Cuba sta cercando di mostrare calma e
normalità. L'isola appare «normale» anche se ha chiuso le porte al giornalismo
in bermuda e ciabatte che riprova, come in altre occasioni, a entrare
mimetizzato fra i turisti. Ieri 4 giornalisti che non avevano il visto da
giornalisti ci hanno provato (un cileno, un peruviano e due nord-americani) ma
sono stati individuati e rimessi sullo stesso aereo che li aveva depositati
all'Avana.
Poco si sa del decorso dell'operazione subita da Fidel Castro lunedì scorso. Le
uniche due dichiarazioni certe (su cui peraltro si sbizzarriscono le
speculazioni su tempi e autenticità) sono ancora per il momento quelle di Fidel
stesso, di lunedì e di martedì. Juanita Castro, la sorella esiliata a Miami, ha
detto di avere saputo che Fidel è uscito dalla fase critica e che sta
recuperando
Ieri, a voler tranquillizzare l'atmosfera, è intervenuto Ricardo Alarcon, il
presidente dell'assemblea nazionale, che intervistato dalla radio Usa Democracy
Now, ha detto di avere parlato con il lider maximo dopo l'operazione, martedì,
di averlo trovato «molto presente e molto attento». Ha detto Alarcon che «lui è
perfettamente cosciente, e parla come sempre. Abbiamo dialogato per poco più di
mezz'ora su molte cose che stanno accadendo nel mondo e sull'impatto che ha
avuto il suo annuncio». Secondo Alarcon, è logico attendersi che Fidel abbia «un
periodo normale di recupero» dopo la chirurgia. Lui stesso, nel suo primo
messaggio di lunedì, aveva parlato di «parecchie settimane» e i festeggiamenti
per i suoi 80 anni erano stati rinviati dal 13 agosto al 2 dicembre.
Piuttosto fa discutere, sia a Cuba sia fuori, la «scomparsa» di Raul, l'eterno
secondo cui Fidel ha consegnato, per la prima volta in 47 anni, le chiavi del
potere: capo dello Stato, capo del governo, capo delle forze armate, capo del
partito. Da quando è al timone Raul non si è più fatto vedere in pubblico e non
è apparso neanche in televisione. Come mai questo silenzio in un momento, che
per quanto ci si sforzi di far apparire normale, ha senza dubbio una importanza
trascendentale per Cuba?
E' probabile che una delle ragioni sia proprio il tentativo della leadership
cubana di trasmettere una sensazione di normalità. La «successione
istituzionale» era già in marcia e adesso che per forza di cose si è dovuta
accelerare, vuol mostrare un totale aplomb.
Forse questo vale per l'esterno, dove la salute del lider maximo è -
inevitabilmente - considerata un «segreto di Stato» per non dare punti di
riferimento certi al «nemico» di sempre. Ma all'interno questa normalità sembra
venga recepita dalla maggioranza dei cubani piuttosto come la convinzione che a
guidare le danze, malato o no, sia sempre Fidel.
Per il momento il ministero degli esteri cubano ha chiuso la concessione dei
visti ai giornalisti stranieri. Gli unici visti richiesti riguardavano la
celebrazione degli 80 anni di Fidel, il 13 agosto. Ma quella celebrazione è
stata cancellata. Adesso l'altro appuntamento, per il momento confermato, è il
vertice dei Non-Allineati, fissato all'Avana dall'11 al 16 settembre. I
giornalisti in bermuda e sandali non avranno vita facile.
Gli sviluppi all'interno di Cuba sono seguiti con estrema attenzione e
preoccupazione a Washington e Miami. Il cambio della situazione all'Avana non
poteva capitare in un momento peggiore per l'amministrazione Bush, che ha
qualche problemino non facile da risolvere su altri scacchieri del mondo. Per
ora, dicono alla Casa bianca, la posizione americana non cambia. Blocco,
interferenze e tutto il resto continuano come prima, come sempre. A Miami i
macabri festeggiamenti per «la morte» di Fidel si alternano con il timore che
ancora una volta lo champagne debba rimanere in frigo. Quegli osceno caroselli
hanno fatto persino infuriare la sorella di Fidel, Juanita, anti-castrista
partita nel '64 e proprietaria di una farmacia a Miami, che ha chiesto un po' di
ritegno e di decenza.