con la Bolivia e non ci sarà», ha detto Lula, si tratta di discutere e si troverà un accordo. Ma a mettere pepe è stata la dichiarazione, mercoledì, di Josè Sergio Gabrielli a cui non piace per niente la riduzione dei profitti al 18% (rispetto al 50% di prima), che giudica del tutto «insufficienti» a giustificare la permanenza della compagnia in Bolivia. Per cui ha annunciato il blocco di nuovi investimenti (a cominciare dall'ampliamento del gasdotto Bolivia
-Brasile) e ha minacciato il ricorso ai tribunali internazionali per rottura dei contratti. La tensione ieri era palpabile prima della riunione. Specie quando Evo ha definito questa reazione della Petrobras «un ricatto».

 

venerdì, 05 maggio 2006 tratto da Prensa Latina

 

Il Vertice a Quattro supporta la

 nazionalizzazione boliviana  

• L’incontro dei presidenti di Argentina, Brasile, Bolivia e Venezuela

 


Il presidente dell’Argentina, Néstor Kirchner, ha detto che: "È stata una lunga e positiva riunione" il vertice a quattro che si e svolto Puerto Iguazú, dove è stata appoggiata la nazionalizzazione degli idrocarburi della Bolivia.

 

Kirchner ha letto un comunicato in una conferenza stampa nella quale si sostiene che i quattro presidenti di Argentina, Bolivia, Venezuela e Brasile hanno approvato l’integrazione energetica regionale e contribuiranno con investimenti congiunti allo sviluppo boliviano.

 

Inoltre nell’incontro è stato trattato il consolidamento del Mercosur nell’aspetto regionale e la stesura di criteri per il prossimo vertice dell’America Catina e i paesi dei Caraibi con l’Unione Europea, UE, che si svolgerà tra l’11 e il 13 di questo mese a Vienna.

 

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha definito: "Un momento storico quello che sta accadendo nel mio paese con la nazionalizzazione delle risorse naturali".

 

Il presidente del Brasile, Lula, ha detto che tutto quel che è stato scritto e si specula sul tema della nazionalizzazione boliviana è restato indietro da quando s’è conosciuto il contenuto di questo vertice e il contenuto del documento letto da Kirchner.

 

In questo modo si è riferito a un rumore circolante sulla statale brasiliana Petrobras che, si diceva, avrebbe sospeso gli investimenti per la Bolivia.

 

Egli ha sottolineato che i prezzi del gas boliviano per i paesi che sono i maggiori consumatori si stabilirà in un futuro, in accordo con le necessità di sviluppo della Bolivia e gli interessi degli stati destinatari.

 

 

È STATO DIVULGATO IL TESTO DELLA DICHIARAZIONE DEL SUMMIT QUADRIPARTITO

 

 

Buenos Aires, 4 maggio. – I presidenti d’Argentina, Brasile, Bolivia e Venezuela hanno concordato giovedì sul fatto che l’integrazione energetica è fondamentale per una concertazione regionale che vada a beneficio dei rispettivi paesi.

 

I presidenti Néstor Kirchner, Luiz Inacio Lula da Silva, Evo Morales e Hugo Chávez hanno sottoscritto nella località argentina di Puerto Iguazú, nell’estremo nord-est del paese, un documento dal seguente testo:

 

"Dichiarazione congiunta del summit dei presidenti di Puerto Iguazú".

"I presidenti d’Argentina, Bolivia, Brasile e Venezuela, riuniti a Puerto Iguazú, hanno sottolineato che l’integrazione energetica è un elemento essenziale dell’integrazione regionale a beneficio dei loro popoli.

"In questo contesto i Presidenti hanno coinciso sulla necessità di presentare e garantire il rifornimento di gas favorendo uno sviluppo equilibrato nei paesi produttori e consumatori.

"Hanno anche sottolineato che la discussione sul prezzo del gas deve avvenire in un contesto razionale ed equo che renda praticabili le iniziative. In questo spirito hanno coinciso nell’approfondimento dei dialoghi bilaterali per risolvere le questioni pendenti.

"Hanno anche espresso la loro volontà di lavorare per l’approfondimento del MERCOSUR ed il consolidamento dell’integrazione sudamericana. Hanno ratificato in questo senso la loro decisione di avanzare nel Progetto di Gasdotto del Sud.

"I capi di Stato hanno convenuto sull’importanza dell’unità della regione e del dialogo con altri paesi e regioni e in questo contesto hanno valutato il dialogo MERCOSUR – Unione Europea.

"I Presidenti si sono infine accordati per fomentare investimenti congiunti allo scopo di favorire lo sviluppo integrale della Bolivia".

 

 

LA BOLIVIA SI È AGGIUNTA AL GRANDE GASDOTTO DEL SUD

 

 

Puerto Iguazù, 4 maggio. – Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha aggiunto giovedì il suo paese ad Argentina, Venezuela e Brasile come uno degli attori chiave del progetto del Grande Gasdotto del Sud, che rifornirà tutti i paesi del Sudamerica, ha reso noto l’ANSA.

 

"Il Gasdotto del Sud garantirà per un secolo tutti i popoli sudamericani", ha detto Chávez dopo il Summit a Puerto Iguazú, in Argentina, con i suoi omologhi di Bolivia e Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e l’anfitrione Néstor Kirchner.

 

Chávez ha espresso che "la nazionalizzazione ha ottemperato con il mandato dato dal popolo boliviano al presidente Evo Morales".

 

Ha detto che "la decisione della Bolivia di recuperare le sue risorse naturali per sostenere un progetto di sviluppo è sulla stessa linea che ha seguito il Venezuela, cosa che le è valsa un colpo di Stato".

 

Kirchner ha a sua volta dichiarato che i presidenti rispettano e salutano "la decisione sovrana di ogni paese e in questo caso del popolo boliviano".

 

"Riconosciamo il diritto della Bolivia di definire la sua sovranità sulle sue ricchezze naturali", ha indicato il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva alla fine dell’incontro.

 

AP ha anche reso noto che il movimento indigeno ecuadoriano ha manifestato il suo appoggio "alla decisione storica" del presidente boliviano Evo Morales di nazionalizzare gli idrocarburi nel suo paese.
 

 

 
Vertice a quattro

per il petrolio

 

| Giovedì 4 Maggio 2006 - 14:14 | Cristiano Tinazzi |
 

 

Già questa settimana, con molte probabilità oggi, si svolgerà in Argentina un vertice tra i presidenti brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, venezuelano, Hugo Chavez, argentino, Nestor Kirchner e boliviano, Evo Morales per discutere il decreto sulla nazionalizzazione degli idrocarburi firmatod a Morales lunedì e che impone la consegna da parte delle imprese straniere di tutta la loro produzione al governo boliviano in attesa di una ricontrattazione della loro permanenza in Bolivia.
Lula ha convocato ieri d’urgenza un consiglio dei ministri per analizzare le conseguenze del decreto, che tocca da vicino Petrobras, la compagnia petrolifera statale e la prima azienda straniera sul territorio boliviano. La riunione a quattro sarebbe stata concordata dallo stesso Lula dopo una telefonata con Kirchner in cui gli avrebbe espresso tutte le sue preoccupazioni.
E il governo spagnolo ha ribadito le preoccupazioni per le conseguenze del decreto 28701 sulla nazionalizzazione di gas e petrolio firmato dal presidente boliviano Evo Morales. Nella notte il ministro degli Esteri di Madrid, Miguel Angel Moratinos, ha parlato al telefono con il presidente ‘cocalero’, con il quale si è accordato per l’invio a la Paz “nei prossimi giorni” di una delegazione politica e tecnica spagnola per analizzare la situazione alla luce delle nuove norme per le compagnie petrolifere estere. “Quello che sappiamo non promette bene, ma speriamo che il processo (di nazionalizzazione) permetta alle imprese di restare in Bolivia in maniera ragionevole”, ha detto, confermando la telefonata tra Moratinos e Morales all’emittente radio Cadena Ser, il sottosegretario agli Esteri Bernardino Leon, assicurando poi che la Spagna agirà con “fermezza e prudenza”. Leon ha inoltre riferito che il capo del governo, Josè Luis Rodriguez Zapatero, ha mantenuto contatti “al livello più alto e dal primo momento” con i governi di Brasile, Argentina e Venezuela.
Quanto ai sei mesi di tempo che il decreto Morales concede alle compagnie petrolifere per adeguarsi alle nuove normative, Leon ha sottolineato che “c’è un margine”, per giungere a una decisione. Dopo la brasiliana Petrobras, il colosso ispano-argentino Repsol-Ypf è tra le compagnie maggiormente colpite dalla nazionalizzazione degli idrocarburi in Bolivia, Paese dove ha investito dal 1997 oltre un miliardo di euro. Definendo la nazionalizzazione una misura “molto ingiusta”, il presidente della Repsol, Antonio Brufau, aveva chiesto ieri “sicurezza giuridica” degli investimenti al governo boliviano, avvertendo anche che tali misure rischiano di isolare La Paz a livello internazionale. E per quanto riguarda la Petrobras, il governo del Brasile considera “un gesto non amichevole” la nazionalizzazione dell’industria degli idrocarburi in Bolivia. Secondo una nota del Ministero dell’Energia “il gesto non è amichevole e potrebbe anzi essere inteso come una rottura delle intese con il governo boliviano”. Nel paese andino la compagnia petrolifera brasiliana Petrobras, che con la sua attività produce il 15% del prodotto interno lordo boliviano, dal 1996 ha investito circa 1.500 milioni di dollari. Il 60% del gas naturale consumato in Brasile, inoltre, proviene dalla Bolivia attraverso un gasdotto di 3.200 chilometri costruito dai due Paesi e che trasporta 26 milioni di metri cubi di gas al giorno. Tecnicamente, il decreto annulla la precedente disposizione secondo cui lo Stato rinuncia ai diritti su gas e petrolio una volta estratti dal sottosuolo.
“Se abbiamo iniziato a nazionalizzare gli idrocarburi - ha infatti detto - domani saranno le miniere, le risorse forestali e tutte le risorse naturali”. Anche l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha dichiarato che il decreto Morales rischia di allontanare gli investitori dalla Bolivia. E lo stesso timore è condiviso anche dalla banca d’affari Bear Stearns, secondo cui il decreto Morales potrebbe contribuire a una riduzione se non a una virata degli afflussi di fondi azionari nella regione, che in questi ultimi mesi sono stati molto forti. La Commissione europea ha intanto espresso “preoccupazione” per la decisione di Morales. Ferran Tarradellas, portavoce del commissario europeo all’Energia Andris Piebalgs, ha comunque osservato che la nazionalizzazione decisa in Bolivia “non avrà un impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti dell’Ue, ma potrebbero esserci conseguenze negative sui mercati che sono già sottoposti a forti tensioni sui prezzi”. Brusco calo in borsa intanto per il titolo della Repsol, che sulla piazza madrilena è arrivata a perdere nella mattinata di ieri oltre il 2% prima di riprendersi leggermente. Nell’azienda petrolifera ispano-argentina si è respirata aria di incredulità mista a costernazione e i vertici hanno dichiarato che non è escluso un ritiro dalla Bolivia. Una mossa questa che verrà posta all’esame del vertice societario. La statunitense ExxonMobil dal canto suo ha annunciato che la compagnia sta studiando una strategia da seguire. “Stiamo analizzando la situazione” ha dichiarato un portavoce del colosso petrolifero americano, proprietario del 34% del giacimento boliviano di Itau, dove lo sfruttamento è affidato alla francese Total.