Discorso del Vicepresidente del Consiglio di Stato della Repubblica di

Cuba, Carlos Lage Dávila, nel XVI Vertice Iberoamericano di Capi di Stato

e di Governo svoltosi dal 3 al 5 novembre 2006.

 

Montevideo 5/11/06


Eccellenze,

 

Emigrare è un diritto che dev’essere rispettato. Ma dovere emigrare, abbandonare la Patria e la famiglia per garantire l’alimentazione, la salute e l’istruzione ai figli, è ingiusto e crudele.

 

Inviare rimesse alle famiglie è un nobile impegno che dev’essere facilitato. Che una nazione deva vivere delle rimesse è un’umiliazione.

 

Che i paesi ricchi adottino misure sempre più restrittive, abusive e xenofobe sugli emigranti, è moralmente inaccettabile.

 

Il muro alla frontiera con il Messico e la caccia agli emigranti che lì si svolge, è una prova, se ne fosse necessaria alcuna, del disprezzo che sentono i potenti nei confronti di coloro che non lo sono, sebbene questi governi siano loro alleati.

 

Oltre a questa immigrazione c’è un’altra non meno oltraggiante. I medici, gli informatici, i maestri, le infermiere e altri professionisti e tecnici, sono stimolati a emigrare verso i paesi ricchi con tutte le facilità, offrendo loro salari e condizioni che nei nostri paesi non possono ottenere. Per loro non ci sono muri né rimpatri forzati, anzi, ci sono piani e programmi per attirarli. Circa 240 mila professionisti latinoamericani sono emigrati l’anno scorso. La loro formazione è costata non meno di 5 miliardi di dollari. Dovrebbero indennizzarci, e propongo di fare la relativa domanda.

 

Gli emigrati, i cui diritti oggi con giustizia difendiamo, sono conseguenza del saccheggio, lo sfruttamento e la disuguale distribuzione della ricchezza.

 

Finché ci sarà sottosviluppo e povertà e continueranno ad imporre ai paesi del Sud le attuali politiche neoliberali, finché non si trasformerà l’attuale ordine economico internazionale, niente fermerà l’emigrazione.

 

C’è una verità che voglio dire in modo chiaro. Nella maggioranza dei paesi sviluppati non c’è volontà politica, né interesse economico né umano, per cambiare questa situazione. Il Nord opulento e sperperatore usa e discrimina gli immigranti. Il Sud è il fornitore della materia prima necessaria al Nord, il magazzino da dove estraggono risorse d’ogni tipo, dal minerale al talento.

 

Soltanto un esempio per confermare queste parole: gli obiettivi e le mete del Millennio, che costituivano appena un modesto palliativo ai problemi odierni dei paesi sottosviluppati, non si adempiranno. Il mondo sviluppato non ha avuto nemmeno l’intenzione di fare il benché minimo sforzo finanziario richiestogli e miliardi di persone continuano a vivere senza accesso all’alimentazione, alla salute o all’istruzione.

 

La spesa in armi e in guerre supera ormai il miliardo di dollari; un altro miliardo di dollari si spende in pubblicità commerciale, che nel caso dei medicamenti, per esempio, ne moltiplica per dieci il prezzo. Il debito non è cancellato e l’aiuto ufficiale allo sviluppo è sempre più condizionato: i consulenti del Nord devono vivere come re, gli acquisti bisogna farli nei paesi donanti, e la cooperazione è sempre minore nell'ambito della salute e dell'istruzione, e sempre maggiore nella lotta contro il narcotraffico, nella governabilità e nella consulenza in materia di diritti umani.

 

Lungi dal lavorare per trasformare la situazione odierna, gli Stati Uniti certificano “la buona condotta in materia di migrazione”. Buona condotta vuol dire accettare l’emigrazione dei professionisti, restringere l'emigrazione di coloro che non lo sono e accettare il rimpatrio degli indesiderabili, dopo aver frequentato un corso di post laurea di delinquenza nelle strade e carceri degli Stati Uniti.

 

Gli Stati Uniti che tanto sono dipesi e dipendono ancora dagli immigranti per il proprio sviluppo economico, e l’Unione Europea, che è sempre stato un emittente di emigranti, sono adesso i maggiori persecutori di immigranti del mondo, quelli che applicano le politiche più restrittive.

 

Il libero scambio di merci che si vuole imporre e il libero flusso di capitali che si esige sono una trappola se non sono affiancati dal libero transito di persone.

 

In questa materia, come in altre, si manifesta l’ipocrisia e la doppia morale del mondo in cui viviamo.

 

Menzione speciale merita il tema migratorio riferito a Cuba.

 

Un latinoamericano che va a vivere negli Stati Uniti è un immigrante. Se è cubano si dice allora che è un esiliato politico che fugge dal regime comunista.

 

Un latinoamericano deve aspettare nel proprio paese il permesso per emigrare negli Stati Uniti. Se è emigrante illegale, viene rimpatriato. Se invece è cubano, una volta nel territorio degli Stati Uniti, in virtù della Legge d’Aggiustamento cubano, ottiene subito il permesso di residenza e quello di lavoro, e dopo un anno, in modo automatico, riceve la residenza permanente.

 

Un programma speciale finanziato dal Governo degli Stati Uniti pretende procacciare medici e altri specialisti cubani della sanità che prestano importanti servizi in diversi paesi, ma lo stesso s’infrange contro la ferrea volontà di una nuova generazione di professionisti formati dalla Rivoluzione.

 

L’amministrazione Bush ha rafforzato la guerra contro Cuba con misure che violano i più elementari diritti umani. Quest’amministrazione ha interrotto le conversazioni migratorie, ha limitato ancora le rimesse a 300 dollari trimestrali e ha ridotto i viaggi a Cuba di cubani emigrati a solo uno ogni tre anni, e soltanto se si tratta di parenti stretti: genitori o nonni, figli o nipoti e fratelli; vale a dire, per Bush un cugino o una zia non è un parente.

 

Il governo degli Stati Uniti offre rifugio e impunità nel proprio territorio ad elementi terroristi che hanno assassinato e hanno sequestrato navi e aeroplani per emigrare, restringe l’emigrazione legale e stimola quella illegale per usarla come propaganda contro Cuba anche se muoiono chissà quanti nelle acque dello Stretto della Florida.

 

Questa politica, sostenuta durante decenni, ha lo scopo di promuovere un giorno l’esodo massiccio da utilizzare per intensificare la campagna anticubana e che, alla fine, servirà come pretesto per un’aggressione militare.

 

Riconoscere tali verità, penso sia l'inizio del cammino per affrontare i suddetti difficili problemi. Su Cuba, bloccata e aggredita ma mai arresa, i paesi latinoamericani potranno contare sempre per lottare per i nostri diritti che, come sappiamo bene, non ci saranno regalati.

 

Grazie.

 

 

Cuba é soddisfatta dei principali

 documenti del Vertice Ispanoamericano

 

 

Montevideo 19/10/06

 

Cuba è soddisfatta finora con il contenuto dei documenti centrali che si approveranno nel XVI Vertice Ispanoamericano, che si svolgerà in questa capitale dal 3 al 5 novembre prossimo, ha detto ieri una fonte ufficiale.

 

Finora i documenti principali rispondono alle nostre aspettative, ha dichiarato a Prensa Latina il vice ministro cubano degli Affari Esteri Abelardo Moreno.

 

L’alto funzionario ha assistito a una riunione dei coordinatori nazionali previa all’appuntamento dei Capi di Stato e di Governo, l’ultima di questo tipo, per dibattere e precisare i particolari sul contenuto del cosiddetto Impegno di Montevideo.

 

Moreno ha detto che la sua delegazione è soddisfatta, in particolare con i Comunicati Speciali che verranno vidimati nel massimo livello dell’incontro.

 

Cuba – ha precisato- presenterà due testi di questo tipo che già sono stati appoggiati dai coordinatori: un documento riferito al blocco economico, finanziario e commerciale che mantiene il governo americano contro l’Isola da più di 40 anni.

 

Questo testo farà riferimento alle misure addizionali che, come la Legge Helms-Burton, nel corso di quasi mezzo secolo hanno contribuito a rafforzare questa politica.

 

La delegazione dell’Isola porta anche un Comunicato sul tema del terrorismo, ha informato il vice ministro.

 

Moreno ha detto che il dibattito propiziato nell’incontro dei coordinatori realizzato fino a questo giovedì nell’albergo NH Columbia, ha permesso di valutare le "politiche di selettività" che applicano le nazioni sviluppate come gli Stati Uniti nel tema dell’emigrazione.

 

Nel nostro caso - ha commentato - il governo nordamericano protegge la migrazione cubana con meccanismi come la Ley de Ajuste, e questo verrà riflettuto nel capitolo dell’Impegno di Montevideo riferito a questo tema.

 

La rappresentanza dell’Avana ha promosso l’analisi di azioni di selettività adottate da amministrazioni statunitensi rispetto ai viaggi a Cuba e verso gli Stati Uniti dei cittadini di entrambi i paesi.

 

Abbiamo anche dibattuto - ha commentato - sulle rimesse, un elemento che coinvolge numerosi paesi del mondo, e sul muro che si alza nella frontiera comune tra gli Stati Uniti e Messico per ordine del presidente Bush.

 

La riunione - ha spiegato - è stata rigorosa nel tema della necessità di proteggere i diritti degli immigranti nei paesi di destinazione come i diritti alla salute, all’educazione e all’assicurazione sociale.

 

L’Impegno di Montevideo – ha affermato- sarà un documento integrale che, in essenza, raccoglierà un gruppo di politiche, in questo caso riferite alle migrazioni, un elemento di importanza mondiale.

 

Il vice ministro ha finalmente informato che il documento farà riferimento alla migrazione qualificata o "furto di cervelli", un fenomeno sempre più comune che significa per i paesi in via di sviluppo una perdita importante di risorse umane e finanziarie.