La chiave della politica imperiale

 

ed il Piano Bush per Cuba  

 

 

4 settembre 2006 -  J.Lezcano Perez membro del CC del PCC www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

Quanti oscuri obiettivi si nascondono dietro il titolo di "Commissione per assistere ad una Cuba libera"? Sicuramente molti, e tutti dannosi per il popolo cubano. Gli stessi che gli alti funzionari nordamericani tentano di occultare  quando parlano di fare più facile la transizione di Cuba alla democrazia, o quelli che si mascherano nel numero 1, dei propositi della Legge Helms-Burton: "aiutare il popolo cubano a recuperare la sua libertà e prosperità".

 

Tutta questa strategia fa parte della sistematica campagna di propaganda del governo nordamericano per disinformare l'opinione pubblico mondiale, i cittadini statunitensi, ed il nostro popolo sulla chiave ed essenza del Piano Bush; è di alta priorità poterli rischiarare.

La pratica dell'Impero nordamericano, soprattutto quando si tratta di azioni illegali, espansioniste e criminali, non è patrimonio esclusivo del presidente Bush, fa parte di un metodo di attuazione dello Stato yankee e di una concezione su come svolgere il ruolo
di governare il mondo, a cui sono stati assegnati per "grazia divina".

Nel 1852, il magistrato J.C Laure, della Louisiana, affermò: "La provvidenza ha forgiato un destino per questo paese. Non avrà più che una sola lingua, leggi ed istituzioni omogenee, dalle regioni gelate fino all'Istmo di Cuba, per decreto della provvidenza, appartengono agli Stati Uniti e devono essere americanizzate".

 

In una sorprendente dimostrazione di un unico, conseguente e coerente pensiero sul destino manifesto che deve compiere la Nazione nordamericana, la Signorina Condoleezza Rice, segretaria di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato, 154 anni dopo, durante la Convenzione Annuale della Chiesa Battista del Sud, celebrata il 13 e 14 giugno 2006, in Greensboro (Carolina del Sud) la cosa seguente: "(...) Il presidente Bush ed io stessa condividiamo la convinzione, che voi avete, che l'America può e deve essere una forza del Bene nel mondo. Il Presidente ed io crediamo che gli Stati Uniti devono mantenere il loro impegno come leader degli avvenimenti fuori dalle nostre frontiere". "(...) È a questo punto, signore e signori che un'alternativa si presenta davanti al nostro paese, davanti a noi tutti come americani. Dobbiamo guidare il mondo o dobbiamo ritirarci da esso"?. "(...) Chi se non l'America unirà le nazioni che amano la libertà per difendere la libertà e la democrazia nel mondo"?

Guidati da questa filosofia che trasforma l'inganno e la bugia in armi inseparabili dei loro veri obiettivi di espansione ed aggressione, tentano di nascondere la chiave che guida il Piano Bush per Cuba.

 

Riferendosi al tema, il presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, Ricardo Alarcón de Quesada, nell'intervento che realizzò il 1º luglio 2004 nell'Udienza Pubblica che discuteva il Piano Bush espresse: "In primo luogo, la cosa più importante, il nodo gordiano di quello che essi chiamano la transizione verso quello che essi chiamano la democrazia — come dicono qui — sarebbe la restituzione delle proprietà a coloro, che denominano, antichi padroni; e non si dilungano spiegando di che proprietà si tratta, le definisce: proprietà Commerciali — essi dicono — cioè, imprese; proprietà residuali, cioè, le abitazioni, che appartengono all'immensa maggioranza della nostra popolazione; e proprietà agricole".

Molto prima che il sottosegretario degli Stati Uniti, Colin Powell, presentasse la relazione della Commissione per Assistere ad una Cuba Libera (maggio 2004), il presidente Bill Clinton aveva scritto il documento che chiamò: "Appoggio per una Transizione Democratica a Cuba" (28 gennaio 1997) nel quale esprime: "(...) Cuba affronterà il compito di risolvere il lascito delle espropriazioni di beni per così ottenere che i cittadini e gli investitori stranieri, allo stesso modo, confidino che
nel paese, in futuro, i diritti di proprietà saranno protetti. Iniziando velocemente il processo per identificare chiaramente chi sono i proprietari riconosciuti dei beni e riconoscendo l'intenzione di prevedere qualche tipo di compensazione a quelli legittimi reclamanti,  le cui proprietà saranno loro restituite, Cuba potrà minimizzare la portata ed il periodo di tempo di incertezza rispetto alla titolarità che potrebbero ostacolare gli scambi di proprietà e l'investimento". Come possiamo dedurre da questa lunga riflessione di Clinton sull'importanza del tema della restituzione delle proprietà, é un presidente democratico che sta trasmettendo ad un presidente repubblicano quello che, al riguardo, doveva apparire nel Piano Bush.

 

Ma poiché Bill Clinton non volle lasciare questa eredità annessionista solo in forma di una vaga idea, decise di farlo in maniera più precisa e convertirla in legge: "Legge per la libertà e la solidarietà democratica di Cuba" (Legge Libertà), 1996, più conosciuta per Legge Helms-Burton.

 

Questa legge, la cui completa essenza è extraterritoriale, dedica al tema delle restituzioni delle proprietà nient'altro e niente meno che otto Sezioni. Una di esse, la 207, nel suo paragrafo d, risulta la più chiarificatrice: "Sentire del Congresso. È opinione del Congresso che la liquidazione soddisfacente dei reclami di proprietà da parte di un Governo cubano riconosciuto dagli Stati Uniti rimane una condizione indispensabile per il pieno ristabilimento delle relazioni economiche e diplomatiche". È questo il testo legale che Bush trasformerà nel nodo gordiano del suo Piano.

Quanto espresso nella citata Sezione 207 vuol dire che neppure con un Governo cubano fantoccio,
composto al cento per cento  da rappresentanti della mafia cubanoamericana di Miami, gli Stati Uniti sospenderebbero il blocco né stabilirebbero relazioni normali finché non fossero restituite o compensate tutte ed ognuna delle proprietà reclamate.

 

Per coloro che non sono specialisti del tema o non possiedono tutte le informazioni necessarie, è bene spiegare che in base a ciò che si stabilisce nel punto 6 della Sezione 206 della Legge Helms-Burton, nessun governo cubano potrebbe soddisfare tale domanda poiché, estendendo il diritto di reclamo a tutti i cubani che si nazionalizzarono nordamericani a partire dal 1º gennaio 1959 (data stabilita per favorire i ladri ed assassini batistiani che, da quel momento, ricevettero rifugio negli Stati Uniti fuggendo dalla giustizia rivoluzionaria e che posteriormente composero le file delle organizzazioni terroristiche) l'importo, in denaro, dei reclami, per opera e grazia della Helms-Burton, secondo specialisti del governo nordamericano, ascenderebbe a non meno di 100mila milioni di dollari; con tale cifra si ipotecherebbe la vita del popolo cubano.

 

È chiaro anche che tutto questo tema dei reclami e devoluzioni di proprietà è stato creato artificialmente dalle differenti amministrazioni nordamericane, dagli anni 1959/1960, con la maligna intenzione di utilizzarlo come arma di confronto politico tra i due paesi e per creare nei confronti della Rivoluzione, davanti al popolo statunitense e davanti all'opinione pubblica mondiale, l'immagine di un governo che agisce al margine dalla legge internazionale e si comporta come un volgare ladro; come viene espresso in uno dei propositi della Legge Helms-Burton: "Proteggere i beni nazionali dagli Stati Uniti contro le confische ed il traffico illecito di proprietà confiscate dal regime di Castro".

 

La verità storica dà prova che Cuba adottò le sue misure di nazionalizzazione ed espropriazione mediante un processo di fine Tecnica Giuridica e seguendo minuziosamente la Lettera dei Diritti e Doveri Economici degli Stati, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - Risoluzione 3281, XXIV, del 12 dicembre 1974.

Riferendosi al tema, nell'Udienza Pubblica celebrata dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nel 1995, sull' allora progetto di Legge Helms-Burton, la prestigiosa giurista Olga Miranda disse:

 

"Ma nel frattempo che cosa avvenne con gli Stati Uniti? Non accettò una negoziazione con Cuba, su basi di uguaglianza, come Cuba aveva offerto nel 1960. È un fatto storico, perché è stata una politica mantenuta con Cuba, e per questo motivo dico che non è discriminatoria la nazionalizzazione cubana. Fu detto agli Stati Uniti che eravamo disposti a riannodare le conversazioni in relazione col tema della Riforma Agraria a cui mi riferii anteriormente — stiamo parlando del febbraio 1960 — il governo di Cuba comunica agli Stati Uniti che è disposto a riannodare queste conversazioni in vista del tema delle nazionalizzazioni, ma chiede qualcosa che è elementare, cioè che per il tempo che durino queste negoziazioni il governo degli Stati Uniti "non adotti misura alcune di carattere unilaterale che pregiudichi i risultati delle negoziazioni o possa infliggere danno all'economia del popolo cubano". L'arrogante e provocatoria risposta nordamericana — e la cito perché è impossibile glossarla — fu: "Il governo degli Stati Uniti non può accettare le condizioni per negoziare, espresse nella nota di sua eccellenza, all'effetto che non prenderà misure di carattere unilaterale da parte del governo degli Stati Uniti che possano colpire l'economia cubana e quella del suo popolo, sia già da rami legislativi o esecutivi".

 

Nel Piano Bush, anche volendo mascherare il fondo reale di questo tema, si pianificano cinque misure che trasmettono sfacciatamente ciò che obbligherebbero a fare al governo fantoccio per accelerare la transizione:

 

"Il governo degli Stati Uniti incoraggerà che si dichiari, in una tappa precoce della transizione e nei termini più forti possibili,  l'intenzione di Cuba di risolvere il tema delle proprietà il più rapidamente possibile".

"Il governo degli Stati Uniti incoraggerà una Cuba libera a risolvere i reclami pendenti il più rapidamente possibile, tenendo conto che un processo lungo e complicato non risponde ai migliori interessi economici di Cuba".

 

"Il governo degli Stati Uniti stabilirà una struttura per dirigere le restituzioni delle proprietà, la Commissione per la Restituzione dei Diritti di Proprietà: Commission on Restitution of Property Rights (CRDP), per accelerare questo processo".

"Qualunque danno contro la proprietà, prima di una decisione finale, deve essere trattato come un delitto contro il Governo".

"Tra gli abilitati a presentare un reclamo devono includersi tutti i nazionali cubani che persero il loro titolo o possesso ed i nazionali nordamericani i cui reclami siano certificati".

 

Per concludere questa analisi nessuna  miglior parole   che quelle espresse dal compagno Ricardo Alarcón de Quesada terminando l'Udienza Pubblica organizzata dall'Assemblea Nazionale del Potere Popolare sulla Legge Helms-Burton, il 3 maggio 1995:

"(...) Ma di ciò che non devono avere il minimo dubbio, è che né con questa legge né con mille leggi che si dettino a Washington, decideranno, per noi,  il nostro destino e che non ci strapperanno niente per molte che siano le leggi che dettino a Washington".

"(...) Non torneranno a gettare fuori dalle loro terre i contadini; non torneranno a chiudere al popolo le sue spiagge, i suoi ospedali, i suoi circoli sociali; non torneranno ad espellere i giovani dalle loro scuole, né i bambini dai loro circoli infantili, né le famiglie delle loro case; non torneranno ad appropriarsi del sudore degli operai; non torneranno ad escludere, al nero e all'umile, quartieri dove non é loro permesso neppure camminare. In questo paese mai ritorneranno lo sgombro dei contadini, lo sfratto, il razzismo, lo sfruttamento, l'oltraggio, la sfrontatezza. Mai più".
 

(continua -  prima parte - seconda parte)