Libro 22 dicembre

Nicaragua e Domenica

Intervento Carlos Lage 1

Roque, Marquez, Depardieu

Tutte le voci

Evo, Daniel, Preval

Messaggio dei 5 Eroi 30 novembre

La patria di Fidel: il mondo

Fidel padre dei diseredati

Dovere nei confronti dell'umanità 29 novembre

Memoria e futuro 28 novembre

 

 

Evo Morales viaggerà a Cuba

per il compleanno di Fidel

 

La Paz, 23 novembre 2006

 

 

Il presidente boliviano Evo Morales inizierà una serie di visite che includerà Cuba, in concomitanza con i festeggiamenti per l’80° compleanno di Fidel Castro, dopo le visite in Olanda e Nigeria, stando al comunicato del Ministero degli Esteri diffuso giovedì in questa città, ha segnalato Radio Habana Cuba.

 

Secondo il comunicato, Amsterdam sarà la prima tappa di questo viaggio il 26 di questo mese, quando il leader si riunirà con le autorità olandesi, che hanno deciso di appoggiare il processo di cambiamenti che sta vivendo la Bolivia.

 

Stando al ministro degli Esteri David Choquehuanca, Morales parteciperà anche al vertice dei presidenti dell’America Latina e dell’Africa che si svolgerà in Nigeria tra il 30 novembre e il 1° dicembre prossimo. Il diplomatico ha sottolineato che si tratta della prima riunione tra i paesi africani e sudamericani con un’agenda attuale e obiettiva, orientato a stimolare lo scambio di idee e il commercio.

 

Durante l’evento, Morales si riunirà con rappresentanti di Sudafrica e Algeria, paesi interessati ad accompagnare le trasformazioni nella nazione andina.

 

Choquehuanca ha precisato che per il 1° dicembre prossimo è prevista la visita di Morales a Cuba, dove parteciperà ai festeggiamenti per l’80° compleanno del presidente Fidel Castro, posticipati nell’agosto scorso.

 

Avendo una durata di più di 5 giorni, il viaggio del presidente boliviano deve venire approvato nel Senato, le cui sessioni si sono arenate a causa del ritiro dei legislatori dell’opposizione.

 

 

Dall’Uruguay a Cuba per festeggiare

il compleanno di Fidel Castro

 

 

La Commissione Nazionale delle Organizzazioni Sociali (CONOSUR) dell'Uruguay, guidata dall'ex prigioniero politico Julio Faravelli, ha formato una delegazione nazionale che sarà a Cuba per i festeggiamenti per gli 80 anni di Fidel Castro.

 

"Siamo pronti da vari mesi e staremo vicino ai cubani e alle altre persone di tante nazioni in occasione del compleanno del presidente cubano", ha detto Faravelli a PL, commentando che CONOSUR, in coordinamento con la Fondazione Guayasamín dell'Ecuador, ha lavorato per far sì che, per la prima volta, siano presenti rappresentanti di tutte queste nazioni.

 

"Noi portiamo a Cuba il riconoscimento dell’Uruguay e non solo per la sua donazione di vaccinazioni che hanno permesso di salvare la vita a migliaia di bambini", hanno ricordato altri rappresentanti di CONOSUR.

 

Il detto Volo della Solidarietà sostiene cinque punti basilari tra i quali la fine del blocco contro Cuba e la libertà immediata per i Cinque patrioti cubani ingiustamente reclusi nelle carceri nordamericane.

 

Questo Volo è realizzato in coordinamento con l'Istituto Cubano ICAP e la Fondazione Oswaldo Guayasamín, e arriverà all’Avana con rappresentanti di Montevideo, Cannelloni, Rivera, Rocha, Trenta Tre, Paysandú e Soriano.

 

"Come lo facciamo in Uruguay, a Cuba esprimeremo la nostra condanna del Piano Bush contro la Rivoluzione Cubana e il nostro appoggio all'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA)" è stato dichiarato.

 

L’Operazione Miracolo, creata da Cuba e Venezuela, ha permesso di recuperare la vista a più di 1.500 uruguaiani poveri e questa azione umanitaria ha generato un forte impatto tra la popolazione dell’Uruguay.

"Va anche sottolineata la solidarietà cubana, grazie alla quale circa 500 ragazzi di famiglie umili di tutta questa nazione oggi studiano medicina nella Scuola Latino Americana (ELAM) o nella facoltà dell'Istituto Superiore dello Sport" ha concluso Julio Faravelli.
 

 

 

Le  attività in omaggio a Fidel

e alle Forze Armate

• Gli omaggi e i riconoscimenti dei CDR sino all’inizio di gennaio

 

23 novembre 2006

 

 

Molte attività politiche, culturali e sociali saranno realizzate nel prossimo fine settimana in tutta Cuba, per rendere omaggio al 50º anniversario dello sbarco dello yacht Granma, al Giorno delle Forze Armate  Rivoluzionarie e al 80º compleanno del Presidente Fidel Castro.

 

Juan José Rabilero, Coordinatore Nazionale dei Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR), ha precisato che in tutta l’Isola si eseguiranno giornate di pulizia, abbellimento e aiuto per le opere in costruzione, includendo la Battaglia delle Idee, un processo creato nel 2000 che comprende importanti realizzazioni nei settori dell’educazione, della cultura, della sicurezza sociale e la sanità, tra gli altri.

 

Il 2 dicembre, nella notte, gli associati dei CDR festeggeranno gli 80 anni del Comandante in Capo, rimandato dal 13 agosto, data ufficiale, dopo l’intervallo di convalescenza, con uno svolgimento soddisfacente, dall’operazione subita.

 

Rabilero ha segnalato che nella notte del 2 le FAR e i loro lavoratori civili, uomini e donne che hanno compiuto missioni internazionaliste e i giovani che svolgono il servizio militare attivo, riceveranno vari stimoli.

Domenica 3 il Coordinamento Nazionale dei CDR renderà omaggio a tutte le forze e ai mezzi che avranno partecipato alla rivista e alla sfilata militare del 2 dicembre, che si svolgerà in Plaza de la Revolución, nella capitale dell’Isola.

 

Un omaggio speciale verrà dedicato ai protagonisti della traversata e dello sbarco del Granma, epopea che nel 1956 tracciò il cammino verso la definitiva indipendenza dei cubani, ha sottolineato il dirigente dell’organizzazione di massa.

 

L’omaggio andrà anche ai partecipanti all’assalto della Caserma Moncada di Santiago di Cuba e della Carlos Manuel de Céspedes di Bayamo, eseguiti il 26 luglio del 1953, le due roccaforti principali del dittatore Fulgencio Batista nella regione orientale di Cuba.

 

I CDR renderanno omaggio con Giornate Culturali e Politiche dal 15 dicembre al 2 gennaio del 2007 ai maestri in attività e pensionati, agli alfabetizzatori, ai professori generali integrali, a quelli emergenti e alle loro famiglie.

 

I Comitati di Difesa Rivoluzionaria riuniscono circa 8363000 cubani, cioè il 96% della popolazione con più di 14 anni.
 

 

Più di mille personalità di 64 paesi

 

parteciperanno all’omaggio a Fidel

 

 

● Lo hanno confermato all’Avana membri della Fondazione Guayasamín e

parenti dell’eccezionale artista, promotori della convocazione internazionale

 

 

17 novembre 2006 - M.J.Mayoral  www.granma.cu

 

 

 

Più di 1.000 personalità di tutti i continenti, provenienti da 64 paesi, saranno a Cuba tra il 28 novembre e i primi giorni di dicembre per festeggiare l’80° compleanno di Fidel Castro, dando tutto il loro “cuore, passione e rispetto che prova la gente del mondo” per il leader della Rivoluzione, ha assicurato ieri Alfredo Vera, membro della Fondazione Guayasamín, promotrice dell’iniziativa.

 

Profondi legami d’amicizia e ammirazione hanno unito il Presidente cubano e l’eccezionale pittore ecuadoriano Oswaldo Guayasamín. Di questo rapporto fraterno ha parlato anche il Direttore delle Relazioni Internazionali della Fondazione, che ha confermato gli eventi indetti per festeggiare l’anniversario: un colloquio sul pensiero di Fidel con la partecipazione di illustri uomini e donne della cultura, della scienza e della politica di tutto il mondo; il concerto Tutte le voci tutte nella tribuna antimperialista José Martí della capitale cubana e l’inaugurazione di un’esposizione con opere del famoso artista  latinoamericano nel Museo Nazionale delle Belle Arti.

 

La Tavola Rotonda Informativa, il programma che ha diffuso la notizia, ha raccolto dichiarazioni di importanti personalità la cui partecipazione è stata confermata, tra le quali il sociologo e giornalista Ignacio Ramonet; Eusebio Leal, storiografo dell’Avana; Rodrigo Borja, ex presidente dell’Ecuador; lo scrittore e saggista  Luis Britto e l’illustre intellettuale Atilio Borón, che hanno enfatizzato la possibilità di partecipare all’omaggio ad un uomo divenuto simbolo presente e futuro della lotta dei popoli per la loro emancipazione contro la bramosia imperialista.

 

Saskia Guayasamín, vicepresidentessa della Fondazione, ha assicurato nella Tavola Rotonda che la convocazione internazionale è una battaglia vinta in assai poco tempo data la grande ammirazione che si sono guadagnati Fidel e suo padre, il quale ha dedicato tutta la sua opera pittorica alla difesa dei poveri e dei diseredati dell’America Nostra.

 

Il colloquio si svolgerà per due giorni e mezzo, dal 29 novembre al 1º dicembre, nel Palazzo delle Convenzioni, ha precisato Alfredo Vera. Tre commissioni  saranno lo scenario dei dibattiti su la solidarietà, l’internazionalismo e l’impegno nella costruzione dell’uomo nuovo presenti nel pensiero e nell’opera di Fidel. Verranno analizzate anche le concezioni del Comandante in Capo e della Rivoluzione Cubana sulla giustizia, l’equità e i grandi problemi dell’umanità. Randy Alonso, conduttore della Tavola Rotonda, ha informato che i dibattiti verranno registrati e  trasmessi in questo programma.

 

Alfredo Che Vera, nipote di Guayasamin, ha precisato che il concerto Tutte le voci tutte, previsto per il 30 novembre, vedrà la presenza di rilevanti musicisti e cantanti di Cuba e di altre nazioni latinoamericane.

 

Stando a quanto spiegato ieri, i preparativi per festeggiare il compleanno di Fidel stanno andando a gonfie vele e il nostro paese riceverà orgoglioso le migliaia di amici che parteciperanno a questa “invocazione delle idee e dei sogni”.
 

 

 

 

Convocazione ai festeggiamenti
 

per gli 80 anni di Fidel


• Comunicato stampa della Fondazione Guayasamin

 

 

Siamo venuti all’Avana in questa occasione con la famiglia e i dirigenti della Fondazione Guayasamin per riaffermare la convocazione per le manifestazioni che abbiamo dovuto posporre, in omaggio agli 80 anni del Comandante in Capo Fidel Castro.

 

Fidel, lo scorso 31 luglio, ha fatto un proclama storico ed ha dichiarato che: “L’80º anniversario del mio compleanno che tanto generosamente migliaia di personalità hanno accordato di festeggiare  il prossimo 13 agosto, vi prego di posporlo al 2 dicembre di quest’anno, giorno del 50º anniversario dello sbarco del Granma.

 

La Fondazione Guayasamin ha emesso un comunicato stampa diffuso internazionalmente, sottolineando che accettavamo con tutto l’amore il suggerimento del Comandante e ci impegnavamo e realizzare i festeggiamenti nella data indicata.

 

Con questi precedenti e con 45 membri d’onore della nostra istituzione, alcuni rappresentanti del più alto pensiero e della cultura contemporanea, come consta nella convocazione della pagina web:

 

www.fidel80aniversario.org

 

Oggi siamo venuti a dire che grazie al valido aiuto dei mezzi di comunicazione accreditati a Cuba, noi ratifichiamo la convocazione, per cui ci incontreremo qui per celebrare i festeggiamenti programmati: l’esposizione “Un abbraccio di Guayasamin per Fidel”,  il concerto “Tutte le voci tutte” e il “Colloquio memoria  futura: Cuba e Fidel”, che riunirà grandi pensatori del mondo, per riflettere sull’opera di questo ribelle indomabile che è il nostro amato Fidel.

 

Non poteva passare inavvertito il suo 80º compleanno, come non passarono inavvertiti i suoi 70 anni, quando era vivo suo fratello Oswaldo Guayasamin. Quei festeggiamenti segnarono un precedente, come rilegge nella storia.

 

Un anno fa avevamo comunicato a Fidel che ci proponevamo di convocare un omaggio della cultura universale per mettere in risalto il merito di chi ha scritto le pagine più gloriose in difesa della sovranità e della dignità dei popoli del mondo. Non abbiamo posto condizione alcuna né all’omaggiato, né ai nostri anfitrioni che non fosse l’occupazione di determinati spazi e istituzioni per svolgere i programmi.

 

Noi abbiamo proposto di consegnare ai partecipanti  alcune pubblicazioni che risaltano il cammino glorioso transitato da Fidel, con il suo marchio caratteristico di ribellione, creatività, generosità, solidarietà ed esperienza.

 

Nel nostro colloquio  ripasseremo insieme tutta l’opera e  il pensiero di Fidel, rifletteremo su tutto quello che significa il suo esempio come conduttore delle grandi idee per affrontare i poderosi interessi del neoliberismo nel mondo e soprattutto i tanti esempi concreti di solidarietà che ci ha dato, così carichi di umanesimo, come quello che si chiama “Io sì che posso!” o l’Operazione Miracolo, che staranno al centro del nostro dibattito.

 

Queste riflessioni saranno raccolte in un libro che si sommerà alla abbondante letteratura su Cuba e su Fidel che alimenta il senso ideologico e politico che emerge oggi tra i popoli di Nuestra America. L’ estesa  ed eccellente intervista di Ignacio Ramonet fatta al Comandante: “100 ore con Fidel”, sarà presentata nel Colloquio e tutto questo diverrà il contributo sognato da Oswaldo Guyasamin, da quando fraternizzò con il Comandante Fidel nel 1961 e dipinse il suo primo ritratto.

 

La Fondazione ha avuto il privilegio di ricevere migliaia di messaggi inviati in tante lingue da tutti i confini della terra, per dire a Fidel quale raccolto d’amore ha seminato in tutta l’umanità.

 

Nel momento opportuno e nel mezzo del disciplinato processo di recupero nel quale s’incontra Fidel, egli deciderà le circostanze in cui sarà possibile accompagnare tutti noi che saremo qui all’Avana, partecipando a questo omaggio per i suoi 80 anni.

 

Fondazione Guayasamin.
 

 

 

 

Incontri con Fidel



15 agosto 2006 - F. Betto www.granma.cubaweb.cu



Conobbi Fidel a Managua, la notte del 19 luglio 1980, primo anniversario della Rivoluzione Sandinista. Lula ed io stavamo in casa di Sergio Ramírez quando egli arrivò a riunirsi con impresari nicaraguensi. Ci salutammo e si rifugiò nella biblioteca. Erano le due dell'alba quando padre Miguel D'Escoto, cancelliere del Nicaragua, ci domandò se eravamo interessati a conversare col Comandante. Il dialogo si prolungò fino alle sei della mattina, osservato da Chomi Miyar, attento alle fotografie ed un Manuel Piñeiro sonnolento, spiombato sulla sua spessa barba che serviva da fermo ad un lungo tabacco spento. Parliamo di religione. Fu allora che egli mi domandò se ero disposto ad andare a Cuba a promuovere il riavvicinamento tra il Governo e la chiesa cattolica. Risposi che questo dipendeva dai vescovi cubani che, il seguente anno, risposero in maniera positiva alla proposta.

Nel febbraio 1985 venni a L'Avana invitato dalla Casa delle Americhe. Alla vigilia del ritorno in Brasile, Chomy mi invitò a pranzare a casa sua. Trascorreva la mezzanotte quando Fidel arrivò. Riprendemmo il tema religioso. Questa volta fece una lunga esposizione sulla sua formazione cattolica nella famiglia e nelle scuole dei lasallisti e gesuiti.

Gli domandai se fosse disposto a ripetere quello che mi aveva rivelato in una piccola intervista che sarebbe servita, in realtà, per il libro che io pensavo scrivere sulla Rivoluzione.

Accettò e decidemmo farla nel maggio di quell'anno.

Sbarcai nella data concordata che coincise con l'inizio delle trasmissioni di Radio Martí. Fidel si scusò, disse che la nuova congiuntura gli impediva di concedere tempo per l'intervista che forse in un altro momento. Mi sentii come il pescatore de "Il vecchio ed il Mare", di Hemingway. Il "pesce" aveva morso l'amo e non doveva lasciarlo scappare. Insistetti tanto che indagò su che tipo di domande stavo preparando. Gli lessi le prime cinque delle 64 che avevo scritto. "Domani" cominciamo" disse interrompendomi. Furono 23 ore ripartite in quattro conversazioni, in presenza di Armando Hart che si raccolgono nel libro "Fidel e la religione" che ebbe una tirata di 1,3 milioni di esemplari in Cuba e si pubblicò in 32 paesi in 23 lingue. In Australia, l'Ocean Press, ha appena pubblicato un'edizione in inglese.

In 1986, sbarcai a L'Avana con una scatola che conteneva 100 esemplari della Bibbia in spagnolo. Si esaurirono a causa delle tante richieste che ricevetti da cristiani e comunisti. Un pomeriggio, mi trovavo scrivendo nella mia stanza, quando Fidel entrò inaspettatamente. Gli raccontai della Bibbia e domandò: "Non c'é n'é nessuna per me"?. gli dedicai l'unica che rimaneva: "Al Comandante Fidel, in chi Dio crede ed a chi ama". Si sedette in una poltrona di vimine e mi domandò: "Dove sta il Sermone della Montagna?". Annotai le versioni di Matteo e Luca. Li lesse e domandò: "Quale delle due le
i preferisce?" Il mio lato di sinistra parlò per me: "Quello di Luca, perché oltre alle fortune enumera anche le maledizioni contro i ricchi". Fidel rifletté un istante e rispose: "Divergo con lei. Preferisco quella di Matteo, è più sensata".

I miei genitori erano venuti con me a L'Avana. Un'alba, vicino alle due della mattina, il Comandante mi portò a casa. Domandò se "i vecchi" erano svegli. Dissi di no, ma che potevamo svegliarli. Egli obiettò che era migliore che continuassero a riposare. "Comandante, non pensi al sonno di essi questa notte. Pensi al fatto che i nipoti possano raccontare, in futuro, che i suoi nonni furono svegliati in piena alba dall'uomo che guidò la Rivoluzione Cubana". Si convinse e svegliammo i miei genitori e, attorno al tavolo della cucina, la conversazione si prolungò fino all'alba.

Mia madre, specialista culinaria, gli offrì del cibo. Di dolce, gli offrì l'Ambrosia, il dolce degli dei, secondo Omero nella "Iliade". Alla mattina seguente, il capo della scorta di Fidel bussò alla porta della casa: "Sig.ra, il Comandante vuole sapere se gli é rimasto un po' del dolce di ieri". Mamma gli disse che aspettasse, ed in alcuni minuti, preparò il dolce a base di latte, uova e zucchero.

Nel marzo 1990, Fidel stava in Brasile, per l'investitura di Collor, eletto presidente. In San Paolo, partecipò ad un incontro con più di mille leader delle Comunità Ecclesiastiche di Base. Terminammo con cantici liturgici e tutti, con le mani le une nelle altre, pregammo il Padre Nostro. Il Comandante mi strinse la mano e, benché le sue labbra non si muovessero, ebbi l'impressione che dai suoi occhi germogliavano lacrime.

Nel 1998, dopo la partenza da Cuba di Juan Pablo II, Fidel invitò un gruppo di teologi a pranzare nel Palazzo della Rivoluzione. Era felice della visita papale e sentiva un sincero affetto per il Pontefice. Uno dei teologi criticò il fatto che Giovanni Paolo II si fosse presentato alla Vergine della Carità con una corona di oro il cui valore avrebbe potuto essere utilizzato nell'acquisto di medicine per i bambini o qualcosa di simile. Fidel reagì enfatico in difesa del Papa e diede al teologo una lezione sull'importanza della patrona di Cuba nella pratica religiosa popolare. Se l'era meritato. Il teologo si tradì con le sue proprie parole.

Questo è il Fidel che conosco e che tanto ho imparato ad ammirare. Lo considero un fratello maggiore. In occasione dell'intervista, disse che "se qualcuno può fare di me un cristiano è Frei Betto". Ora, come io potrei pretendere di evangelizzare un uomo che fece della sua vita una consegna di amore, eroica ed integrale, al popolo della Patria di Martí? "Ebbi fame e mi desti da mangiare", dice Gesù nel Vangelo di Matteo (cap. 25, 31-44). Se è così, che cosa possiamo dire di un uomo che, come Fidel, liberò tutto un popolo, non solo dalla fame, ma anche dall'analfabetismo, dalla mendicità, dalla criminalità e dalla sottomissione all'Impero?

Buon compleanno, Fidel!

L'Avana, 13 agosto 2006

 

 

 

 

L’Osservatorio di Milano ha augurato

buon compleanno a Fidel

 

15 agosto 2006

 

L'Osservatorio di Milano, un’istituzione di ricerca famosa nel mondo  e molto stimata dalla stampa internazionale, dal Governo Italiano e dallo Stato Pontificio, nella persona del suo Presidente Massimo Todisco ha inviato al Comandante Fidel Castro gli auguri di un Buon Compleanno e di una pronta guarigione, che gli permetta d’essere presente negli importanti impegni internazionali di Cuba del mese di settembre.

 

“Per molti intellettuali italiani, per molti studenti e lavoratori che hanno scritto affettuose lettere ed inviato e-mail in questi giorni all'Osservatorio di Milano, il Comandante Fidel Castro incarna con la sua opera le speranze del mondo intero per un futuro di pace, senza guerra e terrorismo”.

 

“Tutti coloro che nel mondo hanno a cuore la pace, la solidarietà e la fratellanza dei popoli, vedono in Cuba una luce sempre più luminosa, un esempio da seguire, non solo in America Latina ma in tutto il globo”.

 

“Un abbraccio forte al Comandante” ha concluso Todisco “Siamo sicuri di una sua pronta guarigione e di vederlo tornare come sempre, battagliero a favore dei popoli, contro ogni forma di sopruso che viene commessa ai danni dei più deboli. Lunga vita al Comandante”.

 

DA ASICUBA UMBRIA: “80 SOLI PER IL MONDO”

 

Al Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana; al combattente internazionalista di tutte le lotte degli oppressi e poveri del mondo; al geniale inventore di nuove trincee di resistenza; al figlio del popolo che ha donato la sua vita ai popoli del mondo; al fratello di tutti i popoli dell’America Latina, impulsore e sostegno di profondi cambiamenti; all’uomo che per tutti noi è un esempio di coraggio, coerenza, fermezza e fede nelle capacità dell’umanità; al compagno che è fonte d’amore per tutti gli esseri del mondo, AUGURI.

Con molto amore, AsiCuba Umbria, Perugia-Italia.

 

DAL DIPARTIMENTO ESTERI DEI COMUNISTI ITALIANI

 

Cari compagni, a nome del Partito dei Comunisti Italiani invio i più sinceri auguri per l’80º compleanno del vostro Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz.

 

Il vostro Comandante è sempre rimasto fermamente fedele alla causa del socialismo, al fianco degli oppressi. La sua lotta per la giustizia e la pace è e continua ad essere un esempio per i popoli di tutto il mondo.

Come comunisti vogliamo approfittare dell’occasione per confermare la nostra amicizia, il nostro spirito solidale, il nostro affetto per la causa della Rivoluzione Cubana.

 

Questo secolo sarà il secolo dell’integrazione latinoamericana, il secolo della seconda indipendenza, il secolo che è iniziato con la nascita dell’ALBA, il secolo in cui il sol dell’avvenire è arrivato nel Venezuela Bolivariano da Cuba per giungere poi fino alla Bolivia del MAS; la luce rivoluzionaria continuerà il suo cammino fino al compimento dell’opera dell’America Nostra.

 

Nel cuore del vostro comandante scorre il sangue di Martí e Bolívar, nella sua mano la storia del Che e di Sandino, nel suo pensiero il futuro della vera indipendenza latinoamericana.

 

Cari compagni, il vostro Comandante non è solo il miglior Presidente possibile, ma anche la storia di una Rivoluzione che continua il suo cammino vittorioso.

 

Jacopo Venier - Responsabile del Dipartimento Esteri del Partito dei Comunisti Italiani

 

 

 

Fidel: più di un milione di amici

 

15 agosto 2006

 

Fidel è un uomo che ha già superato il suo tempo. Questa affermazione trova una chiara conferma negli innumerevoli messaggi che continuano ad arrivare da diverse parti del mondo, con motivo dell’80º compleanno del Presidente e della sua guarigione. La stampa internazionale non si è risparmiata nel riportare la notizia.

 

Un singolare omaggio a Fidel su un versante del vulcano Pichincha.
Un singolare omaggio a Fidel

su un versante del vulcano Pichincha

Le foto del leader cubano, apparse l’ultimo fine settimana nei quotidiani nazionali Juventud Rebelde e Granma, appaiono sotto grandi titoli sulla stampa internazionale, che riporta con grande evidenza anche i messaggi del Capo della Rivoluzione ed il suo incontro con il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez Frías.

 

“Fidel ha a Miami amici cubani che sperano viva per numerosi anni”. È il testo di un messaggio di posta elettronica ricevuto in questa redazione, dove si precisa che “domenica pomeriggio centinaia di bagnanti che si stavano godendo il calore del sole e l’acqua rinfrescante del mare, in una giornata di intenso calore estivo, sono stati colti di sorpresa dall’apparizione di un aeroplano nel cielo azzurro di Miami Beach, con attaccato alla coda uno striscione con su scritto ‘Fidel: Auguri per i tuoi 80 anni’”.

 

Il testo segnala che “l’apparecchio è apparso improvvisamente alle ore 15.30, volando da South Beach (dove inizia la zona più gremita della spiaggia) fino alla parte costiera della città di Hollywood con lo striscione di auguri allo statista cubano, che a L’Avana aveva appena compiuto 80 anni d’età”.

 

Cattiva notizia questa per coloro che, sempre a Miami, si sono concentrati nella Via 8 e nei dintorni del ristorante Versalles, per celebrare anticipatamente quel che desiderano da anni.

 

“Ma ricorda che erano soltanto alcuni gruppetti schiumanti rabbia. Fidel è l’uomo amato da più di un milione di amici, compresi molti negli Stati Uniti ed in particolare in Florida. Auguri mio Comandante e ah, a quelli che a Miami hanno festeggiato prima del tempo bisogna dire: i morti che avete ucciso si stanno rimettendo in salute a passo di Caguairán”, ha puntualizzato l’attivista Alicia Jrapko, dalla California.

 

LA STAMPA DEDICA AMPI TITOLI

 

I più importanti mezzi di comunicazione di paesi come Argentina, Venezuela, Paraguay, Bolivia e Perù dedicano ampi spazi alle informazioni relative al compleanno del Presidente cubano. Lo stesso avviene in catene come Univisión, CNN, BBC Mondo e ABC, solo per citarne alcune.

 

Il titolo “Y en eso volvió Fidel” (È tornato Fidel) appare con grande risalto sul quotidiano Página/12, che dedica tutto il suo frontespizio ad una grande foto del nostro massimo leader, mentre nelle pagine interne intitola il suo servizio “Fidel ha fatto la sorpresa di compleanno”.

 

Il giornale La Nación, il portale internet del canale argentino 26Noticias, l’agenzia ufficiale Télam, il canale Todo Noticias (TN), hanno messo in risalto la visita del capo di Stato bolivariano a Fidel ed hanno inserito le immagini pubblicate a Cuba.

 

Prensa Latina ha riportato che sabato scorso a Quito, in Ecuador, è stato reso un singolare omaggio,  consistente nella collocazione di una scritta gigante a circa 3.500 metri d’altezza, su un versante del vulcano Pichincha, dove si può leggere: Fidel.

 

I membri del Coordinamento di Solidarietà con Cuba (studenti ecuadoriani con borsa di studio che si formano nell’Isola, militanti delle organizzazioni contadine, movimenti sociali e partiti politici), hanno marciato nel centro della città a sostegno della Rivoluzione e gridando viva al Comandante in Capo.

 

Anche la Casa dei Caraibi, in Colombia, ha manifestato il suo desiderio di una rapida guarigione di Fidel. “Speriamo che il suo stato di salute si evolva favorevolmente e che i suoi 80 anni rappresentino un passo in più nel rafforzamento dell’unità, della lotta e del lavoro della Rivoluzione cubana”, hanno precisato.

 

LE MANIFESTAZIONI D’AFFETTO SI MOLTIPLICANO

 

I membri del Comitato di Solidarietà con Cuba a Porto Rico ed i rappresentanti della XV Brigata Juan Ríus Rivera hanno offerto una conferenza stampa, in cui hanno espresso il loro sostegno alla causa di quest’Isola sorella ed hanno manifestato il loro affetto per il Presidente cubano. “Fidel è molto amato a Cuba e nelle altre parti del mondo. Il miglior omaggio che possiamo dedicare oggi a questo grande rivoluzionario in occasione del suo 80º compleanno è il nostro impegno di continuare a lottare per una società giusta e umana”, hanno detto gli amici di Porto Rico.

 

Messaggi sono giunti da Germania, Namibia e Portogallo, oltre che da varie organizzazioni spagnole di solidarietà con Cuba, dall’Associazione d’Amicizia Euskadi-Cuba dei Paesi Baschi, così come da gruppi sociali e partiti della sinistra guatemalteca convocati dall’Alleanza Nuova Nazione (ANN). Nei testi si augura al leader cubano una rapida guarigione e si riafferma sostegno e affetto nei confronti di Fidel e appoggio alla causa della Maggiore delle Antille. (SE)

 

 

 

 

 

Festeggiato in Harlem compleanno di Fidel

New York, 14 agosto 2006

 

 

La chiesa episcopale St.Ambrose, in pieno cuore del quartiere di Harlem, a New York, si é trasformata nel centro delle celebrazione dell' 80esimo compleanno del Presidente Fidel Castro.

Numerose persone, nella loro maggioranza di origine latinoamericana, celebrarono l'avvenimento, e fecero voti per il pronto recupero dal Capo di Stato cubano.

Nell'incontro si ricordò che Fidel ha visitato Harlem, un quartiere abitato per la maggior parte da neri, ma anche da ispanici, in due occasioni.

La prima fu nel 1960, poco dopo il trionfo rivoluzionario, occasione nella quale prese alloggio all'hotel Teresa, e la seconda nel 1995, durante una visita, a questa città, per un Vertice per il 50esimo anniversario dell'ONU.

Nei festeggiamenti di oggi non mancò la torta, con 80 candele e decorata col colore bianco, rosso ed azzurro della bandiera cubana ed il messaggio di "buon compleanno Fidel". C'erano anche foto di Fidel e di Che Guevara.

Come parte dei festeggiamenti si presentò un documentario sui Cinque lottatori antiterroristi cubani ingiustamente carcerati in prigioni nordamericane.

"Stiamo celebrando il compleanno di Fidel e c'è qui gente di molte fedi religiose che in qualche modo ammirano Fidel", disse Luis Miranda, direttore della Casa delle Americhe a New York ed uno degli oratori nei festeggiamenti.

Altri oratori furono l'attivista Vicente "Panamá" Alba ed il sacerdote episcopale Luis Barrios, che hanno segnalato che con questo evento "celebrano la vita di Castro".


 

 

 

Un pomeriggio indimenticabile

 

tra fratelli

 

 

14 agosto 2006

 

 

Chávez, come aveva annunciato sabato lanciando la sua candidatura presidenziale, è venuto a L’Avana a festeggiare l’80º compleanno di suo fratello Fidel. Raúl lo ha ricevuto all’aeroporto e lo ha stretto nell’abbraccio di un popolo che è grato al leader amico per la sua grandezza umana e condotta solidale.

 

Fidel ha aspettato Chávez nel letto dove si sta ristabilendo ed ha condiviso con lui più di 3 ore di emozionante scambio, aneddoti, risate, foto, regali, una frugale merenda e l’allegria di un’amicizia sviscerata. "Questa è la migliore di tutte le visite che ho fatto in vita mia", ha detto il Presidente venezuelano che, ammirato per la capacità di recupero del Comandante, ha detto: "Che essere umano è questo? Di che materiale è fatto? È, come dite voi, di caguairán".

 

Chávez ha confessato a Fidel che, per sorprenderlo, stava cercando da una settimana di dipingerlo in un ritratto, ma ha desistito nelle prime ore del 13, insoddisfatto della traccia del profilo del naso dell’omaggiato e quindi ha preferito portare, oltre alla tazza del vasellame di Napoleone che custodiva Bolívar e la spada del Libertador, un quadro di José Antonio Quintero, pittore venezuelano delle nuove generazioni.

 

Raùl ha donato al leader bolivariano un ritratto di Fidel eseguito nel 1959 dal famoso pittore messicano David Alfaro Siqueiros, appeso per qualche tempo nell’ufficio del Ministro delle Forze Armate Rivoluzionarie.

 

È stato un pomeriggio indimenticabile, condiviso tra fratelli di sangue e di causa, che ha rafforzato e tonificato l’agguerrito Comandante di mille battaglie, impegnato in una nuova vittoria per la vita.
 

 

 

 

Il mondo abbraccia Fidel


● Ampie ripercussioni internazionali dell’80º compleanno del Presidente cubano

 

 

Il mondo abbraccia Fidel. Potrebbe essere riassunta così l’ampia ripercussione internazionale che ha avuto l’80º compleanno del leader indiscutibile della Rivoluzione cubana.

 

"Gli auguro di compiere non solo 80 anni, ma anche 90 o 100 e che continui con molta forza a guidare il suo paese, dando la linea politica e ideologica rivoluzionaria da Cuba a tutto il mondo", ha espresso il presidente della Bolivia Evo Morales in un’intervista concessa al quotidiano Pagina 12 di Buenos Aires.

 

Il presidente boliviano ha messo in risalto le qualità di Fidel ed ha affermato: "Credo che, per come si mobilita sulla salute, sia il miglior medico del mondo, ma è anche il miglior pedagogo per come fomenta l’educazione e la lettura".

 

Oltre a Pagina 12, che riproduce il testo integrale del messaggio di Fidel apparso domenica nel quotidiano Juventud Rebelde, affrontano il tema anche l’agenzia ufficiale di notizie Télam e l’edizione digitale del giornale La Nación, con il titolo "Fidel Castro è apparso di nuovo" e pubblicando una delle foto diffuse nell’Isola.

 

PL segnala che la pagina digitale del canale televisivo argentino 26Noticias ha dedicato vari minuti a riflettere il messaggio del leader della Rivoluzione ed include tutte le immagini recenti, mostrate anche dal canale TN (Todo Noticias), che ha divulgato il testo della lettera di Fidel.

 

UNO DEI POLITICI PIÙ BRILLANTI

 

Il presidente russo Vladimir Putin ha reso omaggio al Presidente Fidel Castro in occasione del suo 80º compleanno. "In Russia la consideriamo come uno degli uomini politici più brillanti e con più autorità dell’epoca attuale", ha scritto nel messaggio reso pubblico dal Cremlino, ha informato l’agenzia AFP.

 

La stampa messicana ha dedicato vari titoli alla celebrazione del compleanno di Fidel, ponendo una speciale enfasi nel suo notevole miglioramento dopo l’operazione alla quale è stato sottoposto.

 

Prensa Latina ha riportato che sotto il titolo: Fidel Castro si sta ristabilendo, "ha già fatto alcuni passi e conversa animatamente", il quotidiano La Jornada informa che il popolo di Cuba sta celebrando il compleanno del leader.

 

Riporta anche il testo diffuso sabato scorso dal quotidiano Granma, dove il leader viene paragonato al caguairán, un albero dalla solidità leggendaria.

 

Il quotidiano Milenio mette in risalto la visita nella capitale del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, con motivo della ricorrenza. El Universal digitale divulga integralmente il testo del messaggio di Fidel ai popoli di Cuba e del mondo, pubblicato domenica.

 

LA SOLIDARIETÀ DEL MONDO CON FIDEL

 

Una ripercussione di proporzioni simili c’è stata sulla stampa digitale, radiofonica e televisiva spagnola. Alcuni dei principali giornali hanno pubblicato integralmente il documento. El País pubblica il messaggio in prima pagina con il titolo: Castro promette di lottare per la sua salute e afferma che la Rivoluzione sta marciando perfettamente bene. Il giornale El Mundo mette in risalto il testo completo con la firma del Presidente.

 

Cadena Ser affronta il tema riflettendo: Castro Migliora, con una foto che ritrae il Presidente con in mano il giornale Granma, nel quale si può leggere: Assolto dalla storia.

 

L’Osservatorio di Milano, attraverso il suo presidente Massimo Todisco, ha inviato dall’Italia al "Comandante Fidel Castro gli auguri per il suo 80º compleanno ed un rapido recupero" ed ha puntualizzato che Fidel "incarna, con la sua opera, la speranza del mondo intero per un futuro di pace, senza guerra nè terrorismo". "Un forte abbraccio al Comandante e lunga vita", conclude. (S.E.)

 

AFFETTO PER FIDEL DAL VENEZUELA

 

CARACAS. – Chiamate telefoniche, parole d’incoraggiamento e migliaia di lettere di intellettuali, rivoluzionari ed anche di gente umile, sono state l’espressione spontanea dell’affetto del popolo di Bolívar per Fidel, in occasione dell’80º compleanno del Comandante in Capo.

 

Una parte di questi messaggi sono stati raccolti da un programma intitolato "L’amore si paga con l’amore" e consegnati ad una rappresentanza dell’ambasciata dell’Isola, nel Museo delle Belle Arti di questa città. È stato anche reso pubblico un manifesto sottoscritto da ministri, viceministri, deputati, governatori, intellettuali, che hanno fatto gli auguri al Comandante e si sono pronunciati contro una possibile aggressione dell’impero. (Ronald Suárez Rivas, inviato speciale)

 

 

 

 

Gli artisti cubani hanno reso omaggio

 

a Fidel per il suo 80º compleanno

 

 

Avana 13 agosto 2006 - RHC

 

 

L’arte cubana, diversa, ricca e spirituale, ha aggregato più di 50 gruppi, attori e solisti fino alle prime ore di sabato in un concerto in omaggio a Fidel Castro, in occasione del suo 80º compleanno.

 

La veglia, denominata Cantata per la Patria, si è sviluppata nella Tribuna Antimperialista José Martí, situata di fronte alla Sezione d’Interesse degli Stati Uniti a L’Avana. Lo scenario era caratterizzato da centinaia di bandiere cubane nel noto Monte delle Bandiere.

 

Il drammaturgo Héctor Quintero ha letto una dichiarazione degli attori e dei membri dell’Associazione delle Arti Sceniche, nella quale si chiede il ristabilimento della salute di Fidel e si esprime appoggio alle sue idee ed al suo legato.

 

Sono state singolari le interpretazioni di Omara Portuondo, Teresita Fernández, del gruppo infantile La Colmenita, la presenza di Silvio Rodríguez mediante Beatriz Márquez in "Per chi merita amore" o quella di Pablo Milanés con Leo Vera e "Tu sei la musica che voglio cantare".

 

Adalberto Alvarez e la sua orchestra hanno chiuso il concerto alle tre e mezzo passate del mattino, augurando ogni bene al Comandante, amico e fratello, come ha detto il cantante e combattente angolano Alberto Herrero.

 

 

 

Fidel, l'Achille comunista
 

 

   13 agosto 2006 - M.U.Rodrigues * www.granma.cubaweb.ci
 


Pronunciando il suo discorso in chiusura del XII Congresso dei lavoratori cubani, a L'Avana, più di 40 anni fa, Fidel Castro formulò un desiderio: "che nel futuro pochi uomini, o nessuno, abbiano l'autorità che avemmo nel principio della Rivoluzione, perché è pericoloso che esseri umani dispongano di tanta autorità".

Il rivoluzionario cubano non poteva, allora, immaginare che quella situazione che lo preoccupava, sarebbe persistita per molte decadi.

La malattia che lo ha portato a trasferire la presidenza e le funzioni di Primo Segretario del Partito a Raúl, suo fratello, ha scatenato, a livello mondiale, una valanga di opinioni contraddittorie sull'uomo ed il suo intervento nella Storia. Raramente nella vita di un celebre statista si é scritto e parlato tanto, quanto ora, su Fidel.

Fu nella seconda metà del secolo XX il dirigente del Terzo Mondo che maggiore influenza esercitò, per la parola e l'azione, sulla rotta degli avvenimenti che seguirono il processo di decolonizzazione e le lotte contro l'imperialismo.

Ho vissuto otto anni in Cuba. Più di una volta, ascoltando per ore i suoi discorsi nella Piazza della Rivoluzione a L'Avana, o nelle celebrazioni, in altre città dell'Isola, del 26 di luglio, mi sono interrogato sulla contraddizione tra un potere personale enorme, minimamente condiviso per quel che riguarda le decisioni, e l'umanesimo di chi lo detiene, identificabile nell'amore per i bambini e la solidarietà con gli oppressi e gli esclusi da tutto del pianeta.

Sono ipocriti coscienti quelli che, per odio e fanatismo ideologico, presentano Fidel come dittatore sanguinario e tiranno feroce. Sanno che l'accusa è falsa.

Coloro che conoscono un pò Cuba non ignorano che esiste una relazione di profondo affetto tra il popolo cubano ed il Comandante in Capo. La quasi totalità della popolazione lo ama. I suoi compatrioti hanno, in lui, una fiducia assoluta. È un sentimento che egli non ha stimolato e forse l'inquieta per essere cosciente che qualunque dirigente, per dotato e saggio che sia, non può sostituire le masse come soggetto trasformatore della storia.

Non c'è calunnia mediatica che resista alla prova della vita. Definire come dittatore un dirigente amato dal suo popolo, che governa da quasi mezzo secolo, è una perfida assurdità. Il consenso tra il governante e la sua gente ridicolizza la diatriba creata dai suoi nemici.

La grandezza di Fidel dovrebbe, naturalmente, scatenare campagne di odio. Ma non generò solamente nemici e calunniatori. È anche inseparabile della nascita di una generazione di epigoni. In Cuba e per il mondo proliferano. Cosa che non serve a Cuba, perché la tendenza alla glorificazione incondizionata dei grandi uomini è sempre negativa. Questo perché non c'è governante perfetto. E Fidel lo sa e non gli piace che identifichino in lui un super-uomo. Egli è quello che è, un essere mortale, modellato da una volontà di acciaio, un'intelligenza eccezionale ed una fame di umanizzazione rivoluzionaria della vita, ma anche un essere con lucida percezione delle limitazioni della condizione umana.

La meditazione sulla tematica del potere personale l'accompagna dalla gioventù. Credo che fosse sincero definendo come pericoloso l'eccesso di autorità concentrata in un dirigente carismatico. Ma sono statie le circostanze della Storia quelle che l'hanno investito di un potere, ogni volta, maggiore a cui non ambì.

Fidel lesse all'Università i classico del marxismo. Dopo, in prigione, li studiò profondamente. Ma la sua opzione per il socialismo risultò dal movimento della Storia.

L'attentato terroristico che distrusse la nave La Coubre e l'invasione mercenaria di Playa Girón, ideata e finanziata dagli USA, con l'approvazione di John Kennedy, successero in un'epoca in cui il valoroso "sono e sarò marxistaleninista" che fece tremare Washington, espresse più la decisione di difendere la Rivoluzione, introducendo Cuba nel campo socialista, che propriamente un'opzione ideologica. Fidel molte volte ha insistito nel significato che sempre ha attribuito alla valutazione della correlazione di forze. Riconoscendo che a Cuba sono stati commessi molti errori tattici nella conduzione del processo, aggiunge che non identifica nessun errore strategico importante. Questo fu decisivo nella difesa della Rivoluzione. Ed il merito è suo.

Già nel Sierra, durante la lotta armata, aveva rivelato doti di gran stratega. Ma fu posteriormente, nel confronto permanente con l'imperialismo USA (dieci presidenti nordamericani si impegnarono a distruggere la Rivoluzione Cubana), che sviluppò una capacità straordinaria nella comprensione del movimento dialettico della Storia nei momenti in cui si definisce la sua rotta. Questo concretamente é accaduto nella fase critica in cui la Rivoluzione, con un brusco giro, ha rotto col discorso e la prassi degli anni dell'utopia romantica per fare un'opzione dolorosa.

Cuba si trovava sull'orlo del disastro economico e l'unico paese che allora le tese la mano fu l'Unione Sovietica. Senza quell'alleanza tutto sarebbe affondato.

Il prezzo, naturalmente, fu molto elevato. Per a Rivoluzione incominciò un periodo grigio — così lo chiamarono —, un processo di burocratizzazione che colpì duramente l'intelligentsia, il dibattito d'idee e la creatività in molteplici fronti. Ma non c'era alternativa.

Perfino il Che, l'uomo nuovo del futuro, nella definizione di Fidel, il compagno da tutti ammirato e caro, che aveva sul mondo una visione non sempre coincidente, riconobbe nella sua lettera di addio, alla conclusione dell'avventura africana, che si dispiaceva di non avere percepito completamente, prima, le capacità di leadership e di visione strategica che facevano del Comandante un rivoluzionario incomparabile, unico.

Lenin risaltò come leader incontestato nella più brillante generazione di rivoluzionari professionisti europei del secolo XX. Fidel non fu tanto fortunato né questo era possibile. Il nucleo di quadri rivoluzionari dell'Esercito ribelle era insufficiente, dopo la vittoria, per affrontare le tremende sfide poste dalla Storia. La generazione che accompagnò Fidel si forgiò in circostanze molto avverse, in un piccolo paese già bloccato dagli USA, vittima di una guerra non dichiarata.

Alcuni storiografi criticano in Fidel Castro un volontarismo che non é riuscito mai a superare. Questo volontarismo fu una costante nei suoi interventi nelle lotte del suo popolo dall'Università. Perfino la definizione stessa che Fidel presenta del "marxismo-martiano" come sintesi del materialismo dialettico e dell'idealismo che veniva da Luz Caballero e Varela, conferma un'evidenza: la Rivoluzione Cubana é una sfida alla logica della Storia. Così fu col Moncada, con l'avventura del Granma, la lotta nella Sierra e il successivo scontro con l'imperialismo statunitense. La decisione di resistere ed il coraggio spartano del popolo cubano, in un combattimento che confermò la possibilità della resistenza, saranno ricordati per i secoli futuri come avvenimenti epici della Storia dell'umanità.

Succede che l'epico non può essere spiegato dalla ragione. Per comprendere l'eccezione Fidel, i trattati di scienza politica sono insufficienti.

Identifico in lui una sintesi di eroi mitologici e di eroi moderni che l'hanno ispirato in una battaglia che già si é trasformata in Storia. Fidel porta alla memoria Achille, Martí e Bolivar.

Del greco e dal venezuelano ereditò il coraggio sovraumano e la fame di sfide in apparenza impossibili. Ma Fidel non sentì mai la sete di gloria che Bolivar non riuscì a dominare. La non ambizione fu la sua compagna permanente. Contrariamente ad Achille non attraversò il mare per distruggere le Troia contemporanee; la sua gente attraversò un oceano ma per portare solidarietà a popoli che combattevano per la libertà.

Del cubano Martí imparò che nessuna Rivoluzione può vincere senza fedeltà ad una concezione etica della vita, senza amore per l'uomo. E, da umano, presenta anche alcuni difetti dei tre.

Redigendo queste linee ricordo una nota sua affermazione: il dovere del rivoluzionario è fare la Rivoluzione. Pochi uomini, in millenni di Storia, hanno collocato, con tanta coerenza, la loro vita al servizio di questo obiettivo, eretto ad infinito assoluto.

L'immagino nel suo letto, insensibile all'uragano di calunnie scatenato dalla sua malattia ed emozionato per l'altro uragano, quello dell'affetto, rispetto ed ammirazione. I rivoluzionario di tutti i popoli, dovunque si trovino desiderano un suo rapido ristabilimento. Ringraziano per quello che egli fece per l'umanità.

Fidel, nei momenti di crisi, quasi trasportò, a spalle, lo Stato ed il Partito. E questo é stato negativo. Avendo coscienza della legge della vita, sa che ha richiesto molto al suo corpo mortale, più di quello che poteva e doveva. Ha esagerato.

Recuperata la salute, potrà essere, per alcuni anni ancora un coscienza interprete dell'umanità rivoluzionaria se, lontano dagli spossanti compiti del quotidiano, utilizza il tempo per trasmettere al suo popolo ed al mondo il sapere e l'esperienza accumulati, la sua lezione di moderno Achille, di discepolo di Bolivar.

* Scrittore e dirigente comunista portoghese

 

 

 

 

 

 

Il ritratto di Fidel

 

12 agosto 2006, Ernesto Cardenal / Nicaragua, www.granma.cubaweb.cu
 


Per chi ha conosciuto Fidel Castro (e lo ama ed ammira) è difficile fare una breve ritratto di lui. Perché al contrario di ciò che possono pensare quelli che solo lo conoscono dai giornali (molte volte a lui ostili) non è un personaggio semplice da definire, bensì sommamente complesso.

Innanzitutto bisogna dire che è una personalità geniale. Ma non è solamente un genio, bensì molti geni.

Lo si é conosciuto, in primo luogo, come un genio guerrigliero. Poi si è rivelato essere anche un genio come statista: uno dei più grandi statisti del suo tempo, risaltando su tutti per avere governato tanti anni con gran abilità, o se si ama con molto successo, affrontando il potere più grande del mondo in condizioni tanto disuguali.

Bisogna aggiungere, inoltre, che è un gran genio dell'oratoria, io direi che non solo uno dei più grandi oratori del suo tempo, bensì di tutta la storia. È sorprendente vedere come imprigiona l'auditorium, a Cuba ed in qualunque altro paese, parlando ore ed ore, senza discorsi scritti come faceva Demostene ed a volte senza neppure averli preparati, completamente improvvisati. A differenza dei suoi rivali, i presidenti degli Stati Uniti, che secondo Gore Vidal non possono scrivere i propri discorsi se non hanno qualcuno che glieli scriva e a volte neanche possono leggerli.

È anche un genio per la gran quantità di conoscenze. Ha profonde conoscenze in temi di agricoltura, in temi di medicina, in economia (forse il più grande esperto mondiale in quanto al debito estero) in elettronica, risorse energetiche e molte altre cose.

Gabriel García Márquez mi ha raccontato della precisione e profondità con cui ha analizzato, di mattina, un suo romanzo che aveva appena letto la notte precedente.

Pochi anni fa decise di studiare la Teologia della Liberazione, della quale non sapeva niente, ed alcuni teologi di questa Teologia mi hanno raccontato come era arrivato ad esserne un esperto.

Si potrebbe anche aggiungere  che è geniale in quanto a memoria: io stesso sono testimone di come un tema incompiuto, di cui aveva conversato con me dieci anni prima, lo riprese quando mi rivide dieci anni dopo (si pensi che sono tante le persone che egli vede).

È anche famosa la sua facilità nel ricordare i numeri e nel fare operazioni matematiche istantanee.

Avendo, alcune volte, personalmente trattato con lui, posso testimoniare che è una personalità affascinante: affettuoso, di voce molto soave, cortese e anche tenero. Familiarizza con chiunque dal primo momento. È ingegnoso, disponibile e fa sempre ridere...

Tutto questo spiega perché, per il popolo di Cuba, sia stato un personaggio indispensabile, perché abbia governato per tanto tempo (non con le armi, perché non governa con le armi) e perché abbia tanta immensa popolarità. Ed anche perché abbia i nemici che ha.

 

 

 

 

Fidel Castro: una testimonianza

 

di Theotonio dos Santos* 8 agosto 2006 www.prensalatina.it
 


Fidel Castro è il dirigente politico al potere da più tempo in tutto il mondo. Mi ricordo di un facchino all'aeroporto de L'Avana che, negli anni ottanta, insisteva nel provarmi che Fidel era il maggiore leader di tutta la storia. Citava Lenin, Stalin, Roosvelt, Mitterrand, vari altri che conosceva ed aveva studiato. Di tutti era meglio Fidel, per il suo profondo contatto col suo popolo, per la dimensione della sfida che rappresentava una piccola isola come Cuba competere con il maggiore potere nel mondo. In nessun momento poteva pensare, come la maggioranza della popolazione cubana, possibilmente la più politicizzata in tutto il mondo, di vedere in Fidel un'espressione di violenza, di imposizione, di dittatura.

Tuttavia, in gran parte del mondo occidentale, si vede sulla stampa quotidiana un'immagine completamente diversa di Fidel. Sempre minaccioso, sempre delirante, sempre disposto a difendere le cause contrarie agli Stati Uniti, sempre disposto a mantenersi al potere senza limiti. Quante cose terribili gli sono state attribuite, e se tuo dici qualcosa contro, ti insultano con tanti aggettivi e squalifiche che sembri un extra terrestre. Ti tolgono il microfono, sospendono la tua intervista nella televisione, ti tolgono dalle colonne della grande stampa e cose simili.

Ho accompagnato nei dettagli la rivoluzione cubana, dalla mia gioventù. Ho letto i suoi discorsi dalla Sierra Maestra. Ho studiato tutte le sue dichiarazioni. Ho convissuto con persone che andarono a vedere la rivoluzione cubana nella sua culla. Fino a che, molto più tardi, per varie ragioni, ho potuto conoscerlo personalmente nel Cile dell'Unità Popolare. Da allora, furono molte le opportunità in cui lo incontrai più direttamente. Non so se posso dire che sono suo amico perché siamo sempre stati trattando dei temi politici anche quando l'ho visto con poche persone. Ma ho la sensazione di avere in lui un compagno di lotte, un compagno attento e sempre molto educato, molto sensibile, molto preoccupato coi suoi compagni ed amici, con le persone in generale e con l'umanità, come un tutto unico.

Se Fidel ha qualcosa a che vedere con un dittatore, che buoni sarebbero i dittatori! Ho conosciuto molti politici di varie orientazioni, nel potere o al di fuori dello stesso. Nessuno ha o ebbe la profondità intellettuale e la dimensione umana di Fidel Castro. Nessuno riesce a mantenere lo studio sistematico di un problema per ore ed ore in tutti i suoi dettagli ed in tutti i suoi aspetti come Fidel. Nessuno è capace di mantenersi in una riunione accademica per alcune ore, molto meno per vari giorni con varie ore giornaliere (dalle 9 della mattina fino alle 12 della notte l'ho visto in varie opportunità). E se è vero che quando prende la parola è molto difficile fermarlo, è anche capace di ascoltare, annotare, rispondere esattamente a quello che gli è stato chiesto, e di tante altre manifestazioni di rispetto umano e di considerazione al lavoro intellettuale. Ma soprattutto è l'unico politico a livello di capo di stato che ammette di dibattere apertamente con quelli che divergono dai suoi punti di vista. Certamente nessun dirigente democratico che conobbi, ha questa qualità. In realtà, è l'unico che la pratica ampiamente, con passione e rigore, con autenticità. Devo correggermi: sta sorgendo un nuovo leader politico con questa qualità. Si tratta di Hugo Chavez. Bisognerà vedere se riuscirà a mantenerla per tanto tempo. Fino agli ottanta anni, come Fidel Castro. Credo che sia il primo discepolo di Fidel con questa caratteristica, che spiega in gran parte la sua lunga permanenza nel potere.

Mi sembra strano anche che Fidel non si diriga ai suoi subordinati con parole volgari e con ordini di imposizione, come succede nelle democrazie, a vari livelli. Quante volte ho ascoltato le spiegazioni di amici nel potere, che se non facessero così non sarebbero rispettati. Ho convissuto molto con subordinati ai quali piace l'imposizione del superiore come forma per scappare dalle responsabilità, come opportunismo e modo di fare carriera. C'è sicuramente molta gente così intorno a Fidel. Ma lui non sembra dover ricorrere alla violenza verbale per imporsi. Raccontano amici, che vissero i periodi iniziali della rivoluzione cubana molto vicino a lui, e dei dirigenti rivoluzionari, che le sue discussioni erano violente ed appassionate. Si può immaginare tutto questo solo nel mezzo dei temporali rivoluzionari, dove si prendono decisioni radicali senza sapere esattamente le loro conseguenze. Ho visto dibattiti violenti tra i sandinisti, perfino su temi tanto apparentemente distanti dalla rivoluzione come per esempio il ruolo della rima nella poesia. Vedere quegli uomini e donne armati discutendo le orientazioni della poesia con tanta passione sembrava qualcosa di surreale. Ma non c'era violenza nelle parole, l'uso di volgarità, tentativi di imposizione irrazionale. Io immagino così i dibattiti del periodo iniziale della rivoluzione, che purtroppo non ho potuto condividere.

Mi ricordo delle passioni che, ancora nel Cile tanto misurato e britannico, si sono prodotte durante il processo rivoluzionario dal 1970 al 1973, alle quali partecipai intensamente.

Col tempo, Fidel fu crescendo tra i rivoluzionari e magari molto pochi oggi oserebbero rispondergli. Ma quante volte lui stesso assunse l'autocritica, come nel fallimento del raccolto dei 10 milioni di tonnellate di zucchero nel 1967. Era magnifico vederlo di fronte a più di un milione di cubani nella piazza pubblica assumere tutte le responsabilità del fallimento e, subito, mettere la sua carica a disposizione del suo popolo. Non ho visto mai niente di simile durante i miei 50 e tanti anni di esperienza politica.

Un sentimento di debolezza del suo potere personale rimase nella mia mente quando nel 1985 l'invitai a partecipare al Congresso Latinoamericano di Sociologia che organizzai in Brasile. Era evidente la sua voglia di essere presente. Controllò la sua voglia di partecipazione quando gli proposi la creazione di una gran rivista di scienze sociali nella regione con l'appoggio di Cuba. Gli sembrò una gran idea e nominò due dei suoi rappresentanti per una riunione del giorno dopo, nella quale constatai attonito come il direttore del Centro dell'America Latina respingeva l'idea sotto il pretesto che la rivista del suo istituto aveva già questo ruolo. Non parlai mai con lui su questo tema ma questa fu una lezione molto forte sui limiti del suo potere.

Questa stessa impressione ebbe un sacerdote che partecipava alle gigantesche riunioni sul debito esterno che si realizzarono a Cuba nella stessa epoca. Questo prete, col senso di potere burocratico che ha ogni clericale, prese la parola per dirgli che era strano come lui poteva dirigere autoritariamente un paese come Cuba se per vari giorni partecipava tutto il tempo a riunioni "maratoniche" di un'assemblea permanente che durava dalle 9 della mattina alle 12 della notte. Non vedo nessuno passandole messaggi e ricevendo ordini. Allora chi governa questo paese?, domandava attonito.

Mi ricordo che in questa opportunità, in conversazioni intime Fidel mi ha detto che si occupava essenzialmente dello studio dei grandi problemi mondiali e nazionali mentre i compiti di governo erano nelle mani del partito, delle assemblee popolari e delle nuove generazioni. Non credo che potesse mantenere questa posizione per molto tempo. Nel 1989 i russi sconvolgevano quegli accordi che Fidel descrisse nelle riunioni del debito come il nuovo ordine economico mondiale che Cuba aveva ottenuto di poter stabilire coi paesi socialisti.

Ma in mezzo a tutta questa responsabilità locale ed internazionale, era impressionante vedere Fidel, alcuni mesi prima, chiudere la sua partecipazione in una di queste riunioni del debito per assumere la direzione personale dell'aiuto di Cuba al Messico in occasione del terremoto violento che ha colpito questo paese. Lì, un'altra volta, il popolo cubano esercitava la sua solidarietà rivoluzionaria sotto la leadership del suo dirigente massimo. Mi ricordavo della voce di Allende nel gran terremoto del 1971 in Cile. Voce che non avevo ascoltato mai in altri dirigenti in occasioni simili. Ma ancora più impressionante era ascoltare la voce di un dirigente alzarsi per appoggiare i cittadini di un paese fratello.

Dov'è il dittatore? Nel comportamento, nel potere incontestabile, nel settarismo, nell'intransigenza, nell'oscurantismo intellettuale, nella distanza col suo popolo, nel non rispetto delle regole della più democratica costituzione mai realizzata fino alla costituzione venezuelana che però fu discussa, come quella di Cuba, con tutta la popolazione e votata dopo che il parlamento l'aveva terminata? Democrazia è potere del popolo e confesso che non conosco un altro paese dove questo potere è esercitato giornalmente dalla popolazione, come in Cuba. Dove i deputati dell'Assemblea popolare si sentono tanto responsabili per la vita del loro paese come il mio amico deputato popolare che mi invitò alla sua città vicino a L'Avana e diventò bianco di vergogna perché c'era un buco per strada nella sua città. Per questo lui si sentiva responsabile, perché avevano realizzato varie riunioni nel vicinato senza riuscire a risolvere il problema dal momento che, dopo che lo coprivano, il buco continuava ad aprirsi.

Non mi vengano a dire che sto occultando i problemi di Cuba. E' lontana da me tale idea. Ho una gran coscienza di questi stessi e garantisco ai lettori che se qualcuno è cosciente di loro è Fidel Castro. Non lo sentii mai occultarli. Al contrario, mi ricordo specialmente della lunga conversazione con lui ed il governatore di Rio, Anthony Garotinho, nel 2000 sul fenomeno della povertà a Cuba, tema che lui stava studiando con una squadra di migliaia di giovani con la pretesa di realizzare un intervento definitivo sul problema. Era tale il suo entusiasmo sulla sua mobilitazione di forze in questa direzione che il giovane governatore si vedeva stanco mentre il vecchio rivoluzionario continuava domandando sulle esperienze delle politiche sociali in Rio di Janeiro e raccontando le sue esperienze su un fenomeno la cui estensione a Cuba lui ignorava fino a poco tempo prima.

Avrei tanto da raccontare sul mio compagno Fidel Castro. Voglio dare questa attestazione incompleta ma molto sincera in occasione dei suoi 80 anni. Ma è importante farlo nel momento della sua operazione chirurgica, che spero potrà superare bene. Parlo del più grande personaggio del Secolo XX, che ha molto da dare al secolo XXI questo gran movimento che si scorge a Cuba in questo momento sotto il titolo generale della ¿Battaglia delle Idee? Aprire Cuba verso il più profondo dibattito intellettuale che un paese abbia realizzato mai. Garantire l'educazione universitaria per tutta la popolazione. Trasformare Cuba nel più colto e cosciente paese del mondo. Ricordiamoci che l'America Latina ebbe due esperienze fantastiche in questo senso: i casi del Costa Rica e dell'Uruguay che raggiunsero indici alti di educazione, qualità di vita e pace durante gli anni di benestare. Ma nessuno di loro lo fece circondato ed attaccato dal potere economico e militare più grande del mondo. Cuba lo può fare perché realizzò una rivoluzione profonda e perché ha un leader eccezionale. Sono d'accordo col facchino dell'aeroporto de L'Avana. Che onore godere della sua ammirazione tante volte manifestata e -se lo merito- della sua amicizia.


*L'autore è un famoso economista marxista brasiliano

 


 

 

 

Fidel ed il dolore

 

 

di Miguel Bonasso*  8 agosto 2006 www.prensalatina.it

 

 

L'argentino mi avvisava: "Sembra che Fidel stia male", ed immediatamente la conversazione si fermò, Fidel Castro era stato operato e  per la prima volta in 47 anni trasferiva transitoriamente le sue responsabilità di Stato a suo fratello Raúl.

Immediatamente cominciai a chiamare tutti gli amici de L'Avana senza risultato. Le linee erano sature. Solo alle dodici della notte riuscii a stabilire un contatto telefonico con uno dei collaboratori più vicini del Comandante.

"Le cose sono come si è detto. Tu conosci la nostra etica e quella del Capo: non mentiremmo mai né occulteremmo niente al paese"

È vero. Mi ricordai di Fidel, seduto su una sedia, sopportando il dolore della sua terribile caduta, terminando un atto, quando anticipò la diagnosi dei traumatologi e spiegò al popolo cubano (ed al mondo) che si era fratturato il ginocchio e la spalla destra.

L'altra notte, nel comunicato che lesse il suo segretario Carlitos Valenciaga, risplendeva la stessa serietà, la stessa responsabilità politica, la stessa precisione parlando di radiografie, endoscopie e perfino delle riprese dell'inquietante perdita di sangue che lo portava alla sala operatoria. Era lo stile inconfondibile del gentiluomo che ha ceduto transitoriamente la direzione dello Stato cubano.

Il collaboratore di Fidel aggregò che l'operazione era stata un successo e che cominciava un processo di recupero. Le sue parole ed il tono della sua voce mi tranquillizzarono. L'episodio era serio, grave, ma l'amico confidava, come me, nella forza del paziente, in quel dominio straordinario che esercita sulla realtà il suo cervello privilegiato.

Pensai: "Fidel muore quando lui lo decida ed ancora non l'ha deciso"

Ricordai una conversazione che avevamo avuto nel Palazzo delle Convenzioni, sette od otto mesi fa. Sembrava astratto, lontano, ma improvvisamente mi guardò come se ritornasse dal futuro e confessò:

"Quello di cui ho bisogno è solo tempo"

Tempo per completare quello che lui chiama "la rivoluzione energetica" e significa per l'isola un risparmio annuale di due mila milioni di dollari; tempo affinché "Cuba sia economicamente invulnerabile, come già lo è militarmente"; tempo per ricostruire il movimento dei Paesi Non Allineati; tempo per operare di cataratta sei milioni di latinoamericani nei prossimi sei anni; tempo affinché gli educatori cubani del programma "Io sì posso" aiutino a confinare l'analfabetismo di tutta l'America latina; tempo affinché prosperi l'integrazione latinoamericana e l'ALBA.

Tempo, in somma, per consumare una gigantesca impresa umanistica che sembra enorme, impossibile, per una piccola isola popolata da undici milioni di abitanti e cento diecimila chilometri quadrati, che sopravvive a forza di dignità, a novanta miglia nautiche dal mostro. Che nessuno speri di trovare qui un "nota obiettiva": ho lo straordinario privilegio di contarmi tra gli amici personali del Comandante Fidel Castro. È un onore che mi ha concesso da poco più di tre anni. Prima lo guardavo, come tutti quelli della mia generazione, da una rispettosa distanza. Lo vedevo installato nella cima della storia mondiale, ma ignoravo i suoi tratti di buon umore, le sue provocazioni e marachelle, la sua fedeltà verso gli amici, la sua traboccante curiosità per tutto ciò che è umano, la sua immaginazione di navigatore e le sue abitudini inveterate di cospiratore. La sua reale tenerezza per gli indifesi.

Un'alba chiacchieravamo nella sala di riunioni del Palazzo della Rivoluzione ed incominciò a pronosticare quello che sarebbe accaduto dopo il gran terremoto che si era prodotto in Pakistan. "Presto verranno i grandi freddi e gli abitanti dei paesi distrutti cominceranno a vagare senza destino sui pendii delle montagne. Ci saranno fratture esposte, cancrene, e dolore, un indicibile dolore umano. Dobbiamo fare qualcosa"

Pochi giorni dopo, medici e paramedici cubani cominciavano a viaggiare verso il Pakistan fino a completare una generosa brigata di 2500 persone. Che in quattro mesi avrebbero curato 700000 pazienti. Che sarebbero rimasti con temperature sotto zero quando i Medici Senza Frontiere ed i medici di tutte le ONG di questo strano mondo già se ne erano andati da tempo.

In febbraio, dieci giorni prima che la mia compagna Ana de Skalon morisse di cancro a L'Avana, lui la visitò, come faceva frequentemente.

Andava già via, quando si girò nella sala e gli disse inaspettatamente:

"Io so che tu lotti, Anita, e mi sembra molto giusto che tu lo faccia, perché tu ed io apparteniamo alla stessa classe di esseri umani"

Ana, dalla sua agonia, gli restituì un sorriso.

Il giorno del suo funerale, quando la decorò post mortem come "amica di Cuba" mi portò a mangiare con lui. Non parlò di Ana durante il pranzo, ma mentre mi accompagnava all'ascensore, mi disse con una voce inaudibile:

"Immagina quello che tu stai soffrendo, quello che soffrì Anita e moltiplicalo a livello universale per i milioni che soffrono nel mondo".

Capii, allora, quello che aveva detto una volta al suo amico Hugo Chavez, che lui non credeva nella trascendenza dell'anima, ma accettava che il presidente venezuelano l'includesse tra i cristiani.

Pochi giorni fa stetti con lui a Cordoba, nel Forum del MERCOSUR. L'accompagnai nell'atto, nella visita alla casa familiare del Che a Alta Grazia ed in un pranzo tardivo lo stesso giorno della sua partenza.

Parlammo di un pò di tutto, insieme ad altri amici cubani ed argentini. Perfino dei vini. Dei vini rossi che lui assaggiò con noi.

Non sono un medico, ma lo vidi bene. Animato, ottimista. Contento perché a solo 24 ore dalla fine del Forum aveva già comprato al nostro paese cereali ed alimenti per 100 milioni di dollari. Nell'atrio dell'hotel salutò tutti i membri dell'ambasciata cubana ed i poliziotti federali che l'avevano custodito e volevano fotografarsi con lui.

Subito dopo andò via, avvolto come sempre dalle moltitudini di persone. Così lo voglio vedere, molto presto, "imbacuccato" nell'affetto e nell'ammirazione che si merita.

*L'articolo è stato pubblicato su Pagina12

 

 

 

 

 

Il Fidel Castro che io conosco

 

Di Gabriel García Márquez* 8 agosto 2006 www.prensalatina.it
 


La sua devozione per la parola. Il suo potere di seduzione. Cerca i problemi dove sono. Gli impeti dell'ispirazione sono propri del suo stile. I libri riflettono molto bene l'ampiezza dei suoi gusti. Smise di fumare per avere l'autorità morale per combattere il tabagismo. Gli piace preparare le ricette di cucina con una specie di fervore scientifico. Si mantiene in eccellenti condizioni fisiche con varie ore di ginnastica giornaliera e di nuoto, praticato frequentemente. Ha una pazienza invincibile. Una disciplina ferrea. La forza dell'immaginazione lo trascina negli imprevisti. E' tanto importante imparare a lavorare come imparare a riposare.

Stanco di conversare, riposa conversando. Scrive bene e gli piace farlo. Il maggiore stimolo della sua vita è l'emozione per il rischio. La tribuna di improvvisatore sembra essere il suo mezzo ecologico perfetto. Incomincia sempre con voce quasi inaudibile, con una direzione incerta, ma approfitta di qualsiasi bagliore per continuare a guadagnare terreno, palmo a palmo, fino a che dà una specie di graffiata e si impadronisce dell'udienza. È l'ispirazione: lo stato di grazia irresistibile ed abbagliante che possono negare solo quelli che non hanno avuto la gloria di viverlo. È l?antidogmatico per eccellenza.

José Martí è il suo autore preferito e ha avuto il talento di incorporare la sua ideologia nel torrente sanguineo di una rivoluzione marxista. L'essenza del suo stesso pensiero potrebbe esistere nella certezza che fare un lavoro di massa è fondamentalmente occuparsi degli individui.

Questo potrebbe spiegare la sua fiducia assoluta nel contatto diretto. Ha un idioma per ogni occasione ed un modo diverso di persuasione secondo i differenti interlocutori. Sa situarsi al livello di ognuno e dispone di un'informazione vasta e molto varia che gli permette di muoversi con facilità in qualunque mezzo. Una cosa si sa con sicurezza: stia dove stia, come stia e con chi stia, Fidel Castro è lì per vincere. Il suo atteggiamento davanti alla sconfitta, nonostante negli atti minimi della vita quotidiana, sembra ubbidire ad una logica privata: non l'ammette, e non ha un minuto di calma fino a quando non riesce ad invertire i termini e trasformarla in vittoria. Nessuno può essere più ossessivo di lui quando si è proposto arrivare a fondo di qualsiasi cosa. Non c'è un progetto colossale o minimo, nel quale non si impegni con una passione accanita. E specialmente se deve affrontare un'avversità. Non sembra mai come in questo momento di aspetto migliore, di umore migliore. Qualcuno che crede di conoscerlo bene gli disse: Le cose devono andare molto male, perché lei si vede molto risoluto.

Le reiterazioni sono uno dei suoi modi di lavorare. Per esempio: Il tema del debito esterno dell'America Latina, era apparso per la prima volta nelle sue conversazioni da circa due anni, ed aveva continuato ad evolvere, ramificandosi, approfondendosi. La prima cosa che disse, come una semplice conclusione aritmetica, era che il debito era impagabile. Poi, apparvero le scoperte scaglionate: Le ripercussioni del debito nell'economia dei paesi, il suo impatto politico e sociale, la sua influenza decisiva nelle relazioni internazionali, la sua importanza provvidenziale per una politica unitaria dell'America Latina... fino ad ottenere una visione totalizzante, quella che espose in una riunione internazionale convocata ad effetto e che il tempo si è incaricato di dimostrare.

La sua più rara virtù di politico è quella facoltà di scorgere l'evoluzione di un fatto fino alle sue conseguenze remote ...però questa facoltà non l'esercita come un?illuminazione, bensì come il risultato di un raziocinio arduo e tenace. Il suo aiutante supremo è la memoria e la usa fino all'esagerazione per sostenere i suoi discorsi o le sue chiacchierate private con raziocini soffocanti ed operazioni aritmetiche di una rapidità incredibile.

Richiede l'aiuto di un'informazione incessante, ben masticata e digerita. Il suo compito di accumulazione informativa comincia da quando si sveglia. Fa colazione con non meno di 200 pagine di notizie del mondo intero. Durante il giorno gli fanno arrivare informazioni urgenti ovunque sia, calcola che ogni giorno deve leggere circa 50 documenti, a questo bisogna aggregare i dossier dei servizi ufficiali e dei suoi visitatori e tutto quanto possa interessare alla sua curiosità infinita.

Le risposte devono essere esatte, perché è capace di scoprire la minima contraddizione di una frase casuale. Un'altra fonte di vitale informazione sono i libri. È un lettore vorace. Nessuno si spiega come possa avere tempo né che metodo utilizza per leggere tanto e con tanta rapidità, benché lui insista che non ne ha nessuno in particolare. Molte volte sta leggendo un libro all'alba ed alla mattina seguente già lo commenta. Legge l'inglese ma non lo parla. Preferisce leggere in castigliano ed a qualunque ora è disposto a leggere una lettera che gli cada nelle mani. È lettore abituale di temi economici e storici. È un buon lettore di letteratura e la segue con attenzione.

Ha l'abitudine degli interrogatori rapidi. Domande successive che lui fa a raffica istantanea fino a scoprire il perché del perché del perché finale. Quando un visitatore dell'America Latina gli diede un dato affrettato sul consumo di riso dei suoi compatrioti, lui fece i suoi calcoli mentali e disse: Che raro che ogni persona si mangia quattro libbre di riso al giorno. La sua tattica maestra è domandare su cose che sa, per confermare i suoi dati. Ed in alcuni casi per misurare il calibro del suo interlocutore, e trattarlo di conseguenza.

Non perde occasione per informarsi. Durante la guerra dell'Angola descrisse una battaglia con tale minuziosità in un'accoglienza ufficiale che costò molto tempo convincere un diplomatico europeo che Fidel Castro non vi avesse partecipato. Il racconto che fece della cattura ed assassinio del Che, quello che fece dell'assalto de La Moneda e della morte di Salvador Allende o quello che fece delle stragi del ciclone Flora, erano come grandi reportage parlati.

La sua visione dell'America Latina nel futuro, è la stessa di Bolivar e Martí, una comunità integrale ed autonoma, capace di muovere il destino del mondo. Il paese del quale sa di più dopo Cuba, sono gli Stati Uniti. Conosce a fondo l'indole della loro gente, le loro strutture di potere, i secondi fini dei loro governi, e questo l'ha aiutato a contrastare il temporale incessante del blocco.

In un'intervista di varie ore, si trattiene su ogni tema, si avventura per i suoi luoghi impervi e per quelli meno pensati senza trascurare mai la precisione, cosciente che una sola parola usata male, può causare danni irreparabili. Non si è mai negato a rispondere a nessuna domanda, per provocatoria che sia, e non ha mai perso la pazienza. Su quelli che gli nascondano la verità per non causargli più preoccupazioni di quelle che ha: Lui lo sa. Ad un funzionario che lo fece, gli disse: Mi occultano verità per non inquietarmi, ma quando alla fine le scopro come minimo morirò per l'impressione di affrontare tante verità che non mi hanno mai detto. Le più gravi, senza dubbio, sono le verità che gli sono occultate per nascondere le deficienze, perché al lato degli enormi risultati che sostengono la Rivoluzione come i risultati politici, quelli scientifici, quelli sportivi, quelli culturali - c'è un'incompetenza burocratica colossale, che colpisce quasi tutti gli ordini della vita quotidiana, e specialmente la felicità domestica.

Quando parla con la gente della strada, la conversazione recupera l'espressività e la franchezza cruda degli affetti reali. Lo chiamano: Fidel. Lo circondano senza rischi, gli danno del tu, discutono con lui, lo contraddicono, gli reclamano cose, con un canale di trasmissione immediata dove circola la verità a fiotti. È allora che si scopre l'essere umano insolito che lo splendore della sua propria immagine non lascia vedere. Questo è il Fidel Castro che credo di conoscere: Un uomo di abitudini austere ed illusioni insaziabili, con un'educazione formale all'antica, di parole caute e maniere tenui ed incapace di concepire nessuna altra idea che non sia enorme.

Sogna con che i suoi scienziati trovino la medicina finale contro il cancro e ha creato una politica estera di potenza mondiale, in un'isola 84 volte più piccola rispetto al nemico principale. Ha la convinzione che il risultato maggiore dell'essere umano è la buona formazione della sua coscienza e che gli stimoli morali, più che i materiali, sono capaci di cambiare il mondo e spingere la storia.

L'ho sentito nelle sue scarse ore di nostalgia alla vita, evocare le cose che avrebbe potuto fare in un altro modo per vincere più tempo alla vita. Vedendolo molto oppresso dal peso di tanti destini altrui, gli domandai che cosa era quello che più volesse fare in questo mondo, e mi rispose immediatamente: fermarmi all'angolo.


*L'articolo è stata pubblicato dalla Red Informativa Virtin
 

 

 

Fidel, 80 anni

 

Se ci fosse una fabbrica di prodotti ludici destinati al mercato politico,

magari “Dove sta Wally?” ,sarebbe “Dov’è la sinistra?”

 

 

8 agosto 2006, Frei Betto da Adital www.prensalatina.it

 

 

 

Una parte della sinistra si sente imbarazzata perché non è tanto etica come lei stessa predica che bisognerebbe essere; un'altra, perché fallì il socialismo, eccetto a Cuba. In Corea del Nord predomina un regime totalitario ed in Cina il capitalismo di Stato.

I piagnoni del disastro del socialismo non si chiedono il perché sia accaduto né denunciano il fallimento del capitalismo per i due terzi dell'umanità che, secondo l'ONU, vivono sotto la linea di povertà. In questo modo abbracciano il neoliberalismo senza sentirsi in colpa. E l'adornano con l'eufemismo della democrazia, benché accentui la disuguaglianza mondiale e neghi valori e diritti umani, coltivando l'idolatria del denaro e delle armi.

Che cosa significa essere di sinistra? Tutti i concetti accademici, ideologici, sostenitori e dottrinari, sono parole vuote davanti alla definizione che essere di sinistra è difendere il diritto dei poveri, benché apparentemente loro non abbiano la ragione. Per questo motivo, causa un brivido vedere qualcuno che si dice di sinistra allearsi con la destra.

Fidel è un uomo di sinistra. Non fece, tra il 1956 e il 1959, una rivoluzione per impiantare il socialismo. La sua motivazione fu liberare Cuba dalla dittatura di Batista, riscattare l'indipendenza del paese e liberare il popolo dalla miseria. Quando visitò gli Stati Uniti, poco dopo del suo arrivo al potere, fu applaudito per le strade di New York.

L'elite cubana si rifiutò di cedere gli anelli affinché tutta la popolazione avesse ancora le dita. Appoggiata dalla Casa Bianca, instaurò il terrore, ostinata nel fermare la riforma agraria ed urbana e la campagna nazionale di alfabetizzazione. Kennedy, acclamato come baluardo della democrazia, inviò diecimila mercenari per invadere Cuba con l’invasione di Baia dei Porci nel 1961. Furono sconfitti. E la Rivoluzione, per difendersi, non ebbe un'altra alternativa che allearsi con l'Unione Sovietica.

Cuba è l'unico paese di America Latina che riuscì a generalizzare la giustizia sociale. Tutta la popolazione di undici milioni di abitanti gode dei diritti di accesso gratuito alla salute e all'educazione, cosa che meritò gli elogi del papa Giovanni Paolo II nel suo viaggio a Cuba nel 1998.

Per caso sarà il paradiso? Per chi vive nella miseria nei nostri paesi - e sono tanti! -, la forma di vita dei cubani è invidiabile. Per chi si considera classe media, Cuba è il purgatorio; per chi è ricco è l'inferno. Sopporta vivere nell'isola solo chi ha una coscienza solidale e sa pensare a sé stesso attraverso l'ottica dei diritti collettivi. O qualcuno conosce un cubano che volta le spalle alla Rivoluzione per difendere i poveri in un'altra parte del mondo?

Nel tragitto dall'aeroporto de L'Avana al centro della città c’è uno striscione col ritratto di una bambina sorridendo e la frase: Questa notte 200 milioni di bambini dormiranno per strada nel mondo. Nessuno di loro è cubano. Qualche altro paese del continente potrebbe esibire simile annuncio sulla sua porta di entrata?

La semplice menzione della parola Cuba provoca brividi negli spiriti reazionari. Criticano la democrazia dell'isola, come se quello che predomina nei nostri paesi, corruzione, nepotismo, malversazione, fosse un modello di qualcosa. Allora, perché non esigono che, in primo luogo, il governo degli Stati Uniti smetta di profanare il diritto internazionale e sospenda d'un colpo il blocco e chiuda il campo di concentrazione a Guantánamo?

Si protesta contro le fucilazioni della Rivoluzione, e mi sommo a questa critica, perché sono contrario alla pena di morte, ma dove sono le proteste contro la pena di morte negli Stati Uniti e contro la fucilazione sommaria praticata in Brasile dai poliziotti militari?

Cuba è oggi il paese con maggiore numero di medici e ballerini di balletto classico per abitante. E ha in prospettiva un programma per soddisfare gratuitamente, nei prossimi anni, a sei milioni di latinoamericani con deficienza visuale.

Fidel è ricoverato in un ospedale. Che cosa succederà quando muoia, dopo essere sopravvissuto ad una decina di presidenti degli Stati Uniti ed a 47 anni di sforzi terroristici della CIA per eliminarlo? Il buon umore dei cubani ha la risposta a fior di labbra: Come persone civilizzate, prima tenteremo di seppellire il Comandante. Ma sarà che il socialismo scenderà nella tomba con la sua bara?

Tutto indica che Cuba si prepara per il periodo post-Fidel. Questo che non significa, come aspettano i cubani di Miami che questo succederà tra breve. In novembre, nell'università de L'Avana, il leader rivoluzionario notò che la Rivoluzione può essere vittima dei suoi propri errori e lasciò nell'aria una domanda: Quando spariscono i veterani, che cosa fare e come farlo?

Alla vigilia del suo compleanno, il 13 agosto, Fidel comincia già a manifestare il suo testamento politico. La maggioranza dei membri dell'Ufficio Politico del Partito Comunista ha tra i 40 e i 50 anni, ed ogni volta sono chiamati più giovani ad occupare funzioni strategiche. Dato che il 70% della popolazione nacque nel periodo rivoluzionario, non ci sono indizi di anelito popolare per il ritorno al capitalismo.

Cuba non vuole come futuro il presente di tante nazioni latinoamericane, dove l'opulenza convive col narcotraffico, la miseria, la disoccupazione e la decadenza della salute e l'educazione. Buon compleanno e una rapida convalescenza, Comandante.

 

 

 

Una mattina con

Oscar Niemeyer

 

Fidel ha aperto le porte all’uomo nuovo

 

7 agosto 2006 - www.granma.cu

 

Non è un uomo di molte parole. Forse non lo è stato mai ed ha preferito edificare sogni dalle dimensioni di cattedrali, disegnare linee che si sono trasformate in edifici di stupefacente bellezza. Però ogni sua parola pesa, come quando dice: “La fame dello stomaco si calma soltanto con il pane della giustizia”; o “il tempo dei pusillanimi non conta, solo quello del coraggio”.

 

In una delle pareti del suo studio, su un fondo bianco, ha scritto di suo pugno: “Quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge dal cuore degli uomini, resta solo la Rivoluzione”.

 

Questa frase riassume in qualche modo il pensiero e l’azione di Oscar Niemeyer, leggenda mondiale dell’architettura del XX Secolo ma soprattutto, come a lui stesso piace definirsi, persona “molto convinta che l’uomo e la donna si realizzeranno pienamente soltanto quando conquisteranno la vera libertà”.

 

È inverno a Rio de Janeiro anche se, salvo che per il mare mosso, non sembra. La spiaggia sabbiosa di Copacabana è popolata di bagnanti che prendono il sole. Lo studio del maestro è situato lungo il Viale Atlantico, che domina il litorale della spiaggia più famosa del Brasile, in cima ad un austero edificio detto Yipiranga. Ampi finestroni inondano l’ambiente di una luce pura e azzurra, una trasparenza che crea un’atmosfera mista di giubilo e malinconia, forse perchè molto vicino a lì una volta Vinicius e Jobim rimasero estasiati di fronte alla ragazza di Ipanema.

 

Per arrivare all’attico dal piano inferiore, si devono fare circa venti scalini. Tutti i giorni, a metà mattinata, Niemeyer vince la distanza senza fatica.

 

La sua giornata di lavoro trascorre tra piani, riunioni, consultazioni: otto, nove, fino a dieci ore, interrotte dal pranzo ed il breve riposo seguente, non precisamente una siesta, ma piuttosto un istante di raccoglimento che aiuta la digestione.

Piccolo di statura ma robusto, dall’andare lento ma sicuro; il viso giallo cedro in una testa forte e alta. Il 15 dicembre prossimo compirà 99 anni.

 

“Non pensavo di vivere così tanto, ma le confesso che non è ancora sufficiente. Non sono abituato a guardare troppo al passato, preferisco concentrarmi su quel che resta ancora da fare”.

 

L’ufficio del maestro all’interno dello studio, dove lavora in squadra con un gruppo di collaboratori in un clima cameratesco, è spartano e segnato da ricordi personali. Libri e cartelle consumati dall’uso, lapis e penne, foto. Una assieme a Luiz Carlos Prestes ci ricorda lo scandalo suscitato nella borghesia brasiliana al constatare che l’allora già notevole architetto cedeva il suo studio al leader comunista per abitarvi ed installarvi la sede del Partito, dopo essere uscito dal carcere nel 1945.

 

Un paio d’ore con Niemeyer, tra cubani e con la diligente mediazione di Marilia Guimaraes, presidentessa del Comitato in Difesa dell’Umanità di Rio de Janeiro, è lungi dall’essere una visita di cortesia. Si parla dell’installazione a Cuba di una sua opera a carattere monumentale, avente come tema l’attuale momento latinoamericano e la crescente escalation imperialista a livello mondiale.

 

Prendo frettolosamente appunti sulla conversazione, brandelli del suo pensiero:

 

“L’imperialismo non cesserà mai, per sua natura, di essere barbaro. Lei lo sta vedendo in Palestina e Medio Oriente. Il mondo non può rimanere impassibile di fronte all’alleanza tra USA e Israele.

 

“L’America Latina sta vivendo un’ora molto speciale. Ho fiducia nelle nuove leadership che stanno sorgendo e nell’efficacia dei movimenti sociali. Ma la condizione umana non si è ancora innalzata al livello che vorremmo”.

 

“Qui in Brasile Lula continua ad essere la migliore opzione. La gente è preoccupata per la violenza, il crimine e l’impunità. Ma occorre pensare all’origine di tutto questo. Se non si va alle radici del problema non risolveremo niente. Fino a quando esisteranno la disuguaglianza, il degrado sociale e la fame ci sarà la violenza.

 

“Io credo che Cuba possa sviluppare molto di più la sua architettura, situarla all’altezza dei giovani talenti che ha coltivato la Rivoluzione. Non è soltanto un desiderio; spero che la collaborazione tra il mio studio e gli architetti e studenti cubani dia frutti. Mi aspetto di vederli”.

 

“L’imperialismo non perdona Cuba né Fidel. Ma queste misure che Bush e la sua gente hanno approvato contro di voi non toglieranno il sonno né a Cuba né a Fidel.

 

“Alla gioventù chiedo di leggere, di apprendere con la propria testa, di capire il mondo che la circonda. Se si legge, si finisce per arrivare alla verità”.

 

Attorno a mezzogiorno, Niemeyer confessa alcuni dei segreti della sua vita: “Mangiare poco, bere un bicchiere di vino rosso e fare attenzione a tutto. Lavorare mantiene in salute. Fumo quattro o cinque sigarini al giorno senza traspirare il fumo. Montecristi: questa ragazza (indica Marilia) sa che è la mia marca favorita. Ah e la compagnia di una donna”.

 

Ha paura dell’aereo come del diavolo in persona. Ama le curve, la samba, l’amicizia, il contatto con gente giovane, i paesaggi della sua terra.

 

Il suo personaggio favorito? Non ha dubbi: “Fidel Castro. Ha fatto un qualcosa di fantastico, ha aperto le porte all’uomo nuovo”.

 

Quando arriva il momento di salutarci, la luce che filtra nello studio è molto più intensa. Ci abbraccia e dice: “Viva Fidel”.

 

CHI È OSCAR NIEMEYER

NOME: Oscar Ribeiro de Almeida de Niemeyer Soares.

DATA DI NASCITA: 15 dicembre 1907, nel quartiere di Laranjeiras, Río de Janeiro.

PROFESSIONE: Architetto. Diplomato della Scuola Nazionale di Belle Arti, nel 1935.

FAMIGLIA: Una figlia, cinque nipoti, nove bisnipoti, e tre trisnipoti.

FATTO CHE HA MARCATO LA SUA VITA PROFESSIONALE: Essere stato discepolo dell’architetto svizzero Le Corbusier.

CONCEZIONE ARCHITETTONICA: “Mi attrae la linea curva e sensuale, la curva che incontro nelle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei fiumi, nelle onde del mare, nel corpo della donna”.

LE SUE OPERE CHE HANNO FATTO EPOCA: Pampulha, Belo Horizonte (1940); Palazzo di Planalto e le principali edificazioni di Brasilia (1960); Sede del Partito Comunista Francese, Parigi (1967-71); Centro Culturale di Le Havre, Francia (1983); Memoriale dell’America Latina, Sao Paulo (1989); Museo d’Arte Contemporanea di Niteroi (1996).

 

 

Che cosa succede

a Cuba?

 

4 agosto 2006

 

Tempo fa pensavo che la letteratura potrebbe essere utile; lessi vari testi su questa possibile utilità, ma non erano molto necessari. Mentre continuo a pensare su questa questione trovo un modo lieve di fare in modo che la letteratura serva. Il fatto di avere scritto romanzi mi aiuta a che, ogni tanto, mi brindino uno spazio nei grandi mezzi di comunicazione.

In questo caso mi chiedono che parli di Cuba, della situazione a Cuba, di quello che sta succedendo. E mi dico che forse posso usare questo spazio affinché chi normalmente non leggerebbe le cose, le altre cose, che si stanno scrivendo su quello che succede a Cuba, possano leggermi.

Leggere, almeno, alcuni frammenti. Avere, almeno, un'idea di come ed in che termini parlano persone che non sono contro la rivoluzione cubana. Per esempio, Néstor Kohan, un giovane investigatore dell'università di Buenos Aires, autore di libri su Gramsci, Negri, Marx, Mariátegui, ha scritto un testo intitolato E dopo Fidel, che cosa? dove dice: Ho parlato e mi sono messo in contatto con compagni, con amici, con familiari. Gente del mio paese ed anche di altri paesi. (...) Tutti e tutte speriamo di cuore che il comandante, il rivoluzionario, l'amico affettuoso del nostro Che, si rimetta dall'operazione. Che continui ad essere il Fidel di sempre. Quell'uomo che disturba, esaspera e scomoda l'impero più poderoso della terra. Quell'uomo che fa inorridire parecchi milionari nel mondo, che continuano a contare i loro soldi. (...) Quell'uomo che continua a predicare la ribellione mondiale contro le ingiustizie. Quell'uomo che continua promuovendo tra i popoli l'impiego delle armi, fondamentalmente le due più poderose che si sono inventate: le idee ed i libri. (...) E dopo Fidel, che cosa? Dunque, semplicemente, ci saranno nuove rivoluzioni. Come dopo il Che Guevara, continueremo a lottare in tutti i paesi contro le ingiustizie e per cambiare il mondo. Seguiremo fermi nella difesa degli ideali rivoluzionari che Fidel c'insegnò, c'insegna e ci seguirà insegnando?. (www.lajiribilla.cu).

Chi scrive così non parla solo a suo nome, parla a nome di moltitudini che non escono sui giornali fino a che un giorno, a volte, cambiano il destino un paese e, per caso, di un continente. Che cosa dicono a Cuba? Lisandro Otero, autore di romanzi come Stagione di angeli o Passione di Urbino, scrive: Fidel Castro ha insegnato a pensare in maniera differente a tutta una generazione di latinoamericani e ha condotto il suo paese per un labirinto di scogli e contraddizioni con slancio e fermezza, riuscendo a creare in una piccola Isola dei Caraibi, a dispetto dell'ostilità ed ai blocco statunitensi, un spazio decoroso dove si può vivere con dignità (www.lajiribilla.cu). Vivere con dignità?, si domanderanno alcuni in allusione allo scarso salario dei cubani. Un salario che, nonostante, copre l'abitazione, le spese fisse di luce, telefono, eccetera, educazione di qualità, salute di qualità. È certo che con questo salario non si possono comprare televisioni al plasma o video giochi o tour turistici e case vuote per speculare con queste stesse. Allora, la dignità è questa? Comprare? C'è chi pensa che la dignità è non sentire vergogna perché tu con denaro puoi pagare un master a tuo figlio o una medicina cara grazie al fatto che qualcuno che vive vicino a te non può farlo. I cubani e le cubane vivono senza questa vergogna ed è possibile che siano disposti a morire affinché nessuno li obblighi a rinunciare a questo.

Che cosa dicono di più a Cuba? Qualcuno per strada disse: Fidel ci ha insegnato come si ottengono le vittorie. (...) Mentre il Comandante è in convalescenza, i cubani stanno passando le consegne. È qualcosa di inusuale e profondo. Nei fatti quotidiani si è visto, nei centri di lavoro e nei quartieri dove la gente si sta esprimendo che gli argomenti sono tanto eloquenti e poderosi che non danno margine per pensare che il Piano di Bush e la ?gusanera crudele abbia forza nel cuore dell'Isola (Norelys Morales Aguilera in La Jiribilla).

O anche: Quando incominciarono a leggere il comunicato, si può immaginare, mi preoccupò molto mio papà, un lungo silenzio, occhi annacquati (...) Le chiamate telefoniche in casa mia durarono fino a notte inoltrata, comprese quelle di alcuni di voi che ringrazio profondamente. Il tema di conversazione dei vicini e che ascoltai nell'autobus era lo stesso, la salute di Fidel, benché il mio tragitto sia corto, vidi la gente seria, molto seria (...). È il messaggio inviato per posta elettronica di una cubana, ce ne sono molti così. Molti messaggi da dentro l'isola per l?estero, molti altri dall?estero verso Cuba.

La postmodernità, ricordano, fu quel tempo nel quale si scoprì che non bisognava credere nelle parole, tutte erano vuote, con tutte si poteva ironizzare, tutte erano false e piene di doppi sensi ed assurde. La postmodernità è morta benché ci ha insegnato qualcosa di utile. In effetti, le parole non significano niente, da sole. Le parole significano qualcosa solo accompagnate dall'azione.

Fidel appartiene all'avanguardia, al principio di una nuova epoca nella quale già nessuno potrà credere più nella dichiarazione di uno Stato, di un politico, di un individuo, in astratto. Si chiederanno azioni. Si vorrà vedere quali sono le azioni di chi usa le parole. Che cosa succede a Cuba? Magari i grandi mezzi di comunicazione si preoccupassero, non solo in questi giorni, per sapere che cosa succede realmente a Cuba; perché, come ha detto Fidel, il socialismo è la scienza dell'esempio.

Ig/Belén Gopegui- preso da Cubadebate

 

 

La Fondazione Guayasamín ha

accettato la richiesta di Fidel


● Messaggio della Fondazione ai partecipanti all’evento
per l’80º compleanno del leader cubano

 

1 agosto 2006

 

Amici:

 

Già sarete a conoscenza del "Proclama al Popolo di Cuba" reso pubblico alcune ore fa da Fidel che, in questo testo, allude ad un evento che la Fondazione ha promosso con il vostro sostegno nei seguenti termini: "Vi prego di rimandare la celebrazione del mio 80º compleanno, che così generosamente migliaia di personalità hanno deciso di celebrare il 13 agosto prossimo, al 2 dicembre di quest’anno, 50º anniversario dello sbarco del ‘Granma’".

 

Dobbiamo accettare, con tutto il nostro affetto, la richiesta di questo amico sviscerato di Guayasamín e del mondo e trovarci sabato 2 dicembre a L’Avana per rendere il nostro omaggio a colui che merita l’ammirazione e l’affetto universali.

 

Le notizie di cui disponiamo sono incoraggianti e non abbiamo dubbi sul suo recupero.

 

Dobbiamo lavorare fin da questo momento affinché il successo del nostro evento sia ancora maggiore in questa data storica che il Comandante Fidel ci ha suggerito.
 

 

 

Creata la giuria del Concorso

della Fondazione Guayasamín

• Per festeggiare l’80º compleanno di Fidel Castro

 

28 giugno 2006 RHC

 

 

Il 21 giugno è stata costituita la giuria che analizzerà le opere inviate al Concorso Latino Americano e dei Caraibi convocato dalla Fondazione Guayasamin, per festeggiare l’80º compleanno di Fidel Castro Ruz, presidente di Cuba.

 

La giuria è presieduta, nella qualità di membro d’onore della Fondazione Guayasmin, dal giornalista cubano Pedro Martínez Pírez e da due note personalità dell’ Ecuador, il Dott. Miguel Márquez  e il professore universitario Leopoldo Larrea.

 

Il tema del concorso è: “L’apporto di Fidel alla seconda e definitiva indipendenza di Nuestra America” e le opere in concorso sono 22, provenienti da diversi paesi.

 

La giuria consegnerà un premio unico che consiste in un viaggio a Cuba per una settimana e la partecipazione dell’autore o autrice dell’opera premiata alle cerimonie organizzate dalla Fondazione Guayasamin in omaggio a Fidel Castro,  che si svolgeranno dal 11 al 13 agosto nel Palazzo delle Convenzioni, nella Tribuna Antimperialista e nel Museo delle Belle Arti dell’Avana.

 

Le decisioni della giuria, come stabilisce il concorso, saranno rese pubbliche il 6 luglio con nome e nazionalità dei premiati, in una conferenza stampa che si svolgerà nella Fondazione Guayasamin, in calle Obrapia e  Mercaderes, nell’Avana coloniale.

 

Il 6 luglio si compiranno 87 anni dalla nascita del grande artista ecuatoriano Oswaldo Guayasamín, che fu proclamato Pittore dell’America Latina durante il Summit delle Nazioni del continente, che si svolse nel 1999 all’Avana.
 

 

 

UN ABBRACCIO DI GUAYASAMIN PER FIDEL


Pablo Guayasamin ha presentato il

programma dei festeggiamenti


• I migliori rappresentanti della cultura riuniti  per gli 80 anni di Fidel

 

 

G.Minuti 17 aprile 2006

 

 

“Il Comandante quest’anno compie 80 anni e se fossimo assenti mio padre non ci perdonerebbe mai”, ha detto Pablo, uno di figli di Oswaldo Guayasamin, il grande pittore dell’America, così legato alla Rivoluzione cubana e a Fidel.

 

Pablo Guayasamin è a Cuba ed ha partecipato – ha presentato una relazione - al Vº Incontro Emisferico di Lotta contro l’ALCA - che si è svolto nel Palazzo delle Convezioni.

 

Nell’occasione ha reso pubblico il concorso internazionale organizzato come omaggio della cultura mondiale al Comandante in Capo, in occasione del suo 80º compleanno.

 

“Dato che Fidel non è molto d’accordo con queste celebrazioni se c’è lui al centro, noi della Fondazione abbiamo deciso di fare come aveva fatto mio padre... Lo abbiamo annunciato a Fidel come un fatto già stabilito! Mio padre ha fatto quattro ritratti a Fidel, uno ogni cinque anni. Non aveva mai dipinto tanto un uomo, ma Fidel non è solo un uomo, è un simbolo, è la speranza per gli umili, i poveri, gli sfruttati del mondo, è il mito della speranza e sta regalando la luce a migliaia di poveri latino- americani con la Missione Miracolo”!  

 

“Il primo ritratto di Oswaldo risale al 1988, quando Fidel, il 13 agosto, compiva  62 anni; poi mio padre gli annunciò che avrebbe convocato un concorso letterario sul suo pensiero e così fu, nel 1996. Ora la Fondazione ha deciso che festeggeremo i suoi 80 anni. Abbiamo organizzato un’esposizione che raccoglie 100 opere di Guayasamin, 50 originali e 50 riproduzioni. La mostra s’inaugurerà il 13 agosto nel Museo Nazionale delle Belle Arti. Poi si terranno due grandi concerti di gruppi e trovadores di tutta l’America Latina, con dibattiti con i colleghi cubani e sarà l’incontro musicale degli artisti più progressisti della nostra regione. I concerti si chiamano “Tutte le voci, tutte”.

 

Tra gli amici che sostengono a aiutano nella realizzazione ci sono Hugo Chávez, Adolfo Pérez Esquivel, Danielle Miterrand, Thiago de Mello, Federico Mayor Zaragoza e Rigoberta Menchú e molti di loro parteciperanno al colloquio: Memoria e futuro - Cuba e Fidel,  che si svolgerà nel Palazzo delle Convenzioni sul pensiero e la figura di Fidel.  

 

Poeti, intellettuali, scrittori artisti di ogni genere si sommeranno ai festeggiamenti e sarà meraviglioso, perchè Fidel è il maggior supporto, è la sola luce che illumina il cammino che i paesi più poveri e sfruttati in America Latina e nel mondo intero  devono percorrere per conquistare  la propria  liberazione.  

 

Tutti gli interessati a partecipare a questo incontro internazionale che promette d’essere davvero eccezionale per il livello culturale e artistico, può leggere la pagina web: www.fidel80aniversario.org

 

Il sito della Fondazione Guayasamin:

 

www.guayasamin.com  -  E mail: guayasamin@uio.satnet.net