«Fidel è presente e attento». Ma perché Raul non parla?

 

 

Il presidente della Assemblea nazionale Ricardo Alarcon ha incontrato il lider maximo martedì e dice di averlo trovato bene. Ci si interroga invece, a Cuba e fuori, sul silenzio dell'eterno secondo che non è apparso in pubblico né ha pronunciato verbo da quando è diventato il numero uno.

 

 

| Avana 4 agosto 2006 | S.D.A |

 

 
 

Cuba sta cercando di mostrare calma e normalità. L'isola appare «normale» anche se ha chiuso le porte al giornalismo in bermuda e ciabatte che riprova, come in altre occasioni, a entrare mimetizzato fra i turisti. Ieri 4 giornalisti che non avevano il visto da giornalisti ci hanno provato (un cileno, un peruviano e due nord-americani) ma sono stati individuati e rimessi sullo stesso aereo che li aveva depositati all'Avana.
Poco si sa del decorso dell'operazione subita da Fidel Castro lunedì scorso. Le uniche due dichiarazioni certe (su cui peraltro si sbizzarriscono le speculazioni su tempi e autenticità) sono ancora per il momento quelle di Fidel stesso, di lunedì e di martedì. Juanita Castro, la sorella esiliata a Miami, ha detto di avere saputo che Fidel è uscito dalla fase critica e che sta recuperando
Ieri, a voler tranquillizzare l'atmosfera, è intervenuto Ricardo Alarcon, il presidente dell'assemblea nazionale, che intervistato dalla radio Usa Democracy Now, ha detto di avere parlato con il lider maximo dopo l'operazione, martedì, di averlo trovato «molto presente e molto attento». Ha detto Alarcon che «lui è perfettamente cosciente, e parla come sempre. Abbiamo dialogato per poco più di mezz'ora su molte cose che stanno accadendo nel mondo e sull'impatto che ha avuto il suo annuncio». Secondo Alarcon, è logico attendersi che Fidel abbia «un periodo normale di recupero» dopo la chirurgia. Lui stesso, nel suo primo messaggio di lunedì, aveva parlato di «parecchie settimane» e i festeggiamenti per i suoi 80 anni erano stati rinviati dal 13 agosto al 2 dicembre.
Piuttosto fa discutere, sia a Cuba sia fuori, la «scomparsa» di Raul, l'eterno secondo cui Fidel ha consegnato, per la prima volta in 47 anni, le chiavi del potere: capo dello Stato, capo del governo, capo delle forze armate, capo del partito. Da quando è al timone Raul non si è più fatto vedere in pubblico e non è apparso neanche in televisione. Come mai questo silenzio in un momento, che per quanto ci si sforzi di far apparire normale, ha senza dubbio una importanza trascendentale per Cuba?
E' probabile che una delle ragioni sia proprio il tentativo della leadership cubana di trasmettere una sensazione di normalità. La «successione istituzionale» era già in marcia e adesso che per forza di cose si è dovuta accelerare, vuol mostrare un totale aplomb.
Forse questo vale per l'esterno, dove la salute del lider maximo è - inevitabilmente - considerata un «segreto di Stato» per non dare punti di riferimento certi al «nemico» di sempre. Ma all'interno questa normalità sembra venga recepita dalla maggioranza dei cubani piuttosto come la convinzione che a guidare le danze, malato o no, sia sempre Fidel.
Per il momento il ministero degli esteri cubano ha chiuso la concessione dei visti ai giornalisti stranieri. Gli unici visti richiesti riguardavano la celebrazione degli 80 anni di Fidel, il 13 agosto. Ma quella celebrazione è stata cancellata. Adesso l'altro appuntamento, per il momento confermato, è il vertice dei Non-Allineati, fissato all'Avana dall'11 al 16 settembre. I giornalisti in bermuda e sandali non avranno vita facile.
Gli sviluppi all'interno di Cuba sono seguiti con estrema attenzione e preoccupazione a Washington e Miami. Il cambio della situazione all'Avana non poteva capitare in un momento peggiore per l'amministrazione Bush, che ha qualche problemino non facile da risolvere su altri scacchieri del mondo. Per ora, dicono alla Casa bianca, la posizione americana non cambia. Blocco, interferenze e tutto il resto continuano come prima, come sempre. A Miami i macabri festeggiamenti per «la morte» di Fidel si alternano con il timore che ancora una volta lo champagne debba rimanere in frigo. Quegli osceno caroselli hanno fatto persino infuriare la sorella di Fidel, Juanita, anti-castrista partita nel '64 e proprietaria di una farmacia a Miami, che ha chiesto un po' di ritegno e di decenza.