Il padre della vittima: «Roma chieda a Washington l'estradizione di Posada Carriles che ha confessato di essere la mente di quegli attacchi»

In un film italiano Fidel recita se stesso

Il regista Rizzo ricostruisce l'attacco anticastrista del '97 in cui morì il genovese Di Celmo

 

In un film italiano Fidel

recita se stesso

 

Il regista Rizzo ricostruisce l'attacco anticastrista del '97 in cui morì il genovese Di Celmo

 

 | 19 maggio 2006 | F. Battistini |

 

Giustizia per Fabio di CelmoL'Avana, 1997. Mezzogiorno del 4 settembre, passeggiata del Miramar. Fa caldo. E nei bar dei grandi alberghi si serve già mojito
ghiacciato. Musica lieve. Chiacchiere. Un cameriere che s'avvicina al banco... Bum! La prima esplosione è nella hall del Chateau. Vetri in frantumi, fumo alto. Pochi secondi, un altro botto: la cafeteria del Copacabana, duecento metri in là. La terza bomba, al Triton. Folla in fuga. Urla. Ambulanze. Un corpo a terra, la gola squarciata: è Fabio Di Celmo, 32 anni, un genovese che vive a Montreal e sta qui per affari. Muore quasi subito, Fabio. E subito diventa un eroe nazionale. Un mausoleo. Il martire della Revolución, «messo a morte dal terrorismo yankee», celebrato in ogni discorso di Fidel Castro.

C'è un angolo di mondo, Cuba, che ha tutt'un altro Undici Settembre da piangere. Un altro Bin Laden da cercare. E adesso, pure un film-denuncia su quell'estate d'attentati che sconvolsero l'Isla Grande e uccisero il povero Di Celmo. Un film fatto in casa: «Quando la verità si sveglia... non torna più a dormire» (frase dell' eroe nazionale José Martí), due ore di fiction girate da un Michael Moore italiano, il regista catanese Angelo Rizzo.
E recitate da Fidel in persona, che dopo i titoli di testa e prima del finale interpreta se stesso, un'invettiva contro gli Stati Uniti e in memoria dei 3.478 morti «a causa del terrorismo anticubano». Lunedì, Rizzo presenterà un trailer al Festival di Cannes. S'è già iscritto alla Mostra del cinema di Venezia. E la distribuzione potrebbe essere di Rai Cinema.

Il 13 agosto, compleanno del Líder Máximo, proiezione in anteprima all'Avana: «È stato Fidel a volere questo film — racconta Rizzo —. Gli feci avere la sceneggiatura l'anno scorso, a un congresso. Mezz'ora dopo, mi fece chiamare dal palco e disse al microfono: "Appoggiate questo regista italiano". Sul set, s'è presentato un colonnello del ministero dell'Interno, quello che trattava con gli americani sul caso del piccolo Elián. Da allora, ho avuto porte aperte. I migliori attori cubani. Inseguimenti e scontri a fuoco girati nei luoghi originali, perfino nel campo d'addestramento "Punto zero" dei corpi speciali, con auto e navi dell'antiterrorismo e della guardia costiera. Un giorno mi hanno portato anche l'esecutore materiale degli attentati, Cruz León, che sta in un carcere cubano condannato a morte.

L'ho filmato in giro per l'Avana mentre spiegava com'era arrivato, dove aveva piazzato le bombe, com' era scappato...». Rizzo, 47 anni, è il regista che anni fa, in un documentario sulla strage alla Questura di Milano, riprese le confidenze dell'anarchico Gianfranco Bertoli: «Raccontò a me, per primo, d'essere stato in un kibbutz d'aver lavorato coi servizi segreti israeliani». Ha lavorato per le reti Mediaset, una sua pellicola fu distribuita dalla berlusconiana Medusa, nega d'avere firmato un'opera di regime: «Non voglio dimostrare nulla. Questa è storia. Mi sono stati mostrati documenti, anche riservati, e li divulgo». Ma le prigioni coi dissidenti, mica le avete potute visitare... «Non avrei problemi a fare qualcosa sui diritti umani a Cuba, se mi trovassi in mano materiale che vale».

Il film si basa sulla clamorosa confessione di Luis Posada Carriles, l'esule anticastrista che vive a Miami, «il Bin Laden dei Caraibi», accusato d'una serie di stragi: nel 1998, Posada ammise sul New York Times d'aver lavorato per la Cia e d'essere la mente dell'attentato in cui morì Di Celmo. Una rivelazione caduta pressoché nel nulla: «La storia di Fabio è stata completamente dimenticata — dice dall' Avana il papà, Giustino Di Celmo, 86 anni, originario di Salerno, una vita comunista fra Praga e Buenos Aires —. Ne ha parlato Kofi Annan all'Onu, ma in Italia nessuno. Avevo chiesto aiuto a Bertinotti, che pensavo fosse un compagno e invece s'è rivelato un pagliaccio: figurarsi, dice che a Cuba non c'è la democrazia! Allora mi sono rivolto all'amico Diliberto». Il vecchio Di Celmoè una specie d'ambasciatore- ombra presso la corte castrista, vede Fidel a pranzo ogni settimana.
Il 9 aprile s'era candidato col Pdci, numero 6 nel Lazio: «Non sono passato per poco. Ma almeno ho potuto fare conferenze in Parlamento con Marco Rizzo, ho mosso interrogazioni». A Mastella, nuovo ministro della Giustizia, gira una richiesta: «Chieda a Washington l'estradizione di Posada. Se no, che governo di sinistra è? E se non ce lo danno, che lo facciano processare in contumacia dal Tribunale dell'Aja, come i criminali di guerra. Le vittime del terrorismo sono uguali, in America Latina e in Medio Oriente. E Fabio non è un morto di serie B».